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Le frasi più belle di Marco Pantani

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Marco Pantani, detto Il Pirata, nasce a Cesena il 13 gennaio 1970. Considerato uno dei più grandi scalatori di tutti i tempi, è stato senza dubbio quello che più ha saputo esaltare gli amanti del ciclismo per il suo modo irruento di scattare sui pedali.

Marco Pantani è stato uno dei pochi atleti in grado di centrare la cosiddetta “doppietta Giro-Tour”, trionfando nei giri d’Italia e di Francia nella stessa annata (1998).

Nel 1999 viene fermato al giro d’Italia, nella tappa di Madonna di Campiglio, per ematocrito alto nel sangue. Di lui dirà Marco Cassani: “Il suo orgoglio venne umiliato e lui non si riprese mai. Da quel momento cambiò del tutto: era sempre sulla difensiva, impaurito. Temeva che chiunque potesse pugnalarlo alle spalle“.

La sera del 14 febbraio 2004 Marco Pantani viene ritrovato morto in un residence di Rimini.
Marco sarà per sempre una fonte d’ispirazione. Le polemiche e le inchieste sfioriranno. Rimarranno i suoi scatti, le sue vittorie, il suo volto sofferente.

Presento una raccolta delle frasi più belle di Marco Pantani. Tra i temi correlati Le frasi più belle di Tadej Pogačar e Le frasi più belle di Fausto Coppi.

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Le frasi più belle di Marco Pantani

Non so che dire… Il ciclismo mi mancherà certo, ma anch’io, ne sono convinto, mancherò al ciclismo.
(23 Settembre 2003, fu l’ultima intervista rilasciata da Marco Pantani)

Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia.

Per vincere Pantani non ha bisogno del doping ma ha bisogno delle salite.

Quando stacchi tutti e arrivi da solo, la vittoria ha il sapore del trionfo.

Se puoi vincere, devi farlo!

A 2 Km dalla vetta mi sono detto vai Marco o salti tu o salta lui…E’ saltato lui.

A Morzine sono sceso dal lettino dei massaggi a braccia alzate. E all’Alpe d’Huez un gocciolone da un occhio l’ho fatto. Confesso: quel giorno, quando sono tornato in camera, mi sono guardato allo specchio e mi sono detto: ho le palle!
(Parlando del Tour de France del 1997 in cui arrivò terzo)

Non c’è supermarket dove si compra la grinta: o ce l’hai, o non ce l’hai. Puoi avere il tecnico migliore, lo stipendio più alto e tutti gli stimoli di questo mondo, ma quando sei al limite della fatica sono solo le tue doti ad aiutarti.

Avrei voluto essere battuto dagli avversari, invece ancora una volta mi ha sconfitto la sfortuna.
(dopo il ritiro, causa caduta, al Giro d’Italia 1997)

C’è qualche cosa di strano. Ripartire dopo una batosta come questa… L’ho fatto dopo grossi incidenti, mi sono sempre rialzato, ma questa volta non mi rialzo più. Ora vorrei solo un po’ di rispetto. Penso ai miei tifosi, mi dispiace per loro e per il ciclismo.
(dopo essere stato fermato per doping a Madonna di Campiglio, 1999)

Il ciclismo a me piace perché non è uno sport qualunque. Nel ciclismo non perde mai nessuno, tutti vincono nel loro piccolo, chi si migliora, chi ha scoperto di poter scalare una vetta in meno tempo dell’anno precedente, chi piange per essere arrivato in cima, chi ride per una battuta del suo compagno di allenamento, chi non è mai stanco, chi stringe i denti, chi non molla, chi non si perde d’animo, chi non si sente mai solo.

Il doping è un problema etico: è come convincere tutti a pagare le tasse quando non le paga nessuno.

Quando uno stacca tutti dalla ruota è uno spettacolo, è questo l’aspetto più bello del ciclismo.

A volte c’è chi paga per tutti e chi incassa per tutti.

Quando scatto cerco di distruggere psicologicamente i miei avversari che non sanno mai fin dove posso arrivare.

Le emozioni più forti le ho provate lungo le strade, quando sentivo la gente che gridava così tanto “Pantani” che mi veniva il mal di testa.

C’è chi mi giudica con molta cattiveria, ormai la tendenza è di far notizia con le cose negative. Ma ci si abitua a tutto: certi giornalisti, se li conosci li eviti, così non ti uccidono.

Mi spiace ma non tornerò mai più quello di prima. Ridiventerò competitivo, ma non sarò più quello di prima, perché ho subito una grandissima ingiustizia.

Mi spiace che molte persone che mi hanno portato tra le stelle mi hanno ributtato nelle stalle.

Io vorrei dire che sicuramente esistono i problemi, ci sono persone che possono sbagliare: tutti possono sbagliare. Posso sbagliare io, e può sbagliare chiunque. Ma credo che la cosa che bisognerebbe imparare è di pensare forse qualche secondo in più, magari risparmiare anche qualche parola, piuttosto di dare dei verdetti e di condannare le persone ancora prima che abbiano commesso qualche cosa. Invece purtroppo nella nostra società , non solo nello sport, ci accorgiamo che uno viene condannato ancora prima che si possa difendere.
(Marco Pantani, in una intervista a Gianni Minà, subito dopo il caso doping del 1997)