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Poeta e scrittore di aforismi (da taluni è considerato il più grande aforista tedesco vivente), Elazar Benyoëtz è nato nel 1937 a Wiener Neustadt in Austria. Figlio di ebrei austriaci, a causa delle persecuzioni naziste fugge nel 1939 con i suoi genitori in Palestina. Come scrive la studiosa Chaim Vogt-Moykopf nell’articolo su “Letteratura israeliana in lingua tedesca o letteratura germanofona in Israele” gli ebrei germanofoni che sbarcarono in Palestina tra il 1933 e il 1940 erano degli espulsi da una cultura che avevano adorato, alla quale si sentivano perfettamente integrati, per non dire assimilati. Citavano meglio i poemi di Schiller e di Goethe e le opere di Marx ed Engels che il Talmud e la Torah.” Elazar Benyoëtz si forma nella lingua ebraica e pubblica in questa lingua molti libri di grande valore. Nel 1959 diventa anche rabbino. Tuttavia in ragione del suo interesse per gli scrittori ebreo tedeschi e per il legame storico tra gli ebrei e i tedeschi, decide di avventurarsi nell’apprendimento della lingua tedesca e per alcuni anni della sua vita (tra il 1964 e il 1968) vive in Germania, a Berlino. Nel 1968 torna a vivere a Gerusalemme dove sposa la miniaturista e calligrafista Renee Koppel. I suoi saggi e libri di aforismi, pubblicati a partire dal 1969, sono quasi esclusivamente in lingua tedesca. Per la sua opera Elazar Benyoëtz ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti tra cui nel 1988 il premio Adelbert Von Chamisso che viene assegnato a un opera scritta e pubblicata in tedesca da parte di un autore la cui lingua materna non è il tedesco (come è il caso appunto di Adelbert Von Chamisso). Dal 2003 Elazar Benyoëtz è socio dell’Accademia tedesca di lingua e letteratura di Darmstadt.

Sulla sua scrittura in lingua tedesca Elazar Benyoëtz scrive: “Giammai potrei scrivere e giammai avrei potuto scrivere se non per i sopravvissuti e i loro discendenti tra gli assassini del mio popolo. Perché? Perché questa è la mia unica maniera di mostrare la mia solidarietà, è il mio Auschwitz”

Come scrive ancora Chaim Vogt-Moykopf “Elazar Benyoetz cerca di sperimentare l’orrore totale nella lingua che l’ha sgranato e reso accessibile come giammai prima. (…) Ma al tempo stesso cerca di proteggere la luminosità della parole dietro l’orrore della lingua (…) apprendere e scrivere in tedesco è giocare con il fuoco, sperimentare un disastro, lasciare il rifugio protetto dell’ebreo”.

Si potrebbe davvero citare per Elazar Benyoëtz anche le famose parole di Theodor W. Adorno riguardanti il poeta Henri Heine: “Usare la lingua come uno strumento, vuol dire vivere come uno straniero in questa lingua”.Le domande sulla parola e sul mondo sono un tema ricorrente della produzione aforistica di Elazar Benyoëtz. (“L’arrendersi alla ricerca è più difficile che trovare” scrive Benyoëtz). Le domande e le risposte non hanno mai un fine, le risposte vanno avanti e si trasformano di nuovo in domande. L’opposizione e la contraddizione sono sempre presenti nel pensiero dell’uomo. Benyoëtz è colui che prega e che cerca. Un altro tema ricorrente è proprio quello religioso che mette al centro questioni come la fede, la carità, la preghiera, la questione giudaica.

Come molti aforisti contemporanei, Elazar Benyoëtz opera diverse riflessioni (spesso critiche) sull’aforisma. L’aforisma è un genere morto. “Una resurrezione del genere aforistico può succedere, ma non sarà mai perfetta, perché non è stata preceduta da un funerale”. Come il profeta, anche l’aforista “è un uomo di grandi ambizioni e di basso prestigio” dice Elazar Benyoëtz . “Il vero profeta ha sempre la parola, anche se la gente non dà importanza a quello che dice”. “Se tu vuoi dire qualcosa di significativo, puoi dirlo soltanto in frase” dice Benyoëtz in una intervista del 2001 a Christa Salchner. “Finché non lo racchiudi in una frase, tu non stai dicendo niente, ed è così che io mi sono allenato. Se io non riesco a far stare qualcosa dentro una frase, non è una buona frase. Ogni frase devo dire qualcosa e questo significa una sfida permanente, però non è così logorante come si potrebbe pensare. La lingua fornisce già la metà delle cose da dire”. E ancora in un suo aforisma: “L’aforisma è la capacità di pensare la totalità in modo frammentario”.

Di Elazar Benyoëtz in lingua italiana non c’è pressoché nulla né in termini di traduzioni né in termini di recensioni. Per adesso la sua ricezione è limitata all’interno dei confini della Germania dove è presente in diverse antologie tra cui quella di Friedemann Spicker sull’aforisma mondiale.

Pubblico per la prima volta in italiano una selezione di 4o aforismi tratti dalla raccolta “Die Rede geht im Schweigen vor Anker. Aphorismen und briefe“, (in italiano “Il discorso è ancorato nel silenzio. Aforismi e lettere“), pubblicata nel 2007 presso Dapha. La traduzione è mia (ormai il lettore del blog si dovrà abituare, vista la totale mancanza in Italia di una editoria sugli aforisti stranieri). Voglio ringraziare Lara Maniscalco e Maria Canoro che mi hanno aiutato a comprendere il linguaggio apparentemente semplice ma in realtà denso e magmatico di Elazar Benyoëtz . In uno dei suoi aforismi Elazar Benyoëtz scrive che “la citazione è più forte dell’opera dalla quale proviene e a volte la rende dimenticata”. Sfogliando i tanti database e le tante raccolte anonime e piatte di aforismi che ci sono su Internet mi rendo conto che è davvero così, e tuttavio nutro la speranza che in questo mio articolo avvenga un processo inverso, certamente più raro, dove dalla citazione il lettore vada verso l’opera dell’autore.

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Il discorso è ancorato nel silenzio (Die Rede geht im Schweigen vor Anker)

Scrivo le mie frasi per le mie parole, affinché rimangano con me. Se esse si sollevano, anch’ io sono portato via.

Ich schreibe meine Sätze für meine Worte, damit sie bei mir bleiben. Erheben sie sich, bin auch ich davongetragen.

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Sto dietro la mia parola,  le rinforzo la schiena, così sta dritta in modo saldo.

Ich stehe hinter meinem Wort und stärke ihm den Rücken, nun steht es fest.

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Aforistica – la capacità di pensare la totalità in modo frammentario.

Aphoristik – die Fähigkeit fragmentarisch vollendet zu denken.

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Le cose taciute non ammutoliscono.

Das Schweigen verstummt nicht.

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Nel giardino dell’Eden Adamo era soltanto un frutto cadente. 

Garten Eden war Adam auch nur eine abfallende Frucht.

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Ciò che è in movimento non stanca mai.

Das Bewegende ermüdet nicht.

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Si vuole che nella vita ci venga fatto qualcosa, anche perchè è più difficile che qualcosa ci venga detto.

Man will im Leben etwas getan, aber auch, weil es schwerer ist – etwas gesagt haben.

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Una parola tira l’altra, per questo non vi è alcun ritorno.

Ein Wort gibt das andere, so gibt es kein Zurück.

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La scrittura conferma tutto ciò che viene detto verbalmente, senza poterlo testimoniare. 

Die Schrift bestätigt alles Mündliche, ohne es bezeugen zu können.

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La parola è più profonda del suo significato.

Die Sprache ist tiefer als ihr Sinn.

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Anche il nulla parla attraverso un fiore.

Auch das Nichts spricht durch die Blume.

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Montagne di dubbio non spostano la fede.

Berge des Zweifels versetzt der Glaube nicht.

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Se il silenzio viene ignorato, le parole ne balleranno

Wird das Schweigen überhört tanzen die Worte davon.

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E’ un fraintendimento se io do la mia risposta alla tua domanda e non la tua risposta.

Es ist ein Mißverständnis, wenn ich dir auf deine Frage meine Antwort gebe, und nicht deine.

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Poesia- la pazienza delle sillabe.

Poesie – die Geduld der Silben.

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La distanza – prigioniera dell’Eco.

Die Ferne – Gefangene des Echos.

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Lo spazio è l’affidabilità del tempo.

Der Raum ist die Verläßlichkeit der Zeit.

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Non riesco a fare più niente di buono, ma solo di bello.

Ich kann nichts mehr gut machen, aber schön.

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Non avremmo nessuna certezza, se Dio esistesse senza dubbi.

Wir hätten keine Gewißheit, bestünde Gott zweifellos.

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Con il primo ricordo incomincia già il futuro.

Mit der ersten Erinnerung setzt schon die Zukunft ein.

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Nel contrasto dei suoni io sono l’accordo, non lo spartito.

Im Widerstreit der Klänge bin ich eine Saite, keine Partei.

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Nessun potere domina l’impotenza.

Keine Macht beherrscht die Ohnmacht.

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Se un saggio legge nel libro della saggezza, trova che ci sia da ridere su tutto.

Liest ein Weiser im Buch der Weisheit, findet er alles zum Lachen.

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Colui che ha bisogno dei miei libri, può fare a meno di me: la parola parla al posto mio.

Der meine Bücher braucht, kann mich entbehren: die Sprache spielt meine Rolle.

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Io non torno indietro nel mio tempo e neppure il tempo torna indietro da me.

Ich komm auf meine Zeit nicht mehr zurück und sie auch nicht auf mich.

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Su ciò che ci accade, non siamo mai informati.

Was mit uns geschieht, erfahren wir nicht.

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Le rivelazioni sono frutto dell’immaginazione: Dio non fa apparizioni.

 Offenbarungen sind vor-bildlich; Gott tritt nicht in Erscheinung.

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Tutto ciò che è immaginario diventa la visione del mondo.

Alles Eingebildete wird weltanschaulich.

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Una vita tradotta in linguaggio, un linguaggio disintegrato in tanti pezzi.

 Ein Leben in Sprache übersetzt, eine Sprache in Worte zerfallen.

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La fine del libro cerca di superare l’ultima frase.

Das Ende des Buches eilt dem letzten Satz voraus.

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Se sono sicuro di una cosa, nessuna parola vuole passare dalle mie labbra.

Bin ich meiner Sache sicher, will kein Wort mehr über meine Lippen.

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Ciò che amo oltre misura, non lo metto alla prova.

Was ich über die Maßen liebe, stelle ich nicht unter Beweis.

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Poiché anche il falso deve venire, il vero rimane fuori.

Weil auch der Falsche kommen muß, bleibt der Wahre aus.

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Sarebbe insopportabile per un vivo, se sapesse ciò che non può sapere. Sarebbe, come se avesse mangiato dall’albero della vita.

Es wäre unerträglich für den Lebenden, wüßte er, was er nicht wissen kann. Es wäre, als äße er vom Baum des Lebens.

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Non si conoscono i proprio pensieri, ma soltanto i problemi che girano loro in modo sempre più stretto.

Man kennt seine Gedanken nicht, sondern nur die Probleme, die sie immer enger umkreisen.

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La citazione è più forte dell’opera dalla quale proviene e a volte la rende dimenticata.

Das Zitat überragt das Werk, dem es entstammt und macht es auch manchmal vergessen.

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Sulla brevità non si può scrivere, diventa tutto troppo lungo.

Über Kürze läßt sich nicht schreiben, es wird alles zu lang.

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Io non partecipo e anche il mio andare insieme è un ritirarsi.

Ich mache nicht mit, und auch mein Mitgehen ist nur ein Aussteigen.

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Il regno della libertà è tra le stelle.

Das Reich der Freiheit steht in den Sternen.

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Se il senso fosse chiaro, della frase non ci sarebbe niente da interpretare.

Wäre die Richtung deutlich, es gäbe am Satz nichts zu deuten.

2 Comments

  • Lei ha un blog molto bello! Mi sono affezionato a l‘aforisma e Elazar Benyoëtz è un vero amico. La loro
    presentazione è molto intelligente. E ora ho trovato per la prima volta anche una traduzione dei suoi aforismi sul loro sito web: tanti doni.
    Christoph di Berlino
    http://grubitz.wordpress.com
    http://wunderblock.kaywa.ch

  • Danke. Grazie molto per i complimenti al blog.
    Adesso ho conosciuto il blog “Grubitz.wordpress” e anche la recensione su Benyoëtz. La leggerò con attenzione perchè adoro gli aforismi di Benyoëtz.
    Benyoëtz è uno dei più grandi autori europei, ma in Italia è uno sconosciuto.
    Purtroppo in Italia il genere aforistico è un genere letterario poco letto e conosciuto.