Skip to main content
Frasi BelleViaggi

Frasi, citazioni e aforismi su Siena

Annunci

Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi su Siena e il Palio di Siena. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi su Firenze, Frasi, citazioni e aforismi sulla Toscana e Frasi, citazioni e aforismi su Pisa.

**

Frasi, citazioni e aforismi su Siena e il Palio di Siena

Siena, città misteriosa perché fatta a chiocciola, con le vie attorcigliate l’una sull’altra, ci attende sotto le torri e una luna enorme. E’ la città d’Italia rimasta più intera: una città del Medio Evo.
(Guido Piovene)

Un’opera d’arte unica, che non ha paragone nel nostro mondo occidentale… un solo animale completo, con testa, cuore, arterie, zampe, di cui rimane lo scheletro quasi intatto, depositato su tre colli.
(Bernard Berenson)

Siena è un concentrato di umane sublimità e di estreme follie…
(Mario Luzi)

Essere a Siena, sempre, mi esalta un po’, quasi mi ubriaca.
(Mario Luzi)

Firenze è una città medievale rivestita dal Rinascimento… Ma Siena resta medievale e quasi immobilizzata nel tempo. La meraviglia nasce dalla visione di uno scheletro intatto di città medievale, che non ha nulla di archeologico. La vita di oggi con le sue accese passioni vi ribolle quasi con furia; mai, nemmeno per un istante, si ha l’impressione di vivere in una anacronismo.
(Guido Piovene)

Siena è la parte della Toscana dove più si sente il medioevo. Siena è una citta medievale. Basta passeggiare in una delle vie e guardare il cielo e si capisce che quel cielo è lo stesso di mille anni fa.
(Fabrizio Caramagna)

Il mistero della città viene dalle sue strade, strette in curve, girate le une sulle altre, a forma di spirale o di chiocciola (…) infilando una strada si ha l’impressione di costeggiare, senza vederla, una strada più interna; e di compiere il giro della città, pure in uno spazio ristretto, seguendo un numero infinito di itinerari. Così ogni strada ha un doppio fondo, un segreto, e quasi un retroscena che l’accompagna. E’ questo il primo e il più grande incanto di Siena.
(Guido Piovene)

Vi si scoprono palazzi e chiese, chiusi nel ghirigoro della città medievale, o svettanti fuori di essa, come il famoso Duomo di marmo bianco e nero in cima ad uno dei tre colli. La visita ai tesori d’arte, il pergamo di Niccolò Pisano nel Duomo, o il fonte battesimale di Jacopo della Quercia, o gli affreschi di Simone Martini e di Ambrogio Lorenzetti nel palazzo del Comune, o gli avanzi della Fonte Gaia, o la Libreria Piccolomini con gli ameni racconti murali del Pinturicchio, o la Maestà di Duccio di Boninsegna, forse la più illustre delle nostre pitture su tavola, per citarne soltanto alcuni, fa parte delle avventure di Siena.
(Guido Piovene)

In questo scheletro di una città medievale, direi che anche i sentimenti sono asciutti, ridotti all’osso, e animati da uno spirito di antagonismo innato.
(Guido Piovene)

Piazza del Campo,
ti ricordi, dall’alto sembrava un’enorme conchiglia,
e lo sparo iniziale era il lampo di un’unica perla…
(Mario Castelnuovo)

E’ al tramonto, quando la luce colora il cielo sopra Piazza del Campo, che la conchiglia rosa della piazza si apre e mostra i suoi segreti più sorprendenti.
(Fabrizio Caramagna)

Piazza del Campo fu creata tra 1327 e 1349 per iniziativa del Governo dei Nove, e ha la forma di una conchiglia scandita in nove spicchi. È pavimentata in mattoni rossi a coltello, e circondata da un perimetro lastricato in pietra serena. Il suo skyline è fissato nell’immaginario collettivo dalla sagoma slanciata della torre del Mangia e dal profilo di Palazzo Pubblico.
(Touring Club)

Piazza del Campo è una delle più belle piazze del mondo, è il cuore di Siena e dei senesi. E’ così chiamata perché un tempo era uno spazio verde destinato ad ospitare mercati e fiere.
Ha la forma di una conchiglia divisa in 9 settori a ricordo dei Nove Signori che governarono la città dal 1287 al 1355
(Comune di Siena)

Piazza del Campo di Siena è così bella nella sera, che il mondo, tra occhi stupiti e scorribande di parole, ci gira intorno e poi si inchina.
(Fabrizio Caramagna)

A dirlo fra noi, la gentilezza sta di casa solo a Siena. Altrove, nel resto della Toscana, è civiltà di modi, e non di voce, di piglio, di tono, di parole.
(Curzio Malaparte)

**

Contrade e Palio di Siena

L’attaccamento alla Contrada non ha nulla a che fare con le idee, col partito politico, con gli interessi. Dipende in modo esclusivo dal luogo di nascita, dall’atavicità, da tutto quello insomma che è prenatale; non è pensiero, ma passione contratta con il semplice venire al mondo. L’uomo di Siena sente più profondo di tutto, di fronte alla propria Contrada, quello che fu chiamato «il demone di appartenenza».
(Guido Piovene)

Vi sono due Siena. La Siena città d’arte e la Siena citta di antagonismo, la Siena spirituale e la Siena materiale. La Siena di Jacopo della Quercia, Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti, Duccio Boninsegna e altri artisti e la Siena del Palio, dove si consumano trattative, alleanze, inganni e trabocchetti pur di vincere.
(Fabrizio Caramagna)

Quando si assiste al Palio – io sono dell’Oca e anche se sono in giro per il mondo non me ne perdo uno – si entra involontariamente in una specie di trance, un’emozione che può capire solo chi ci è nato e solo in parte chi l’ha vissuta. È uno stato della mente che ti porta a soffrire e a gioire insieme a chi ti sta intorno. Parecchi antropologi sono venuti in città per studiare il fenomeno che non si spiega se non con la frequentazione.
(Gianna Nannini)

Mi agito a mille ma per l’Oca. Chi è nato in una contrada pensa solo al Palio. Il Palio è molto più importante del calcio.
(Gianna Nannini)

A Siena la contrada viene prima della squadra di calcio, del partito politico, della religione. Viene prima di Dio, tanto che alcuni sacerdoti furono sospesi ad divinis per aver parteggiato per la propria contrada.
(Fabrizio Caramagna)

In un mondo in cui i rapporti interpersonali si fanno sempre più difficili, in una società in cui cadono ad uno ad uno i miti e le certezze, a Siena la Contrada rimane
(Daniele Magrini)

Siena vive delle sue Contrade e per le sue Contrade non solamente nei giorni del Palio, ma tutto l’anno. Esse perpetuano tra i cittadini usi e costumi spiccatamente comunali, raffermano vincoli religiosi e civili.
(Piero Misciatelli)

Per avere una visione esatta di Siena è bene precisare che ci troviamo di fronte non tanto a una città quanto a una confederazione di diciassette città. E questo è tanto vero che il territorio è diviso da confini stabiliti prima dalla consuetudine e, dopo, da una legge di Stato (1729) che ebbe ed ha tuttora pieno valore giuridico.
(Giulio Pepi)

Ma ci dobbiamo soffermare sul Palio, passione cittadina perpetua. E’ una istituzione collaudata da secoli per dare uno sfogo continuo e innocuo allo spirito di violenza e competizione; si direbbe la valvola che allevia la pressione interna di un popolo “bizzarro e scapigliato, manesco e mistico”; una competizione che l’impegna tutto, non essendo soltanto di destrezza e di forza, ma anche di scaltrezza e di diplomazia.
(Guido Piovene)

Il Palio si corre il 2 luglio e il 16 agosto, date sacre alla Vergine. Nelle ore precedenti la corsa, le comparse della contrada girano lungamente per la città, esibendosi in giochi, facendo rullare i tamburi, schernendo i rivali, salendo la mattina al Duomo dove l’arcivescovo benedice i cavalli.
(Guido Piovene)

Orsù figlioli dolcissimi, correte questo palio e fate che solo sia uno quello che l’abbia.
(Santa Caterina da Siena)

Il Palio è tre minuti con il cuore in gola, quattro giorni senza fiato, una vita da respirare a pieni polmoni.
(Stefano Bisi)

Chi vorrà “vedere” davvero il Palio dovrà farlo anche attraverso gli occhi del paradosso e del mistero. Altrimenti gliene sfuggiranno l’essenza e il battito più profondo.
(Emilio Ravel)

L’importante è vincere il Palio. Sì, perché il Palio si vince o si perde. Al Palio non si arriva secondi o terzi. Il Palio è l’anti-olimpiade. L’importante è vincere, non partecipare
(Paolo Vagheggi)

Perché a Siena c’è questa strana abitudine per cui se non vinci il Palio, lo perdi
(Andrea De Gortes conosciuto anche come Aceto)

E poi c’è un attimo in cui i suoni tacciono. Aspettando i cavalli che escono dall’Entrone quelle teste voltate all’unisono verso Palazzo Pubblico ne rappresentano l’essenza più intima. Il Palio come attesa, speranza. Lo sguardo al futuro trovando nelle vittorie del passato slancio e ansia di rinnovarle. Per capire il Palio la corsa non è necessaria.
(Gianni Tiberi)

Che città felice è quella che non benedice i fantini ma i cavalli.
(Renzo Cassigoli)

E’ il cavallo il protagonista, vero, del Palio. Eroe senza macchia, amato, coccolato, desiderato, pianto. Custode del sogno del Contradaiolo: corre per lui con tutta la sua forza, il coraggio, affrontando le insidie di una pista magica e arcigna. Non si vende, non ha paura, non fa calcoli. Non si fa prendere la … zampa da sentimenti tutti umani. Lui solo entra di diritto nel mito, nella leggenda. Al cavallo si affiancano le memorie del trionfo, le delusioni di una cocente sconfitta…
(Roberto Morrocchi)

Non è corsa di purosangue delicati e focosi. Un cavallo troppo veloce, che stravincerebbe in pista, sarebbe proiettato qui nelle svolte angolose contro le mura della piazza, come non di rado accade. La stessa scelta del cavallo è dunque opera di accortezza e di diplomazia.
(Guido Piovene)

La lunga storia ha stabilito tra contrada e contrada amicizie ed inimicizie, fissate oggi nel Palio.
(Guido Piovene)

L’attaccamento alla contrada non ha nulla a che fare con le idee, col partito politico, con gli interessi. Dipende in modo esclusivo dal luogo di nascita, dall’atavicità, da insomma tutto quello che è prenatale.
(Guido Piovene)

Una signora aristocratica questo mi diceva nel suo palazzo: “E’ una malattia invincibile; ci sono stata dentro fin da bambina. Tante volte ho creduto di aver superato il Palio intellettualmente. Ma quando, negli ultimi giorni, sento i tamburi che passano nelle strade, e so che la Lupa corre, divento pallida, è più forte di me.
(Guido Piovene)

L’esito della corsa dipende qualche volta da patti segreti tra contrada e contrada, a cui il denaro non è estraneo; e la preparazione e le trattative durano tutto l’anno tra i maggiorenti. Vince anche chi sa fare diplomazia migliore, chi sa spendere meglio e cautelarsi dall’inganno.
(Guido Piovene)

Il Palio è dunque una vera guerra simbolica, in cui alla vittoria concorrono la forza, la diplomzia e la ricchezza.
(Guido Piovene)

I tocchi cessano al principio della corsa quando scoppia violentemente il mortaretto, andando a riempire di echi la piazza e le vie adiacenti; rimane un brusio indistinto che, dopo tanto clamore, dà la sensazione del silenzio, di un silenzio inondato di vibrazioni di ansia, di sgomento, proteso verso la corsa…
(Alfredo Bonaccorsi)

Ciò che rende il Palio così coinvolgente è l’elemento del mistero che esso nasconde, un mistero che forse neppure il più riflessivo dei senesi potrà mai spiegare completamente. Il Palio è fatto dall’uomo, è un’opera d’arte, ma un’opera fatta da molte mani attraverso molte generazioni, ciascuna delle quali ha aggiunto qualcosa sebbene la maggior parte dei vari contributi sia rimasta anonima. E la capacità del Palio di adattarsi ai cambiamenti dei tempi è stata sorprendente
(Roderick Conway Morris)

A Siena si arriva spesso con lo spirito dell’etnologo che va a studiare, senza volerlo ammettere, un popolo primitivo, un popolo di selvaggi, un popolo di fanatici anacronisti. E che si ritrova invece coinvolto in una avventura straordinaria dell’immaginazione.
(Omar Calabrese)

Ora escono i cavalli dall’entrone e vanno al canape: non dire nulla, non chiedere nulla. Il fazzoletto è la bandiera personale dei senesi.
(Claude Lévi Strauss)

Grida, rampogne, minacce… intrighi, tradimenti… qualche bastonata che vola e che cade, la pelle un pò ammaccata d’un jockey, due gocce di sangue magari… ma su tutto un sorriso, io pensavo il dì seguente, dopo una scena di colore come non vidi mai più bella, mentre il treno correva portandomi lontano da quelle mura che un miracolo conservava ai nostri occhi, e dove i più schietti parlatori d’italiano giocano con tanta grazia alla discordia
(Aldo Palazzeschi)

Ma la peggior calunnia è che il Palio sia inutile. Bisognerebbe spezzarla via, questa infausta categoria dell’Utile che ha fatto tanto male – e lo vediamo ogni giorno – al mondo contemporaneo. Utile perché? Utile come? Utile a chi? Il Palio è inutile come l’arte, come l’allegria, come l’amore, come la buona tavola: se utilità è sinonimo di grigia funzionalità e di profitto fine a se stesso, allora il Palio è inutile certamente.
(Franco Cardini)