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Nella sezione Scrittori di aforismi su Twitter l’articolo di oggi è dedicato a @LesFleursduMar (Fleur). Nella breve nota biografica che mi ha inviato, l’autrice scrive di sé: “Mi ritengo una persona normalissima, a tratti nella mia esistenza sono stata zingara e adoro vivere e lavorare viaggiando”.
@LesFleursduMar si è iscritta a Twitter “per leggere e non per scrivere di se stessa”. E aggiunge: “Sono molto distratta dalle dinamiche sociali di Twitter, ma adoro leggere e bene (seguo poche persone per questo motivo). A volte penso di scrivere per avere la scusa di rimanere qui a leggervi”. E a proposito del suo nickname spiega: “Nasco come LesFleursduMal dalla raccolta di poesie, poi mi suggeriscono quel Mar che mi piace di più e mi si addice (adoro il mare)”.
I tweet di @LesFleursduMar sono frammenti, immagini lente, (“come certe luci certe luci tenui, polverose, sfuocate, lente”), talora pensieri ipnotici (“Una me ipnotica che adora quel cancellare imperfetto e quella musica ritmica dei tergicristalli”) voci di una lingua inafferrabile il cui significato spesso risulta perduto o quantomeno risiede in un “oltre, altro e altrove”, senza tempo né spazio. L’altrove è proprio uno dei leitmotiv di questa anima “zingara” (“La sfida di scegliere un’altra strada. È pericoloso certo, ma è peggio non farlo mai”) il cui posto è lontano, “dove è sempre temporale e arcobaleno e poi ancora. E un gelsomino che profuma tutto l’anno”. Il mare sembra essere la metafora perfetta, con la sua capacità di essere qui davanti ai nostri occhi ma anche a migliaia di km di distanza, e infatti l’autrice si definisce “cuore di scoglio” e “anima di mare”, quasi come certe onde che si ostinano, nella loro femminilità, a percorrere distanze infinite, perché “colori e storie non bastano mai”.
Nella continua ricerca di quel filo invisibile che “permette di ritrovarsi in un oltre o in un altrove”, @LesFleursduMar vive con naturalezza le sue contraddizioni (“Sono sbagliata io e sono sbagliati quelli come me. Persone per cui niente non è qualcosa, se non si può avere tutto”), il suo vivere contro (“adoro vivermi contro”), l’essere sempre “sul filo delle cose giuste o sbagliate”, in quel punto “esatto, irrisolvibile, estremo in cui giusto e sbagliato sono la stessa cosa”, con un sentimento inconfondibile di “lieve malinconia irrisolta” e di nostalgia per qualcosa di perduto.
Presento una selezione di tweet di LesFleursduMar
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LesFleursduMar, Tweet scelti
Non credo se vedo, io credo solo se sento.
Il trucco è ricordarsi sempre cosa dimenticare per essere felici.
Quando qualcuno ti riempie la vita ti accorgi di quanto spazio c’era.
Delle onde adoro la femminilità della loro ostinazione.
Quel punto esatto, irrisolvibile, estremo in cui giusto e sbagliato sono la stessa cosa.
Mi innamoro poco, mi innamoro male.
La felicità la riconosci perché la vorresti raccontare sempre alla stessa persona.
Molti sanno raccontare, ma pochi riescono a farti viaggiare veramente di parole, virgole, tratti, pause e, importantissimi, i silenzi.
L’inizio accade, la durata è da costruire.
Mi piacciono quelle cose tra noi fatte di infiniti inizi e di nessuna fine.
La mia felicità migliore l’ho sempre trovata nei porti insicuri, oltre le aspettative, le cose e le persone scontate.
Tipo quelle giornate in cui sai già che sei concentrata sulla distrazione.
Del giubbotto in pelle nera da teppista selvaggio e di un paio di vecchi anfibi mi piace l’infilarci dentro una Donna.
Di quando non avevi un profumo, ma eri già pelle.
Ostinazione oniriche ad occhi aperti e silenzi da decantare.
Quel cercare nella tua testa e non trovare mai l’uscita.
La sincerità è una forma di seduzione, il fatto è che pochi possono permettersela.
Sono quella che si sveglia all’alba per starsene da sola a respirare il mare.
Strane alchimie che uniscono persone in determinati periodi, magnetismi che poi si disperdono così, senza una causa (apparente).
“Sognare” spessissimo è solo una voce possibile del verbo “Fare”.
La potenzialità terapeutica di carta e penna.
Calcare, sottolineare, stracciare, appallottolare, buttare.
Un altro mondo, io ci ritorno.
Dei due tipi di scrittura.
Quella che scrivi tu e quella che scrive te (la più pericolosa).
Di come il mare per me si trasformi sempre nella nostalgia di una persona.
Adotta anche tu un amore a distanza.
Mi piace così, mi piace pensare a volte al futuro come fosse ancora nelle mani di una bimba che raccoglieva vetri verdi al mare come tesori.
Siate affamati siate folli, ma siate anche disponibili.
Sono una di quelle tossiche che si sveglia all’alba per andare a correre.
La città vuota quando si sentono colori e si ascoltano storie.
Lo vedo arrivare col solito carisma di chi è abituato ad avere tutto sotto controllo.
Viene a riprendersi la sua variabile infinita (me).
Di cose che ti racconti talmente tanto e bene che, se succedessero,
non sarebbero mai.
Il mio oltre che è sempre prima di un altrove.
E se stare con me è stata una cosa complicata, adesso vedrai senza.
Come a scuola ottimi voti, ma sempre all’ultimo banco, respirando libertà salvifiche.
Te ne accorgi perché quando gli parli al cellulare, anche di banalità stupidissime, stringi le spalle e cammini come a schermarti al mondo.
Una me ipnotica che adora quel cancellare imperfetto e quella musica ritmica dei tergicristalli.
Quella malinconia lieve che, in giornate come queste, è l’effetto collaterale perfetto e la controindicazione assoluta.
Di un sogno che ha la stessa fragilità di pensieri di vento.
Un cuore di scoglio e un’anima di mare.
Il mio altrove è un posto dove è sempre temporale e arcobaleno e poi ancora.
E un gelsomino che profuma tutto l’anno.
La felicità, quella che rende certi miei momenti indimenticabili, è anche una vincolante malinconia lieve.
Come già fosse nostalgia.
Quando la mia testa e il mio cuore litigano perché le loro versioni dei fatti non coincidono.
Cioè sempre.
Di quella malinconia irrisolta dei lupi delle fiabe che agiscono per istinto e non per crudeltà.
Il mio viaggio mentale è perfetto quando mi impegno sognando meglio, oltre, altro e altrove.
(sognare è terapia senza controindicazioni).
Sono diventata donna quando il mio punto di riferimento non sono più stati personaggi femminili modaioli, ma mia madre.
Da allora sempre.
Chi ti ama ti sa anche inventare.
C’è sempre qualcosa di buono che scorre tra le righe del leggervi.
C’è sempre qualcuno che ha saputo scrivere anche per me.
Ho sempre avuto un rapporto migliore con i miei difetti che con le mie qualità.
Adoro vivermi contro.
Rimozione forzata di pensieri in divieto di sosta.
Ci sarebbe poi sempre quel “e comunque volevo dirti” che aspetterà per un da qui all’eternità.
Come quando in autostrada vedi il cartello segnaletico di quel posto e dai improvvisa quella sterzata.
Così, oggi mi piacerebbe così.
Certe illusioni sono come terapie a rilascio lento.
Capisci che è finita un’epoca quando ricordi con rimpianto di quando si spegnevano le luci e tu ballavi ancora.
Amando molto i libri, adoro voltare pagina.
Di uomini che trasmettono che sono pazzi di te e poi che non gliene frega nulla.
Di donne che girano lo sguardo e sorridono a un altro.
Che poi nella vita siamo tutti più o meno uguali.
Ci si differenzia nei sogni non nel reale.
Te ne accorgi perché spesso le parole degli altri ti girano le sinapsi tutte, ci fanno un giro ed escono senza che tu abbia capito nulla.
Il mio nemico più pericoloso: le emozioni forti, regressive, quelle che navigano pericolosamente sul filo delle cose giuste o sbagliate.
Sono sbagliata io e sono sbagliati quelli come me.
Persone per cui niente non è qualcosa, se non si può avere tutto.
Ci sono cose di cui non vuoi o non puoi parlare con nessuno, ma qualcuno può leggerle.
Quel filo invisibile che lasci e ti permette di ritrovarti in un oltre o in un altrove.
Disciplino disordini.
Divento pericolosa quando vorrei uccidere certe voci dentro di me, e invece no, le ascolto.
E’ che tu devi restituirmi quel sogno.
Te l’ho prestato, ma è mio e lo rivoglio.
Amo gli animali e adoro i bambini.
Il problema sono certi umani, adulti
Non bisognerebbe mai scriversi quando le parole non sono in vena.
Quel pazzo maleducato del mio cuore. Un ribelle irriducibile il cui battito anarchico non sbaglia mai.
Io più di chiuderlo il cerchio ho sempre voglia di aprirlo. Adoro gli inizi.