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Frasi, citazioni e aforismi di Hannah Arendt

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Il Doodle di oggi è dedicato a Hannah Arendt, nel giorno del 108° anniversario dalla nascita della scrittrice e filosofa tedesca. Nata ad Hannover nel 1906 e morta New York nel 1975, Hannah Arendt fu perseguitata a causa delle origini ebraiche e fu costretta a lasciare la Germania nel 1933 per raggiungere prima Parigi, poi New York dove ottenne la cittadinanza statunitense. Tra le opere più importanti Il concetto d’amore in Agostino, Le origini del totalitarismo e La banalità del male

Presento qui di seguito le 25 frasi e citazioni più celebri di Hannah Arendt. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi di Primo Levi e Frasi, citazioni e aforismi di Simone Weil.

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Frasi, citazioni e aforismi di Hannah Arendt

Hannah_Arendt

La triste verità è che molto del male viene compiuto da persone che non si decidono mai ad essere buone o cattive.

Si potrebbe concludere che più un bugiardo ha successo, più gente riesce a convincere, più è probabile che finirà anche lui per credere alle proprie bugie.

Il guaio del caso Eichmann era che uomini come lui ce n’erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali.

Certamente il fascismo e’ stato già sconfitto una volta, ma siamo ben lungi dall’aver sradicato definitivamente questo male supremo del nostro tempo: le sue radici sono infatti profonde e si chiamano antisemitismo, razzismo, imperialismo.

Coloro che non sono innamorati della bellezza, della giustizia e della sapienza sono incapaci di pensiero.

Il rivoluzionario più radicale diventerà un conservatore il giorno dopo la rivoluzione.

La guerra non restaura diritti, ridefinisce poteri.

Gli uomini muoiono, ma non sono fatti per morire. Sono creati per incominciare.

A differenza della natura, la storia è piena di eventi.

L’equivalenza non fa bene alla democrazia. Dire che tutto è uguale non è conquista di civiltà, ė nichilismo. Bisogna fare delle differenze.

La manifestazione del vento del pensiero non è la conoscenza; è l’attitudine a discernere il bene dal male, il bello dal brutto.

Una forte tendenza al rifiuto di obbedire è spesso accompagnata da una tendenza altrettanto forte al rifiuto di dominare e di comandare.

E’ proprio di ogni nuovo inizio di irrompere nel mondo come “una infinita improbabilità”: pure, questo infinitamente improbabile costituisce di fatto il tessuto di tutto quanto si chiama realtà.

Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto oppure il comunista convinto, ma le persone per la quale non c’è più differenza tra realtà e finzione, tra il vero e il falso.

Non si nasce eguali; si diventa eguali come membri di un gruppo in virtù della decisione di garantirsi reciprocamente eguali diritti. La nostra vita politica si basa sul presupposto che possiamo instaurare l’eguaglianza attraverso l’organizzazione, perché l’uomo può trasformare il mondo e crearne uno di comune, insieme coi suoi pari e soltanto con essi.

Oggi è raro incontrare persone che credano di possedere la verità; ci confrontiamo invece costantemente con quelli che sono sicuri di avere ragione.

La società di massa non vuole la cultura ma gli svaghi.

Le promesse sono il modo tipicamente umano di mettere ordine nel futuro, rendendolo prevedibile e affidabile nella misura in cui ciò è umanamente possibile.

Non si può ricordare qualche cosa a cui non si è pensato e di cui non si è parlato con se stessi.

Senza un’informazione basata sui fatti e non manipolata, la libertà d’opinione diventa una beffa crudele.

Se la legalità è l’essenza del governo non tirannico e l’illegalità quella della tirannide, il terrore è l’essenza del potere totalitario.

L’insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al fanciullo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini adulti della terra, che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo.

Vivere insieme nel mondo significa essenzialmente che esiste un mondo di cose tra coloro che lo hanno in comune, come un tavolo è posto tra quelli che vi siedono intorno.

I campi di concentramento e di sterminio servono al regime totalitario come laboratori per la verifica della sua pretesa di dominio assoluto sull’uomo. Il dominio totale, che mira a organizzare gli uomini nella loro infinita pluralità e diversità come se tutti insieme costituissero un unico individuo, è possibile
soltanto se ogni persona viene ridotta a un’immutabile identità di reazioni, in modo che ciascuno di questi fasci di reazioni possa essere scambiato con qualsiasi altro. Si tratta di fabbricare qualcosa che non esiste, cioè un tipo umano simile agli animali, la cui unica «libertà» consisterebbe nel «preservare la specie».

I Lager servono, oltre che a sterminare e a degradare gli individui, a compiere l’orrendo esperimento di eliminare, in condizioni scientificamente controllate, la spontaneità stessa come espressione del comportamento umano e di trasformare l’uomo in un oggetto, in qualcosa che neppure gli animali sono.

L’uomo può essere in armonia con se stesso se esiste un accordo di due o più suoni; per essere uno egli ha bisogno degli altri. Solo nel rapporto con gli altri egli può vivere l’esperienza della libertà

Nessuno che impari a pensare può tornare a obbedire come faceva prima, non per spirito ribelle, ma per l’abitudine ormai acquisita di mettere in dubbio ed esaminare ogni cosa.

E’ anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. E’ una sfida al pensiero, come ho scritto, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale.