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Fausto Gianfranceschi è nato a Roma nel 1928 dove è morto nel 2012, dopo una lunga battaglia contro un male incurabile. Legato in gioventù a Julius Evola e agli ambienti di estrema destra italiani, passò nel 1948, dopo non poche vicissitudini, su posizioni meno estremiste, vicine a quelle della corrente almirantiana del MSI. Nel 1957 divenne presidente dell’associazione studentesca Giovane Italia. Di fede cattolica, dopo il Concilio Vaticano II aderì a posizioni tradizionaliste, dalle quali criticò le interpretazioni estensive del Concilio stesso. Nella sua vita ebbe due tragici eventi: la perdita del figlio Gianni, scomparso in un incidente stradale, e la morte della figlia Federica, a cui è dedicato il romanzo Federica, morte di una figlia.
Saggista e narratore, ha pubblicato diversi romanzi tra cui Diario di un conformista (1965), L’ultima vacanza (1972), Giorgio Vinci psicologo (1983) e il libro di racconti La casa degli sposi (1990). Fra i suoi saggi più significativi si ricordano L’uomo in allarme (1963), Teologia elettrica (1969), Il sistema della menzogna e della degradazione del piacere (1977), Svelare la morte (1980), Stupidario della sinistra (1992), Il reazionario (1996), Bestiario della Sinistra (2004) e Federica. Morte di una figlia (2008). Come critico letterario è stato autore di vari saggi su alcuni importanti scrittori contemporanei. Per anni ha curato la pagina culturale de Il Tempo diretto da Gianni Letta.
Diversi suoi aforismi e frammenti sono contenuti nei libri Il reazionario (1996), Elogio della nostalgia (2002), Lode della Torre d’avorio (2007) e in Aforismi del dissenso usciti nel 2012, anno della sua morte.
Come scrive Marcello Veneziani nell’introduzione all’ultimo libro Aforismi del dissenso “Questi aforismi sono il frutto consapevole di un congedo alla vita, sanno di essere gli ultimi, e questo passo d’addio infonde loro un tono acuto e una densità struggente (…). Essi mirano alla semplicità assoluta, vogliono essere diretti e veri, non obliqui, artificiosi e contorti. Puntano all’essenziale (…) Questi aforismi che nascono da un corpo a corpo con la morte esprimono l’essenza della vita sulla soglia del suo svanire, con una purezza di stile e di intenzioni, una saggia lontananza dal mondo e insieme una partecipazione cordiale agli eventi che ne danno un senso e un destino”.
Secondo Gianfranceschi l’aforisma non è un frammento. Esso, benché breve, è “già intero e compiuto in sé” ed è “il massimo di senso con il minimo di parole”. La forma ideale dell’aforisma è l’essere “conciso e preciso, ma anche oscuro nella sua precisione. Sotto la superficie, oltre la superficie”.
Presento una selezione di aforismi tratti dall’ultimo libro Aforismi del dissenso (ilibridelBorghese, 2012). Il libro è diviso in tre sezioni. La prima parte (L’attenzione) ha come tema l’uomo, la società e la politica, la seconda parte (L’invisibile) ha come tema l’uomo e Dio e la terza parte (L’appuntamento) ha come tema la vecchiaia e la morte imminente.
Fausto Gianfranceschi, aforismi scelti da Aforismi del dissenso
“Conosci te stesso”: mai sentenza è stata più difficile da eseguire. Quanto a conoscere gli altri, nessun oracolo prova nemmeno a suggerirtelo.
Dignità: non ci sono scuole per conseguirla. Ovvero ci sono scuole per stroncarne anche la memoria.
Avanguardia, in genere destinata alla distruzione. La storia apparterrà al grosso dell’esercito.
Le rinunce, più dei successi che non mi sono del tutto mancati, mi hanno modellato. Lo scultore opera togliendo.
Julies Evola è l’ultimo erede dello stoicismo romano: “Fai che ciò su cui nulla puoi nulla possa su di te”.
Il silenzio e la parola: due innamorati.
Talvolta abbiamo il coraggio di giudicarci come il più severo dei tribunali, e non ci assolviamo; però trascuriamo di infliggerci la pena.
Chi crede in Dio ha talvolta un dubbio. Chi crede in Darwin non lo ha mai.
Egualitarismo moderno: dove trovare qualcuno che non sia “sopra la media”.
Se dai discorsi della sinistra, si sottraesse la parte nascostamente promossa dall’invidia, di essi rimarrebbe ben poco.
L’antinconformismo? Essere buoni.
Uscire di casa, tornare a casa: sono due gesti quotidiani in apparenza banali; invece hanno un formidabile senso simbolico. Se non esci ti avveleni, se non torni ti perdi.
Una scritta su un muro di Roma: Nietzsche è morto. Firmato Dio.
“Lo spirito è forte ma la carne è debole”. Questo valeva una volta, mentre oggi è il contrario: la carne – in questa civiltà medicalizzata, ospedalizzata, plastificata – è forte, ma lo spirito è invigliacchito dalla vanità e dall’avidità.
Non si sconsacrano le chiese, si sconsacrano anche le parole. Si pensi alla parola erotico: dal mito al cicaleccio idiota.
Dio ha più risposte di quante domande hanno gli uomini: per questo sembra che non risponda.
Il nichilismo? Siamo così sprofondati che sembra un valore.
Se cerchi di seguire i comandamenti soltanto come obbligo morale, ti precludi di intendere che essi indicano anche la via verso la sapienza che è sopra la morale.
Non sei solo se sai guardare.
La poesia è sempre sacra. O non è poesia.
Si cammina avanti, poi insensibilmente si devia, si percorre un arco e si torna indietro, sempre più indietro. Questo è l’itinerario della Sapienza.
Spero perché è assurdo e impossibile, altrimenti sarebbe una ben pigra speranza.
La vita è una seconda gravidanza che ci porterà a una seconda nascita. Intanto tiriamo calci nel ventre della vita.
La potenza delle cose: se ti concentri su un oggetto il resto dell’universo scompare.
Dice un maestro arabo che se Dio non trasparisse nelle cose, queste non sarebbero visibili.
Sto scordando come mi sentivo quando stavo bene. Quando lo avrò dimenticato del tutto, comincerà una nuova normalità.
Oltre all’attesa di quello che accadrà dopo la morte, mi inquietano altri due interrogativi antecedenti e senza risposte: quando e come moriro? E il quando è meno preoccupante del come.
I vivi, nati nel mondo. I morti, nati nel cielo.
Ogni mattina mia moglie mi guarda con apprensione e mi chiede come sto. Sono miracolato: ogni mattina come Lazzaro mi alzo e cammino.
Volendo fare un esercizio di ottimismo, potrei immaginare che, una volta affrontate e vinte tutte le malattie possibile, sarò in grado di affacciarmi in gran forma alla morte.
Sono eroi i combattenti che affrontano la morte in guerra. Siamo eroi anche noi vecchi che affrontiamo la morte senza bombe e senza assalti, senza fracasso e senza gloria.
Irreparabile, incurabile, irrecuperabile, insostenibile, irreversibile, sono le parole che, anche non dette, rimbombano nel grande teatro della vecchiaia.
Con gli anni si imparano le potenti, misteriose qualità del silenzio. Gli altri parlano, tu taci e li domini.
La vecchiaia comincia quando nella forma del viso si intuisce il teschio.
Parlare delle piccole cose è umiliante; né si può parlare delle grandi che sono ineffabili. Non resta che tacere.