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Frasi, citazioni e aforismi di Oriana Fallaci

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Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006) è stata scrittrice e giornalista. Giovanissima ha preso parte alla Resistenza italiana ed è stata la prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale.

Presento qui di seguito una raccolta di frasi, citazioni e aforismi di Oriana Fallaci. Una serie di riflessioni e pensieri sulla vita, l’amore, la guerra, l’Islam, l’Italia, le donne, il giornalismo, l’ipocrisia, il dovere, la passione, il coraggio.

Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi sulla guerra e Le 100 frasi più belle sulla vita.

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Frasi, citazioni e aforismi di Oriana Fallaci

Oriana Fallaci

Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.

Io non mi sono mai sentita tanto viva come dopo una battaglia dalla quale sono uscita viva e indenne…. E’ dopo aver vinto quella sfida che ti senti così vivo. Vivo quanto non ti senti nemmeno nei momenti più ubriacanti di gioia o nei momenti più travolgenti d’amore.

Chi ama la vita non riesce mai ad adeguarsi, subire, farsi comandare. Chi ama la vita è sempre con il fucile alla finestra per difendere la vita. Un essere umano che si adegua, che subisce, che si fa comandare, non è un essere umano.

L’amo con passione la vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere: il regalo dei regali. Anche se si tratta d’un regalo molto complicato, molto faticoso, a volte doloroso.

Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie… lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità

Il niente è da preferirsi al soffrire? Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente.

Quello che avevo da dire l’ho detto. La rabbia e l’orgoglio me l’hanno ordinato. La coscienza pulita e l’età me l’hanno consentito.

Chi ha detto che essere belli vuol dire avere dei bei tratti? A volte essere belli significa avere spirito, eleganza, dignità.

II fatto è che le rivolte dell’anima sono irreversibili, una volta avviate non si arrestano più.

La vita ha quattro sensi: amare, soffrire, lottare e vincere.
Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince.
Ama molto, soffri poco, lotta tanto, vinci sempre.

Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esiste potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che chiede d’essere ascoltata.

A restare incinte, a morire partorendo e abortendo o non abortendo siamo noi donne, che vi piaccia o meno. Abbiamo sfidato per millenni il vostro inferno e lo faremo ancora.

So perdonare uno sbaglio, ma non so perdonare una cattiveria.

E quest’Italia, un’Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade.

Per non assuefarsi, non rassegnarsi, non arrendersi, ci vuole passione. Per vivere ci vuole passione.

Viviamo in democrazie deboli e pigre, dominate dalla Paura.
Paura di pensare, di parlare, di non essere allineati, obbedienti e servili.
Paura di essere Liberi insomma, di prendersi rischi, di avere coraggio.
Io non ho paura.

La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato

L’abitudine è la più infame delle malattie, perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte.
Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portare le catene a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto. L’abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente e cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d’averla addosso ogni gesto s’è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci.

Esiste una rabbia che non ha niente a che fare con la cattiveria. E’ il ruggito di chi sta difendendo la propria fragilità.

Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione.
Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizia che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po’ di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s’accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono.

Inaridisce, la delusione. Demolisce. Sia che te la imponga un individuo o un gruppo, sia che te la infligga una speranza o un’idea, t’annienta.

Non v’è uomo o donna colpevole verso di me che non sia finito nella Siberia dei miei sentimenti.

Lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso responsabile, artefice di se stesso; difendete il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.

Io non sono un venditore di parole. Sono un venditore di idee che paga sempre per le sue idee, giuste o sbagliate. E quando gli stupidi hanno paura di me e non vogliono essere intervistati da me io rispondo: «Non hanno paura di me. Hanno paura della verità.

Rifiuto di rinunciare a me stesso e rassegnarmi. Un uomo rassegnato è un uomo morto prima di morire, ed io non voglio essere morto prima di morire. Non voglio morire da morto! Voglio morire da vivo!

Se nascerai uomo non dovrai temere d’essere violentato nel buio di una strada. Non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace.

L’amore da una parte sola non basta. Non si regala l’anima a chi non è disposto a regalare la sua. Chi non fa regali, non apprezza regali… Dio non si inventa, e neppure l’amore.
L’amore è un dialogo, non un monologo.

Per raccontare gli uomini, questi bizzarri animali che fanno ridere e piangere insieme, bastano due sentimenti che in fondo sono due ragionamenti: la pietà e l’ironia.

Ogni nostro gesto è un atto di guerra. Ogni nostra azione quotidiana è una forma di guerra che esercitiamo contro qualcuno o qualcosa.

Nella Vita e nella Storia vi sono casi in cui non è lecito aver paura. Casi in cui aver paura è immorale e incivile.

La vita è una strada di sassi, sassi contro cui si inciampa, si cade, ci si ferisce.
Sassi contro cui bisogna proteggersi con scarpe di ferro. Ma neanche questo basta perché mentre proteggi i piedi c’è sempre qualcuno che raccoglie una pietra per tirartela in testa.

Tu che non sai perché rido così forte quando rido, e piango così fitto quando piango, e mi accontento di così poco quando mi accontento, ed esigo tanto quando esigo.

Perché solo chi ha molto pianto sa ridere bene.

Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico

“Il palcoscenico puoi attraversarlo alla svelta. Non conta il tempo che ci metti, l’importante è attraversarlo bene”.
“E cosa significa?”
“Significa non cadere nel buco del suggeritore. Significa battersi”.

Uno dei difetti che caratterizzano voi politici è la presunzione di poter prendere in giro la gente, trattarla come se fosse cieca o imbecille, dargli a bere fandonie, negare o ignorare le realtà più evidenti, più visibili, più tangibili.

Negli abbracci forsennati o dolcissimi non era il tuo corpo che cercavo bensì la tua anima, i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, i tuoi sogni, le tue poesie.

Se tu fossi stato con me t’avrei chiesto scusa. Oppure aiuto. Invece non c’eri; incredibile come gli altri manchino sempre nei momenti in cui se ne ha bisogno; passi giorni, mesi, anni interi con qualcuno a cui non hai da dir nulla e nel momento in cui hai da dirgli qualcosa, magari scusami, aiuto, lui non c’è e tu sei solo.

Ogni cosa è fatta da tre punti di vista: il mio, il suo, e la verità.

Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra.

Gli Osama Bin Laden sono decine di migliaia, ormai, e non stanno soltanto in Afghanistan o negli altri paesi arabi. Stanno dappertutto, e i più agguerriti stanno proprio in Occidente. Nelle nostre città, nelle nostre strade, nelle nostre università, nei gangli della tecnologia. Quella tecnologia che qualsiasi ottuso può maneggiare. La Crociata è in atto da tempo. E funziona come un orologio svizzero, sostenuta da una fede e da una perfidia paragonabile soltanto alla fede e alla perfidia di Torquemada quando gestiva l’Inquisizione. Infatti trattare con loro è impossibile. Ragionarci, impensabile. Trattarli con indulgenza o tolleranza o speranza, un suicidio. E chi crede il contrario è un illuso.

Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po’ più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto. Distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra scienza, la nostra morale, i nostri valori, i nostri piaceri.

L’Islam è il Corano. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani.

Che senso ha rispettare chi non rispetta noi? Che senso ha difendere la loro cultura o presunta cultura quando essi disprezzano la nostra?

Il fanatismo è il primo nemico della libertà di pensiero. E a questo credo io mi piegherò sempre, per questo credo io pagherò sempre: ignorando orgogliosamente chi non capisce o chi per i suoi interessi e le sue ideologie finge di non capire.

Se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po’ più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto

Se dici la tua sul Vaticano, sulla Chiesa Cattolica, sui Papa, sulla Madonna, su Gesù, sui Santi, non ti succede nulla. Ma se fai lo stesso con l’Islam, col Corano, con Maometto, coi figli di Allah, diventi razzista e xenofobo e blasfemo e compi una discriminazione razziale.

La Patria non è un’opinione. O una bandiera e basta. La Patria è un vincolo fatto di molti vincoli che stanno nella nostra carne e nella nostra anima, nella nostra memoria genetica. È un legame che non si può estirpare come un pelo inopportuno.

In Italia si parla sempre di Diritti e mai di Doveri. In Italia si finge di ignorare o si ignora che ogni Diritto comporta un Dovere, che chi non compie il proprio dovere non merita alcun diritto.

La natura umana è così inesplicabile, ciò che divide il bene dal male è un filo talmente sottile, talmente invisibile. Non dissi nulla e pensai che, a volte, quel filo si spezza tra le tue mani mischiando il bene e il male in un mistero che ti smarrisce. In quel mistero, non osi più giudicare un uomo.

Tra un uomo e una donna ciò che chiamano amore è una stagione. E se al suo sbocciare questa stagione è una festa di verde, al suo appassire è solo un mucchio di foglie marce

È la vita. A volte credi che due occhi ti guardino e invece non ti vedono neanche. A volte credi d’aver trovato qualcuno che cercavi e invece non hai trovato nessuno. Succede. E se non succede, è un miracolo. Ma i miracoli non durano mai.

La rivoluzione più grande è, in un paese, quella che cambia le donne e il loro sistema di vita. Non si può fare la rivoluzione senza le donne. Forse le donne sono fisicamente più deboli ma moralmente hanno una forza cento volte più grande.

Sono qui per spiegare quanto è ipocrita il mondo quando si esalta per un chirurgo che sostituisce un cuore con un altro cuore; e poi accetta che migliaia di creature giovani, col cuore a posto, vadano a morire come vacche al macello per la bandiera. È da quando sono al mondo che mi rompono l’anima con la bandiera, la patria, in nome di queste sublimi sciocchezze mi impongono il culto di uccidere, essere uccisa, e nessuno mi ha ancora detto perché uccidere per rapina è peccato, uccidere perché hai un’uniforme è glorioso.

Incredibile come il dolore dell’anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell’anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare.

Si è sempre affascinati dal vuoto. Più è fondo, più è buio, più esso ci attrae.

Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è nell’ordine: un imbecille, un disonesto, un fanatico.

La Vita non è uno spettacolo muto o in bianco e nero. È un arcobaleno inesauribile di colori, un concerto interminabile di rumori, un caos fantasmagorico di voci e di volti, di creature le cui azioni si intrecciano o si sovrappongono per tessere la catena di eventi che determinano il nostro personale destino.

L’amara scoperta che Dio non esiste ha ucciso la parola destino. Ma negare il destino è arroganza, affermare che noi siamo gli unici artefici della nostra esistenza è follia: se neghi il destino, la vita diventa una serie di occasioni perdute, un rimpianto di ciò che non è stato e avrebbe potuto essere, un rimorso di ciò che non si è fatto e avremmo potuto fare, e si spreca il presente rendendolo un’altra occasione perduta.

Io non scrivo per divertimento o per soldi. Scrivo per dovere.

Dev’esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che trovano gloriosa o eccitante la guerra. Non è nulla di glorioso, nulla di eccitante, è solo una sporca tragedia sulla quale non puoi che piangere. Piangi a quello cui negasti una sigaretta e non è tornato con la pattuglia; piangi su quello che hai rimproverato e ti s’è disintegrato davanti; piangi su lui che ha ammazzato i tuoi amici.

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