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Sono sempre rimasto affascinato da come nei mercati finanziari l’ultimo granello di sabbia (quasi sempre invisibile e statisticamente irrilevante) sia responsabile del crollo dell’intera struttura. Chi avrebbe mai pensato che un mutuo-subprime impacchettato da una minuscola banca della California potesse causare il crollo delle borse e il fallimento a catena di migliaia di banche nel 2009. Un input addizionale molto piccolo, ovvero il granello di sabbia, causa un effetto sproporzionato, ovvero la distruzione della realtà.
Per anni nei mercati finanziari sono rimasto colpito dal dettaglio, il frammento, l’evento altamente improbabile laddove molti guardavano il macro, il continuum, la verosimiglianza degli accadimenti.
Il mio amore per il dettaglio è lo stesso che indirizza i miei gusti in campo letterario. In letteratura sono affascinato dalle forme brevi, dal minimo, dalla riga che si nasconde all’interno di un discorso più ampio.
Amo pensare al linguaggio come a un moltiplicatore di casualità. Nel linguaggio di tutti i giorni tendiamo a considerare come la più probabile una particolare realizzazione tra tutte le possibili storie casuali, dimenticando che potrebbero essercene delle altre. Ci appoggiamo al “luogo comune” e ignoriamo “l’improbabile“.
Tra tutti le forme del linguaggio l’aforisma, con il suo gusto del paradosso e del rovesciamento, mira a cercare una storia alternativa piuttosto che ad accontentarsi di una storia verosimile. Ecco tre esempi
“Chissa che cosa faceva Dio prima della Creazione?” scrive Samuel Beckett
“Chissà che cosa avrebbe scoperto Colombo se l’America non gli avesse sbarrato la strada” scrive Stanislaw Lec
“All’inferno il diavolo è un eroe positivo” scrive ancora Stanislaw Lec
Con il suo senso del paradosso l’aforisma parte esattamente dal contrario della storia ovvia. Si chiede che cosa facesse Dio prima della Creazione, che cosa avrebbe incontrato Colombo se l’America non gli avesse sbarrato la strada. Scopre che all’inferno il diavolo è un eore positivo. All’interno di una serie di variabili prevedibili, l’aforisma cerca una variante altamente improbabile.
L’aforista non è forse colui che quando le probabilità gli sono chiaramente contrarie riesce a trascenderle credendo che da qualche parte si nasconda un aspetto che nessun altro aveva preso in considerazione? L’aforista non è forse un costruttore di trappole casuali di fronte all’ovvietà del reale?
Come tutti gli aforisti, anch’io adoro prendere in mano una frase, calcolare tutte le varianti possibili e cercare la variante inaspettata, la pointe. La realtà ordinaria è figlia della nostra capacità e riluttanza ad accettare la casualità e l’aforisma ci da una mano a smontare questo castello.
Ho scritto il mio primo libro di aforismi nel 2009. Ho selezionato una piccola serie di aforismi (69 anche il numero è casuale o forse non lo è) all’interno di una scelta più ampia che per il momento è inedita (nella vita bisognerebbe sempre fare le cose “al momento giusto nel posto giusto”, ma non ne siamo quasi mai capaci). Ho chiamato il libro Contagocce (e anche questo titolo non è casuale). Questa è la mia foto e questa è la foto del libro.
Capovolgendo il tuo commento si potrebbe anche scrivere: "Trovare nel web un appassionato di aforistica è come trovare un ago in un pagliaio…"Ciao
Mi piace il tuo blog. Tu scrivi molto bene. Sei bravissimo!
Ti ringrazio per i tuoi complimenti. Anche se a volte penso che, da buon aforista, dovrei scrivere meno e lasciare più spazio ai testi "altrui"! Fabrizio