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Frasi, citazioni e aforismi su Milano

Milano - Aforisticamente

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Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi su Milano. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi su Roma, Frasi, citazioni e aforismi su Napoli, Frasi, citazioni e aforismi su Firenze, Frasi, citazioni e aforismi sull’Inter e i colori nerazzuri e Frasi, citazioni e aforismi sul Milan e i colori rossoneri.

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Frasi, citazioni e aforismi su Milano

Milano ha delle zone belle, è bella con la nebbia, è un po’ una donna con la veletta.
(Ornella Vanoni)

Ci sono città di evidente bellezza che si danno a tutti, e altre segrete che amano essere scoperte. Milano appartiene a questa specie, al punto che riesce difficile stabilire le ragioni del suo fascino (…). Io credo che esso consista anzitutto nella sua “classe”, né più né meno come avviene per certe donne che ci colpiscono per il loro portamento, anche se belle non sono, e neppure truccate
(Carlo Castellaneta)

Lo stile di Milano lo sintetizzerei con tre D: discrezione, disciplina, dovere. In un mondo che tende alla cialtroneria, all’anarchia dei comportamenti e alla furberia, ben venga il calvinismo milanese!
(Giorgio Armani)

Ovunque guardassi, da ogni angolo, accanto ad ogni guglia di cui l’edificio è disseminato, apparivano figure marmoree… Il meraviglioso mondo mistico qui si manifestava! Sì, questa era una chiesa di Dio!
(Hans Christian Andersen sul Duomo di Milano)

Tutte queste sere sono andato, verso l’una del mattino a rivedere il Duomo di Milano. Questa chiesa, rischiarata da una bella luna, offre uno spettacolo di bellezza straordinaria ed unica al mondo. L’architettura non mi ha mai offerto simili sensazioni.
(Stendhal, 5 novembre 1816)

Milano rinasce ogni mattina, pulsa come un cuore.
Milano è positiva, ottimista, efficiente.
Milano è da vivere, sognare e godere.
Milano da bere.
(Celebre slogan pubblicitario ideato nel 1985 per la campagna dell’Amaro Ramazzotti. L’espressione “Milano da bere” fu usata in ambito giornalistico per definire la Milano rampante e alla moda degli anni 80)

La passerella delle sfilate e l’ufficio tutto vetri e computer hanno soppiantato la catena di montaggio. Armani al posto di Falck. E l’emigrante che dal Sud arrivava alla Stazione Centrale ha ceduto il passo a un catalogo di volti che parlano di tanti mondi, ben più lontani. Negli ultimi cinquant’anni Milano è stata al centro di tutte le grandi trasformazioni sociali, politiche ed economiche italiane. Ha vissuto due rivoluzioni industriali: da capitale del miracolo economico è diventata la capitale della finanza, dell’industria televisiva, della pubblicità e della moda. Ha vissuto in prima linea il Sessantotto e gli anni di piombo. Qui hanno avuto inizio Tangentopoli e Mani pulite. Qui sono nate la Lega e Forza Italia.
(John Foot)

Il milanese è lavoratore, e lo ostenta; il tempo è denaro; labor omnia fecit. Ama l’ufficio con calore sentimentale, è infelice se è lontano, a meno che, la sera e un mese all’anno, al mito del lavoro non subentri il mito gemello, quello del “divertirsi”.
(Guido Piovene)

Milano è forse l’unica città italiana dove esista l’umorismo vero, l’umorismo in senso britannico, che vela e insaporisce le cose senza però modificarle. Si mescola specialmente agli aspetti più triti, più comuni e prosaici della città; li fa lievitare appena, lasciandoli come stanno. Furono milanesi il Manzoni e il Porta, i nostri maggiori umoristi.
(Guido Piovene)

Per capire Milano bisogna tuffarvisi dentro. Tuffarvisi, non guardarla come un’opera d’arte.
(Guido Piovene)

Milano ha una sua magia di luci che abbagliano e strade da percorrere senza chiedersi quale sia la destinazione. Perché ovunque cammini, ti sembrerà di essere al centro del mondo.
(Fabrizio Caramagna)

Milano è una grande babilonia vitale di palazzoni luccicanti, di magazzini, di ragazze d’ufficio, di agenti di borsa, di ragionieri, di caffè, di ristoranti, di sartorie, dentro l’aroma collettivo del risotto giallo.
(Guido Piovene)

Milano è sempre Milano. Che non si ferma, non si commisera, è piena di energia e progetti, prende tanto, ma dà di più, moltiplicando ogni cosa.
(Fabrizio Caramagna)

Come si può dimenticare l’arrivo a Milano? Per la prima volta vedevo cose mai viste e mai immaginate. Una stazione immensa, piena di treni, di rumori, con la tettoia ad archi che sembrava si prolungasse all’infinito, maestosa come un tempio antico. Una moltitudine di gente sempre di fretta. Poi di colpo, all’aperto, la piazza sconfinata con alberi, aiuole, tram che si incrociavano, lo scatto degli scambi nel groviglio dei binari, lo sfavillio delle scintille che si libravano dal trolley, le file dei taxi, le reclame luminose e immense. Nei primi giorni vedevo, vedevo: il Duomo, la Scala, la Galleria, i grandi magazzini, la Rinascente e l’Upim, le facciate delle banche, corso Vittorio Emanuele, corso Buenos Aires, le vie, le piazze. Com’era bella Milano
(Gaetano Alfetra)

C’è della gente che parla male della nebbia di Milano. Io non conosco quella degli altri paesi, ma questa di Milano è una gran nebbia, simpatica, affettuosa, cordiale. Ti fascia tutto come una carezza.
(Dal film Catene invisibili)

Renzo, salito per un di que’ valichi sul terreno più elevato vide quella gran macchina del Duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una città ma sorgesse in un deserto; e si fermò su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare anche da lontano quell’ottava meraviglia di cui aveva tanto sentito parlare fin da bambino
(Alessandro Manzoni, I promessi sposi)

Fra le tue pietre e le tue nebbie faccio
villeggiatura. Mi riposo in Piazza
del Duomo. Invece di stelle
ogni sera si accendono parole.
Nulla riposa della vita come
la vita.
(Umberto Saba)

O mia bela Madunina che te brillet de lontan
tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan
sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man
canten tucc “lontan de Napoli se moeur”
ma po’ i vegnen chi a Milan

Si vegni senza paura, num ve songaremm la man
tucc el mond a l’è paes e semm d’accord
ma Milan, l’è on gran Milan!

Oh mia bella Madonnina che splendi da lontano
tutta d’oro e piccolina, tu domini Milano
sotto di te si vive la vita, non si sta mai con le mani in mano
cantano tutti “lontano da Napoli si muore”.
ma poi vengono tutti qui a Milano

Venite senza paura, noi vi tenderemo la mano
tutto il mondo è paese e siamo d’accordo
ma Milano, è la grande Milano!
(Oh mia bela Madunina, canzone composta da Giovanni D’Anzi nel 1934, in onore della Madonnina, la statua d’oro posta in cima al Duomo di Milano)

E’ il nostro Duomo, è la chiesa dei nostri vecchi, è la casa di Milano, è tutto di marmo, è grande, è bello(…). Quando piove e la gente è immusonita, o d’inverno, quando ci sono quelle giornate scure, fredde, e nebbiose, anche lui, il nostro Duomo diventa grigio, freddo, (…) si stringe nelle nuvole, pare che pianga da tutte le parti. (…) Ma se torna il sereno (…) come alle volte si vede nelle mattine d’aprile e di maggio, Gesù, che allegria per quelle cento gugliette di zucchero che pungono l’aria, accese in punta dal primo sole che fa loro solletico! Allegria dei pizzi, dei ricami, delle scalette, delle chiocciole, dei ghirigori, dei piccioni che fanno l’amore in mano alle sante vergini di pietra, o sulla spada del patriarca, loro che da tre secoli guardano giù, e se parlassero! Il sole accende luminarie anche nei vetri colorati; fa nascere fiori rossi, gialli,verdi, violetti, sui pilastri, sul pavimento, sugli altari.
(Emilio De Marchi)

Sotto un raggio di sole compari tu, Madonnina benedetta del nostro Duomo! Tu che sei la mamma di tutti noi!
Duomo chi ti ha fatto? Da quanti anni contempli le sciocchezza degli uomini? Ti ricordi Napoleone, che ti ruppe le vetrate con i mortai?
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è il nostro Duomo, è la chiesa dei nostri vecchi, è la casa di Milano
(Emilio De Marchi)

Prendete un problema di qualunque natura (politico, sociale, culturale, tecnico o altro) e datelo da risolvere a due italiani: uno milanese e l’altro siciliano. Dopo un giorno, il siciliano avrà dieci idee per risolvere questo problema, il milanese nemmeno una. Dopo due giorni, il siciliano avrà cento idee per risolvere questo problema, il milanese nessuna. Dopo tre giorni, il siciliano avrà mille idee per risolvere questo problema, e il milanese lo avrà già risolto.”
(Giuseppe Tomasi di Lampedusa)

A Milano tutto era regolato sul denaro. Nei bar dicevano “cappuccio”, per cappuccino, si risparmiava qualche sillaba.
(Enzo Biagi)

A Milano il “laurà” viene prima di tutto. Non importa cosa tu faccia, ma devi fare. E facendo crei opportunità. Milano è una città piena di energia.
(Fabrizio Caramagna).

A Milano in pochi parliamo il dialetto, ma quasi tutti hanno familiarità con l’inglese. L’inglese è il vero dialetto di Milano.
(Fabrizio Caramagna)

A Milano 3 ci sono zanzare così grosse che quando c’è la nebbia le fanno atterrare alla Malpensa.
(Gene Gnocchi)

De Milan ghe n’è doma vun – Di Milano ce n’è solo uno.
(Proverbio milanese)

C’è intanto una meraviglia a Milano di gran lunga la più importante, che non posso non descrivere: la cattedrale. Da lontano appare come ritagliata in un foglio di carta bianca, ma quando si è vicini ci si meraviglia nello scoprire che quei ritagli a forma di merletto sono innegabilmente di candido marmo. Se osserviamo l’intera opera un po’ più a lungo, troviamo che è molto graziosa, colossalmente bella, un giocattolo per bambini giganteschi. Tuttavia essa si presenta ancor meglio a mezzanotte, al chiaro di luna, quando la folla di bianche figure di pietra scende dall’alto e ti accompagna per la piazza bisbigliandoti all’orecchio un’antica storia.
(Henrich Heine)

Se dovessi usare un’immagine del mondo femminile, allora direi che il Duomo di Milano appare come un tessuto a merletto -gigantesco e al tempo stesso delicato – che la mano di un mago abbia di colpo trasformato in pietra.
(Fanny Lewald)

Milano non piace quasi a nessuno di quelli che ci vivono. Non amano il ritmo che li spinge sempre di corsa. Hanno problemi di stomaco per i panini alla piastra e i piattini di verdura. Non sopportano la puzza di piscio dei sottopassaggi, l’odore del vomito dei tossici, il lastricato di preservativi nelle viuzze, la moquette di cacche di cane. Sognano il verde e trovano solo qualche albero morente e i parchi strapieni di polizia pronta a dirti che non sta bene sedersi sulla poca erba a farti i cavoli tuoi. Sono disorientati dalla mancanza di punti di ritrovo, dalle poche piazze senza panchine, dagli stili architettonici accrocchiati, dalle case a forma di cubo, di ananas, di pigna, di finto rococò e finto gotico. Non capiscono che Milano non è una città, ma un grumo di lava che ha subito tutte le Furie. Che è sterile, come il deserto, e per starci bisogna essere attrezzati. Che non è adatta ai dilettanti. Per questo la amo.
(Sandrone Dazieri)

Milano benedetta
Donna altera e sanguigna
con due mammelle amorose
pronte a sfamare i popoli del mondo
(Alda Merini)

Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c’è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro
(Giovanni Verga)

La città più divertente del mondo è Milano.
(Angie Everhart)

In altre città ci sono il sole, i monumenti e il mare. A Milano c’è il rito dell’aperitivo con le sua magia e i suoi locali.
(Fabrizio Caramagna)

Che differenza c’è tra Roma e Milano, a parte il fatto che lassù si lavora?
(Arrigo Benedetti)

Adesso che siamo a Milano finalmente, vogliamo andare a vedere questo famoso Colosseo?
(Dal film Totò, Peppino e la malafemmina)

Che solitudine in questa affollata città rombante!
(Clemente Rebora)

Milano è un enorme conglomerato di eremiti.
(Eugenio Montale)

Milano è una città simile a una camera d’aria che perde, ma non si capisce più dove è entrato il chiodo. Era un posto dove succedeva di tutto e adesso non succede più niente di appassionante, di gradevole, di positivo. Ormai è solo routine, semplice manutenzione dell’esistente. Dove sono le grandi idee, i progetti che ci inducevano a sognare? Ecco, Milano non sogna più, la città dei bauscia adesso dorme, magari russa ma non sogna
(Carlo Castellaneta)

Milano è una città piatta. Le sue uniche colline sono artificiali, come il Monte Stella, la “montagnetta di San Siro” creata con le macerie di guerra, o i terrapieni dei ponti ferroviari. In teoria, lo sguardo dovrebbe riuscire a spingersi fino a molti chilometri di distanza, ma altre caratteristiche di Milano vi si oppongono: la nebbia d’inverno, la foschia e l’afa d’estate. Lo spettacolare arco delle Alpi a nord e a ovest di Milano dovrebbe essere il suo orizzonte abituale, ma in realtà le montagne “appaiono” solo qualche volta all’anno. Milano è intimamente legata, nell’immaginario collettivo, al suo clima: la cappa soffocante nei mesi estivi e la nebbia d’inverno. Si dice che un vero milanese nasca “con la nebbia nei polmoni”. Spesso, Milano è letteralmente invisibile, una città in bianco e nero dove pochi, occasionali colori riescono a farsi notare: le diverse sfumature di rosa del Duomo, gli azzurri brillanti dei cieli primaverili. La si ricorda soprattutto come una città grigia, come le sue periferie. Milano viene universalmente considerata una città brutta: la sua bellezza è nascosta, privata, si cela dietro ai portoni sbarrati, negli interni dei cortili, nelle “poche piazze discrete”.
(John Foot)

La delicatezza nella grandiosità ed il suo biancore gli conferiscono l’aspetto di un ghiacciaio con mille punte, oppure di una gigantesca concrezione di stalattiti; si fa fatica a credere che esso sia un’opera eseguita da mano umana.
(Theophile Gautier, A proposito del Duomo di Milano))

Eppure questa gran massa di peso appare, al dolce chiaro di luna, come un incantevole e fiabesco cristallo di ghiaccio che potrebbe svanire in un istante. Al centro, la guglia maggiore torreggia orgogliosa, come l’albero maestro di un grande vascello in mezzo ad una flotta di battelli costieri.
(Mark Twain a proposito del Duomo di Milano)

Bonvesin de la Riva ci ha consegnato un’opera fondamentale per farci un’idea di come vedesse Milano un erudito di ottocento anni fa: il De magnalibus Mediolani (Le meraviglie di Milano). Milano, ci racconta Bonvesin de la Riva, è una città meravigliosa, ma i milanesi (già allora) hanno troppa fretta e non se ne accorgono. Milano è la città più bella d’Italia. È come il Sole tra i corpi celesti. Secondo Bonvesin, questo dimostra che il papa dovrebbe stare a Milano, e non a Roma, perché Milano è più importante di Roma.
Roma è un grande pianeta.
Milano è una stella.
La più grande.
(Aldo Nove)

Inverno a Milano.
Vedete là nel cielo, in quel piccolo sole
d’inverno tra le nebbie, un ricordo del sole?
Come la luna guarda e si lascia guardare.
Milano a mezzogiorno è già crepuscolare.
E gli alberi anneriti in quel freddo d’argento
hanno rami gentili, a tratti passa il vento,
un vento senza voce, a poco a poco imbruna.
Solo il piccolo sole come una grande luna.
Così il Duomo fiorito di grigio e di lichene
appare nelle nebbie delle notti serene.
(Alfonso Gatto)

Una volta girovagavo nei desolati quartieri periferici e vagabondavo lungo i terrapieni delle ferrovie, affascinato dal pittoresco romantico di Porta Ticinese, dei canali. Adesso c’è la metropoli dei grattacieli, la city un po’ avveniristica, un po’ provinciale: un misto tra il risotto e l’acciaio, che mi diverte.
(Alberto Lattuada)

Solo a Milano fate il benvenuto e l’addio nella stessa cena. Per risparmiare tempo!
(Benvenuti al nord)

Non è vero che sono brutta. Non è vero che sopra di me c’è sempre la nebbia. Non è vero che sono fredda e penso solo ai soldi. [..] Per chi mi avete preso? Io sono Milano. E sono una bella signora.
(Raffaella Rietmann e Michele Tranquillini)

Ma, dico, se i milanesi, a Milano, quando c’è la nebbia, non vedono, come si fa a vedere che c’è la nebbia a Milano?
(Dal film Totò, Peppino e… la malafemmina)

Milano la grande, Venezia la ricca, Genova la superba, Bologna la grassa.
(Proverbio)

Arrigo Beyle, milanese
(L’inizio dell’epitaffio dello scrittore francese Stendhal, sepolto nel cimitero parigino di Montmartre).

2 Comments

  • Gioele Maniero ha detto:

    Nel grande piatto dell’Italia, Milano é la pietanza principale.

  • Luigi ha detto:

    Milano? Un insieme di solitudine divisa da storie inutili. L’unico posto dove puoi esistere senza vivere.