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A tre anni di distanza da Nuvole di inchiostro, Donato Di Poce esce adesso con una nuova raccolta di aforismi dove già a partire dal titolo, Poesismi, viene posto l’accento su quella che è l’identità e l’essenza della sua scrittura. Riporto qui la mia introduzione al libro

I poesismi di Donato Di Poce
Se la Musa è la dea della poesia, il dio dell’aforisma è Proteo, divinità che esprime il cambiamento e la trasformazione. Da Ippocrate fino ad oggi l’aforisma ha mutato forme e denominazione più volte, sovrapponendosi a modelli come l’epigramma, l’apofotema, il proverbio, la sentenza, la massima, la gnome, l’aneddoto, l’enigma, il motto di spirito, la barzelletta, l’haiku, la poesia, la nota diaristica, il frammento filosofico, il ritratto, lo slogan, il microsaggio, etc. Così l’aforisma (che nel suo significato etimologico significa anche “definire” e “delimitare”) è paradossalmente sfuggito a qualsiasi tentativo di definizione e delimitazione. Come un novello Proteo si è fatto battezzare ora con il nome di massima, ora con il nome di frammento, nota, scheggia, ritaglio, pensiero, limatura, intermezzo, frase, greguerias, lampo, miniatura, disiecta membra, pillola, linea, minima, voce, asterisco, bazzeccola, detto, etc. Senza contare i neologismi coniati sul termine stesso di aforisma: metaforisma, aforema, euforisma, anaforisma, antiaforisma, etc.

In questa varietà di forme e di modelli aforistici, si è assistito, nella seconda metà del Novecento, a un avvicinamento dell’aforisma alla poesia attraverso la scrittura di alcuni poeti che hanno sperimentato forme aforistiche e di alcuni aforisti che hanno sperimentato forme poetiche. Nel libro Desir d’aphorisme, che raccoglie gli atti del convegno di Clermont Ferrand del 1995 sul rapporto tra aforisma e poesia, vengono individuati come padri dell’aforisma poetico René Char con i suoi Fogli di Ipnos (1946) e Eugène Guillevic con la sua raccolta Du domaine (1977). Lo studioso Christian Moncelet parla di “nozze ossimoriche” tra i due generi, affermando che essi mescolano “il freddo e il caldo, il netto e il vago, il breve e il prolisso, la lucidità e l’emozione, l’ironia e la malinconia, la libido sciendi e la libido sentiendi”.

Nel mio blog Aforisticamente mi sono soffermato più volte sull’aforisma poetico, arrivando a tracciare una mappa mondiale (ahimè ancora provvisoria!) di questo genere le cui forme sono ben diverse dall’aforisma tradizionale (freddo, cinico, di stampo rochefoucauldiano) che tutti conosciamo. Solo per citare alcuni esempi tra i tanti, anzi tantissimi, in Spagna Carlos Edmundo de Ory scrive gli “aerolitos”, aforismi magici di un verso, Fernando Menéndez le “dunas” e Lorenzo Olivan le “istantanee”, in Marocco Abdelmajid Benjelloun scrive frammenti poetici (“silenzi cantati tra due spazi bianchi”), in Francia ho citato sopra René Char e Guillevic ma non dimentichiamo Alain Bosquet con i “aforismi di rugiada” (l’elenco in terra francese è davvero lungo), nelle Isole Mauritius Yusuf Kadel scrive “aforismi magici” (ma prima di lui Malcolm De Chazal scriveva i suoi “plasticismi”), negli Stati Uniti James Richardson scrive “lyraphorics” (in italiano “liraforismi”), in Romania Valeriu Butulescu scrive “oasi di sabbia”, in Messico Raúl Aceves scrive “desaforismi” poetici e anche versi e “riversi” aforistici, in Argentina Alejandro Lanús scrive “umbrales” soglie tra la poesia e l’aforisma, e così via.

In Italia, tra i molti esempi di aforisma poetico (Alberto Casiraghy, Alda Merini, Valentino Zeichen, Cesare Viviani, Fabrizio Caramagna, Luigi Trucillo, Maura Del Serra) spicca Donato Di Poce con i suoi “poesismi”, felice neologismo coniato dal critico letterario Adriano Petta. Fin dalla sua prima raccolta di aforismi, Opposti pensieri, Sorbetti esistenziali per spiriti golosi (I frutti dell’albero, 1998), Donato Di Poce dà prova di un grande talento e soprattutto di estrema consapevolezza nel coniugare il calore della poesia con la brevità dell’aforisma (“Me ne vado in giro/ Con il cielo in tasca / All’insaputa dei Poeti” scrive in uno dei suoi aforismi e in un altro “Ho scoperto la poesia/ masticando primule di luna”). Questa consapevolezza la ritroviamo in tutte le altre raccolte aforistiche fino all’ultima Nuvole di inchiostro (Lietocolle 2009) dove Di Poce scrive un “poesisma” memorabile: “Anche gli alberi a primavera/ scrivono poesie./ E gli stupidi pensano che siano fiori”.

A tre anni di distanza da Nuvole di inchiostro, Donato Di Poce esce adesso con un nuovo testo di aforismi dove già a partire dal titolo, Poesismi, viene posto l’accento su quella che è l’identità e l’essenza della sua scrittura. Del genere della poesia l’aforisma di Donato Di Poce conserva la forma grafica in versi (una ha addirittura quattro versi “Dubito, faccio paragoni/ Eppure l’intelligenza mi opprime/ Non so addestrare le nuvole/ Non so essere leggero”) la fantasia e l’emozione lirica (“L’amore è un ponte di luce / tra due solitudini”) e anche il gusto per l’immediatezza e la leggerezza. All’interno di questa nuova raccolta sono poi molte le riflessioni di Donato Di Poce sulla poesia, sui poeti e sul rapporto tra poesia e aforisma (“Un grande aforista / E’ un poeta che scrive/ Con il sorriso sulle labbra”, “I poeti sono colpi di vento/ che cancellano le parole/ con un respiro” e “Scrivere è coltivare un seme di silenzio/ E aspettare che nascano poesie”).

Pur scrivendo sulla poesia e attraverso la poesia, Donato Di Poce non si abbandona mai al linguaggio ambiguo, irrazionale, inintelleggibile della poesia. Riflessioni come queste (“Il dramma di molti /Non è di non avere spazio /Ma di non avere orizzonti” oppure “I sordi che brancolano/ Nel rumore dell’anima/ Non possono ascoltare/ La musica che è dentro di te”) hanno la sentenziosità e l’intelligenza dell’aforisma classico. Proprio attraverso la razionalità, la lucidità e la riflessività dell’aforisma, Donato Di Poce riesce a frenare la deriva emozionale e l’ambiguità di senso della poesia. Così il suo poesisma non è mai oscuro ma sempre trasparente, illuminante, folgorante. Talvolta assume anche l’ironia e persino il veleno proprio dell’aforisma. Del resto, come scrive in uno dei suoi poesismi, “Gli aforisti sono poeti cresciuti/ A miele e curaro”.

I temi dei poesismi di Di Poce sono l’anima, la bellezza, la poesia, l’arte, la scrittura, l’immaginazione e l’invenzione (Un vero artista inventa tutto/ Persino se stesso”). Ma nella raccolta ci sono anche piccole tracce autobiografiche e un invisibile filo conduttore che lega Donato Di Poce a personaggi della poesia e dell’arte con cui ha stretto un rapporto di amicizia e che vengono citati con dei piccoli omaggi al loro talento: Bruno Munari, Manuela Franco, Emilio Isgrò, Maria Corti, Monica Martin, Alma Mahler. Del resto Donato Di Poce è un personaggio singolare, fuori dagli schemi ai quali siamo abituati ed è una persona di estrema umanità (“A molti scrittori/ non è l’intelligenza che manca, ma l’umanità” scrive in uno dei suoi aforismi di una precedente raccolta).

Uno scrittore francese, Christian Bobin, molto conosciuto in Francia, scrive che “La purezza è come un’anima che somiglia ai primi libri dei bambini: contiene poche parole ed è piena di colori”. Leggendo questi poesismi di Di Poce mi sembra di intravedere la stessa purezza.

Donato Di Poce, Poesismi, Onirica Edizioni, 2012

4 Comments

  • Donato Di Poce ha detto:

    Grazie Fabrizio per la prefazione autorevole, illuminata e illuminante…e per aver sottolineato nei miei POESISMI, nel solco dell’aforisma poetico, la purezza e l’umanità che mai devono essere dimenticate, anzi dovrebbero essere perseguite con intensità, umorismo e leggerezza dagli uomini di cultura…

  • “Purezza” e “umanità” sono due timbri inconfondibili della tua scrittura. Grazie a te per la condivisione dei tuoi aforismi.

  • “L’aforisma è il fratello minore della poesia, privo di talento e affetto da sordità tonale”.
    Con Donato Di Poce mi sembra che l’aforisma possegga quella musicalità tipica della poesia e che la poesia (de)limiti il suo lirismo estetico, dando vita a un sottile e affascinante gioco dalla ricchezza istintiva e genuina, da “cadavre exquis” solitario.
    I “poesismi” di Di Poce sono così degli aforismi non più ipoacusici e rivestiti di quel talento che manca o mancherebbe all’ipotetico “fratello minore”.

  • Verissimo. Ottimo commento.