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Tadej Pogačar (nato a Komenda in Slovenia, il 21 settembre 1998, e soprannominato “Pogi”) è considerato uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi e, per il modo in cui vince le gare, viene paragonato da molti al “cannibale” Eddie Mercks.
In carriera Tadej Pogačar ha vinto tre Tour de France (2020, 2021 e 2024), il Giro d’Italia (2024) e diverse classiche di ciclismo. Dopo aver vinto il Giro d’Italia, ha centrato la doppietta Giro-Tour che è riuscita solo a pochi campioni del passato.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Pogačar. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi sul ciclismo, Frasi, citazioni e aforismi sulla bicicletta e l’andare in bici e Frasi, citazioni e aforismi sulla vittoria e i vincitori.
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Le frasi più belle di Tadej Pogačar
Sono sempre stato ambizioso e mi diverto a correre, quindi il desiderio di vincere viene naturale. Come penso che sia per la maggior parte dei corridori del gruppo.
Non è giusto fare paragoni con il passato, ma per quanto mi riguarda è bellissimo aggiornare la storia, con nuove imprese, con nuove azioni che piacciono ai tifosi, ma anche a chi le compie.
Se uno è una leggenda lo decidono gli altri.
Sono il numero uno, ma nel ciclismo perdi sempre più gare di quante ne vinci, quindi penso che non puoi mai ragionare in questo modo perché ne rimarresti facilmente deluso.
Sono concentrato su tutti gli aspetti della mia vita e della mia attività: allenamento, alimentazione, riposo. Con l’attuale livello di concorrenza non puoi tralasciare nulla.
In un duro arrivo in salita, se mi sento bene, mi gioco le mie possibilità contro la maggior parte dei corridori, ma ovviamente sul piano è più complicato. Preferisco non trovarmi con un velocista in un arrivo in pianura, ma dopo una lunga gara ci sono molti fattori che incidono oltre alla velocità, come le gambe e la fatica.
Un tempo sognavo di essere al via del Tour de France e magari indossare scarpe bianche, mettere il nastro bianco sul manubrio e avere la sella bianca, ma mai e poi mai avevo immaginato di vincere una tappa o addirittura la classifica del Tour. Per me, sono andato oltre le mie aspettative, oltre i miei sogni. Anche ora, continuo a godermi questo momento.
Io e Urska stiamo benissimo assieme, condividiamo tante cose, ad incominciare dal ciclismo. Il ciclismo femminile negli ultimi anni è cresciuto tantissimo, e di questo ne sono profondamente felice. È giusto che sia così!.
(Riferendosi a Urska Zigart, la fidanzata con la quale Tadej Pogacar vive a Montecarlo e che nel 2025 diventerà sua moglie)
Vivo una vita abbastanza normale al di fuori del ciclismo. Mi piacciono le cose semplici come passare il tempo con la mia ragazza, cucinare, andare in bicicletta. Amo trascorrere giornate tranquille.
Sono un fan della musica rap, soprattutto rap sloveno ma anche americano. Guardo Netflix quando sono a casa. A volte leggo anche dei libri per esercitare un po’ il mio inglese.
L’Italia è sempre stata il mio Paese di riferimento da quando ho cominciato a correre e nel mio menu prevedo parecchia pasta e pizza. Da anni volevo venire a correrlo, ma ero ancora molto giovane e giustamente la mia squadra ha preferito farmi crescere piano piano. Mi aspetto un grande tifo sulle strade italiane del giro. So che tutti si aspettano grandi cose da me.
In un Grande Giro non c’è mai nulla di facile o scontato, le insidie sono sempre dietro l’angolo. Per tre settimane devi essere forte, determinato, convinto e fortunato.
Il Giro mi sta piacendo più del Tour. La gente urla il mio nome lungo tutto il percorso, non mi sarei aspettato un supporto del genere.
Questo Giro è andato oltre i miei sogni, oltre quello che avrei potuto sperare prima di iniziarlo. Abbiamo corso fin dall’inizio in un’atmosfera fantastica, in un clima bellissimo, con tanta gente a seguirci. Sognavo questa vittoria fin da quando ero bambino.
(Tadej Pogačar dopo la vittoria al Giro d’Italia)
Penso che sia abbastanza chiaro che cerco di vincere il più possibile e che non mi piacciono i programmi copia e incolla.
Vivo a Monte-Carlo, mi alleno spesso a Sanremo e dintorni. La Classicissima è un sogno. Ricordo Nibali in rosa, quando attacco da lontano mi carico con gli applausi dei tifosi e le imprese di Pantani ispirano.
Purtroppo in Slovenia non trasmettevano la Sanremo, quando ero ragazzo, e non ho troppi ricordi. Ma ora posso dire di conoscerla bene, è una corsa che mi piace molto anche se penso che sia probabilmente la gara più difficile da vincere
Sono troppo giovane per ricordare Pantani, ma so quanto sia stato importante per voi italiani e non solo. Io spero solo di essere all’altezza: all’altezza della storia.
Sono felice che nuovi talenti vengano fuori e spero che pure io possa essere una ispirazione per loro, adesso e in futuro.
Quando ho iniziato a guardare il Tour era il periodo in cui Schleck e Contador lottavano per il giallo. Ma non avevo davvero un idolo nel ciclismo.
Nel ‘pazzo’ ciclismo di oggi bisogna lavorare sempre di più per rimanere al vertice. In fondo una carriera di alto livello non è così lunga, bisogna essere concentrati al cento per cento. Dopo, invece, il tempo libero non mi mancherà.
Ho avuto questa possibilità di essere uno dei migliori ciclisti al mondo. Anche se fosse solo per un anno, mentre siamo ora al terzo o quarto anno che vado davvero forte, se dovesse succedere che dovessi calare fra un paio d’anni, non ne farei un dramma. Capisco che non si può essere il migliore e bisogna accettarlo. È qualcosa che ho già chiaro e sarò pronto quando arriverà il momento. Quindi ora voglio godermi le corse e quando non sarò più così forte cercherò di godermi ancora le corse o qualcos’altro.
Il ciclismo è uno sport molto pericoloso, spero che tutti lo sappiano. Ogni anno andiamo sempre più veloci. Abbiamo attrezzature più veloci. Superiamo i limiti dei nostri corpi e delle bici. Ovviamente non possiamo provare tutte le tappe, tutte le strade. Hai le mappe per studiarle. Puoi farlo con Google Maps, Earth View, qualunque cosa. Puoi vedere la strada, ma non è la stessa cosa se la conosci. Per cui andiamo e basta.
Molti corridori incolpano gli organizzatori, ma a volte è solo colpa nostra. Andiamo troppo veloci. Non sempre le cadute sono dovute a buche o crateri, ma certo non abbiamo la fortuna di correre sempre su asfalto nuovo. Andiamo più veloci in ogni discesa, in ogni salita, in ogni tratto pianeggiante. Poi si somma la stanchezza dei corpi e normalmente ci sono cadute.