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Le frasi più belle di Marcello Mastroianni

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Marcello Mastroianni (nato a Fontana Liri il 26 settembre 1924 e morto a Parigi il 19 dicembre 1996) è ancora oggi, è un mostro sacro del cinema italiano, insuperato per talento e bellezza nonché immortale punto di riferimento per le generazioni di attori che lo hanno succeduto.

Centosessanta film, alter ego cinematografico di Federico Fellini e molto altro, Marcello Mastroianni è stato candidato tre volte all’Oscar come migliore attore e ha interpretato film con i migliori registi della sua generazione: Visconti, Ferreri, Monicelli, Bellocchio, De Sica, Comencini, Bolognini, Scola.

Presento una raccolta delle frasi più belle di Marcello Mastroianni. Tra i temi correlati Le frasi più belle di Sophia Loren e Le frasi più belle di Federico Fellini.

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Le frasi più belle di Marcello Mastroianni

Recitare per me vuol dire divertirmi.

Un attore fa di tutto per diventare celebre e poi, quando ci riesce, si mette un paio di occhiali scuri per non farsi riconoscere.

Senza voler apparire né orso né snob, ammetto che certe manifestazioni, anche di simpatia, di amicizia, di entusiasmo, insomma, mi affaticano, mi annoiano un po’. A volte sono come i cani: preferisco andare a mettermi sotto un mobile, protetto.

Oggi è il mio compleanno. Compio settantadue anni. Be’, è una bella età. Quando ne avevo venti, immaginando un uomo di settantadue anni, l’avrei visto come un vecchio bacucco. Ma io non mi sento così vecchio. Forse perché ho avuto la fortuna di lavorare, senza sosta. Credo di aver superato i centosettanta film: un bel record. Quindi l’ho ben riempita, la mia vita. Mi posso contentare. Insisto: sono fortunato.

Non mi sento per niente vecchio. Al massimo, leggermente anziano.

Non so cosa significa ‘latin lover’: penso che debba essere uno scopatore, io non lo sono. Io sono estremamente normale.

Che cosa temo? Soprattutto la morte, perché amo follemente la vita, in ogni istante, sotto ogni forma.

Sono un uomo che ha paura a star solo. Quando non lavoro, giro come un lupo per la città
[Da una intervista con Oriana Fallaci]

Le attrici sono belle e io sono attratto dalla bellezza. La mia generazione non ha viaggiato abbastanza per scoprire che il mondo non è diviso in compartimenti stagni: vive sui miti, sulle banalità. Di qui il fatto che adori le francesi e le giudichi maliziose, intriganti, perfide. Di qui il fatto che prediliga le italiane e ne esalti l’odore. Le americane no, sebbene la donna che ho amato di più fosse americana.
[Da una intervista con Oriana Fallaci]

Non mi piaccio. Non mi sono mai piaciuto neanche fisicamente. Non mi piaccio quando mi osservo allo specchio: questo nasino corto, questa bocca cicciuta. Io sono carino e un uomo non deve essere carino. Più ci penso e più mi chiedo come sia possibile che una faccia simile mi dia da mangiare. Che la gente ci veda il volto di un’epoca, anzi il simbolo di un uomo ambiguo, confuso, egoista immaturo
[Da una intervista con Oriana Fallaci]

Non ho mai dato peso al denaro. Ho speso sempre tutto. Ho avuto gli anni in cui compravo case in modo frenetico: a Madrid, a New York, a Londra, a Parigi, in montagna, al mare, in campagna
(Da una intervista con Enzo Biagi)

Le automobili. Ne ho comprate tante. E rimpiango di non avere una grande fotografia dove sono ritratto accanto a tante auto come un cretino. Per i miei nipoti: “Guarda il nonno come era scemo, però che macchine. Ho avuto anche la Rolls-Royce, la prima che arrivò in Italia. Era una coupé quattro posti. Bellissima. E ho avuto anche un taxi inglese. È formidabile: gira su se stesso. Avrei voluto anche l’enorme limousine che usa la famiglia reale: troppo grande per certe strade. Proposi alla fabbrica di tagliarla, ma mi risposero che non era previsto. Ci rimasi male.
(Da una intervista con Enzo Biagi)

Io amo la vita, anche quando mi ha offerto non solo il successo, gli amori, quando ho pagato il conto con vere e proprie sofferenze: la morte di persone care, la fine, in maniera un po’ dura, di certi rapporti, certe mie insufficienze. Sono contento di vivere, proprio mi piace.
(Da libro-intervista “La bella vita” di Enzo Biagi)

Qualche volta ho fatto a pugni. Non m’è piaciuto e ho chiesto scusa alla persona cui le avevo date, o da cui le avevo prese.
(Da libro-intervista “La bella vita” di Enzo Biagi)

Io e Sophia Loren ci siamo sempre intesi a meraviglia. Se mia madre andava al cinema e mi vedeva con altre interpreti, mi telefonava preoccupata: ‘Marcè, che hai fatto? Hai litigato con Sophia?
(Da libro-intervista “La bella vita” di Enzo Biagi)

La donna con cui ho avuto la storia più lunga è Sophia; la nostra vicenda dura dal 1954 e non è ancora chiusa. Mi piace il fatto che Sophia non sia solo una brava attrice, ma una persona vera. Me ne rendo conto quando mi accoppiano d’ufficio con attrici somare. Capita magari che siano gentili e carine, e allora la cosa è sopportabile; ma a volte sono solo asine, e in questo caso aspetti la fine del film come una liberazione.
(Da libro-intervista “La bella vita” di Enzo Biagi)

Le donne mi hanno dato amore, forse io ne ho dato meno, riflettendo seriamente e onestamente. Ma questo è anche dovuto alla nostra natura: l’attore vuole essere sempre al centro dell’interesse; è come l’enfant gâté , come dicono i francesi, un bambino viziato. E, secondo me, è meno capace di offrire amore perché è già tanto amato, è amato da tutti. Quindi quelle donne che hanno fatto parte della mia vita, probabilmente hanno offerto più di quanto io non abbia dato in cambio
(Da libro-intervista “La bella vita” di Enzo Biagi)

Non sono un eroe. Sono l’antieroe per eccellenza

Le proposte che avevo avuto dopo ‘La dolce vita’ erano tutte da conquistatore, da amatore che batte i locali notturni. Amai subito demolirla questa immagine, non intendevo essere catalogato.

Girare un film è un’altra cosa. Ti capita spesso di riprendere oggi una scena che hai interrotto un mese fa – e devi riprenderla al punto giusto, con la stessa emozione, lo stesso tono di voce, la stessa espressione del viso. È un lavoro d’istinto, quasi uno scatto automatico: tac, e riprendi dove hai lasciato. Come sarebbe possibile, se non ti sentissi costantemente nei panni di quel personaggio?

Il teatro è un tempio, un tempio dove non entra mai il sole. Si lavora sempre con poca luce, nel silenzio più assoluto; il testo va rispettato nelle sue virgole, va approfondito, perché tutto è nella parola.

Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano perché so che ci starei bene.

Napoli va presa come una città unica, molto intelligente. Napoli è troppo speciale quindi non la possono capire tutti.

A Los Angeles avete sempre lo stesso tempo. Io amo indossare il maglione, l’arrivo di settembre, ottobre e le prime piogge e poi Natale. Qui sempre lo stesso tempo