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Emmanuel Carrère d’Encausse (nato a Parigi, il 9 dicembre 1957) è uno scrittore, sceneggiatore e regista francese.
L’opera di Carrère, tradotta in Italia dal 1996 al 2011 per l’Editore Einaudi, che ne pubblicò cinque titoli senza grande seguito, viene rilanciata nel 2012 da Adelphi con la biografia del controverso personaggio Limonov, finalmente bestseller di vendite, dando avvio alla riedizione delle opere precedenti, oltreché dei nuovi libri.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Emmanuel Carrère. Tra i temi correlati Le frasi più belle di Fredéric Beigbeder e Le frasi più belle di Michel Houellebecq.
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Le frasi più belle di Emmanuel Carrère
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L’avversario, 2000
Solo la morte convince gli uomini delle ragioni, della sincerità e della profondità del dolore altrui.
La gente non sa cosa sia la pazzia. E’ terribile. E’ la cosa più terribile che ci sia al mondo.
So che cosa significa passare le proprie giornate senza testimoni, sdraiati a guardare il soffitto per ore, con la paura di non esistere più.
Quando si rimane intrappolati in questo circolo vizioso del non deludere mai, la prima bugia tira l’altra, e dura una vita…
Una dolorosa lucidità è preferibile a una pace illusoria
Un amico, un vero amico, è anche un testimone, e il suo sguardo ti permette di valutare meglio la tua vita.
Un banale incidente, un’ingiustizia possono provocare la follia.
Per i credenti l’ora della morte è l’ora in cui si vede Dio, non più in modo oscuro, come dentro uno specchio, ma faccia a faccia. Perfino i non credenti credono in qualcosa di simile.
Avrebbe preferito davvero essere malato di cancro piuttosto che di menzogna – perché anche la menzogna era una malattia, con la sua eziologia, i suoi rischi di metastasi, la sua prognosi riservata , ma il destino aveva voluto che si ammalasse di menzogna, e non era colpa sua.
Ma lui si comportava come il re di una partita a scacchi minacciato su tutti i fronti, al quale resta solo una casella su cui andare: la partita è persa, non c’è dubbio, tanto varrebbe abbandonare, eppure si sposta ugualmente su quella casella, se non altro per vedere come l’avversario riuscirà a metterlo in trappola.
Com’è fragile la vita! Soltanto ieri c’era una famiglia unita, felice, quattro persone che si volevano bene, e adesso, per un incidente alla caldaia, solo corpi carbonizzati da trasportare all’obitorio…
Sì, avrebbe dovuto essere calda e piacevole quella vita familiare. Loro credevano che fosse calda e piacevole. Ma lui sapeva che era marcia dentro e che niente, né un attimo, né un gesto, neppure il loro sonno, poteva sfuggire a quel marciume.
Non sono mai stato così libero, la mia vita non è mai stata così bella. Sono un assassino. La mia immagine agli occhi della società è la peggiore che possa esistere, ma è più facile da sopportare che i miei vent’anni di menzogne.
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Limonov, 2011
Uno degli aspetti più deleteri del sistema sovietico era che a meno di non diventare martiri non si poteva essere onesti.
In Occidente, tutto è permesso e nulla è importante, qui invece è il contrario: nulla è permesso, tutto è importante.
In una poesia non è il caso di parlare di «cielo blu» perché tutti sanno che il cielo è blu, e le trovate del tipo «blu come un’arancia», che ormai si leggono ovunque, sono quasi peggio.
I russi sanno come morire, ma quando si tratta dell’arte di vivere sono davvero pessimi.
Il cancro non rispetta i soldi. Anche se gli offrite miliardi, non si tirerà indietro.
Curiosi del mondo nella sua complessità, se si trovano di fronte un evento che contraddice il loro punto di vista non solo non lo occultano ma lo mettono in risalto.
Quando uno è più debole e l’altro più forte, si continua, per onestà, a sottolineare che il più debole non è tutto bianco e il più forte non è tutto nero, ma ci si schiera con il più debole. Si va dove cadono le granate, non dove partono.
Una regola, atroce ma raramente smentita, vuole che carnefici e vittime finiscano per scambiarsi i ruoli. Bisogna adattarsi in fretta, e non avere lo stomaco delicato, per restare sempre dalla parte di queste ultime.
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V13, 2022
Di norma, la propaganda nasconde l’orrore. Qui lo esibisce. Lo Stato islamico non dice: è la guerra, abbiamo il triste dovere di compiere azioni terribili per far trionfare il bene. No, rivendica il sadismo. È sul sadismo, sull’esibizione del sadismo, sull’autorizzazione a essere sadici che fa affidamento per convertire.
È sempre più o meno così, la giustizia: il Codice penale è stato inventato per impedire ai poveri di derubare i ricchi, e il Codice civile per permettere ai ricchi di derubare i poveri.
Ci sono cause che rifiuteresti di difendere? Se me lo chiedi, allora non hai capito cosa significa fare l’avvocato. Io non difendo nessuna causa, ma non rifiuto nessun imputato.
Fare l’avvocato è proprio questo: fare tutto il possibile perché l’imputato sia processato sulla base del diritto e non delle passioni. E poi, quando tutti gli hanno voltato le spalle, essere l’ultimo a tendere ancora la mano.
Bisogna ammetterlo: per chi si appassiona ai processi – cronista giudiziario di professione o cronista occasionale come me – è affascinato dai colpevoli più che dalle vittime. Per le vittime si prova pietà, ma è dei colpevoli che si cerca di capire la personalità. Sono le loro vite che vengono passate al setaccio per scovare il punto di rottura, il momento misterioso in cui hanno deviato verso la menzogna o il crimine.
Non abbiamo cercato di capire. Abbiamo dimenticato il grande precetto di Spinoza: non deridere, non compiangere, non condannare, comprendere soltanto.
Imparare a sostituire la legge del taglione con il diritto, la vendetta con la giustizia: questo è ciò che chiamiamo civiltà.
Nessuno sa cosa provi chi sta per morire. Tuttavia il diritto ha qualcosa da dire su questa esperienza così intima, così incomunicabile. Questo qualcosa ha un nome che non è soltanto psicologico o filosofico, ma giuridico, ed è comparso in giurisprudenza nel 2005, in seguito a un altro disastro aereo: lucida agonia.
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Vite che non sono la mia, 2009
Se sapessimo a che cosa andiamo incontro, non oseremmo mai essere felici.
certi piccoli favore la gente te li deve, e il più delle volte è ben contenta di farteli perché è ben contenta di non essere al tuo posto.
Non cercare qualcosa di intelligente da dire, lasciare che le parole affiorino spontanee: non è detto che saranno quelle giuste, ma solo così quelle giuste hanno una possibilità di affiorare.
Ci sono, diceva, due tipi di uomini: quelli che sognano spesso di cadere nel vuoto e poi gli altri. Questi ultimi vivono sulla terraferma, e vi si muovono con sicurezza. I primi, al contrario, soffriranno per tutta la vita di vertigini e di ansia, della sensazione di non esistere realmente.
Per chi ha sempre avuto la sensazione di esistere, le avvisaglie della morte sono tristi, crudeli, ingiuste, tuttavia si può includerle nell’ordine delle cose. Ma per chi, nel proprio intimo, ha sempre avuto l’impressione di non esistere davvero? Di non avere vissuto? A questi, lo psicanalista propone di trasformare la malattia e perfino l’approssimarsi della morte in un’estrema occasione per esistere davvero.
Peggio dell’incubo di apprendere che ti amputeranno una gamba, c’è quello di apprendere che l’amputeranno a tuo figlio ventiduenne.
Ancora qualche mese fa, se avessi scoperto di avere un cancro, e che presto sarei morto, e mi fossi fatto la stessa domanda di Juliette: la mia è una vita riuscita? non avrei potuto rispondere come lei. Avrei detto che no, che la mia vita non era riuscita. Avrei detto che ero riuscito in alcune cose.
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Yoga, 2020
La maggior parte delle persone crede di essere sulla Terra per trovare l’amore, diventare ricchi, esercitare potere, generare punti di crescita o lasciare il proprio segno sulla sabbia del tempo. Sono rare le persone che sanno di essere sulla Terra per contemplare il cielo.
L’esperienza della meditazione, quando va bene, è un modo incondizionato di stare bene. Stai bene perché sei lì. Stai bene perché in nessun altro posto staresti meglio che lì dove sei. Nel tuo corpo, tranquillamente appostato al confine tra il sé e l’altro da sé, tra il fuori e il den-tro. Ti senti vivere. Non fare qualcosa: soltanto vivere. E in questo non c’è niente di straordinario, anzi: è l’assoluta ordinarietà.
La meditazione è scoprire che siamo altro dal nostro Ego. La meditazione è una tecnica per intaccare l’ego.
Sì, perché è questa la rivoluzione, una delle rivoluzioni innescate dalla meditazione. Anziché considerare con astio pensieri di cui un po’ ci si vergogna, anziché cercare di sradicarli, ci si limita a osservarli senza farne un dramma. Perché esistono, perché ci sono.
Né veri né falsi, né buoni né cattivi.
Ma mi chiedo: non è che alla visione del mondo che emerge dalla meditazione manca qualcosa? Non è che la saggezza è un po’ troppo saggia? Non è che, banalmente, il sesso è molto più reale?
La sensazione è quella di essermi perso, smarrito, di essermi sbagliato a un incrocio e avventurato in una zona in cui non dovrei essere. È così: sono dove non dovrei essere. Dove non sarei dovuto andare.
Ognuno di noi è prigioniero dei propri pensieri, delle sue ossessioni, è perso nei suoi vortici, intrappolato in un vicolo cieco. Ognuno di noi è venuto qui nella speranza di chiarirsi un po’ le idee, di essere un po’ meno infelice.
Malroux racconta di aver chiesto ad un vecchio prete: “lei che ha passato tanti anni ad ascoltare la gente nel segreto del confessionale, che cosa ha imparato dell’animo umano?”
E il vecchio prete: “Ho imparato due cose. La prima è che la gente è molto più infelice di quanto non si creda, la seconda, è che non esistono Adulti
Il maestro tibetano Chögyam Trungpa era solito dire che dedichiamo al presente solo il 20% della nostra attività cerebrale. Il restante 80% è rivolto per certuni al passato, per altri al futuro. Io, per esempio, anticipo molto e rievoco poco.
Sono mutevole, siamo tutti mutevoli, il mondo è mutevole. L’unica cosa che non muterà è il fatto che tutto muta, in continuazione.
Freud dà un’altra definizione della salute mentale, non meno folgorante della prima: si è mentalmente sani quando non si è più soggetti alla sofferenza nevrotica, ma soltanto alla normale sofferenza umana. La sofferenza nevrotica è quella che ti procuri da solo, in una forma spaventosamente ripetitiva, la normale sofferenza umana è quella che ti riserva la vita sotto forme tanto diverse quanto imprevedibili.
Espirare, in definitiva, significa rinunciare all’ultimo respiro, all’ultimo sospiro, rinunciare alla propria anima
C’è qualcosa di molto suggestivo nell’idea di potersi accontentare di uno spazio di cinquanta centimetri per centottanta. Viene da pensare che, anche in prigione, nel perimetro soffocante di una cella, basterebbe stendere un tappetino da yoga per riconquistare una forma di libertà.
Perché la sola, autentica posta in gioco di questa lotta, la sola posta in gioco della vita è senz’altro l’amore, la capacità di amare.
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I baffi, 2020
Il fatto di arrivare senza bagagli, di chiedere un biglietto per una destinazione qualunque gli procurava una specie di ebbrezza, un’impressione di libertà sovrana che aveva creduto riservata ai protagonisti dei film.
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Varie
Quando mi occupo di un argomento, mi piace aggredirlo su più fronti, non prima di aver studiato una decina d’anni.
È curioso che persone normali, intelligenti, possano credere a una cosa tanto pazzesca come la religione cristiana, una cosa in tutto e per tutto identica alla mitologia greca e alle favole.
La fede è un mistero della persona, la religione è una narrazione collettiva.
Non mi piace l’idea che un intellettuale debba avere un’opinione su tutto.
Io sono interessato al Cristianesimo come fenomeno più ampio, non solo alle vicende del Cattolicesimo in senso stretto. Nel Cristianesimo, poiché non dipende tutto da quel che fa il papa o il Vaticano, ci sono forze e decisioni che sono più nel cuore segreto delle persone.
C’è un uomo solo al comando, che spaventa tutti. Non capita spesso che l’umanità intera stia con il fiato sospeso per capire le prossime mosse di un uomo solo e poco aperto al mondo. Putin si vanta di usare poco internet, di leggere solo le note dei suoi consiglieri: immagino dicano quello che lui ha voglia di sentirsi dire. Deve essere straordinariamente poco informato