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Se guardiamo gli aspetti positivi di questo 2025 di Sinner, possiamo dire che Jannik ha raggiunto 4 finali Slam di fila in un anno (è nel club ristretto insieme ai nomi altisonanti di Federer e Djokovic) e che ha vinto Australian Open e Wimbledon, portando a 4 gli Slam vinti in carriera. Inoltre Sinner è rimasto numero 1 per 65 settimane di fila.
Tuttavia se guardiamo l’altro della medaglia, si potrebbe dire che Sinner, dopo il ritorno a maggio in seguito a squalifica antidoping, ha perso 4 finali su 5. Non sono poche. Inoltre l’8 settembre, dopo 65 settimane di fila, Sinner è diventato numero 2 ed è destinato a rimanerci per parecchio tempo, vista la mole di punti in scadenza da qui a fine gennaio 2026.
Per tanti mesi si è parlato di Sincaraz, ma la verità, se guardiamo l’andamento della stagione sul cemento da Cincinnati a Flushing Meadows, è che c’è un giocatore di nome Alcaraz che ha migliorato tutti i fondamentali e che in questo momento sembra ingiocabile da chiunque. La fotografia dell’ultimo mese ci dice che c’è Carlos Alcaraz, poi c’è Jannik Sinner e poi ci sono tutti gli altri. Alla faccia del duopolio Sincaraz.
Ma da dove deve ripartire Jannik Sinner se vuole tornare a competere con Alcaraz? Nell’intervista post partita Sinner ha detto che il suo gioco “è prevedibile” e che deve uscire dalla comfort zone.
Non siamo d’accordo. Non è il suo gioco che è prevedibile, è il suo servizio che semplicemente non funziona.
A Wimbledon Sinner ha vinto contro Alcaraz con una percentuale di prime del 62% (65% la sua media prima della finale) contro il 53% di Alcaraz (65-70% la sua media prima della finale). Se le percentuali di prime si fossero invertite, a Wimbledon avrebbe vinto Alcaraz, non Sinner. Inutile starci a ricamare sopra.
Ed è proprio quello che è successo agli Us Open. Nella finale Sinner ha avuto una disastrosa percentuale di prime del 48% contro un 62% di Alcaraz. Questo ha reso il gioco di Sinner prevedibile. Questo ha reso Sinner fragile e insicuro nei turni in risposta, con poca fiducia. Questo ha permesso ad Alcaraz di infilare il doppio dei vincenti di Sinner. Tutto il resto sono chiacchiere fatte da chi non guarda i dati e i numeri delle partite.
Se Sinner vuole tornare a essere imprevedibile, deve tornare a servire bene. Perché tutto parte dal servizio. Chi serve bene, comanda lo scambio. Chi serve male, lo subisce. Chi serve bene può anche rischiare risposte aggressive nei turni di riposta o fare esperimenti, cambiando posizione e modo di ribattere. Se servi male e vieni breakkato, vai al turno di risposta sotto pressione e non sei libero mentalmente. Ed è quello che è successo a Sinner con Alcaraz.
Sia chiaro. Non basta servire le prime con percentuali alte. Sinner nella conferenza parlava di “prevedibilità” e secondo noi si riferiva anche e soprattutto al servizio.
Nella finale di Flushing Meadows Sinner ha fatto soltanto 2 ace (contro i 10 dello spagnolo). Anche quando Sinner serviva le prime, Alcaraz era sempre pronto a rispondere. O Alcaraz aveva un suggeritore “invisibile” oppure il servizio di Sinner era troppo “leggibile”. Noi pensiamo che siano entrambe le cose.
Sinner parla della necessità di piccoli aggiustamenti nel servizio. Non siamo d’accordo. Sono necessari grandi aggiustamenti del servizio. E’ necessario un lavoro radicale che gli permetta di essere più sicuro, solido e costante (anche quando Sinner ha avuto la percentuale di prime alta, come nel torneo di Wimbledon, c’è sempre stato qualche calo tra un set e l’altro, come se non fosse completamente padrone dello strumento). Ed è necessario un lavoro che renda il servizio anche meno prevedibile (soprattutto con Alcaraz).
Rafa Nadal era un pessimo battitore ed è migliorato tantissimo, Novak Djokovic (grazie a Goran Ivanisevic) è diventato un maestro. E’ ora che lo diventi anche Sinner. I battitori forti sono alti di statura e in questo Sinner è favorito da madre natura: sono 8 centimetri in più di Alcaraz, e non sono pochi. E allora sfrutti questa altezza. E se vuole cambiare qualcosa nei prossimi, cambi il modo di battere.
Altrimenti rischia di diventare un eterno secondo.