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Nella sezione Scrittori di aforismi su Twitter l’articolo di oggi è dedicato a @anobianJulie (La Fata Carabina). Nella breve nota biografica che mi ha inviato, l’autrice dice di sé: “Scrivo su Twitter perché per me è libertà e creatività, un modo per esprimersi a 360 gradi senza badare ai limiti. Qui la parola diventa elastica, dominata solo dalla più totale libertà di storpiarla e così tutto diventa un gioco, una fantasia, spingendosi oltre i confini quotidiani. Per me uno sfogo, dato che per mestiere devo usare un linguaggio ben incardinato e predeterminato, inflessibile. Sembra uno spazio privato e intimo, senza esserlo. La condivisione moltiplica gli stimoli e la fantasia non incrocia ostacoli. Non so quanto di me ci sia in quello che scrivo, spesso niente, credo (credevo?), ma sicuramente mi diverto molto”.
A proposito della scelta del nick AnobianJulie, l’autrice mi spiega: “Mi sono iscritta ad aNobii nel 2008 col nome di Julie e così anche a Twitter, che però ho iniziato ad usare solo nel novembre 2012, mentre preparavo un importante esame (giusto per evitare distrazioni, eh). Da qui ‘anobianJulie’, la Julie Corrençon di Pennac, compagna di Benjamin Malaussène. Un personaggio che mi ha sempre affascinato per la sua forza, lealtà e determinazione. ‘La Fata Carabina’ oltre ad essere uno dei miei libri preferiti mi piace per l’insieme di fantasia e “pungevolezza” che suggerisce”.
Leggendo la timeline di @anobianJulie si percepisce una sensazione di scompenso tra l’orientamento che l’autrice vorrebbe dare alla propria vita, e la curva imprevista che poi la vita descrive. In suo tweet l’autrice scrive di sentirsi “come la palla un momento prima di finire irrecuperabile nel giardino del vicino pazzo”. E in un altro tweet scrive che le tessere della propria esistenza “più che un puzzle formano un domino. E non te ne accorgi se non quando ha inizio la cascata”
L’esistenza è casuale, un “Punto e a caso”, si vive quasi sempre sotto un “dubbifragio” alla ricerca di improbabili certezze e “La verità, tutta la verità” è “tutt’altro che la verità”. Ma per fortuna @anobianJulie ha la capacità di difendersi dalla caoticità e casualità dell’esistenza attraverso l’uso di una sublime ironia, (“Cogliere l’ironia e farne ghirlande”), che consente di prendere le distanze dalle cose e dalle persone unita a una delicatezza speciale che le fa osservare le cose con un misto di incredulità e rassegnazione. E’ come se @AnobianJulie guardasse il mondo e si chiedesse: “Ma è proprio così”. E così l’autrice non ha parole “quando sono milioni ma cercano di passare tutte dalla stessa porta contemporaneamente” oppure con incredulità pensa “Che strana questa cosa che siete nel mio telefono ma non nella mia vita” e sul male si interroga stupita “Chissà che intenzioni ha, la parte di male che non viene per nuocere” e sugli oggetti riflette: “Perché accumuliamo tutti questi oggetti? Il mio gatto ha se stesso e sta benissimo..”-
Nell’ironia dell’autrice c’è ovviamente anche tanta autoironia. @anobianJulie si descrive nella sua imperfezione (“A giudicare da come metto lo smalto o l’eyeliner, dovreste ringraziarmi che non ho scelto di fare il chirurgo” e anche “Mi riconoscerai senz’altro, sono quella con i segni del cuscino sulla faccia”), nella sua inadeguatezza a vivere la vita a cui pur deve partecipare (“Cogliere occasioni e metterle a seccare tra le pagine di un libro”), nella sua accidia (“Quando ho una mezza idea di andare a correre vince sempre l’altra metà”), nel suo essere svagata e con la testa fra le nuvole (“Da piccola avevo capito che Donato fosse il nome del cavallo, non so se rendo l’idea”), nel suo far “fior fior di tragedie, grazie a drammi e drammi di esercizio”.
Grazie all’ironia e alla delicatezza dell’autrice si percepisce forse l’amarezza, qualche volta il dramma, ma mai il pessimismo. C’è in @AnobianJulie piuttosto una strana incredulità e svagatezza, e anche inquietudine e mancanza di certezze, la sensazione di essere sospesi come un equilibrista sulla corda in attesa che le cose cambino. E le cose possono anche cambiare, perché in fondo come scrive in un suo tweet “Se si chiama ostacolo significa che puoi saltarlo”.
Presento una selezione dei migliori tweet di @anobianJulie
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@anobianJulie, Tweet scelti
Se si chiama ostacolo significa che puoi saltarlo.
Scusa, non ho capito bene, puoi RIP?
Che l’aspetto è molto ingannevole l’ho imparato un giorno a caso mettendo il sale nel caffè.
A giudicare da come metto lo smalto o l’eyeliner, dovreste ringraziarmi che non ho scelto di fare il chirurgo.
Mi sentirei tanto più leggera se riuscissi più spesso a sorvolare.
Cogliere occasioni e metterle a seccare tra le pagine di un libro.
Mi sento come la palla un momento prima di finire irrecuperabile nel giardino del vicino pazzo.
La mia idea di felicità si avvicina a quelli che nel loro disordine trovano tutto.
Che strana questa cosa che siete nel mio telefono ma non nella mia vita.
Non ti accorgi, ma ogni tessera più che un puzzle forma un domino. E non te ne accorgi se non quando ha inizio la cascata.
Si sta come sulla scacchiera nell’unica casella in cui non ti mangiano.
Non è disordine, è ordine sparso.
L’ebete è un sempreverde.
ti è rimasto un po’ di ottimismo tra i denti.
Vado, manometto i freni inibitori e torno.
Metto in acqua un mazzolino di attimi appena colti.
Scrivete tweet più corti che siamo stanchi.
Ma per tazza grande intendete il cesso?
Indosso un attimo la faccia da sepropriodevo e sono subito da te.
Chissà che intenzioni ha, la parte di male che non viene per nuocere.
Da piccola avevo capito che Donato fosse il nome del cavallo, non so se rendo l’idea.
Non ho parole si usa quando sono milioni ma cercano di passare tutte dalla stessa porta contemporaneamente.
Punto e a caso.
(Spesso è l’inizio migliore)
Rabbia –> delusione –> rancore –> rimozione –> indifferenza.
In un mondo parallelo e molto più giusto siamo dotati di spruzzo come le seppie.
Mi travesto da critica costruttiva e sono subito da te.
Già lo sapevo che le cantonate sono come le ciliegie.
Mi sentirei tanto più leggera se non dovessi portarmi sempre dietro tutta questa pazienza.
Come sport, tiro conclusioni affrettate.
Non è tanto paura di andare in pezzi, ma di esplodere e non trovarli più.
La verità, tutta la verità, tutt’altro che la verità.
Mi dispiace, devo andare, ho lasciato l’illusione in doppia fila.
Chi tuba, chi tituba, chi un tubo.
Sono al settimo cielo nuvoloso.
Ognuno ha i suoi guasti.
Ti hanno eletto prodotto del danno.
Stasera non posso, ho una serie di cose urgenti da dimenticare.
Vado un attimo alla sprovvista e torno.
Mi dispiace, non posso. Sono stanchissima, devo fare mille cose, poi se trovo il tempo pensavo anche di morire in un angolo.
Attenzione alla distanza tra percezione e paranoia.
Mi riconoscerai senz’altro, sono quella con i segni del cuscino sulla faccia.
Se mi cercate, sono al confine tra incredulità e rassegnazione.
Più accantono certi pensieri, più la montagnetta si nota.
Rigiro un altro paio di frittate e possiamo metterci a tavola.
Dove vi nascondete nel mondo vero?
Ma tutta quest’amarezza quotidiana voi dove la stipate?
Tutti questi sensi di colpa di fulmine.
Quando nascondi una cosa e poi non la ritrovi più. Mai che càpiti coi pensieri.
Cogliere l’ironia e farne ghirlande.
Ho vomitato l’anima, gemella.
Perché dire le cose in faccia quando puoi scriverle, arrotolarle in una bottiglia di vetro e affidarle alle onde?
Quando ho una mezza idea di andare a correre vince sempre l’altra metà.
Non è che sono poco reattiva, non colgo gli attimi perché recisi appassiscono.
Imparo sempre dai miei sbadigli.
Mi spiace non posso, devo andare a male e sono già in ritardo.
Mi faccio i miei castelli in aria dotati di fossato, così la realtà ci mette un po’ di più a metterli a ferro e fuoco.
Sono sotto un dubbifragio, avete una certezza?
Perché accumuliamo tutti questi oggetti? Il mio gatto ha se stesso e sta benissimo.
Per tenermi in forma, sollevo polveroni e volo via con loro.
Piove. Ma conosci altri modi per vedere l’arcobaleno?
Lo voglio molto forsemente.
Se ti fa piacere possiamo contrariarci verso le 7.
Come si smacchia l’incoscienza?
Certe supposizioni ve le farei usare come supposte.
Ad un certo punto di sutura.
Oggi non posso, devo esercitarmi col ghiaccio secco per dissolvermi nella nebbia in caso di necessità.
Come hobby, elenco mentalmente le cose che dovrei fare oggi e le sparpaglio lungo un mese.
Si sta come l’equilibrista sulla corda del tiro alla fune.
Se fossi in voi con l’aureola ci giocherei a frisbee.
Faccio fior fior di tragedie, grazie a drammi e drammi di esercizio.
AAA cercasi modo alternativo per sfogare tutte queste emozioni. Astenersi lacrime. Astenersi scenate isteriche. Gradita compostezza.
I conti tornano e i torni contano.
Quella strana sensazione di frenare sul traguardo, prendere una boccata d’aria, vedere più limpido e ripartire.
Cose che ho in comune con Fabio Volo:
1) la nazionalità;
2)
Sono molto pazzionale.
Tutto il tempo a bere, ridere e scherzare e il bicchiere era persino vuoto.
Quando cuocio nel mio brodo mi porto sempre un buon libro e le candele.
Tra i cinque sensi si annovera il buon gusto.
In certe giornate faccio fatica a distinguere se quello grigio è il cielo o il mio umore.
Oggi sono particolarmente spirata.
Le cose troppo infiocchettate generano diffidenza.
Con la tentazione un tentativo lo farei.
Quelli che spariscono da un giorno all’altro ti lasciano giusto il tempo di trovare un buon nascondiglio per quando ricompariranno.
Il treno delle 12:45 per Ramengo è in partenza dal binario 3. Ferma in tutte le stazioni.