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Frasi BelleL'aforisma in Germania

L’aforisma in Germania, Jürgen Große

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Jürgen Große, nato nel 1963 a Berlino dove attualmente vive, ha studiato Storia e Filosofia e si dichiara “freier Autor” vale a dire “scrittore libero”. Jürgen Große è molto conosciuto per le sue pubblicazioni di Filosofia, Filosofia della Storia e Storia della filosofia, ma anche per le sue raccolte di aforismi, tanto da essere considerato uno dei più importanti scrittori di aforismi contemporanei in lingua tedesca.

Come aforista Jürgen Große ha pubblicato Aus Zeit und Geschichte (2000), Aus Volk und Familie (2002), Aus Langeweile (2004), Phänomenologie des Unglücks (2007), Nach dem Vergnügen. Kompendium zur bürgerlichen Passion (2009), Fünf Zeitbilder. Geschichtsphilosophische Glossen (2010, una selezione di aforismi di questo libro ha vinto il premio Günter-Bruno-Fuchs-Preis 2010) e infine Die graue Stunde. Eine Serenade in Aphorismen (2010). Per anni Jürgen Große ha anche gestito una rubrica dal titolo “Aphorismenschneise” (“Corridoio aforistico“) presso Il Giornale di Filosofia “der blaue reiter“, mentre da qualche anno una selezione del suo lavoro e anche una anticipazione dei suoi libri appare periodicamente sul giornale “Zeno. Jahrheft für Literatur und Kritik“.

La scrittura aforistica di Jürgen Große è bifronte: da un lato presenta una forma tradizionale, ironica a paradossale, avente come modello i moralisti classici, dall’altra in libri come ad esempio Aus Langeweile o Phänomenologie des Unglücks essa è fortemente sperimentale sia nel contenuto che nella struttura. In particolare Phänomenologie des Unglücks (Fenomenologia dell’infelicità) è uno dei testi più complessi e originali tra quelli apparsi negli ultimi anni in ambito aforistico europeo.

Nell’introduzione a Phänomenologie des Unglücks Jürgen Große scrive che nella casa berlinese in cui vive da 20 anni (in origine un appartamento di servizio del Ministero dell’Interno della DDR) un giorno, spostando dei mobili e dei cassetti e aprendo un armadio a muro, ha trovato appunti, lettere e note lasciate dal precedente inquilino. Molti di questi appunti contengono delle riflessioni sulla infelicità che Jürgen Große ha deciso di riscrivere sia linguisticamente sia concettualmente (il sottotitolo di Phänomenologie des Unglücks è proprio Aus dem Nachlaß eines Vormieters che significa “Dall’eredità di un precedente inquilino”).

Il libro (strutturato in modo organico in capitoli e sottocapitoli, con un titolo “fenomenologia” che come mi scrive l’autore è una parodia di modelli famosi come La fenomenologia dello spirito di Hegel o L’essere e il nulla di Sartre senza contare le molte altre allusioni metafisiche) è composto di aforismi, note di diario, riflessioni e frammenti filosofici sulla infelicità e il dolore di vivere (Unglück in tedesco ha un significato più forte dell’italiano “infelicità” e può anche essere tradotto con “sfortuna” e “sventura”). Come scrive Jürgen Große in uno degli aforismi iniziali, “Si deve parlare dell’infelicità: anche se l’infelicità non si trova nelle parole, nessuna infelicità può fare a meno delle parole”.

Lo stile degli aforismi di Phänomenologie des Unglücks è molto particolare, pieno di folgorazioni e rivelazioni trascritte con una ironia dolente, quasi grottesca: “Einen schlichten Stil schreiben, den Stil des Unglücks” (“Un puro stile di scrivere, lo stile dell’infelicità”). Presento per la prima volta al lettore italiano una selezione di aforismi tratti dal libro. Ringrazio per la traduzione Milena Vallero, traduttrice dal tedesco e Jürgen Große per aver autorizzato la pubblicazione:

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Jürgen Große, Phänomenologie des Unglücks: Aus dem Nachlaß eines Vormieters (Edition Fatal, 2007)

Man muß reden vom Unglück: Unglück findet in Worten nicht statt, aber kein Unglück kommt aus ohne die Worte.

Si deve parlare dell’infelicità: anche se l’infelicità non si trova nelle parole, nessuna infelicità può fare a meno delle parole.

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Der Kummer, den man für sich behält, ist wahrhaftiger als aller Kummer, von dem man erfährt.

Il dolore che si tiene in sé è più vero di tutti i dolori di cui si viene a conoscenza.

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Unterteilung der Welt-Bevölkerung in solche, die gerade ein Unglück erleiden und solche, die es empfinden.

Suddivisione della popolazione mondiale in quelli che soffrono l’infelicità e quelli che la percepiscono.

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Der Topf, aus dem man sein Unglück löffelt, hat einen mehr als doppelten Boden.

Il vaso, da cui si raccoglie l’infelicità, ha un doppio fondo.

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Wir ächzen unter verwirklichten Träumen.

Siamo afflitti da sogni realizzati.

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Aus seinem Leben etwas zu machen heißt gewöhnlich, aus ihm etwas anderes zu machen als Leben.

Fare qualcosa della propria vita di solito significa trasformarla in qualcosa di diverso dalla vita.

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Nicht sein Unglück ist, was dieses Volk bekümmert, sondern daß sein Unglück zu nichts nütze sein soll.

Non della propria infelicità questo popolo si preoccupa, bensì del fatto che la propria infelicità non abbia nulla per essere profittevole.

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Ein sehr altes, sehr häßliches Volk. Ein Volk, das immer gewartet hat – das vom Warten häßlich geworden ist.

Un popolo molto vecchio, molto brutto. Un popolo che si è imbruttito – a causa dell’attesa.

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Mein Herz ist nicht leer. Es ist mit Leere angefüllt.

Il mio cuore non è vuoto. E’ riempito di vuoto.

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Wahrscheinlich ist in dem, was uns kränkt, mehr Notwendigkeit als in dem, was wir bewundern müssen.

Probabilmente in ciò che ci offende c’è più necessità di quanta ce ne sia in ciò che dobbiamo ammirare.

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Alle Erniedrigung begann mit dem Wunsch, geliebt zu sein.

Tutte le umiliazioni sono cominciate con il desiderio di essere amati.

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Der Zyniker – ein enttäuschter Idealist, der Verzweifelte – ein enttäuschter Realist.

Il cinico – un idealista deluso, il disperato – un realista deluso.

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Im Unglück die Zeit schlürfen, die nicht vergeht, im Glück die Gegenwart schlucken, die nicht zu fassen ist.

Nell’infelicità sorseggiare il tempo che non passa, nella felicità ingoiare il presente che non si può afferrare.

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Es gibt kein gestundetes Glück. Es gibt gestundetes Unglück

Non c’è felicità che può essere differita. C’è solo una infelicità differita.

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Man soll das Unglück suchen, bevor es einen gefunden hat.

Si deve cercare l’infelicità, prima che essa ci trovi.

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Wir sind im Glück. Aber wir können dessen Anfang nicht vergessen. Deshalb fürchten wir uns.

Siamo dentro la felicità. Ma non possiamo dimenticare il suo inizio. Perciò abbiamo paura.

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Zweierlei Glück war im Angebot: Traumlosigkeit des Schlafens und Bewußtlosigkeit des Wachens.

Due diversi tipi di felicità erano a disposizione: la mancanza di sogni nel dormire e la perdita di conoscenza nella veglia.

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Die Seele ist die Wunde, die sich selbst das Bluten beibringt.

L’anima è la ferita che insegna a se stessa a sanguinare.

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Nur für den Tod sind wir unersetzlich.

Solo per la morte noi siamo insostituibili.

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Was kann man für die Gesundheit einer Seele tun? Ihr Ausmaß verschweigen.

Cosa si può fare per la salute dell’anima? Nascondere la sua estensione.

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Es gibt ein Unglück aus der Unfähigkeit, eines gewissen Glücks zu bedürfen.

C’è una infelicità che viene dall’incapacità di pretendere una certa felicità.

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Deine Trauer magst du überwinden. Aber daß du niemals deine Geburt überwindest…

Puoi dominare il tuo dolore. Ma non potrai mai superare la tua nascita…

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Gemachtes Glück – Parodie des Unglücks.

La felicità artefatta – la parodia della infelicità.

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Zwei Menschen übervölkern die Einsamkeit mehr als hundert.

Due persone sovrappopolano la solitudine più che un centinaio.

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Die Passion – ein mangelhaftes, ein unvollkommenes Unglück, ein Unglück mit einer Glücksgeschwulst.

La passione – una difettosa, una imperfetta infelicità, una infelicità su cui cresce il tumore della felicità.

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Das Ende der glücklichen Liebe läßt uns unglücklich, das Ende der unglücklichen läßt uns ratlos zurück.

La fine dell’amore felice ci lascia infelici , la fine di quello infelice ci lascia perplessi.

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Schweigende Dummheit, letzte Hoffnung.

La stupidità silenziosa, l’ultima speranza.

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Wer noch verzweifeln kann, wird so schnell nicht alt.

Chi può ancora disperarsi, non invecchia così in fretta.

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Wenn du an die Menschen glauben willst, solltest du wissen, wen du vor dir hast.

Se vuoi credere nelle persone, dovresti sapere chi hai davanti.

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Die Nächstenliebe löst umgebende Dinge und Menschen auf, geht immer weiter, bis alle Welt zittert im Aspik der Freundlichkeit.

La carità scioglie le cose e gli uomini circostanti, va sempre avanti, fino a che tutto il mondo vibra nella gelatina della bontà.

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Der Mensch: das Tier, an dem noch nicht alle Versuche durchgeführt wurden.

L’uomo: l’animale su cui non sono stati ancora effettuati tutti gli esperimenti.

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Die Würde des Unglücks kommt aus seiner Nutzlosigkeit. Daher noch heute unser Respekt vor denen, die sich nutzlos für eine Gottheit zerfleischten.

La dignità dell’infelicità viene dalla sua inutilità. Da ciò ancora oggi il nostro rispetto per coloro che si sono inutilmente dilaniati per una divinità.

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Wir haben mehr verloren, als uns fehlt.

Abbiamo perso più di quanto ci manca.

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Die Welt retten: Wunsch eines Verstoßenen, der um Aufnahme winselt.

Salvare il mondo: il desiderio di un emarginato che chiede lamentosamente accoglienza.

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Der Individualismus ist die Religion jener Masse, die den Einzelnen ans Kreuz schlägt.

L’individualismo è la religione di ogni massa che mette in croce l’individuo.

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Gebet fällt schwer, weil unsere Wünsche zu umfassend und zu nichtig sind.

La preghiera riesce difficile, perché i nostri desideri sono troppo vasti e troppo futili.

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In einem Volk von Atheisten ist Religion das Opium der Gebildeten.

In un popolo di atei la religione è l’oppio dei dotti.

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Der ernsthaftere Gott kennt nur eine religiöse Prüfung: seine Gläubigen.

Il Dio più serio conosce una sola prova religiosa: i suoi credenti.

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Je älter wir werden, desto leichter fällt es, den Glauben zu akzeptieren, und desto schwerer, zu glauben.

Più si invecchia e più è facile accettare la fede, e più è difficile crederci.

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Es ist die Lage des Menschen, worüber Gott und Teufel gemeinsam lachen.

È la condizione dell’uomo, ridere contemporaneamente di Dio e del Diavolo.

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Die Zeit ist die Selbstkritik der Ewigkeit.

Il tempo è l’autocritica dell’eternità.

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Man hat sich angewöhnt, ohne Not in den Spiegel zu sehen; eines Tages grinst daraus das Unglück wie ein Idiot.

Si ha l’abitudine di guardarsi nello specchio senza necessità: un giorno l’infelicità sghignazzerà di questo come un idiota.

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Ich bin ein Sklave, der alles erträgt außer seinen Dienst.

Io sono uno schiavo che sopporta tutto tranne l’atto di servire.

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Ich beginne den Tag mit einer Lüge, ich erhebe mich.

Comincio la giornata con una menzogna, mi alzo.

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Lust haben zu allem, nur nicht zum Leben.

Aver voglia di tutto, ma non della vita.

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Möglicherweise mag ich mein Schicksal mehr als mein Schicksal mich.

Può essere che io ami il mio destino più di quanto il destino ami me.

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Wenn ich sie mit nichts ausfüllen muß, kann mir die Zeit nicht lang werden.

Quando non lo devo occupare con nulla, il tempo può non essere lungo per me.

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Hat mich die Zeit zum Opfer gemacht, dann soll sie auch sorgen für mich.

Il tempo mi ha offerto in sacrificio, quindi esso deve prendersi anche cura di me.

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Sich selbst tötet nur, wer unglücklich verliebt ins Leben ist.

Si suicida soltanto chi è infelicemente innamorato della vita.

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Alles Unglück kommt aus dem Unnötigen.

Tutte le infelicità vengono da ciò che è inutile.

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Der Überfluß ist älter als das Unglück, er hat es freigelassen.

L’abbondanza è più vecchia della infelicità, essa l’ha messa in libertà.

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Gefestigt im Unglück, sieht man sich im Rückblick besudelt vom Glück.

Consolidati nell’infelicità, in uno sguardo retrospettivo ci si scopre contaminati dalla felicità.

3 Comments

  • luca ormelli ha detto:

    Nuovamente grazie Fabrizio; le tue proposte sono sempre eccellenti. Luca

  • gilberto del foglio clandesino e omonime edizioni ha detto:

    sempre un lavoro egregio

  • Anonimo ha detto:

    E’ proprio vero che, come scrivevaTolstoj nel famoso incipit di Anna Karenina, che “Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” ovvero l’infelicità è molto più feconda creativamente rispetto al suo opposto.
    Gran merito di Grosse non essere banale su un terreno così scivoloso e abusato.