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Frasi Belle

Scrittori di aforismi su Twitter, Quello che non vedi

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Nella sezione Scrittori di aforismi su Twitter l’articolo di oggi è dedicato a @Nonvedi (Quello che non vedi). Nella breve nota biografica che mi ha inviato, @Nonvedi scrive di sé: “Imprenditrice prima e libera professionista, poi. Sono sempre stata il mio capo. Esigentissimo, insopportabile. Scrivere mi imbarazza a morte, ma non so farne a meno. Ho traslocato 6 volte ed è ufficiale: non so togliere. Forse per questo, ogni tanto, esplodo e mi sparpaglio in giro. Credo nella dialettica e nel potere dell’argomentazione, ma finisce che, spesso, mi viene da ridere. Ogni tanto bisogna perdonarsi”.

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@Nonvedi è su Twitter da dicembre 2010. “Ma ho cinguettato la prima volta nel 2012” mi scrive. “Come tutti gli sventurati di questo buffo carrozzone, non sapevo come usarlo e non ne capivo l’utilità. Mi consolo pensando che, almeno, le mie prime parole non sono state ‘Ciao a tutti! Sono qui! Mi aiutate?’, ed è già un grosso sollievo. Perché twitter? Perché mi offre uno spazio concettuale ricchissimo, in cui si sviluppa contemporaneamente e dinamicamente quasi tutto quello che mi appassiona: posso scrivere, leggere, relazionarmi, informarmi, commuovermi, ‘sentire’, trovare corrispondenze che avrei impiegato anni a intercettare in qualsiasi altro contesto, semmai ci fossi riuscita – (nonostante mi piaccia poco servirmene come una chat, e ucciderei volentieri i creatori di trenini e gli organizzatori seriali di cene in pubblico). Qualcuno sostiene che lo utilizzo come un ‘diario di scuola’, in cui annotare felicità, sogni, sfoghi, cose che mi capitano in quel momento, esponendo il mio flusso di coscienza e le mie avventure personali, io credo che la genesi di un tweet sia molto più complessa e che, per quanto onesti, trasparenti e in tempo reale possiamo essere, ci muoviamo sul terreno del verosimile, più che del vero, con dei picchi di ‘romanzato’ molto alti. Però certe dediche, eh, in certe dediche c’era tutto quello che sono, lo ammetto”.

Tentare di descrivere, definire, limitare i tweet di @Nonvedi è molto difficile. In lei convivono gli opposti: è idealista e distruttiva, è sognatrice e scettica, è lirica e cinica, è dolce e aggressiva. Dì sé in un tweet scrive: “Mi riconoscerebbero ovunque. Sono troppo fuori contesto. In qualsiasi contesto” e in questo continuo essere altrove rispetto alle comode certezze della realtà, in questo continuo giocare con il linguaggio e con le idee per capovolgerne i falsi miti, risiede l’essenza della scrittura di @Nonvedi, la quale in un altro tweet scrive anche “sono qui per rigare il più storto possibile”.

In modi e con pretesti diversi il nucleo dei suoi tweet è – “per indole e per esperienza”- l’amore “Perché scrivere è comunque un atto d’amore. Anche se ci viene male” afferma l’autrice, che spesso si rivolge a un “tu” che sembra occupare ogni spazio della sua vita: “Ogni volta che ho chiuso gli occhi, contratto le spalle, alzato la voce, sussurrato, non ho fatto altro che cercare un posto per te”. Anche se – occorre dirlo – questo “tu” è più immaginario che reale: “Mi rivolgo a un ‘tu’, ma non è mai la stessa persona. Meno che mai è sempre un uomo, anche se a tutti (tutte) è sempre piaciuto pensarlo. A volte è un amore, certo, a volte un’amica, a volte un collega, a volte, molto più spesso, sono io, che mi guardo da fuori e studio reazioni e comportamenti”.

Intorno all’amore (amore vissuto e realizzato, amore idealizzato ma anche amore impossibile e talvolta non-amore “Il paradosso è che sono stata incredibilmente fedele al nostro non-amore. E l’ho amato oltre ogni logica”) scorrono altre tematiche quali: la passione per i libri e la scrittura “Far leggere a chi ami un libro che ti è piaciuto e ti rappresenta, va oltre l’erotismo più sfrenato”, le convenzioni sociali “A voi, che, all’età mia, avete già figli, casa, albero di limoni in giardino, sicurezze, filmino del matrimonio dico..ehm, buon pranzo”, la superficialità e la banalità della gente “Uomo che mi incroci e mi sussurri ‘Bellissimo fisico’ ti riferivi alla mia maglietta con su Einstein, vero?”, (a cui spesso @Nonvedi risponde con una velata misantropia “La gente mi inDASPOne”), la felicità “Mi piacerebbe molto che un niente più un niente facessero qualcosa di simile alla felicità, ma, al momento ho qualche difficoltà a bermela”, lo scorrere del tempo “Ma cos’è tutta questa ossessione per il “vivere il presente?”, stiamo tutti per morire?” e così via. Ovviamente in questo tourbillon di temi non può mancare Twitter su cui spesso l’autrice ironizza: “Probabilmente siamo già tutti morti e Twitter è il purgatorio”.

Degno di menzione è il fatto che l’autrice scriva diversi suoi tweet alle 17 e 17 (“ovunque io sia, in qualunque circostanza, il mio occhio cadrà sull’orologio a quell’ora. Istintivamente. Al punto che ho cominciato a twittarlo e molti mi hanno ribattezzato la ‘meridiana di Twitter’ e, addirittura, se non lo scrivo io, lo scrivono i miei affezionati della TL”). 17 e 17 è anche il nome del blog dell’autrice e il 17 è un numero che ricorre spesso nella sua vita “sì: le persone più importanti delle mia esistenza le ho incontrate di 17 e anche i passaggi cruciali (trasferimenti, occasioni, progetti) hanno a che fare col numero 17: dal posto che avevo sul treno quel giorno, al civico del luogo in cui mi trovavo”.

@Nonvedi scrive tanto e selezionare la sua timeline non è impresa facile. Per fortuna ha agevolato il mio compito inviandomi un’ampia selezione di tweet degli ultimi due anni, su cui ho potuto basare la mia scelta:

**

@Nonvedi, Tweet scelti

Fidarsi.
La massima trasgressione.

E mentre torni in te, qualcuno, inevitabilmente, resta fuori.

Se c’è da chiedere scusa, chiedo scusa. Se c’è da dire grazie, dico grazie. Se c’è da spiegare l’ovvio, non ce la faccio.

Mi piace l’amicizia con cui mi ami.

Beati voi che vi basta chiudere una porta, come se, dall’altra parte, non si sentissero ancora rumori, sussurri e grida.

Senza tv, senza amore, senza parole, senza cena, senza sonno, senza sapere, senza potere. Pura esSenza.

Lasciati andare. Se non ci riesci, lasciami andare.

Io, l’amore vero l’ho vissuto con te.
Lascia perdere che tu non eri lì mentre questo accadeva.

Affronteremo tutto insieme e sarà fantastico.
Io e me.

Se copiate i tweet, cortesemente, potreste prendervi pure questa cosa dentro che me li fa scrivere?
Grazie, gentilissimi.

Far leggere a chi ami un libro che ti è piaciuto e ti rappresenta, va oltre l’erotismo più sfrenato.
#GiornataMondialeDelLibro

I primi che ti si stringono intorno non sono gli amici, sono i curiosi.

Poi, che vi devo dire, se non avete mai ricevuto un ticchettio di dita sul finestrino del vostro treno in partenza, vi siete persi molto.
Ma se io dico la parola “amore” e a te viene in mente una corona di spine e a me tutta l’energia del pianeta, di che stiamo a parlare?

Storie normali: inizio, svolgimento, fine, odio. Storie speciali: riconoscimento, crescita, trasformazione, possibilità.

Ho la linea della vita corta e quella della fortuna che ha deviato direttamente verso il dito medio.

L’odore che hai in testa non viene via con milioni di docce.

Chi sceglie le scorciatoie non è furbo, è vecchio.

A volte potrebbe pure essere il cielo a chinarsi per toccarci le dita.

Si sa niente di quelli che “vissero felici e contenti?”

Il concetto di “ruota di scorta” mi repelle così tanto che l’ho tolta pure dalla macchina.

La gente mi inDASPOne.

Ho sogni semplici.
Tipo: ora ti citofono e tu scendi.

Non siate ciniche, per favore!
Gli uomini soffrono tantissimo alla fine di una storia: è la mezz’ora più dura della loro vita.

Per simpatia: si fa amicizia, si ride, si prende un caffè, ci si fanno gli auguri, ci si bacia sulla guancia, si tromba.
Trova l’intruso.

Signori, per conquistare una donna non occorre farla RIDERE, occorre farla DIVERTIRE. E mi sa che non cogliete proprio la differenza.

Houston, tu non ne hai proprio idea di cosa sia un problema.

Il tempo, l’età, il carattere, le aspettative, i desideri, le paure, il prima, il domani, e io schiacciata sotto, che quasi non respiro.

Aprirsi è bello.
Ma come un fiore notturno e silenzioso, non come una scatoletta di tonno destinata alla differenziata.

Voi, salvate con nome.
Io, salvo con cuore.

Dura amare un uomo che ti tradisce con se stesso.

E mi tocca ammettere che il tuo abbraccio, stronzo, interessato, tremante, ipocrita, a volte, è stato il migliore di tutti. E mi guarirebbe.

L’unico strumento che so suonare da Dio è il citofono. E, per mille motivi, non lo cambierei con nessun altro.

Se fossi d’acciaio non starei su Twitter.
Farei parte di un servizio di posate in vendita su Media Shopping.

Di lezioni che non insegnano nulla e di insegnamenti che non passano attraverso una lezione.

L’Italia è una repubblica fondata sulle istruzioni urlate ai giocatori in TV, comodamente seduti sul divano.

Memo per la prossima vita: fiorire di meno, fruttare di più.

Certi scritti sono molto più vicini alla musica che al discorso. Avere orecchio musicale è indispensabile per scrivere.

Ho fiori che sbocciano poco convinti. Hanno sole e acqua. Ma non ci parlo. Forse è per questo. Oppure temono che inizi a farlo.

Io sarei meglio lavata a mano, ma la gente continua a ficcarmi in lavatrice.

E no, non si può essere se’ stessi. Si può essere qualcosa che ci somiglia. Fino a farli coincidere.

Il pranzo è quella fastidiosa procedura che ti separa dal pezzetto di cioccolato finale. L’unico che vuoi davvero. A cui pensi.

Primavera. Portate un caffè doppio agli ormoni che si stanno svegliando.

Gli opposti si oltraggiano.

Seduzione vs. Possesso. Da un lato, il piacere di un certo, costante, lavorìo, dall’altro il godimento di una condizione netta, risolutiva.

Probabilmente siamo già tutti morti e Twitter è il purgatorio.

Piantatela di dispensare pillole di saggezza: dispensate ansiolitici, piuttosto.

Il fatto è che uomini e donne non avrebbero davvero niente da dirsi se musica, libri e pulsioni sessuali non ci convincessero del contrario.

Senti, amore, ma, se ci spegniamo e ci riaccendiamo torniamo a funzionare?

Mai estrarre il meglio dalle persone, lasciateglielo dentro. È l’unico modo per non farlo morire.

Il mondo è pieno di parole che vorresti ti fossero dette.

Perché non può essere una semplice complicità. Dev’essere una collusione feroce. La fusione del nucleo. Solo questo le rende giustizia.

Mi piacciono quelli col broncio. Quelli che il sorriso non è per tutti. Quelli che il sorriso glielo strappi tu. Amo questa esclusività.

L’Italia? Tanti rimpasti e mai una torta.

Non aspetto che le cose diventino più facili, aspetto che diventino più belle.

Il paradosso è che sono stata incredibilmente fedele al nostro non-amore. E l’ho amato oltre ogni logica.

Vuoi augurare qualcosa di terribile a qualcuno? Auguragli di avere tempo per pensare.

Scopate con chi volete, ma scegliete con grande cura i vostri confidenti.

Le persone con cui mi scotto di più sono quelle fredde.

Quanta gente campa di rendita nella tua vita solo grazie a splendidi ricordi.

Mi piace pensare che, almeno una volta nella vita, amare possa essere un atto di generosità, non la soddisfazione di un bisogno.

Val la pena di commettere. Nel commettere c’è più vita che nel semplice fare.

Quel che c’era da capire io l’ho anche capito. Ma poichè non mi piace quel che ho capito, mi racconto che non ho capito.

E mentre la tua indole gli fa la guerra, il resto di te scappa di nascosto per farci l’amore.

Avete un’ora di tempo? Baciatevi per 53 minuti. Per il resto fumate o guardatevi. Ogni altra soluzione è irrazionale.

Before enlarging your penis, please, reset your brain. Thanks.

E’ quando ti senti contemporaneamente pienissimo e completamente vuoto che ti viene voglia di scrivere.

Passerai attraverso di me per sentire te stesso.

Non esco il venerdì sera dal 1984, chissà se vanno ancora di moda i pantaloni a zampa

Potresti semplicemente sopravvalutarmi ogni tanto?

Anche i satiri più spietati hanno il senso del branco.

Attraverso diversi livelli di consapevolezza ogni giorno e anche lì c’è una cazzo di ZTL

Mi chiedo cos’è tutta questa urgenza di vita che m’affligge e che mi spinge ad attraversare le persone, da parte a parte

Incurante di qualsiasi tua strategia mimetica, la malinconia ti ritrova.

Un assolo di chitarra potrebbe ristabilire da solo l’equilibrio dell’universo

Può forse la distanza tenerci lontani? E’ la distanza che deve star lontana da Noi, se vuole sopravvivere

E il mio cuore sobbalza come gli ammortizzatori di una vespa, sui sampietrini di via dei Cerchi.

Vorrei solo essere una tessera di qualcosa: supermercato, benzina, carta fedeltà. Sarei carica e tenuta con cura

Quanti di voi, che immagino scrittori, autori, poeti, sono, in realtà, venditori, salumieri, consulenti. #FF a tutti i Clark Kent del mondo.

Aggrappati a fili sottili dondoliamo. Col passato di fronte e il futuro dietro.

Sapete cosa sarebbe rivoluzionario? Tre persone che riuscissero a non parlarsi male alle spalle l’un l’altro per almeno 15 minuti.

Mi sento un topo di laboratorio che deve ripararsi da solo la ruota per correre.

Mi riconoscerebbero ovunque. Sono troppo fuori contesto. In qualsiasi contesto.

Manipolarti. Non per distorcere il senso, imbonire la tua coscienza, sfinirti di compromessi. Solo per strapparti un sorriso, si, lo farei.

Ti lancio il mio pensarti come una palla da tennis, con forza e senso della traiettoria. Non temo alcuna rete.

Sono le sette, ma, in realtà, Sei.

Cose solubili: 1.Caffè 2.Brodo 3.Patti.

Piano. Piano. Piano. Più a destra. Un po’ di più. Perfetto. Da qui puoi osservare mentre va tutto a puttane

Non amiamo allo stesso modo: tu riempi un vuoto, io mi gioco tutto.

Anni, secoli di complessi corteggiamenti non possono spodestare il prezioso erotismo di uno sguardo rubato tra la folla.

Siamo qui per rigare il più storto possibile

Così, tu esisti solo nella mia fantasia, e neanche lì riesco ad avere da te ciò che vorrei.

E scusate tanto, ma, da una favola, l’ultima cosa che voglio è una morale.

Avvolti in un bozzolo di pochi interessi stringenti, perdiamo il senso delle ali e del respiro.

Beati i definitivi perché di essi è un regno monocromatico e bidimensionale

Ho il punto di vista femminile più maschile che io conosca.

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