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Rino Gaetano (Crotone, 29 ottobre 1950 – Roma, 2 giugno 1981) è considerato uno dei più importanti cantautori italiani, autore di frasi provocatorie e irriverenti, ma declamate con la leggerezza e l’ingenuità dell’artista puro. Di lui Mogol scrive: “La gente se lo ricorda, passano gli anni e lui diventa importante. È un’alchimia, è indecifrabile veramente, secondo me è la sua libertà d’artista, la sua non appartenenza a nessun codice”.

Presento una raccolta delle frasi più belle di Rino Gaetano. Tra i temi correlati si veda Tra i temi correlati si veda Le frasi più belle di Fabrizio De André, Le frasi più belle di Francesco Guccini e Le Frasi più belle di Franco Battiato.

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Le frasi più belle di Rino Gaetano

Ci sono persone pagate per dare notizie, altre per tenerle nascoste, altre per falsarle. Io non sono pagato per far niente di tutto questo.

Io cerco di scrivere canzoni ispirandomi ai discorsi che si possono fare sui tram, in mezzo alla gente, dove ti rendi subito conto dell’andazzo sociale. Non voglio dare insegnamenti, voglio soltanto fare il cronista.

Sognare la vita, vivere un sogno, cantare per non vivere niente.

Sanremo non significa niente e non a caso ho partecipato con Gianna che non significa niente.

Ci sono persone pagate per dare notizie, altre per tenerle nascoste, altre per falsarle. Io non sono pagato per far niente di tutto questo.

Cerco in tutte le canzoni
e in un passero sul ramo
uno spunto per la rivoluzione.
(Cerco, 1978)

Ma come fare non so,
sì, devo dirlo, ma a chi?
Se mai qualcuno capirà,
sarà senz’altro un altro come me.
(Ad esempio a me piace il sud)

Supponiamo un mattino
tu ti alzi e ami me.
(Supponiamo un amore, 1974)

Mio fratello è figlio unico
perché è convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone,
perché è convinto che nell’amaro benedettino
non sta il segreto della felicità,
perché è convinto che anche chi non legge Freud può vivere cent’anni.
(Mio fratello è figlio unico)

Mi dicono alla radio: “Statti calmo, statti buono
non esser scalmanato, stai tranquillo e fatti uomo”…
ma io con la mia guerra voglio andare ancora avanti
e, costi quel che costi, la vincerò non ci son santi.
(da E io ci sto)

La luce discreta spiava e le ombre inventava
mentre sul mare una luna dipinta danzava
chi coglierà il mio fiore bagnato di brina
un principe azzurro o forse io adulta io bambina.
(Sei ottavi, 1977)

Cerco il punk in una lametta la felicità ed il dolore
nel fumo di una sigaretta
se ho degli attimi di rancore cerco te e la tua bocca
nei tuoi occhi trovo amore.
(Cerco, 1978)

A mano a mano ti accorgi che il vento
Ti soffia sul viso e ti ruba un sorriso
La bella stagione che sta per finire
Ti soffia sul cuore e ti ruba l’amore
A mano a mano si scioglie nel pianto
Quel dolce ricordo sbiadito dal tempo
Di quando vivevi con me in una stanza
Non c’erano soldi ma tanta speranza.
(A mano a mano)

La sposa in bianco, il maschio forte,
i ministri puliti, i buffoni di corte
..Ladri di polli
Super-pensioni (Nun te reggae più)
Ladri di stato e stupratori
il grasso ventre dei commendatori,
diete politicizzate,
Evasori legalizzati, (Nun te reggae più)
Auto blu, sangue blu,
cieli blu, amori blu,
Rock & blues (Nun te reggae più!)
(NunTeReggae più, 1978)

Eja-eja alalà, (Nun te reggae più)
DC-PSI (Nun te reggae più)
DC-PCI (Nun te reggae più)
PCI-PSI, PLI-PRI
DC-PCI, DC DC DC DC
Cazzaniga, (nun te reggae più)
avvocato Agnelli,
Umberto Agnelli,
Susanna Agnelli, Monti Pirelli,
dribbla Causio che passa a Tardelli
Musiello, Antognoni, Zaccarelli.. (nun te reggae più)
..Gianni Brera,
Bearzot, (nun te reggae più)
(NunTeReggae più, 1978)

Monzon, Panatta, Rivera, D’Ambrosio
Lauda, Thoeni, Maurizio Costanzo, Mike Bongiorno,
Villaggio, Raffà e Guccini..
Onorevole eccellenza
Cavaliere senatore
nobildonna, eminenza
monsignore, vossia
cheri, mon amour!.. (Nun te reggae più!)
(NunTeReggae più, 1978)

Mi sia consentito dire, il nostro è un partito serio,
disponibile al confronto.
(NunTeReggae più, 1978)

Se quest’estate andremo al mare, soli, soldi e tanto amore,
e vivremo nel terrore che ci rubino l’argenteria,
è più prosa che poesia.
(NunTeReggae più, 1978)

Escluso il cane
non rimane che gente assurda
con le loro facili soluzioni
nei loro occhi c’è un cannone
e un elisir di riflessione.
(Escluso il cane, 1977)

Ma togli il cane,
escluso il cane,
tutti gli altri son cattivi,
pressoché poco disponibili,
miscredenti e ortodossi
di aforismi perduti nel nulla.
(Escluso il cane, 1977)

Aida
le tue battaglie
i compromessi
la povertà
i salari bassi
la fame bussa
il terrore russo
Cristo e Stalìn
(Aida, 1977)

Aida
come sei bella
(Aida, 1977)

E Berta filava e filava con Mario
e filava con Gino
e nasceva il bambino che non era di Mario
e non era di Gino.
(Berta filava, 1976)

Chi vive in baracca, chi suda il salario
chi ama l’amore e i sogni di gloria
chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria
Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio
chi vuole l’aumento, chi gioca a Sanremo
(Ma il cielo è sempre più blu, 1975)

Chi è assicurato, chi è stato multato
chi possiede ed è avuto, chi va in farmacia
chi è morto di invidia o di gelosia
chi ha torto o ragione, chi è Napoleone
chi grida “al ladro!”, chi ha l’antifurto
chi ha fatto un bel quadro, chi scrive sui muri
chi reagisce d’istinto, chi ha perso, chi ha vinto
(Ma il cielo è sempre più blu, 1975)

Chi canta Prévert, chi copia Baglioni
chi fa il contadino, chi ha fatto la spia
chi è morto d’invidia o di gelosia
chi legge la mano, chi vende amuleti
chi scrive poesie, chi tira le reti
chi mangia patate, chi beve un bicchiere
chi solo ogni tanto, chi tutte le sere
(Ma il cielo è sempre più blu, 1975)

Beati i professori, beati gli arrivisti,
i nobili e i padroni, specie se comunisti.
(Le beatitudini, 1980)

Beati i bulli di quartiere perché non sanno quello che fanno
ed i parlamentari ladri che sicuramente lo sanno.
(Le beatitudini, 1980)

Beati sono i ricchi perché hanno il mondo in mano,
beati i potenti e i re, beato chi è sovrano.
(Le beatitudini, 1980)

L’estate che veniva con le nuvole rigonfie di speranza
nuovi amori da piazzare sotto il sole
il sole che bruciava lunghe spiagge di silicio
e tu crescevi, crescevi sempre più bella
fiorivi sfiorivano le viole
(Sfiorivano le viole, 1976)

I passi delle onde che danzavano sul mare a piedi nudi
come un sogno di follie venduto all’asta
la notte quella notte cominciava un po’ perversa
e mi offriva tre occasioni per amarti
(Sfiorivano le viole, 1976)

il marchese La Fayette ritorna dall’America
importando la rivoluzione e un cappello nuovo
mentre io oh ye aspettavo
(Sfiorivano le viole, 1976)

Gianna Gianna Gianna sosteneva, tesi e illusioni
Gianna Gianna Gianna prometteva, pareti e fiumi
Gianna Gianna aveva un coccodrillo, ed un dottore
Gianna non perdeva neanche un minuto, per fare l’amore
Ma la notte la festa è finita, evviva la vita
(Gianna, 1978)

Gianna difendeva il suo salario, dall’inflazione
Gianna Gianna Gianna non credeva a canzoni o UFO
Gianna aveva un fiuto eccezionale, per il tartufo
(Gianna, 1978)

E quando la tua mente prende il volo
ti accorgi che sei rimasto solo.
[Ti Ti Ti Ti, 1980)

A te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto un voto pulito
partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri
a te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
stiamo sulla stessa barca io e te
[Ti Ti Ti Ti, 1980)

Cogli la mia rosa d’amore
cogli la mia rosa d’amore
regala il suo profumo alla gente
(Cogli la mia rosa d’amore, 1976)

Lasciale almeno i ricordi
le loro mani nel chiedere e amore nel dare.
(Cogli la mia rosa d’amore, 1976)

Avrei voluto comprare dei fiori
avrei dovuto trovare l’amore
ma non si compran quadri e fiori
non si gioca a picche e a cuori con Maria
(La festa di Maria, 1977)

c’è chi lo ascolta ma per chi no fa lo stesso
crede in un mondo più giusto e più vero
michele o’ pazzo è pazzo davvero
state sereni tutto cambierà domani
avremo tutti una casa di quattro o cinque vani
palloncini nuovi belli e colorati
portatemi gli stracci le carte e i vostri peccati
(Michele o’ pazzo è pazzo davvero, 1980)

Vecchi gozzi alla deriva si preparano alla pesca
con le reti rattopate nella stiva
l’onda avanza a passi nani agonistica col molo
mentre il vento già scommette coi gabbiani
(Anche questo è sud, 1979)

Il cavallo con più rabbia galoppava fuori porta
e lasciava il suo ricordo nella nebbia,
le persiane ormai serrate inventavano la notte,
solo il fiume vomitava i suoi rifiuti.
(Anche questo è sud, 1979)

Ad esempio a me piace rubare
le pere mature sui rami se ho fame,
ma quando bevo sono pronto a pagare
l’acqua, che in quella terra è più del pane.
(Anche questo è sud, 1979)

Su Plutone
oggi
mi hanno visto in molti,
mi volevano fotografare
ma di profilo vengo male.
(Ufo a ufo)

Vecchi solai e ciminiere lavatoi al decimo piano
Fumo che sale il paradiso e gli angeli cadono giù
(La zappa… il tridente, il rastrello, la forca, l’aratro, il falcetto, il crivello, la vanga, 1976)

La zappa il tridente il rastrello la forca
l’aratro Il falcetto il crivello la vanga
e la terra che spesso t’infanga
giovane e bello divo e poeta
con un principio d’intossicazione aziendale
fatturato lordo la classifica che sale
il resto lo trova naïf
(La zappa… il tridente, il rastrello, la forca, l’aratro, il falcetto, il crivello, la vanga, 1976)

Rare tracce di signori
benpensanti e non creduti,
traffichini grossi e astuti,
ricchi forti e incensurati.
(Rare tracce, 1977)

Io scriverò se vuoi perché cerco un mondo diverso,
con stelle al neon e un poco di Universo,
e mi sento un eroe a tempo perso.
(Io scriverò, 1979)

Io scriverò sul mondo e sulle sue brutture
sulla mia immagine pubblica e sulle camere oscure
sul mio passato e sulle mie paure.
(Io scriverò, 1979)

Ma con chiunque sappia divertirsi mi salverò
che viva la vita senza troppo arrichirsi mi salverò
che sappia amare che conosca Dio come le sue tasche
(Io scriverò, 1979)

È il tuo lavoro di catena
che curva a poco a poco la tua schiena,
neanche un minuto per ogni auto,
la catena è assai veloce
e il lavoro ti ha condotto
a odiare la 128.
(L’operaio della Fiat «La 1100», 1974)

Supponiamo una stanza,
tu mi aspetti gia da un po’,
il telefono squilla
dico forse non verrò,
sapresti tacere il dolore
e non portarmi rancore,
supponiamo che soffri
perché amore non ti do?
(Supponiamo un amore, 1974)

Amo il sale della terra,
amo il sale della vita,
amo il sale dell’amore,
amo il sale che c’è in te.
(I tuoi occhi sono pieni di sale, 1974)

Fabbricando scuole
Sub-appalti e corruzione, bustarelle da un milione
Fabbricando case
Popolari biservizi secondo il piano regolatore
Fabbricando case
Ci si sente vuoti dentro il cuore
(Fabbricando case, 1978)

Spendi per opere assistenziali,
per sciagure nazionali e ti guadagni l’aldilà
e puoi morire in odore di santità.
(Fabbricando case, 1978)

Ma visto che mi vuoi lasciare
è inutile tergiversare,
rendimi le mie parole
che ti ho detto con amore
e le frasi e le poesie,
quelle tue e quelle mie.
(Visto che mi vuoi lasciare, 1978)

La gente che abbandona spesso il suo paesello
lasciando la sua falce in cambio di un martello,
ricorda nei suoi occhi, nel suo cuore errante
il misero guadagno di un bracciante.
(Agapito Malteni il ferroviere, 1974)

A duecento c’è sempre una donna che ti aspetta,
sdraiata sul cofano all’autosalone,
che ti dice prendimi
maschiaccio libidinoso, coglione.
(Spendi spandi effendi, 1977)

E sono ormai convinto da molte lune
dell’inutilità irreversibile del tempo.
(Tu, forse non essenzialmente tu, 1974)

Si dice che in America tutto è ricco tutto è nuovo,
puoi salire in teleferica
sui grattacieli e farti un uovo,
io cerco il rock’n’Roll al bar e nei metrò,
cerco una bandiera diversa senza sangue sempre tersa
(E io ci sto, 1980)

[Su l’album Mio fratello è figlio unico] Analizzo la situazione dell’escluso, dell’emarginato della società e ne concludo che in fondo siamo tutti figli unici: i rapporti di convivenza sono dettati solamente dal dovere e non dal piacere di incontrarsi e di collaborare umanamente

Berta siamo un po’ tutti quanti noi che abbiamo scoperto i trucchi, i giochi di prestigio, i santi che si vestono d’amianto, gli eroi. Mi è servita per smitizzare i miti nazionali, come la patria e la famiglia

[Prima di suonare Nuntereggae più durante un concerto del 1979] C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale!

Non ho mai raccontato una storia d’amore mia, perché raccontare i fatti miei può anche dare fastidio alla donna che sta con me, perché potrei correre il rischio di perderla: a questo punto preferisco perdere la canzone.

Bisogna partire dal presupposto che io, come altri cantautori della mia generazione, faccio musica leggera. Ma questo non impedisce che si possano dire cose che leggere non sono. Io parlo anche d’amore, ma evito di raccontare situazioni del tipo: lei mi lascia, va dall’altro, poi si pente e torna da me. Così, anche dal linguaggio, cerco di essere realista. Cioè, parlando d’amore, evito di usare le solite parole lacrimevoli e inutili.

Pretendere di dare alla gente attraverso una canzone qualcosa che sia più del sorriso, seppur amaro, qualcosa che avvii un processo concreto, è pura illusione. Questa è la tesi di molti cantautori ed anche la mia: in Italia una cosa che ha sempre funzionato è l’ironia, la satira (anche se nessuno si è mai riconosciuto in quei personaggi che ne sono stati oggetto), il “non se ne può più semplificato e senza drammatici seguiti”.

Diciamo che sto in macchina, penso a un motivo così, un’aria e allora cerco di ricordarmela, di cantarla proprio fino all’esaurimento altrimenti me la scordo subito, perché tra l’altro c’ho poca memoria. Arrivato a casa la registro, poi quest’aria ovviamente mi ispirerà un testo