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Le più belle frasi di Enzo Ferrari

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Enzo Ferrari, il “Drake”, il creatore di un marchio industriale e sportivo che ha conquistato estimatori e tifosi in ogni angolo del pianeta, era un genio anche nelle battute, nell’inventare frasi sorprendenti e memorabili.

Presento qui di seguito una raccolta della più belle frasi di Enzo Ferrari. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi su automobilismo, motori e Formula 1.

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Le più belle frasi di Enzo Ferrari

Enzo Ferrari

Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un automobile, sicuramente la farà rossa.

Non abbiamo petrolio e miniere ma possiamo primeggiare nel mondo con la fantasia.

Non sono mai stato né progettista né calcolatore. Sono sempre stato un agitatore di uomini e di talenti.

Una macchina è come una figlia, quando vince una corsa mi sento come il padre che sa che la propria figlia ha preso un bel voto a scuola.

La migliore Ferrari che sia mai stata costruita è la prossima.

Il secondo è il primo degli ultimi.

La macchina da corsa perfetta è quella che si rompe un attimo dopo il traguardo.

L’azienda è composta primo dagli uomini che ci lavorano, poi dai macchinari ed infine dai muri.

Se lo puoi sognare, lo puoi fare

C’è chi valutava Gilles Villeneuve uno svitato, ma con il suo ardimento, e con la capacità distruttiva che aveva nel pilotare auto macinando semiassi, cambi e freni ci ha insegnato cosa fare. È stato campione di combattività e ha regalato tanta notorietà alla Ferrari. Io gli volevo bene.

Se un’anima c’è, è molto più probabile che ce l’abbia un motore piuttosto che un essere umano.

Un pilota perde un secondo a ogni figlio che gli nasce.

Ci asteniamo dal precisare il numero di cavalli che hanno i nostri motori. Quando le nostre macchine vincono vuol dire che hanno più cavalli, quando perdono vuol dire che ne hanno di meno.

Quando le mie macchine vincono solcando il traguardo, mi assale un grande orgoglio nell’essere italiano.

Io non ho mai fatto un viaggio turistico non sono mai andato una volta in vita mia in vacanza; per me le più belle ferie sono quelle di restare nella mia officina quando vi sono rimasti pochi collaboratori; è il momento in cui ci si può concentrare in programmi di studi e modifiche.

La passione permette di sopportare amarezze e rinunce che l’ambizione non giustificherebbe in alcun modo.

La mia adolescenza ha conosciuto tre passioni dominanti, tre grandi sogni: tenore d’operetta, giornalista sportivo, corridore d’automobile. Il primo sogno sfumò per mancanza di voce, il secondo resistette, ma in forma velleitaria; il terzo ebbe il suo corso, la sua evoluzione. E’ sempre bene avere dei sogni di riserva.

Metto le lenti scure perché non voglio dare agli altri la sensazione di come sono fatto dentro.

L’aerodinamica è il risarcimento per chi non sa spremere cavalli dal motore.

Forse il problema è nel tuo piede destro.
(Enzo Ferrari a Phil Hill che lamentava un problema al motore durante un test)

Piansi per la gioia. Ma le mie lacrime d’entusiasmo erano mischiate con quelle di dolore perché pensai: oggi ho ucciso mia madre.
(Commentando la prima vittoria delle sue vetture a Silverstone ‘51 quando battè le Alfa Romeo)

I nostri tifosi ci chiedono vittorie e noi lavoriamo per dargliele.

Sono i sogni a far vivere l’uomo. Il destino è in buona parte nelle nostre mani, sempre che sappiamo chiaramente quel che vogliamo e siamo decisi ad ottenerlo.

Ho trovato uomini che indubbiamente amavano come me l’automobile.
Ma forse non ne ho trovati altri con la mia ostinazione, animati da questa passione dominante nella vita che a me ha tolto il tempo e il gusto per quasi ogni altra cosa. Io non ho alcun diverso interesse dalla macchina da corsa.

I motori sono come le donne, bisogna saperli toccare nelle parti più sensibili.

Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere.

Le vere domande che mi scombussolano non sono quelle dei giornalisti, ma quelle che continuo a farmi io.

Non fare mai del bene se non sei preparato all’ingratitudine.

No amore io non ti tradisco con le altre, sono io che tradisco le altre per stare con te.

Amo pensare che la Ferrari può costruire piloti quanto macchine. Alcuni dicono che Gilles Villeneuve sia pazzo. Ma io dico: lasciate che provi.

Tu sai guidare un trattore, ma non saprai mai guidare una Ferrari.
(Rivolto a Ferruccio Lamborghini, che si lamentava della frizione della sua Ferrari)

I vecchi sono come i mobili antichi, meno li sposti e più durano.

Mi ritengo peggiore degli altri, ma non so quanti siano migliori di me.

Mi ha deluso l’impotenza a difendere la vita di mio figlio, che mi è stato strappato, giorno dopo giorno, per 24 anni.

Loro due erano gli unici che vincevano anche quando perdevano
(Su Tazio Nuvolari e Gilles Villeneuve)

Su un letto dell’ospitale canonica gli dissi: “Coraggio Tazio, sarà per il prossimo anno”. Mi rispose: “Ferrari, giornate come questa, alla nostra età, non ne tornano molte; ricordalo e cerca di gustarle fino in fondo, se ci riesci”. In queste parole, che forse erano una umile confessione, era nascosto il dramma di quell’ uomo fatto d’ un sol fascio di nervi, il dramma di un padre che aveva visto morire entrambi i suoi figli adorati e che invano sperava con tutto il cuore di non dover attendere la morte in un letto. Era un solitario, un uomo amareggiato per la crudeltà con cui il destino lo aveva colpito negli affetti più profondi, tuttavia, e non suoni irriverente questa mia osservazione, non cessò mai di essere un sagace regista di se stesso. Pochi come lui conobbero la folla, capirono quello che la folla voleva, seppero alimentare il proprio mito. Ogni suo atto, ogni suo gesto era previsto e calcolato, pur negli spasimi di una vita di atleta lanciato agli estremi rischi.

[A proposito di Tazio Nuvolari] Non appena mi giunse la notizia della sua fine partii per Mantova. Era un caldo pomeriggio: l’11 agosto 1953. Nella fretta mi persi in un dedalo di stradine della vecchia Mantova. Scesi di macchina, domandai a un negozio di stagnino la via per villa Nuvolari. Ne uscì un anziano operaio, che prima di rispondermi fece un giro intorno alla mia macchina per leggere la targa. Capì, mi prese una mano e la strinse con calore, si commosse. “Grazie d’essere venuto – mi bisbigliò – come quello là non ne nasceranno più.

Sul famoso stile di guida di Tazio Nuvolari se ne sono dette di tutti i colori. Succede del resto sempre così, quando un uomo arriva ai limiti dell’impossibile: si impadronisce di lui il mito e, allora, se faceva il pugile, si racconta che sapeva uccidere un toro con un pugno, e se faceva il pilota, che percorreva le curve su due ruote

[A proposito di Tazio Nuvolari] Un prodigio insuperato dell’istinto ai limiti delle possibilità umane e delle leggi fisiche

Ho trovato uomini che indubbiamente amavano come me l’automobile. Ma forse non ne ho trovati altri con la mia ostinazione, animati da questa passione dominante nella vita che a me ha tolto il tempo e il gusto per quasi ogni altra cosa. Io non ho alcun diverso interesse dalla macchina da corsa.

L’automobile è un’espressione di libertà, e il rischio che stiamo correndo è quello di ammazzarci perché ce n’è troppa. Del resto, ci sono due modi classici di morire: di fame e di indigestione.

Quando l’uomo ha mete da raggiungere non può invecchiare.

Non accetto e non dimentico che mi hanno chiamato Saturno ammodernato che mette al mondo i figli e poi li divora.

Preferisco essere chiamato semplicemente Ferrari ed è quello che ho ottenuto entrando ogni mattina dal mio barbiere.

Sono l’espressione vivente della fantasia dei giornalisti.

Io sono indispensabile a tutti voi giornalisti, perché se non aveste avuto un Ferrari dovreste inventarlo, perché avreste meno da scrivere. Avete bisogno di Ferrari. D’altra parte quello che fate voi non mi stupisce, perché gli italiani perdonano tutto, ai ladri, agli assassini, ai sequestratori, a tutti, ma non perdonano il successo.

Con tanti riconoscimenti, mi è venuto il dubbio di essere qualcuno.

Finché ho potuto ho dato. È dal 1929 che dò qualcosa.

Giù le mani dalla Ferrari: di me dite quello che volete.

“Soddisfare una mia ansia realizzatrice”
(Enzo Ferrari rispondendo a chi gli domandava quale fosse stato il primo motore della sua intensa e appassionata attività)

Ammiro tutti coloro che hanno una passione ed hanno la sapienza e la costanza di coltivarla. Sono loro il motore del mondo.

Nel mio lavoro, ascoltando la voce armoniosa della materia plasmata, quasi un germoglio di vita , mi sono avvicinato al mistero dell’anima, ma non sono mai riuscito a scoprire la mia.

Sono tranquillo, anche se non sereno, anche se così terribilmente imperfetto. Non mi sono mai pentito. Rammaricato, spesso, pentito mai, perché ripeterei le stesse azioni, comportandomi però in modo completamente diverso. Nella mia vita ho fatto quello che mi faceva piacere, non ho credito con nessuno. Mi sono limitato a fare quello che ho fatto, ma forse nell’altro Pianeta avrò più successo.

Un giorno io non ci sarò più. Spero che le rosse vetture che portano il mio nome continueranno ad esserci anche dopo di me ed a farsi onore su tutti i circuiti del mondo.

Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere

Io sono uno che ha sognato di essere Enzo Ferrari.

2 Comments

  • sergio ha detto:

    Straordinario Uomo .. Un esempio che l’immortalità esiste …
    Ti voglio Bene Drake
    Sergio

  • kiara ha detto:

    meraviglioso uomo enzo ferrari anch’io non invecchierò mai e sogno ne ho più di uno di riserva saranno un centinaio certo ma non realizzerò mai tutti i sogni ma io sono felice di sognarli sempre anche se li realizzano gli altri sono più che felice e sempre trovo sogni nuovi da aggiungere da ragazza adolescente raccontavo fiabe alle bambine più piccole di 3 anni e più, figlie dei vicini e le inventavo sempre io in base a ciò di cui avevano bisogno di sognare quei bimbi o bimbe e fa tanto bene sognare ciao un bacio a tutto il mondo kiara