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Frasi e citazioni di Konrad Lorenz

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Konrad Lorenz (nato il 7 novembre 1903 a Vienna e morto il 27 febbraio 1989 ad Altenburg) è stato uno zoologo austriaco, fondatore della moderna etologia, lo studio comparato del comportamento animale.

Nel 1973 la sua attività trova coronamento con l’assegnazione del premio Nobel per la medicina e la fisiologia (condiviso con Nikolaas Tinbergen e Karl von Frisch) per i suoi studi sulle componenti innate del comportamento e in particolare sul fenomeno dell’imprinting nelle oche selvatiche.

Le frasi e le citazioni di Konrad Lorenz riportate sono tratte da alcune delle opere più importanti di Konrad Lorenz: L’anello di re Salomone (1949), E l’uomo incontrò il cane (1950), Il cosiddetto male (1963) e Gli otto peccati capitali della nostra civiltà (1973).

Presento una raccolta di frasi e citazioni di Konrad Lorenz. Tra i temi correlati Frasi, citazioni e aforismi sugli animali, Frasi, citazioni e aforismi sui cani e Frasi, citazioni e aforismi sui gatti.

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Frasi e citazioni di Konrad Lorenz

Il nostro amore per gli animali si misura dai sacrifici che siamo pronti ad affrontare per loro.

Non esiste patto che non sia stato spezzato, non esiste fedeltà che non sia stata tradita, all’infuori di quella di un cane veramente fedele.

È impossibile rompere l’amicizia con un cane fedele, e darlo via equivale a un omicidio.

La fedeltà di un cane è un dono prezioso che impone obblighi morali non meno impegnativi dell’amicizia con un essere umano. Il legame con un cane fedele è altrettanto ‘eterno’ quanto possono esserlo, in genere, i vincoli fra esseri viventi su questa terra.

Sono pienamente convinto, dico pienamente, che gli animali hanno una coscienza. L’uomo non è il solo ad avere una vita interiore soggettiva.

Un uomo che conosce bene la bellezza di un bosco in primavera, la bellezza dei fiori, la meravigliosa complessità di una qualche specie animale, è impossibile che dubiti sul senso del mondo.

Ululò a lungo, ma poi mi fu addosso come un uragano, e io mi trovai, per così dire, avvolto in un turbine di furiosa gioia canina.

La scelta del padrone da parte di un buon cane è un fenomeno magnifico e misterioso. Con rapidità sorprendente, spesso in pochissimi giorni, cane e padrone stabiliscono un legame che è di gran lunga il più saldo di tutti.

Nello stesso modo come capita di ritrovare in coppie anziane tratti somiglianti tali da far pensare che siano fratello e sorella, così anche fra il padrone e il cane, col passare degli anni, si possono notare nei gesti somiglianze che sono commoventi e, al tempo stesso, comiche.

Quando Dio creò il mondo, deve aver avuto ragioni ben imperscrutabili per dare al cane una vita cinque volte più breve di quella del suo padrone.

Mi vergogno solo a pensare che il mio cane mi ami più di quanto io ami lui.

I cani sensibili e delicati sono bravissimi con i figli dell’amato padrone, poiché sanno quanto egli è affezionato ai bambini. Il timore che un cane possa fare del male a un bambino è addirittura ridicolo: molto più giustificata è, semmai, la preoccupazione opposta, che cioè il cane si lasci troppo strapazzare dai bambini.

Solo chi non sa che anche la propria vittima è una creatura come lui può uccidere senza colpa.

È strana la cieca fiducia con cui si dà credito ai proverbi, anche quando sono assolutamente falsi o ingannevoli: la volpe non è più furba degli altri animali da preda, ed è assai più stupida del lupo o del cane.

È vero che ogni animale costituisce un pezzetto di natura, ma non ogni animale è adatto a rappresentare la natura in casa vostra.

L’animale in libertà, che potrebbe fuggire e invece rimane perché mi è affezionato, costituisce per me una fonte di gioia ineffabile.

Non ci crederete, ma esistono stati sociali dove i governanti sono i più intelligenti. Per esempio tra i babbuini.

In natura la verità è sempre assai più bella di tutto ciò che i nostri poeti, gli unici autentici maghi, possono anche soltanto immaginare.

Per imparare a conoscere veramente bene un animale intelligente, di tanto in tanto lo si deve lasciare libero.

Gli animali che non dovete comprare si possono distinguere in due grandi categorie: quelli che non potrebbero vivere con voi, e quelli con i quali voi non potreste vivere.

È raro che io rida di un animale, e quando ciò accade mi accorgo poi, ripensandoci meglio che in realtà ridevo di me, dell’uomo, di cui l’animale mi aveva presentato una caricatura più o meno spietata.

«Sia tua ambizione amare sempre più dell’altro, non essere mai secondo!». Con gli esseri umani, in determinate circostanze, posso anche riuscire ad adempiere a questo comandamento, ma nei legami di amicizia che ho con i miei cani io sono invece, sempre, il ‘secondo’.

Esistono due strade soltanto, per sfuggire alla miseria umana: suonare l’organo e giocare con i gatti.

Il fascino del gatto risiede proprio nel fatto che non ha stretto alcun legame stretto con l’uomo, che ha l’incondizionata indipendenza di una tigre o di un leopardo quando caccia nelle sue stalle e nei suoi fienili: che rimane comunque misterioso e distante quando si strofina delicatamente contro le gambe del suo padrone o fa le fusa soddisfatto davanti al fuoco.

Il gatto è una creatura indipendente, che non si considera prigioniera dell’uomo e stabilisce con lui un rapporto alla pari.

Una delle tante idiozie assurte a dignità proverbiale, e contro le quali la scienza vanamente si batte, è l’opinione che i gatti siano falsi.

Pochi animali manifestano il loro stato d’animo attraverso le espressioni facciali in modo così netto come i gatti.

Esistono alcune cose nella natura nelle quali la bellezza e l’utilità, come la perfezione artistica e tecnica, si combinano in modo quasi incomprensibile: la tela del ragno, l’ala della libellula, il corpo stupendamente affusolato del delfino, e i movimenti del gatto.

E mentre ancora seguivo con lo sguardo le oche che volavano basse sull’acqua e scomparivano alla prossimità curva del fiume, fui improvvisamente colto da quel senso di meraviglia per le cose note e familiari che è all’origine della filosofia.

Davanti all’acquario si può star delle ore assorti in fantasticherie, come quando si contemplano le fiamme del caminetto o le rapide acque di un torrente.

Il tanto ricercato anello intermedio fra l’animale e l’uomo veramente umano, siamo noi.

L’amore per gli animali è bello e nobilitante soltanto quando nasce dal più vasto e generico amore per tutto il mondo vivente, il cui nucleo centrale e più importante deve rimanere l’amore per gli uomini.

La peggiore tortura cui una gallina di batteria è sottoposta è l’impossibilità di ritirarsi in disparte per deporre le uova. Chiunque abbia un minimo di conoscenza degli animali sa quanto è straziante vedere una gallina che tenta ripetutamente di nascondersi dietro le sue compagne di prigionia alla vana ricerca di un riparo.

La vera e semplice giustificazione del mio lavoro è che provo piacere a farlo, amo gli animali e sto lì a guardarli come uno sciocco. Se non ti dessero questo semplice piacere, nemmeno uno yogi avrebbe la pazienza di mettersi a osservarli per tutto il tempo necessario.

Colui che ha visto una volta l’intima bellezza della natura diventa poeta e naturalista, e se ha la vista buona e la capacità di osservazione abbastanza acuta, può ben diventare tutte e due le cose.

Chiunque conosca degli animali sa che fra la loro esperienza interiore e la nostra esiste un legame fraterno.

L’anima umana è molto più antica della mente umana.

La maggior parte dei vizi e dei peccati mortali oggi condannati corrispondono a inclinazioni che erano puramente adattive o almeno innocue nell’uomo primitivo.

Gli animali stessi sono così meravigliosamente pigri: all’animale è assolutamente estranea la folle smania di lavoro dell’uomo moderno, cui manca perfino il tempo di farsi una vera cultura. Anche le api e le formiche, queste personificazioni della solerzia, trascorrono la maggior parte della giornata immerse in un dolce far niente.

In un gran numero di specie l’aggressione è dissimulata nel rituale della minaccia, del misurare le forze. Non è la pulsione a uccidere un’altra persona, ma a forzarla alla sottomissione.

Anche se un cane è battagliero e avido di preda, è singolarmente facile insegnargli a lasciare in pace gli animali che si tengono in casa. Neppure i più ostinati nemici dei gatti, che mai perderanno l’abitudine di dar loro la caccia in giardino, e naturalmente a maggior ragione nei campi e nei boschi, penseranno mai di molestare un gatto dentro la casa.

Chi ha contemplato una volta con i propri occhi la bellezza della natura non è destinato alla morte, bensì alla natura stessa, di cui ha intravvisto le meraviglie. E se ha davvero degli occhi per vedere, costui diverrà inevitabilmente un naturalista.

Ogni persona che si rallegra alla vista della creazione vivente e della sua bellezza è vaccinata contro il dubbio che tutto ciò possa essere privo di “senso”.

Chi si consegna alla natura non ha bisogno dell’inconoscibile, del soprannaturale, per poter provar rispetto; c’è soltanto un miracolo per lui, ed è che tutto su questa terra, incluse le massime fioriture della vita, si sia semplicemente formato senza miracoli nel senso convenzionale della parola.

Credo che il nome di Dio non solo non si debba nominare invano, ma penso che non si debba nominare affatto.

Un cane possiede un’anima grosso modo uguale alla mia, e probabilmente la supera persino nella capacità di amore disinteressato.

Gli animali superiori hanno una capacità e una tendenza a combinar disastri direttamente proporzionale alla loro intelligenza.

L’animale da preda uccide senza odio, non è affatto “arrabbiato” con la creatura che si accinge ad ammazzare; nella sua preda l’uccisore non vede affatto un «tu»! Se si riuscisse a far capire al leone che la gazzella contro cui si accanisce è sua sorella, se si riuscisse a convincere la volpe a vedere un fratello nel leprotto, i due predatori rimarrebbero non meno stupefatti di molti uomini cui si ricorda che il loro nemico mortale è pur sempre un uomo.

Le nostre armi noi non le abbiamo ricevute dalla natura, le abbiamo liberamente create. E che cosa ci sarà più facile, la creazione di nuove armi o quella di un senso di responsabilità, di un sistema di inibizioni, senza i quali la nostra razza può perire ad opera di ciò che essa stessa ha creato?

È un ottimo sport mattutino per un ricercatore mandare al diavolo ogni mattina prima di colazione un’ipotesi prediletta: mantiene giovani.

L’uomo non è affatto cattivo dalla nascita, ma semplicemente non è sufficientemente buono per le esigenze della vita sociale moderna.

Non esistono condizioni ideali in cui scrivere, studiare, lavorare o riflettere, ma è solo la volontà, la passione e la testardaggine a spingere un uomo a perseguire il proprio progetto.

La vita è un processo che cerca conoscenza. “Vivere è imparare”.

Ogni problema che sia dato di risolvere, nel momento stesso della sua risoluzione suscita nuovi problemi.

Se un uomo è onesto come scienziato, la proporzione fra quanto crede di sapere e quanto crede di non sapere varia sempre a suo discapito, a misura che il tempo passa. E più si diventa vecchi – se si cerca sinceramente la verità – più si sa che non si sa niente e che ci sono tante cose che si vorrebbero sapere.

Tutte le ambizioni sono giustificate, ad eccezione di quelle che si arrampicano sulle miserie e sulla credulità umana.

È un ben triste richiamo alla caducità della vita quando il cane che si è conosciuto pochi anni prima – e si direbbe solo mesi – come un cucciolo buffo e commovente, già comincia a mostrare i segni della vecchiaia e si sa che di lì a due, al massimo tre anni si dovrà vederlo morire.

Ogni domanda alla quale si possa dare una risposta ragionevole è lecita.

Un uomo sufficientemente dotato di umorismo corre un rischio minimo di soccombere a illusioni lusinghiere su se stesso, perché non può fare a meno di rendersi conto di che asino pomposo diventerebbe se lo facesse.

La vita cerca problemi e l’offerta di problemi è significativa per il successo; una mancanza di problemi può provocare una stagnazione.

I cani che abbaiano possono occasionalmente mordere, ma gli uomini che ridono difficilmente sparano!

Un misantropo sentimentale ha foggiato l’aforisma spesso ripetuto a pappagallo: «Da quando conosco gli uomini, amo gli animali.» Io affermo al contrario: chi veramente conosce gli animali, inclusi quelli superiori e a noi più vicini, e ha un po’ di comprensione per il divenire filogenetico, è per ciò in grado di comprendere appieno l’unicità dell’uomo.

Devastando in maniera cieca e vandalica la natura che la circonda e da cui trae il suo nutrimento, l’umanità civilizzata attira su di sé la minaccia della rovina ecologica. Forse riconoscerà i propri errori quando comincerà a sentirne le conseguenze sul piano economico, ma allora, molto probabilmente, sarà troppo tardi.

L’accalcarsi di molti individui in uno spazio ristretto non solo provoca indirettamente, attraverso il progressivo dissolversi e insabbiarsi dei rapporti fra gli uomini, vere e proprie manifestazioni di disumanità, ma scatena anche direttamente il comportamento aggressivo.

L’odio non rende soltanto ciechi e sordi, ma anche incredibilmente sciocchi.

Che ne sarà del genere umano? Non possiamo prevederlo. Ma ciò che avverrà dipenderà da processi che si svolgeranno esclusivamente all’interno dell’uomo stesso.

La mente umana, conducendoci sulla strada della tecnocrazia, è diventata l’avversaria della vita stessa e, di conseguenza, l’avversaria dell’anima umana.

Ciò che offende più di ogni altra cosa l’amor proprio dell’essere umano è il fatto che, con tutta l’importanza che egli dà a se stesso, il divenire dell’universo sia del tutto indifferente alla sua sorte.

In questo momento l’uomo sta per annientare la comunità di vita del nostro pianeta, la comunità nella quale e della quale l’uomo vive: egli sta, insomma, per suicidarsi.

La velocità con cui lo spirito umano si trasforma e l’uomo trasforma l’ambiente in qualcosa di completamente diverso da ciò che esisteva fino a ieri è talmente vertiginosa che, in confronto, l’evoluzione filogenetica è praticamente immobile.