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In questi anni su Aforisticamente ho scritto diversi articoli sugli scrittori di aforismi negli Stati Uniti e un giorno mi piacerebbe pubblicare una antologia degli aforisti americani (in un un processo inverso ho fatto conoscere al pubblico americano gli scrittori italiani di aforismi con la mia antologia The New Italian Aphorists).
Nessun scrittore americano di aforismi è mai stato pubblicato in Italia ma recentemente ho scoperto che presso Adelphi è uscito il libro Il mostro ama il suo labirinto (titolo originale Monster Loves His Labyrinth) che raccoglie frammenti e annotazioni dello statunitense di origine serba Charles Simic, considerato uno dei più importanti poeti contemporanei (premio Pulitzer per la poesia nel 1990 e Wallace Stevens Award nel 2007).
Il libro Il mostro ama il suo labirinto racchiude forme brevi oscillanti tra l’aforisma e la prosa breve, fra la realtà e il sogno, appunti che descrivono i ricordi del presente e le premonizioni del passato e in cui l’autore “giudice-poeta chiaroveggente e bizzoso, repentino negli scatti d’ira e nelle smanie d’amore”, ci racconta “l’irrimediabile e caotica mescolanza di ogni cosa”, usando “il caso come attrezzo per demolire le nostre associazioni abituali”.
Ovviamente in questo libro, pieno di guizzi fulminei e collegamenti interrotti (In uno dei suoi frammenti, Charles Simic scrive che la sua ambizione è di “creare un non-genere fatto di narrativa, autobiografia, saggistica, poesia, e naturalmente pochade”), non possono mancare i molti aforismi sulla poesia, sulla relazione tra poesia, forma e contenuto, sulla creazione poetica (la cosiddetta officina poetica), sui poeti.
Presento al lettore italiano una breve scelta di aforismi di Charles Simic nella traduzione di Adriana Bottini. Su Il mostro ama il suo labirinto segnalo la splendida recensione su La Repubblica di Franco Marcoaldi (a sua volta poeta) e su Il Corriere della sera di Livia Manera:
Charles Simic, Il mostro ama il suo labirinto
La storia è un libro di ricette. i dittatori sono i cuochi. I filosofi quelli che scrivono i menù. I preti sono i camerieri. I militari i buttafuori. Il canto che sentite sono i poeti che lavano in cucina.
Faccio parte di quella minoranza che si rifiuta di far parte di qualunque minoranza definita.
Gli uccelli cantano per rammentarci che abbiamo un’anima.
Mi hanno raccontato di un tale che leggeva il pensiero e riusciva a leggere le paure di un fiammifero accesso nell’entrare in una casa buia.
Fare una cosa che non esiste, ma che una volta creata sembra sia sempre esistita.
Una poesia: un teatro in cui siamo la sala, il palcoscenico, le quinte, gli attori, l’autore, il pubblico, il critico. Tutto in una volta!
Come poeta, il Signore dell’Universo è incurabilmente oscuro.
Qualunque ideologia o fede che non sia insaporita dall’odio non ha alcuna possibilità di successo popolare. Per essere veri credenti bisogna essere campioni di odio.
All’inizio è stata soprattutto la voglia di irriverenza ad avvicinarmi alla poesia. Il bisogno di sbeffeggiare l’autorità, di infrangere tabù, di celebrare il corpo e le sue funzioni, di annunciare di aver visto gli angeli e con lo stesso fiato dire che non esiste alcun dio. Il solo pensiero di poter dire merda a tutto mi faceva scompisciare dalla felicità.
Una teoria dell’universo: il tutto è muto; la parte urla di dolore o ride sguaiatamente.
Soltanto la poesia può misurare la distanza tra noi stessi e l’Altro.
Il mio mestiere è tradurre ciò che non ammette traduzione: l’essere e il suo silenzio.
Gli dèi devono ringraziare la poesia se si trovano in cielo.
Qualunque cosa è uno specchio, a guardarla abbastanza a lungo.
An accompanying English original would be nice to have here…also.
The pubblisher Adelphi has copyright about Charles Simic. I can’t quote the english original.
It is interesting to note here that international copyright law suggests that excerpts can be taken from a larger text, in the form of quotations, provided that it is for use as scholarly reference material, or for criticism. How large that bite out of somebody else’s hide can be is anybody’s guess…