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Le frasi più belle di Etty Hillesum

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Etty Hilesum nasce il 15 gennaio 1914 a Middelburg, in Olanda, da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica.

Fra il 1941 e il 1943 tiene un diario che, nel 1981, sarà pubblicato dapprima in Olanda e poi ebbe varie edizioni in altre lingue.

Quando l’ombra dell’Olocausto si fa più cupa, consapevole che presto avrebbe potuto affrontare una fine simile, Hillesum sceglie di fare volontariato a Westerbork, offrendo sostegno emotivo ai detenuti ebrei in attesa del loro terribile destino

Il 7 settembre 1943 la ventinovenne Etty Hillesum (insieme alla sua famiglia) viene inviata dal campo di transito di Westerbork ad Auschwitz, dove due mesi dopo incontrerà la sua tragica fine.

Presento una raccolta delle frasi più belle di Etty Hillesum, tratte dai suoi Diari. Tra i temi correlati Le frasi più belle di Anna Frank, Frasi, citazioni e aforismi di Primo Levi e Giornata della memoria, Frasi e citazioni per ricordare l’Olocausto.

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Le frasi più belle di Etty Hillesum

Ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo lo renda ancora più inospitale.

E se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio.

Tutte le volte che mi mostrai pronta ad accettarle, le prove si cambiarono in bellezza.

Dovrò ancora imparare questa lezione e sarà la lezione più difficile, mio Dio: prendere su di me il dolore che m’imponi tu e non quello che mi sono scelta io.

Anche oggi il mio cuore è morto più volte, ma ogni volta ha ripreso a vivere. Io dico addio di minuto in minuto e rinasco ogni volta.

Mai rassegnarsi, mai scappare. Meglio affrontare tutto, e soffrire. Non è poi così male ma mai, in nessun caso, rassegnarsi.

L’età dell’anima è diversa da quella registrata all’anagrafe. Credo che l’anima abbia una determinata età fin dalla nascita, e che questa età non cambi più.

Fiorire e dar frutti in qualunque terreno si sia piantati – non potrebbe essere questa l’idea?

Da anni assorbo ogni cosa, e tutto va a finire all’interno, in una grande cisterna, ma dovrà uscirne o avrò la sensazione di aver vissuto invano, di aver soltanto derubato l’umanità, senza dare nulla in cambio.

Se si prega per qualcuno, gli si manda un po’ della propria forza.

Nell’amore vero non siamo noi ad amare gli sventurati in Dio, è Dio in noi che li ama.

Vedi, Dio, farò del mio meglio. Non mi sottrarrò a questa vita. Continuerò a parteciparvi e cercherò di sviluppare tutte le doti che ho, se ne ho. Non saboterò nulla. Ma dammi ogni tanto un segno. E lascia che un po’ di musica fluisca da me, che quanto è in me prenda forma: ne ha bisogno così disperatamente.

Non sono i fatti a contare nella vita, conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa.

A volte sento che solo quando conoscerò me stessa interamente, potrò conoscere l’intera umanità.

Solo adesso ho scoperto che il sassolino che ho trovato quel pomeriggio sul tetto, nel sole, proveniva direttamente dai giorni della creazione, e il mio stupore per aver scoperto all’improvviso tanta eternità in un sassolino, fino a oggi non ha ancora avuto fine.

Una persona dev’essere semplice anche nella sua tristezza, altrimenti la sua è soltanto isteria.

Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave.

Dobbiamo combatterle giornalmente, come insetti, quelle piccole numerose preoccupazioni circa il domani, perché esauriscono le nostre energie.

L’odio indiscriminato è una malattia dell’anima, odiare non è nel mio carattere.

Talvolta, il momento fondamentale di una giornata è la quieta pausa tra due respiri profondi, quel tornare fino a se stessi in una preghiera di cinque minuti.

Nella mia vita mi rendo conto che ci sono centinaia di svolte in una giornata, centinaia di sorprese, una veduta improvvisa, un senso di inclusione.

Quando dico che ascolto dentro, in realtà è Dio che ascolta dentro di me.

Una volta che si comincia a camminare con Dio, si continua semplicemente a camminare e la vita diventa un’unica, lunga passeggiata.

Se tu affermi di credere in Dio devi anche essere coerente, devi abbandonarti completamente e devi avere fiducia. E non devi neppure preoccuparti per l’indomani.

Voglio essere un cuore pensante.

Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in sé stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo.

Se noi salveremo i nostri corpi e basta dai campi di prigionia, dovunque essi siano, sarà troppo poco. Non si tratta infatti di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva. A volte penso che ogni situazione, buona o cattiva, possa arricchire l’uomo di nuove prospettive.

Non è che tu debba essere sempre ispirata, puoi anche affidarti tranquilla alla stanchezza.

Arrabbiarsi ed essere scontenti non è produttivo; soffrire davvero per qualcosa è produttivo.

Tutto è pericoloso o nulla è pericoloso. Se credessi alla prima possibilità, non potrei vivere, ma non sono convinto della seconda.

La vita si svolge interiormente e lo scenario esteriore ha sempre meno importanza.

Ma perché mai dovrei realizzare qualcosa? Mi basta ‘essere’, vivere cercando di diventare almeno in parte un essere umano.

Mi sento proprio come il piatto di un grammofono, qualcosa continua a graffiarmi con un ago appuntito. Vorrei che quel graffiare smettesse.

A volte, penso che saprei scrivere, che saprei descrivere, ma subito divento così stanca e penso: perché tante parole? Vorrei che ogni parola che possa capitarmi di scrivere fosse una nascita, realmente una nascita, che nessuna fosse innaturale, che ogni parola fosse una necessità, altrimenti non ha alcun senso.

Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi.

Conosco due forme di solitudine. L’una mi fa sentire terribilmente infelice, perduta e quasi sospesa; l’altra mi rende forte e felice..in contatto con tutti, con tutto e con Dio.

Se si discende in se stessi si trova che si possiede esattamente quel che si desidera.

Parlo di compassione come di un sentimento che rappresenta la forma più compiuta della esperienza umana e spirituale.

La compassione è accettare di vivere su di sé il dolore del mondo, quel dolore che alcuni vogliono rimuovere, altri non riescono a sopportare, altri ancora non vogliono neppure vedere.

Bisogna essere sempre più parchi di parole insignificanti per trovare quelle parole di cui si ha bisogno. Il silenzio deve alimentare nuove possibilità di espressione.

Bisogna rinunciare a tutto per poter fare in un giorno le migliaia di piccole cose che vanno fatte per gli altri.

Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare tutto, ogni norma e appiglio convenzionale, dobbiamo osare il gran salto nel cosmo, e allora, allora sì che la vita diventa infinitamente ricca e abbondante, anche nei suoi più profondi dolori.

Non disprezzare gli umili, come se non avessero dignità. Pensa chi sono, e allora scoprirai la loro dignità: essi hanno assunto l’aspetto del nostro Salvatore.

Lasciar completamente libera una persona che si ama, lasciarla del tutto libera di fare la sua vita, è la cosa più difficile che ci sia.

L’autentica felicità è un traguardo: essere davvero felice dentro, accettare il mondo di Dio e goderne senza voltare le spalle a tutta la sofferenza che vi regna.

Dovrei annotare i miei sogni, perché sono parti importanti di me stessa.

Di tanto in tanto ci gettiamo vicendevolmente dei frammenti su noi stessi, ma non credo che ci capiamo.

Molti di coloro che oggi s’indignano per certe ingiustizie, a ben guardare s’indignano solo perché quelle ingiustizie toccano proprio a loro.

Non devi pensare, ma ascoltare quello che c’è dentro di te: se lo fai ogni mattina per un po’, prima di metterti al lavoro, acquisirai una sorta di calma che illumina l’intera giornata.

Quando abbiamo dell’avversione per gli altri le ragioni dobbiamo cercarle nel disgusto che sentiamo per noi stessi: ama il prossimo tuo come te stesso.

Se tu affermi di credere in Dio devi anche essere coerente, devi abbandonarti completamente e devi avere fiducia. E non devi neppure preoccuparti per l’indomani.

Non devo volere le cose, devo lasciare che le cose si compiano in me.

Nessuno dovrebbe mai fare di un altro il centro della propria vita.
Va sempre tenuto presente. Se ti leghi a qualcuno, questi assorbirà le tue energie con il risultato che tu avrai sempre meno da dargli..

Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta da pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterarlo di nuovo.

Sappilo, Dio: farò del mio meglio. Non mi sottrarrò a questa vita. Continuerò ad agire e a tentare di sviluppare tutti i doni che ho, se li ho. Non saboterò nulla. Di tanto in tanto, però, dammi un segno. E fa’ in modo che esca da me un po’ di musica, fa’ in modo che trovi una forma ciò che è in me, che lo desidera così tanto.

Adesso, alle undici e mezzo di giovedì sera, 7 agosto 1941, posso scrivere con assoluta convinzione: la vita è buona.

Ma che io mi proponga di rendere conto a un’altra persona di ciò che mi sta accadendo costituisce già un progresso per me e la prova che comincio a fare sul serio nei riguardi di me stessa.

Ho avuto una dignitosa conversazione in russo con mamma, che sembrava essere di nuovo una persona di carattere decente. D’un tratto mi assale un profondo dispiacere per aver provato sentimenti così negativi nei suoi confronti.

Alla fine, noi abbiamo solo un dovere morale: reclamare larghe aree di pace in noi stessi, più e più pace, e di rifletterle verso gli altri. E più pace c’è in noi, più pace ci sarà nel nostro mondo turbolento.

Si deve, per così dire, attraversare la notte con mani vuote e aperte, mani dalle quali si è lasciato andare volontariamente il giorno. E solo dopo si può davvero riposare. E in quelle mani riposate e vuote, che non hanno voluto trattenere nulla, e nelle quali non c’è più alcun desiderio, ognuno di noi, al risveglio, riceve un nuovo giorno.

Deliziosa, una passeggiatina veloce, così all’aria fresca.. Dobbiamo respingere interiormente questa inciviltà: non possiamo coltivare in noi quell’odio perché altrimenti il mondo non uscirà di un solo passo dalla melma..

Voglio scrivere della realtà che si cela dietro le cose, ma questo è ancora fuori dalla mia portata. L’unica cosa che mi interessa davvero è l’atmosfera, si potrebbe dire l’«anima», ma la sostanza continua a sfuggirmi.

A volte vorrei essere nella cella di un convento, con la saggezza di secoli sublimata sugli scaffali lungo i muri.. Ma questo non è poi tanto difficile. È qui, ora, in questo luogo e in questo mondo, che devo trovare chiarezza e pace e equilibrio.

Io non sono la sola ad essere stanca, malata, triste o ansiosa, io sono tutt’uno con milioni di altri nel corso dei secoli, tutto questo è la vita.

Un singolo verso di Rilke mi sembra più reale, per esempio, di un trasloco o di cose simili. La vita, dovrei passarla seduta a una scrivania.

A volte vorrei rifugiarmi, con tutto quel che ho dentro, in un paio di parole.

La mia testa è l’officina dove tutte le cose di questo mondo devono giungere a essere formulate in piena chiarezza. E il mio cuore è la fornace ardente nella quale tutto deve essere sentito e sofferto con intensità.

Cerca di restare completamente distaccata da tutto ciò che ti interessa; non concentrare le tue forze interiori in un solo punto, non investirle in una cosa sola, conserva le energie. E adesso basta con queste perle di saggezza..

E di tanto in tanto faccio visita ai gabbiani, nei cui movimenti per i vasti cieli nuvolosi si indovinano leggi, eterne leggi di un genere diverso da quelle che fabbrichiamo noi uomini.

Niente più sciocche scuse, adesso, ragazzina, vai avanti.. Niente ti viene dato per niente, nemmeno per un minuto. Ora però sei tornata sulla retta via. Quella cucina messa in ordine è lo specchio della tua mente ben ordinata..

Devo recuperare un’antica saggezza:
«Chi riposa in se stesso non tiene conto del tempo; una vera maturazione non può tener conto del tempo»…

Le molte contraddizioni devono essere accettate, tu vorresti amalgamare tutto insieme in unità e in un modo o nell’altro vorresti semplificarle in te, così la vita diventerebbe più semplice per te, ma insomma la vita è fatta di contraddizioni, e tutte devono essere accettate come appartenenti alla vita.