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Frasi, citazioni e aforismi sul bestseller

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Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi sul bestseller. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi sugli editori e l’editoria, Frasi, citazioni e aforismi sui libri e la lettura, Frasi, citazioni e aforismi sul romanzo e la narrativa e Frasi, citazioni e aforismi sulla critica letteraria.

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Frasi, citazioni e aforismi sul bestseller

Bestseller

Un bestseller è un libro che ha venduto bene semplicemente perché si vendeva bene
(Daniel J. Boorstin)

Un bestseller è un pessimo libro la cui vendita permette all’editore di pubblicare altri libri altrettanto pessimi ma che almeno hanno la coerenza di non vendere nulla.
(Fabrizio Caramagna)

Esiste una scatola nera del best seller? Conosciamo il segreto del suo destino? (…) Non era mai accaduto che i romanzi avessero tanto successo e generassero volumi di vendita così imponenti. Sembra che il fabbisogno mondiale di storie sia cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi vent’anni e c’è da chiedersi il perché.
(Stefano Camporesi)

Il primo best seller moderno può essere considerato “Via col vento” di Margaret Mitchell. L’autrice ottenne un anticipo di meno di 500 dollari, il 10% di utile sulle prime 10.000 copie vendute e il 15% sul resto. La Mitchell e il suo agente si auguravano, senza sperarci troppo, che l’editore riuscisse a vendere almeno 500 copie. Invece nel 1936 fu il primo libro a vendere più un milione di copie in un solo anno.
(Oliviero Ponte di Pino)

Fino alla Grande guerra era considerato un bestseller un libro che in cinque anni vendeva diecimila copie, col fascismo si salì a 20 mila. I romanzi d’appendice, tanto popolari all’epoca, non erano grandi capolavori eppure potevano superare quota 100 mila. E comunque un certo valore l’avevano: il fatto che venissero letti anche dalle classi inferiori era comunque segno dell’alfabetizzazione del Paese
(Michele Giocondi)

Neppure D’Annunzio poteva nulla davanti a un autore come Guido Da Verona, il “volgarizzatore” del Decadentismo, in grado di vendere dieci volte tanto. Un perfetto dandy che viveva negli alberghi di lusso, dove dissipava le fortune accumulate con le sue opere, prolifico come pochi (oltre 70 romanzi) e con vendite da capogiro per l’epoca: 160 mila copie per “Sciogli la treccia”, “Maria Maddalena”, addirittura 300 mila per “Mimì Bluette, fiore del mio giardino”, che coi suoi ammiccamenti erotici divenne il libro più letto dai soldati italiani nelle trincee della Grande Guerra. Titolo oggi del tutto sconosciuti. Il filosofo e saggista Adriano Tilgher lo etichettò Da Verona come “il D’Annunzio delle dattilografe e delle manicure”.
(Paolo Fantauzzi)

I bestselleristi di oggi, tra cent’anni li leggeremo ancora? I loro titoli, oggi strapopolari, a portata di mano in ogni autogrill e in ogni supermercato, sopravviveranno nella memoria collettiva? (…) Oggi sono dei signori nessuno i Michele Lessona, i Salvatore Farina, i Brocchi, gli Zuccoli, i Salvaneschi… tutti autori scomparsi da tempo dalle librerie e dai manuali e che pure un tempo erano amatissimi e molto ma molto più letti rispetto ai Fogazzaro, ai Pirandello o agli Svevo (oggi dei classici, all’epoca però mai entrati nelle top ten). Mastriani, Barrili, D’Ambra, Gotta… chi erano costoro? Un tempo Ciceroni, oggi carneadi.
(Luigi Mascheroni, Il Giornale)

Oggi leggiamo con ammirazione e gradimento altri romanzi, per esempio quelli di Svevo e Tozzi, i cui libri forse in parte sono diventati best seller postumi, eppure stentarono duramente ad affermarsi quando i loro autori erano in vita.
(Bianca Maria Garavelli)

Se non fosse chiuso nel ghetto della letteratura per la prima infanzia, il solo prodotto italiano inseribile nella lista dei best seller globali sarebbe Geronimo Stilton (…) Dal 2000 le storie del topo topologo hanno venduto almeno 100 milioni di copie.
(Stefano Camporesi)

Se i 5 milioni di copie di “Gomorra” (2006) e i 4 milioni di copie di “Io uccido” (2004), impallidiscono di fronte a Geronimo Stilton, figuriamoci di fronte a 500 milioni di copie venduti da Harry Potter, alle traduzioni in 66 lingue, agli 8,3 milioni di copie vendute dal settimo volume della serie nelle prime 24 ore solo negli Stati Uniti.
(Stefano Camporesi)

Prendi la trama di “Jane Eyre” (ricco uomo pieno di problemi che si innamora di una giovane ragazza innocente), togli l’introspezione, aggiungi un po di sesso sadomaso sesso ed ecco il best seller “Cinquanta sfumature di grigio”.
(The Economist, 2012)

C’è una costante che, al di là dei singoli casi, accomuna nel tempo i libri di successo? La risposta non può che essere tautologica: nel migliore dei casi è la capacità (a volte geniale) di cogliere desideri, fantasie, atmosfere del proprio tempo; nel peggiore è l’abilità nell’assecondare i sentimenti banali del pubblico (e il consenso dell’autore genera, moltiplicandolo, il consenso del lettore)
(Paolo Di Stefano, Il Corriere della sera)

Tradizionalmente è vero che la critica italiana tende a snobbare i libri di successo. Diceva Umberto Eco che quando il suo primo romanzo raggiunse le 200 mila copie, qualche critico, prima entusiasta, cominciò a cambiare parere
(Paolo Di Stefano, Il Corriere della sera)

Nel 1883 Collodi vendette i diritti del suo “Pinocchio” per appena 1000 lire, più o meno lo stipendio annuale di un impiegato. Avesse creduto di più nella sua opera, che considerava “una bambinata”, e avesse chiesto uno dei contratti a percentuale che avevano preso piede da qualche anno, sarebbe divenuto ricchissimo
(Paolo Fantauzzi)

Nel 1995 il manoscritto del primo volume, «Harry Potter e la pietra filosofale», viene inviato a numerosi editori e rifiutato da tutti; poi uno di loro ci ripensa e offre a Rowling un contratto, con il consiglio di non farsi troppe illusioni sui possibili redditi. Intanto Rowling si sposa, ha un figlio, divorzia e vive in condizioni di povertà relativa. La prima magia di Harry Potter è di cambiare quest’ultima situazione: il libro esce nel 1997, seguito, negli anni successivi, da altri sei. Non si tratta solo di libri per ragazzi, hanno un «qualcosa di più» che tocca gli adulti; ed è subito una valanga di premi, riconoscimenti, vendite e diritti d’autore che ne fanno un caso unico nell’economia della cultura.
(Mario Deaglio, La Stampa, 2016)

Le cifre del successo sono semplicemente incredibili. Dal 1997 a oggi, Rowling ha venduto all’incirca 450 milioni di copie dei libri di Harry Potter, il che la colloca al secondo posto nel mondo nella classifica di autori di serie di libri dopo Georges Simenon (il padre del commissario Maigret, i cui libri, però, sul mercato a partire dal 1931, sono molto più numerosi).
(Mario Deaglio, La Stampa, 2016)

Tra gli incassi di film, libri parchi a tema e merchandising la saga del maghetto di J. K. Rowling vale 25 miliardi di dollari.
(Mario Deaglio, La Stampa, 2016)

Quelli che dicono che non ci sono certezze in quel gioco d’azzardo che è l’editoria hanno quasi ragione. In ultima analisi il successo di un romanzo dipende da quella forza mistica che si chiama passaparola.
(Martin Arnold)

Un grande editore del passato, Livio Garzanti, diceva che i best-seller erano imprevedibili Facendo pressione sui critici, acquistando spazi pubblicitari, insistendo con distributori e librai, egli sosteneva di poter spingere le vendite di un libro al massimo fino a trentamila copie. Oltre era impossibile, perché da lì in poi, contava solo il passaparola dei lettori, che evidentemente è sempre imprevedibile. Insomma, allora come oggi, è il pubblico che fa il best-seller. E personalmente penso che il pubblico, non solo li fa i best-seller, ma in fondo anche se li scrive.
(Goffredo Fofi)

Il vero best seller, quello che si vende veramente tanto, ha sempre una qualche qualità intrinseca che l’editore deve saper riconoscere e valorizzare, dando visibilità al libro.
(Giuseppe Laterza)

Ben vengano i bestseller, casuali, febbrili, ma non siano l’unica ragione di esistere, non soffochino la normalità del progetto editoriale. Non esistono soltanto i grandi numeri
(Roberto Cerati, direttore commerciale e poi presidente Einaudi)

Detestavo la tirannia del marketing, la ricerca del best-seller, credevo semplicemente nel libro, e basta.
(Valentino Bompiani)

E’ ormai sui clienti previsti, sul loro numero e sulla loro disponibilità di denaro – che si decide (quantunque più spesso in modo automatico che intenzionale) il destino delle creazioni culturali. La linea che divide i prodotti culturali “di successo” (che s’impongono perciò all’attenzione pubblica) da quelli fallimentari (ossia incapaci di farsi strada sino alla notorietà) viene tracciata dalle vendite, dagli indici di gradimento e dai ricavi al botteghino.
(Zygmunt Bauman)

Benvenuti nel romanzo ad Alta Leggibilità, come oggi si usa dire, che è poi la gran parte di quello che si pubblica nel pianeta. Il romanzo QB, quanto basta, dispensato secondo dosi ben studiate dal marketing.
(Simonetta Fiori)

Ha successo solo ciò che si ripete. E cosa c’è di più ripetitivo della serialità, della riproposta di personaggi e ambienti in trilogie e tetralogie, a sua volta moltiplicata dagli specchi dei piccoli e grandi schermi? Eccoci all’interno del bestsellerificio di cui già possediamo una delle chiavi più importanti: guai inventare, ossia spiazzare o confondere il lettore. Il quale vuole essere confortato in ciò che già sa.
(Simonetta Fiori)

Se finora la lettura ha significato conoscenza, immedesimazione e anche immaginazione, per il nuovo lettore planetario è una esperienza quasi esclusivamente emotiva. Una immersione totale che produce felicità e rabbia, ma soprattutto fuga dalla realtà. Siamo alla letteratura-farmaco, antidepressivo o ansiolitico a seconda dei casi
(Simonetta Fiori)

C’è l’editore Barnum che sceglie libri saltando nei cerchi di fuoco: gli occorrono i best-sellers e gli altri possono bruciare nel rogo. Vive di cocktails e chips e ragiona in diamanti come i re.
(Valentino Bompiani)

Ci sono un sacco di bestseller che avrebbero potuto essere impediti da un buon insegnante.
(Mary Flannery O’Connor)

Fa caldo in fabbrica? Le ore sono lunghe? Quindici dollari al giorno non bastano? Beh, la fuga è molto semplice. Piantate il lavoro, sputatevi sulle mani e scrivete un altro best seller.
(H. L. Mencken)

Se la Bibbia è un bestseller dipende dal fatto che è il libro utilitario per eccellenza: ciascuno vi trova quel che gli serve.
(Alessandro Morandotti)

Un best-seller è la tomba dorata d’un talento mediocre.
(Logan Pearsall Smith)

Così come dietro ogni poverello potrebbe esserci Gesù, dietro ogni “manoscrittaro” potrebbe celarsi un autore di bestseller.
(Alice Di Stefano)

Non esiste un Deposito delle Idee, non c’è una Centrale delle Storie, un’Isola dei Best-Seller sepolti; le idee per un buon racconto spuntano a quel che sembra letteralmente dal nulla.
(Stephen King)

Se un’opera narrativa, nella fattispecie un romanzo, è piaciuto a molte, troppe persone, ciò vuol dire che è sicuramente un prodotto mediocre, conformista, e come tale non merita di esser preso in considerazione dai lettori di classe, quindi dai critici. Bisogna invece convincersi che quando un testo suscita l’interesse di una gran parte dell’opinione pubblica, per ciò stesso richiede, esige attenzione da parte degli specialisti della lettura.
(Vittorio Spinazzola)

Da una parte si assiste a un dinamismo tanto spregiudicato quanto imprevedibile nelle scelte dei lettori che sospinge verso l’alto della graduatoria prodotti romanzeschi sulla cui fortuna difficilmente si sarebbe potuto scommettere affidandosi alla razionali logiche del marketing. Dall’altra si rileva un’accentuata fedeltà al divismo d’autore che consente a un gruppetto privilegiato di testi di godere di una vita commerciale fuori dall’ordinario e sopravvivere alle inesorabili necessità del ricambio stagionale.
(Giuseppe Gallo)

Le classifiche dei bestseller degli anni 1980 e 1990 hanno visto prevalere marchi come Stephen King e Danielle Steel. Le fusioni nel settore e la distribuzione monolitica hanno reso facile le campagne pubblicitarie.
Ma ora i lettori possono andare online per criticare quei libri che non riescono ad appassionarli. E’ molto più difficile per un editore sostenere l’illusione di un nuovo grande successo. Grazie ai social media, il passaparola si diffonde più velocemente che mai, dando a scrittori sconosciuti uno spunto migliore.
(The Economist, 2012)

E’ un collasso bulimico quello dell’attuale mercato editoriale. Una fame da bue lo ha generato, un occhio bovino lo ha supervisionato. Gli editori sono vittime del bisogno di immettere sul mercato spropositate quantità di libri cui non corrisponde nessun desiderio di leggere un qualche libro determinato. Il risultato è che il sistema vomita regolarmente milioni di copie che vanno al trogolo cantando
(Antonio Scurati)

Spesso ho chiesto a dirigenti editoriali la ragione di questo sproposito tra il numero dei libri e quello dei lettori. Nessuno me ne ha saputa fornire una convincente. Fino a che una sera, a una cena di compleanno, sorseggiando un vino bianco fermo, una signora elegante e brillante, mi ha nominato la roulette. «Si getta una manciata di fiche sul tappeto – mi ha detto – e si spera che la pallina si fermi sul tuo numero». Più cartelle compri e più chance hai di vincere. La miriade di titoli è figlia della ricerca del best seller. L’editoria si è ridotta a tombola.
(Antonio Scurati)

Il capitale o L’origine della specie, ai loro tempi, non furono campioni di vendite. Però hanno cambiato il mondo e si leggono (e si vendono) ancora. Meglio un longseller che un bestseller. Quando è morto Jacques Le Goff mi è venuta la curiosità di vedere quante copie avesse venduto il primo libro che fece con Laterza quando passò da Einaudi a noi. Beh, in vent’anni L’uomo medievale ha fatto 140 mila copie, un’enormità
(Giuseppe Laterza)