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Le frasi e le battute più belle di Totò

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Antonio de Curtis, in arte Totò, (Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967), soprannominato «il principe della risata», è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiani.

Presento una raccolta delle frasi e battute più belle di Totò tratte dai suoi film. Tra i temi correlati si veda Woody Allen, frasi e aforismi su sesso, donne, Dio e psicoanalisi, Le frasi più belle di Charlie Chaplin e Frasi, citazioni e battute divertenti di Groucho Marx.

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Le frasi e le battute più belle di Totò

Totò

Fermo con le mani, 1937

Parli come badi, sa?!

Toglimi una curiosità, tuo zio è sempre morto?

“Eppure la vostra faccia non è nuova per me”. Totò: “Neanche a me, ce l’ho da che son nato”.

Non mi sono insediato: qui non ci sono sedie.

Il funzionario civico municipale è un aggettivo qualificativo di genere funzionatorio.

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San Giovanni decollato, 1940

Che cosa ho chiesto a San Giovanni? Un terno? una quaterna? una cinquina? Niente di tutto questo, ma una sciocchezzuola, una bazzecola, una quisquilia, una pinzellacchera: far cadere la lingua a mia moglie.

Perciò, mio carissimo signor ciabatttino, queste scarpe sono da fiera. Sei e cinquanta. E se non sapete fare il calzolaio, andate a fare il farmacista , che è meglio. Rimembris omnibus, cioè ricordati uomo, che calzolaio si nasce, non si diventa.

Non so leggere, ma intuisco.

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Due cuori fra le belve – Totò nella fossa dei leoni, 1943

L’uomo discende dalla scimmia. Io no perché sono raccomandato.

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Il ratto delle sabine, 1945

‘Giulietto e Romera’, il capolavoro di Scic e Spirre.

Aristofane è morto? E quando è successo? Duemila anni fa? Dio, come passa il tempo.

Siamo nel settecento avanti Cristo? Perbacco! In pieno Rinascimento.

Voi siete un attore e io vi ammiro, come uomo e come cane, ma voi non potete essere stato una spalla, voi non avete mai fatto nemmeno il ginocchio.

Anche se è civile, la morte sempre morte è.

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I due orfanelli, 1947

Chi dice che il denaro non fa la felicità, oltre a essere antipatico, è pure fesso.

Il denaro fa la guerra, la guerra fa il dopoguerra, il dopoguerra fa la borsa nera, la borsa nera rifà il denaro, il denaro rifà la guerra.

In guerra sono tutti in pericolo, tranne quelli che hanno voluto la guerra.

“Mi sembrate annoiato. Ma come, non è bello essere duca?”. “Sì, ma… sapete com’è: è una carriera senza avvenire”

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Fifa e arena, 1948

A proposito di politica, ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare?

Io non rubo, integro. D’altra parte in Italia chi è che non integra?

Sono ghiotto di ossobuchi, ma mangio solo il buco perché l’osso non lo digerisco.

“Vola spesso lei?” Passeggero aereo: “Ah, sì!” “Ma allora è un volatile! Io sono un mammifero”.

Ottimista, pessimista, esistenzialista… Veramente io sono farmacista.

Sono fra’ Pasquale da Casoria, oriundo; ora mi sono trasferito a Monza. Sono parte napoletano, parte di Casoria, in casa eravamo bilingue.

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Totò al Giro d’Italia, 1948

Si dice che l’appetito vien mangiando, ma l’appetito viene a star digiuni.

Vi ringrazio amici di essere intervenuti a questa mia vittoriosa sconfitta.

Per i campioni sportivi, niente fumo, niente vino e niente donne. Ma allora che vincono a fare?

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Totò cerca casa, 1949

Lei vuole sposare mia figlia? No, non se ne fa niente: a me i generi non interessano, a meno che non siano alimentari.

La vedova è la moglie di un cadavere.

Signora, ma come, lei si spoglia così davanti a un uomo maschile?

Futurista? impressionista? realista? Veramente io sono socialdemocratico monarchico napoletano.

Avete fatto caso che l’ultima domenica di Carnevale i cimiteri sono un mortorio?

Il morto, prima di tutto, era vecchio, aveva duecento anni e a duecento anni si muore.

Un posto da guardiano del cimitero non si rifiuta: a cimitero donato non si guarda in bocca. E poi in casa c’è un silenzio di tomba.

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Totò Le Mokò, 1949

Io sono integro e puro, sia di corpo che di spirito: non ho commesso peccati né di carne né di pesce.

Ma lo vuol capire? Lei è un cretino! Si specchi, si convinca!

Mi stanno per arrestare, è una questione di secondi, anzi di secondini.

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L’imperatore di Capri, 1949

C’era un attore che aveva 100 paia di scarpe: tante gliene avevano tirate.

Secondo alcuni, la donna si conquista con uno scudiscio in mano e una rosa nell’altra. Ma io, con le mani impicciate, come faccio?

Elena di Troia… Troia… Troia: questo nome non mi è nuovo.

Oggi per fare colpo bisogna essere eccentrici e futili. Bisogna futilizzarsi.

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Totò cerca moglie, 1950

Signora, sono a sua completa disposizione, corpo, anima e frattaglie.

Vorrei una moglie, possibilmente di prima mano.

“Io non capisco che razza di arte è la tua: astrattista, futurista, esistenzialista?” Totò: “La mia arte è assenteista, cioè vale a dire: nelle mie opere manca sempre qualche cosa…”

Sono un tipo virtualmente virtuale.

Il matrimonio non m’interessa, voglio restare nubile. Lo so, si dice celibe; ma tanto, nubile o celibe, sempre scapolo è.

L’aria condizionata è un prodotto della civiltà, ma io mica mi posso prendere una polmonite civile.

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47 morto che parla, 1950

Era un uomo così antipatico che dopo la sua morte i parenti chiesero il bis

E io pago… e io pago!

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Totò sceicco, 1950

È vero, ho rubato per venticinque anni, ma l’ho fatto per alleviare le sofferenze di un orfano, povero, senza casa, senza madre, né padre: io.

Ho cercato di fermarlo con la forza, c’è stato un vero colluttorio.

Marchese: “Coraggio Antonio, moriamo da forti”. “Signor marchese, io preferirei vivere da debole”.

Morire, morire, che noia! Tutto il giorno sotto terra, con le solite facce dei vermiciattoli. È vero, ci sono i fuochi fatui, ma solo la domenica. Per il resto della settimana si sta chiusi in cassa: una vita da morti.

Guardaroba? Guarda che roba!!

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Figaro qua, Figaro là, 1950

Il coraggio ce l’ho. È la paura che mi frega.

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Totòtarzan, 1950

Sono un uomo della foresta, un forestiero.

Terra ai contadini, ferrovie ai ferrovieri, cimiteri ai morti.

Questa è la civiltà : hai tutto quello che vuoi quando non ti serve.

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Le sei mogli di Barbablù, 1950

“Ma allora tu sei partenopeo!”. Totò: “Parte nopèo e parte napoletano”.

“Io sono Ladizlao Tzigeti!” Totò: “Tzigeti! Più che un cognome mi sembra un raffreddore!”

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Guardie e ladri, 1951

“Ma come, lei è cosi grosso e non commendatore?” “Ma perché, i commendatori vanno a peso?”

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Totò terzo uomo, 1951

Si dice che l’occasione fa l’uomo ladro, ma anche per la donna non ci metterei la mano sul fuoco.

Vorrei un caffè corretto con un po’ do cognac, più cognac che caffè… anzi, giacché si trova, mi porti solo una tazza di cognac e non se ne parla più.

Non bevi, non fumi, non vai con le donne; lo vuoi un consiglio? Sparati?

“Il carcere costruito così mi sembra troppo comodo!” Totò: “E comodo deve essere se volete attirare i clienti!”

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Totò a colori, 1952

Sono un uomo di mondo: ho fatto tre anni di militare a Cuneo.

Lei non sa chi sono io.

La serva serve, soprattutto se è bona, serve eccome!

Ogni limite ha una pazienza.

Le spie, a volte, per non fare scoprire i loro segreti, mangiano le carte: sono cartivore.

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Dov’è la libertà?, 1952

In galera l’aria, quando riesce a passare, è ottima.

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Totò e le donne, 1952

E’ incredibile come un bipede di genere femminile possa ridurre un uomo.

La signorina è illibata e solo io, il marito, la posso “dissillibare”.

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Totò e Carolina, 1953

Nella vita non siamo mai soli, abbiamo sempre qualche appendicite.

Io sono fortunato, io: ho la macchina rovinata, un vestito quasi nuovo da buttare via, la salute manomessa, forse una broncopolmonite con prognosi riservata, la capa scassata. Ah, come sono felice, come godo, che goduria!

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Un turco napoletano, 1953

Mi sono seduto su una sedia che aveva un chiodo sul fondo e mi sono fatto male ai paesi bassi.

Ho conosciuto una settimana. In realtà prima era una ottomana, ma poi, nella confusione, ha perso una mano ed è diventata una settimana.

Con un pezzo di ottomana come lei, io il turco lo faccio.

Io sono turco, turco dalla testa ai piedi, ho persino gli occhi turchini.

Malgrado la mia forza maschiaccia, ho un cuore tenero, da piccioncino.

Ho paura, quello è un deputato.

In Oriente non è che le donne sono calde calde, e non ci sono nemmeno fredde fredde. Sono a bagnomaria.

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Il medico dei pazzi, 1954

Non sono cretino, sono stato cretino un solo giorno: quello del matrimonio.

Signore, di sua moglie mi piace tutto, tranne il marito.

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Una di quelle, 1953

Totò: “Io parlo soltanto la lingua madre”. “Come? Perche’?”. Totò: “Perché mio padre morì quando io ero bambino…”

Maria? Che bel nome, perbacco: racchiude tutta una sintesi…

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Miseria e nobiltà, 1954

Io non faccio il cascamorto, se casco, casco morto per la fame.

Ah, no! Noi nel caffellatte non mettiamo niente! Né latte, né caffè!

Pasquale: “Non pigliare la pasta grossa ché non la digerisco”. “Pasqua’, tu con questa fame digerisci pure le corde di contrabbasso”.

La vera miseria è la falsa nobiltà.

Uno che ha imparato a scrivere, che ha buttato il sangue sui libri deve stare alla mercé di quelli che non sanno scrivere

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Totò cerca pace, 1954

Come è gentile per essere una parente: sembra un’estranea!

Giura su qualcosa di più sacro del tuo onore: la tua fame.

Dagli amici mi guardi Iddio che dai parenti mi guardo io.

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Totò all’inferno, 1955

Se ho fornicato? Io nella vita ho fornicato sempre, mi chiamavano il fornichiere!

Questi anni lontano da te mi sono sembrati un secolo…anzi un bisecolo.

Oddio, desto o son sogno?

Il diavolo si è arrabbiato perché gli ho rotto le corna? Ma non si deve preoccupare, tanto, se è sposato, gli ricrescono.

Non sono esistenzialista, sono romanista democratico, ma qualche volta tifo per il Napoli.

Porga tante esequie alla sua signora.

Sono morto oggi, sono un morto di giornata.

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Siamo uomini o caporali?, 1955

Voi non sapete chi sono io! I miei successi sono proverbiali, alla Scala di Milano, all’ippopodromo di Londra…

Siamo Uomini o Caporali?

L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per fortuna è la minoranza.

Ho preso una botta al malleolo del cervello e per poco non mi veniva la meninge. Ma pensiamo alla salute.

Che figura ci fa una clinica dei pazzi dove i pazzi sono tutti calmi?

Il vino bianco va servito assiderato.

Più conosco gli uomini e più amo le bestie.

Io sono testimone oculare. .. Veramente, io non ho oculato niente, ma loro dicono così.

Una mano lava l’altra e tutte due si lavano la faccia.

Il pazzo va assecondato, io sono propenso all’assecondamento: mi alleno con mia moglie.

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Destinazione Piovarolo, 1955

Io non so se l’erba campa e il cavallo cresce, ma bisogna avere fiducia.

Parola d’onore d’onorevole?

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La banda degli onesti, 1956

A volte è difficile fare la scelta giusta perché o sei roso dai morsi della coscienza o da quelli della fame.

I nordici prendono il caffè lungo, noi sudici lo prendiamo corto.

Nel dolore un orbo è avvantaggiato, piange con un occhio solo.

Ho mandato mia moglie e i miei figli a un funerale, così si divagano un po’.

Il pavimento è una schifezza, lo so, e mi scuso a nome suo. La prossima volta lo incarto.

“Io vado a Montecarlo”. “Ah!” “Li c’è il casinò”. “Ma, che bisogno c’è di arrivare a Montecarlo, se il casino lo teniamo già qua”.

Il tempo stringe e col restringimento sono dolori.

Un anziano afflitto da pessimismo senile, in pianta stabile sulla terra, con la mania di persecuzione mortuaria.

Era talmente vecchio che aveva fatto la prima comunione con Garibaldi.

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Totò, lascia o raddoppia?, 1956

I conti qualche volta non tornano. Ma io sono duca

Che mani meravigliose che ha! Ma, mi dica, sono proprio le sue?

“Mi batte il cuore, Elsa”. “Perché?” “Così… altrimenti sarei morto”.

Sotto le armi, sotto tutela, sotto processo, sempre sotto a qualche cosa si deve stare?

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Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956

Mia moglie è peggio che brutta: è racchia.

Non ho paura dei rospi perché sono abituato a mia moglie.

Mia moglie è un tipo apprensivo: sta sempre ad Anzio per me.

Io la cena fredda la lascio riscaldare: a me la cena fredda piace calda.

Sei un cafone, hai agito con modi interurbani.

Io e il mio amico siamo ricchi sfondati; io sono il ricco, lui lo sfondato.

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Totò, Peppino e la malafemmina, 1956

C’è chi può e chi non può: io può.

Ho un fratello di nome Peppino: io sono il primogenio, lui il secondogenio, ma è un cretino.

Adesso che siamo a Milano finalmente, vogliamo andare a vedere questo famoso Colosseo?

Sono napoletano, membro della CNEF: ‘cca nisciuno è fesso’.

Se a Milano, quando c’è la nebbia, non si vede, come si fa a vedere che c’è la nebbia?

“Noio… volevam… volevàn savoir… l’indiriss…ja..”. Vigile: “Eh, ma bisogna che parliate l’italiano, perché io non vi capisco”

“Sei pronto? Avanti scrivi, incomincia: ‘Signorina…” “Dove sta la signorina?” “Ma che, è entrata una signorina? Va’ avanti, animale, ‘signorina’ è l’intestazione autonoma della lettera”.

“Punto?” Totò: “Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo! Abbondandis in abbondandum!”

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La legge è la legge, 1958

Tutti i giorni lavoro, onestamente, per frodare la legge.

La fotografia di mio padre stava in tutti i commissariati: era fotogenico.

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Totò nella luna, 1958

Visto che ho un corpo, ho bisogno di una corpa. Mi sono spiegato?

E tutto queste tecnologie aerospaziali perché? Per conquistare lo spazio! Ma che se ne fanno dello spazio, dico io, che se ne fanno? Che cos’è lo spazio? È niente! È aria, questo è! Conquisti l’aria, apri la finestra e conquisti l’aria!

Mi occorre una potenza straniera, eccola qua, San Marino! Sì! San Marino! Ma no, San Marino non è una potenza straniera, sono tutti bolognesi!

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Totò, Peppino e le fanatiche, 1958

Cara, voi siete la mia arma segreta… la bomba anatomica!

Erano persone che non sapevano fare niente, tranne che mangiare. Mangiavano da professionisti.

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Totò a Parigi, 1958

La mia fame è atavica: vengo da una dinastia di morti di fame!

Eh, sì, ho perduto la memoria… Infatti, nella mia testa, avvengono delle lagune che la laguna di Venezia diventa un’inezia lagunare…

Bella, questa maison… tres joilè, anche quattro joilè…

Non tutti i mali vengono per suocere!

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I soliti ignoti, 1958

Mi sono detto tra me e me (che tra l’altro dista pochissimi centimetri)…

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Totò e Marcellino, 1958

Mai che a un rinfresco dessero un piatto di spaghetti caldi!

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I tartassati, 1959

Ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.

Prendo tre caffè alla volta per risparmiare due mance.

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Totò, Eva e il pennello proibito, 1959

Non mi uccida, sono figlio unico!

Lei è un cretino, s’informi!

Al mondo ci stanno tante donne, ma non tutte ci stanno. Starci è l’imperfetto del verbo pomiciare.

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Chi si ferma è perduto, 1960

Lei è la sorella? E da quanto tempo?

Sono vent’anni che lei dice di essere un perito, ma non perisce mai. Ma perisca una buona volta, mi faccia il piacere!

Sono napoletano e quindi ho molta stitichezza col caffè. Pardon, volevo dire dimestichezza: è stato un qui pro quo.

Ride bene chi ride ultimo! Ed io, da ultimo, mi voglio scompisciare!

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Signori si nasce, 1960

La vita… è una cambiale.

La donna è mobile e io mi sento un mobiliere.

Era una donna meravigliosa, con gli occhi verdi, i capelli rossi, l’abito azzurro e le scarpe gialle. Volete sapere come è andata a finire? In bianco.

Sei bellissima, affascinante, conturbante, e, se mi è consentito, adiacente.

Signori si nasce, cretini si muore.

Signore si nasce, e io lo nacqui, modestamente.

Cave canem, cave canem, in hoc signo vinces, est est est, mah.

Scusa ieri cosa ti ho detto? Domani ti pago … e domani ti pago.

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Letto a tre piazze, 1960

È stata una guerra terribile: granate che scoppiavano a destra, granatine che scoppiavano a sinistra; nella confusione ci uscì pure una mezza gazzosa.

Dottore, pronto dottore… dottore poi? Puah…! In questo paese non funziona niente, neppure il dottore!

Cara accanto a te mi sento bollire. Professo’ lei non ci crederà ma se mi fa un uovo e me lo mette in mano io glielo faccio alla cocca.

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Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi, 1960

E’ la somma che fa il totale.

Ah, e questa me la chiamate casa? Questa è un abituro, un cunicolo, un’albicocca!

Che tempi! Gli ospedali tutti pieni, i cimiteri esauriti

La nostra è un’epoca atomica, un’epoca di reattori, missili, metropolitane e stelle filanti.

Io le scuse le accetto a casa mia dalle diciassette alle venti e non oltre.

“Sa che cos’è sua figlia? È una ninfetta!”. “Badi come parla! Noi in casa stiamo tutti quanti bene di salute, mia figlia non ninfetta nessuno!”

Vi conoscete appena e già volete sposarvi? E che è, un matrimonio tra telegrafisti?

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Totòtruffa ’62, 1961

L’italo-americano: “Di’ in po’ paisà, è un buon bisinis?” Totò: “Ottimo! Ottimo! I soldi nella fontana ce li buttano tutti, e poi ogni tanto la fitto alle case cinematografiche, ci girano le pellicole qua”.

Vuole vedere il mio curriculum? Ma qui, davanti a tutti? No, non posso… ci sono delle signore.

Non mi guardi con quegli occhiacci… lei con quegli occhi mi spoglia… Spogliatoio!

Lo so, dovrei lavorare invece di cercare fessi da imbrogliare, ma non posso, perché nella vita ci sono più fessi che datori di lavoro.

“Io sono a carico del mio babbo”. “Alla sua età?” “Eh, sono minore!” “Eh, se lei è minore, suo padre cosa sarà?” “Maggiore! Maggiore dei bersaglieri a riposo!”

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Totò, Peppino e la dolce vita, 1961

La vita è fatta di cose reali e di cose supposte: se le reali le mettiamo da una parte, le supposte dove le mettiamo?

Diamoci alle orge, facciamocela questa orgiata. Orgiata per due!

Anche la groviera ha i buchi, e non si lamenta.

Abusivi di tutti i posteggi urbani e interurbani, unitevi! Che cosa chiediamo noi alle autorità costituite e ricostituite? Un posteggio al sole… Abusivi, qui si abusa, si sta abusando!

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Sua Eccellenza si fermò a mangiare, 1961

Se non c’è nessuno, perché non mi risponde qualcuno per dirmi che non c’è nessuno?

Per prendere un caffè e tradire la moglie c’è sempre tempo.

L’opulenza femminile è un dono, ma non tutte le opulenze riescono col buco.

Un uomo di novantaquattro anni non ha bisogno del medico: può morire tranquillamente da solo.

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I due marescialli, 1962

Lo so, sono vigliacco, ma sono vivo: meglio un vigliacco vivo che un coraggioso morto.

Questo caffè è una ciofeca! Sull’insegna, invece che «Caffè dello Sport», dovete scrivere «Ciofeca dello Sport».

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Totò diabolicus, 1962

Sì! A voi lo dico! Siete un “Marcista”! [rivolto a un fascista che ha fatto la marcia su Roma]

E lei mi sta scocciando! Lei è un paziente che non ha pazienza, che paziente è!? Abbia pazienza!

A me i funerali mi danno sempre una grande emozione. Sì, sì: mi vengono giù dei lacrimoni, come se fosse successo chissà che cosa…

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Totò contro Maciste, 1962

Non sono brutto, ma mi arrangio.

Io prode? No, a me non mi prode nulla.

Soldati, richiamati, riformati! Vi ho radunato in questo pubblico deserto…

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Lo smemorato di Collegno, 1962

Il nostro paese è un paese di navigatori, di santi, di poeti e di sottosegretari.

Smemorati di tutto il mondo, uniamoci!

Zanini, mi tolga le mani di dosso. Lei mi è stato antipatico dal primo momento in cui l’ho vista: è stato un colpo di fulmine!

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Totò di notte n. 1, 1962

“Parigi è una città poco seria, Parigi non fa per noi, noi andiamo a Madrid!” “Ci sono i toreri!” “E chi volevi trovare gli Esquimesi!”

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Totò e Peppino divisi a Berlino, 1962

Il napoletano lo si capisce subito da come si comporta, da come riesce a vivere senza una lira.

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Il comandante, 1963

La vita è una lotta continua e discontinua.

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Gli onorevoli, 1963

Italiani, dormite pure, borghesi pantofolai, tanto qui c’è l’insonne che vi salva; mentre voi dormite, La Trippa lavora. Vota Antonio, vota Antonio!

Do ut des, ossia tu dai tre voti a me, che io do tre appalti a te.

Gli elettori, ingenui fessacchiotti, creduloni. Pensate un po’ che votano i candidati nella speranza che quelli, una volta arrivati a Montecitorio, facciano il loro dovere.

Democrazia significa che ognuno può dire tutte le fesserie che vuole.

Siccome sono democratico, comando io.

Italiani! Elettori! Inquilini! Coinquilini! Casiliani! Quando sarete chiamati alle urne, per compiere il vostro dovere, ricordatevi un nome solo: Antonio La Trippa. Italiano! Vota Antonio La Trippa! Italiano! Vota La Trippa!
[Voce dal cortile] …sì, ar sugo!”

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Il monaco di Monza, 1963

Abbiamo vegliato la salma per tutta la notte; è stato un veglione.

Avete il piede destro al posto del sinistro: Invertito!

Lei discende dai Borboni? Allora siamo parenti: da piccolo in casa tenevo un barboncino.

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Le motorizzate, 1963

Modestamente, la circolazione ce l’ho nel sangue

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Totò contro i quattro, 1963

La sua vita si svolge tra casa e chiesa… E va be’, ma nel tragitto cosa succede?

Non posso farti fesso perché lo sei già.

A me i gatti neri mi guardano in cagnesco

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Totò contro il pirata nero, 1964

“Ho la sensazione che ci siamo già conosciuti altrove…”. Totò: “Non è possibile, sa, non credo: perché io altrove non ci sono mai stato.

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Che fine ha fatto Totò baby?, 1964

Lei è vedovo di moglie? Colgo l’occasione per farle le mie congratulazioni.

I parenti sono come le scarpe: più sono stretti e più ti fanno male.

A volte, anche un cretino ha un’idea.

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Rita, la figlia americana, 1965

Ai postumi l’ardua sentenza.

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Totò d’Arabia, 1965

Donne, non scappate davanti a me; ché, mi avete preso per uno spaventapassere?

Sono caduto e mi sono fatto male al vòmero.

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Operazione San Gennaro, 1966

Per avere una grazia da San Gennaro bisogna parlargli da uomo a uomo.

“L’appuntamento è qui all’una di notte in punto. All’una, capito?” “All’una di notte?” “Alle venticinque”.

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Totò Premio Nobel, 1967

La notizia per ora è sottufficiale, poi diventerà ufficiale.

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Frasi attribuite a Totò

L’ignorante parla a vanvera.
L’intelligente parla poco.
‘O fesso parla sempre.

Quello che ho detto ho detto. E qui lo nego!

Gli avvocati difendono i ladri. Sa com’è… tra colleghi.

I cani sono per metà angeli e per metà bambini.

Il denaro fa l’uomo ricco, l’educazione lo fa signore!

L’educazione è come una camicia bianca… Non passa mai di moda.

Gli italiani prima hanno perso la guerra, poi hanno perso la pace.

Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire

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