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Goliarda Sapienza (nata a Catania il 10 maggio 1924 e morta Gaeta il 30 agosto 1996) è stata una scrittrice e attrice italiana. “L’arte della gioia”, il romanzo capolavoro della scrittrice, fu ignorato per più di vent’anni dall’editoria italiana, prima di avere successo in Francia nel 2005, nove anni dopo la morte di Sapienza.
L’arte della gioia è un romanzo che ha al centro un personaggio femminile molto forte e una trama da saga familiare ambientata nel Sud Italia, caratteristiche che lo accomunano a vari libri di grande successo commerciale degli ultimi anni.
Presento una raccolta delle frasi e poesie più belle di Goliarda Sapienza. Tra i temi correlati Le frasi più belle di Elena Ferrante e Frasi, citazioni e aforismi di Elsa Morante.
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Le frasi più belle di Goliarda Sapienza
L’arte della gioia
Nei baci delle sue ferite mi dimentico. Dimenticarsi un attimo e poi riscoprire più nitidi i lineamenti amati. Risentire più acutamente il profumo della sua pelle. Ritrovarsi abbracciate dopo una lunga assenza.
Mi perdo nei tuoi occhi, non mi cacciare… hai nello sguardo come un vento che trascina.
Come potevo saperlo se lui non me lo diceva che anche fra l’erba dell’amicizia tranquilla può crescere un piacere più forte della passione?
I morti non vogliono che si muoia con loro, ma che li si tenga in vita, nei pensieri, nella voce, nei gesti.
Sempre quando finisce una festa, uno spettacolo, ci si sente soli, qualcosa se ne va lasciando dentro tante piccole morti.
Le parole nutrono, e come il cibo vanno scelte bene prima di ingoiarle.
Pensa, Modesta, forse invecchiare diversamente non è che un ulteriore atto di rivoluzione…
Perché non è solo la donna a invidiare il pene, a sentirsi mutilata. Anche l’uomo ha una mutilazione.
– E quale sarebbe?
– Non può creare carnalmente una vita. E cosí cerca di dare vita a idee.
Una delle tappe d’obbligo che la vita ci impone: quella di essere abbandonati o abbandonare.
La guerra si sposta lenta, ma tutto cancella, tutto fa deserto: case, colture, sentimenti.
La morte forse sarà un orgasmo pieno.
Aprii gli occhi e sentii la mia voce che diceva: – Ora so cos’è il mare.
L’amore non è un miracolo, è un’arte, un mestiere, un esercizio della mente e dei sensi come un altro. Come suonare uno strumento, ballare, costruire un tavolo.
L’amore e il sesso sono figli l’uno dell’altro. L’amore senza sesso che cosa è? Una venerazione di statue, di madonne. Il sesso senza l’amore che cosa è? Una battaglia di organi genitali e basta.
Eh, tante cose si possono insegnare: andare a cavallo, fare all’amore, ma la propria esperienza a nessuno si può dare. Ognuno la propria, con gli anni, si deve fare, sbagliando e fermandosi, tornando indietro e ricominciando il cammino.
Allora il dolore, l’umiliazione, la paura non erano, come dicevano, una fonte di purificazione e beatitudine. Erano ladri viscidi che di notte, approfittando del sonno, scivolavano al capezzale per rubarti la gioia di essere viva.
Aprile lusinga col suo falso calore. T’accarezza con mani sicure, ma è pronto ad abbandonarti al veleno dell’umido appena l’ombra cala.
Se vuoi saperlo: qua a Dio ci crediamo, ma ai preti e alle monache poco, molto poco.
Scrivere significa rubare il tempo anche alla felicità stessa.
Ormai cominciavo a conoscere la belva-uomo e sapevo che a noi appare pazzia ogni volontà negli altri a noi contraria, e ragionevolezza quello che ci è favorevole e ci lascia comodi nel nostro modo di pensare.
Ma come si deve fare per farvi capire che molti desideri vi vengono inculcati dall’alto per usarvi? Capisco che sia difficile per un povere che deve sfamarsi e imparare a leggere prima di sapere chi è e cosa vuole.
Ma tu, hai pane e libri, e non puoi avere scusanti.
In un lampo capii che cosa era quello che chiamano destino: una volontà inconsapevole di continuare quella che per anni ci hanno insinuato, imposto, ripetuto essere la sola giusta strada da seguire.
Troppo piano questa verità la vanno dicendo, troppe parole annacquate escono dalle loro bocche. La giovinezza, da che mondo è mondo, ha bisogno di miti e d’eroismi.
Si casca stando coi piedi sulla terra, ragionando troppo, non come me che ho gli occhi pieni di nuvole e comete.
Ma a te fa bene sognare, sogna e dormi. I sogni e il sonno nutrono più del pane.
Imparai a leggere i libri in un altro modo. man mano che incontravo una certa parola, un certo aggettivo, li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano usare nel mio contesto.
Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore, esattamente come la parola Morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole…e poi ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggior frequenza
Bisogna rapidamente allontanarsi da qualsiasi luogo dove la consuetudine ha ucciso l’obiettività.
L’amore non è un miracolo, Carlo, è un’arte, un mestiere, un esercizio della mente e dei sensi come un altro.
Facile è prendersi il lusso di fare l’agnello, quando la natura t’ha accordato il favore di nascere lupo.
Non c’è niente da fare, come diceva mia madre, ogni dieci anni bisogna rileggere i libri che ci hanno formato se si vuol venire a capo di qualcosa.
Un buon avvocato sa quando la causa è perduta.
C’è un limite preciso nell’aiutare gli altri. Oltre quel limite, a molti invisibile, non c’è che volontà di imporre il proprio modo d’essere.
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Lettera aperta
Non so cosa sia amore fra uomo e donna: non so come nasce, perché nasce, come muore. So solo che ci sono molti fraintendimenti in questa parola. Moltissimi. Sta seppellita sotto montagne di detriti.
Ho morso la testa a questo polipo che mi trascinava in quel mare di vecchie emozioni, ma i polipi sono duri a morire e l’inchiostro del suo cervello mi annebbia la vista e le sue ventose tengono stretto.
Come tutte le donne, essendo intelligente, dovevi esserlo più di un uomo; coraggiosa più di un uomo.
Via Veneto non trema più per i carri armati tedeschi. Pacificata riluce teneramente dei cappellini rosa, malva, azzurri delle mogli degli ufficiali americani. La sua strada, il sole, il suo caffè.
Non devi essere troppo buona, i buoni muoiono presto.
Si muore per lasciare il meglio di sé a quelli che ti hanno saputo leggere.
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Poesie e altro
Non sapevo che il buio
non è nero
che il giorno
non è bianco
che la luce
acceca
e il fermarsi è correre
ancora
di più.
Odio la noia e l’idea di un mondo tutto rosa mi spaventa più di passare la notte in treno con un assassino.
Se all’alba non sarò di ritorno, chiudi la porta e non far entrare il mattino.
Per capire il senso di qualunque viaggio bisogna andare in treno. Spostarsi in aereo è quasi come andare al cinema.
Non si insegna nulla a chi non ha fame, al contrario chi ha fame di sapere prende a piene mani senza chiedere permessi né provare vergogna.
Vorrei all’ombra del tuo
sguardo
sostare e con la
mano disegnare
la tua voce
che cala verso
me a raccontare.
Ho camminato sul ciglio
dei miei sogni
Sbattuta dall’onda nera
delle tue occhiaie.