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Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi su Pisa. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi su Siena, Frasi, citazioni e aforismi su Firenze e Frasi, citazioni e aforismi sulla Toscana.
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Frasi, citazioni e aforismi su Pisa
Ci fu già, in passato, chi paragonò Pisa ad Atene per il fatto che, come nella Acropoli della famosa città greca, così in Pisa, in un’unica piazza, sono raccolti tutti i monumenti significativi della sua arte e della sua storia: il Duomo, il Battistero, il Campanile e il Campo Santo, quattro fra i più celebri monumenti della nostra civiltà, considerati per molti aspetti meraviglie dell’arte, tali da suggerire la denominazione di “Piazza dei Miracoli”.
(Ottavio Banti)
Dell’Italia conosco solo Pisa, dove ho passato qualche tempo in collegio […]; ma non posso pensare senza ammirazione al Camposanto, al Duomo, alla Torre pendente…
(Prosper Mérimée)
Ho qui in Pisa una certa strada deliziosa, che io chiamo Via delle rimembranze: là vo a passeggiare quando voglio sognare ad occhi aperti.
(Giacomo Leopardi)
Sotto nuvole bianche, cielo di Pisa
da tutta questa bellezza qualcosa deve uscire.
(Ezra Pound)
Piazza dei miracoli a Pisa. Uno spazio sospeso tra gli sguardi stupefatti dei visitatori, le macchine fotografiche che cercano di catturare nuove prospettive e il cielo azzurro come sfondo.
E all’estremità, la torre pendente a rallentare ogni certezza, a darci il senso della precarietà e della bellezza.
La torre di Pisa profuma di altezze e fragilità.
(Fabrizio Caramagna)
Le donne diventano più belle nella piazza di Pisa. Ogni volta che mi sono aggirato tra il Duomo, il Battistero e il Campanile sono stato costretto a notarlo
(Mario Tobino)
Pisa, città assai antica, ma di forma elegante e decorosa, e sebbene situata in mezzo a una pianura, a differenza della maggior parte delle città, non possiede poche torri, ma ne ostenta tutte di eminentissime, come anche fu potentissima sui mari, finché nella memoria dei padri, vinti nella epica battaglia contro i Genovesi, perse non solo le forze navali, ma anche lo spirito e il dominio dei mari.
(Francesco Petrarca)
Pisa si associa nel ricordo alle cadenze lente degli esametri virgiliani, ai bei sonni della gioventù, al flusso non misurato delle memorie. Come favorì la poesia, così favorisce gli studi. A parte l’università, l’Istituto Normale Superiore fornisce alle discipline umanistiche taluni dei migliori ingegni.
(Guido Piovene)
Penso che il più bel viale d’Italia sia quello di platani tra Pisa e Bocca d’Arno costeggiante il fiume: nelle giornate calde le fronde sembrano soffiare, come geni animati, un venticello su chi passa. Alla foce si scorgono le acque di due colori, più azzurre le acque del fiume, e quelle del mare più verdi. Alle spalle si alzano, al di là della pianura, le Alpi Apuane.
(Guido Piovene)
Sul Lungarno: passi lenti e incontri a sorpresa di personaggi della letteratura: buongiorno signor Leopardi, Buongiorno signor Goethe, Buongiorno signor Byron, Buongiorno signor Pound.
(Fabrizio Caramagna)
L’aspetto di Pisa mi piace assai più di quel di Firenze. Questo lungarno è uno spettacolo così bello, così ampio, così magnifico, così gaio, così ridente che innamora: non ho veduto niente di simile nè a Firenze né a Milano, né a Roma, e veramente non so se in tutta l’Europa si trovino vedute di questa sorta.
(Giacomo Leopardi)
Del lungarno di Pisa amo la quiete raccolta e le aspettative che respirano felici mentre l’acqua scorre sorridente.
(Fabrizio Caramagna)
L’Arno qui ancora ha tremiti freschi: poi lo occupa un silenzio dei più profondi: nel canale delle colline basse e monotone toccando le piccole città etrusche, uguale ormai sino alle foci, lasciando i bianchi trofei di Pisa, il Duomo prezioso traversato dalla trave colossale che chiude nella sua nudità un così vasto soffio marino.
(Dino Campana)
Il treno arrivò un paio d’ore dopo a Pisa; e lì appena esso riprese la corsa ci buttammo tutti e tre verso lo stesso finestrino per godere il più che potessimo la vista del famoso Campanile pendente, del Battistero, del Duomo e del Camposanto i quali ci apparvero come una bianca poetica visione nel grigiore mattutino
(Ardengo Soffici)
Ritornando verso la costa mi sono fermato a Pisa per vedere anche Piazza del Duomo. Chi potrà mai spiegare l’atmosfera penetrante e triste di alcune città? Pisa è una di quelle. Appena arrivi, si avverte nell’animo una profonda malinconia, una voglia imponente di partire e di restare, un disinvolto desiderio di fuggire e di godere indefinitamente la dolcezza sorniona della sua aria, del suo cielo, delle sue case, delle sue strade che sono abitate dalla più calma, più sopita, più silenziosa delle popolazioni
(Guy de Maupassant)
Pisa, finalmente, viva e austera, coi suoi palazzi verdi e gialli, le sue cupole e, lungo l’Arno severo, la sua grazia. Come è nobile il suo rifiutarsi. Città pudica e sensibile. E così vicina a me di notte nelle strade deserte…che passeggiandovi solo, la mia voglia di lacrime finalmente si sfoga. Qualcosa di aperto in me incomincia a cicatrizzarsi.
(Albert Camus)
Pisa e gli uomini sdraiati davanti al Duomo. Il Camposanto, le sue linee rette, i cipressi a ogni angolo. Si capiscono le discordie del Quattrocento e del Cinquecento. Qui ogni città conta, col suo volto e la sua verità profonda.
Non esiste vita che non sia quella di cui lungo l’Arno i miei passi ritmavano la solitudine.
(Albert Camus)
Pisa con la sua torre pendente, il suo Duomo che somiglia a quello di Santa Sofia, mi dà l’idea d’una città orientale.
(Lord Byron)
Vi si passeggia poi nell’inverno con gran piacere, perchè v’è quasi sempre un’aria di primavera: sicchè in certe ore del giorno quella contrada è piena di mondo, piena di carrozze e di pedoni: vi si sentono parlare dieci o venti lingue, vi brilla un sole bellissimo tra le dorature dei caffè, delle botteghe piene di galanterie e nelle invetriate dei palazzi e delle case, tutte di bella architettura. Nel resto poi, Pisa è un misto di città grande e di città piccola, di cittadino e di villereccio, un misto così romantico, che non ho veduto mai altrettanto. A tutte le alte bellezze, si aggiunge la bella lingua.
(Giacomo Leopardi)
Ricordo una mia sosta in un ristorante all’aperto in piazza dell’Arcivescovado: si intravedeva nel buio la Torre Pendente, come un fantasma bianco; giungeva il fresco e il vociare del popolo della vicina Piazza dei Miracoli, dove il Duomo sorge dal prato. (…) Con quei monumenti immersi dentro la frescura dell’erba, con quel vivace colore popolaresco, ed in più il velo di esotismo orientale di cui Pisa si avvolge, ecco un luogo e un momento adatto a quello che i francesi chiamano la “reverie”.
(Guido Piovene)
La bellezza in Toscana è dura, con un velo di grazia; quella di Pisa fa eccezione; è di qualità riposante e favorisce l’abbandono. Pisa è l’antitesi toscana di Siena, città tutta in altura, di linee verticali, dalla vie buie, chiuse una sull’altra come le scaglie di una pigna. Invece Pisa è tutta orizzontale, spaziosa; le sue strade sono ampie e perciò scarse d’ombra; è una città chiara, felice, in cui entrano col vento il sapore del mare, il verde e la frescura delle pinete.
(Guido Piovene)
Può darsi che il Lungarno sia meno ricco di palazzi, meno vario di sfondi di quello fiorentino; ma è più dolce, più aperto.
(Guido Piovene)
Pisa “vituperio delle genti”, è entrata in maniera indelebile nella letteratura con la feroce invettiva dantesca e la fosca storia di Ugolino. Tuttavia non possiede uno scenario consono alle tragedie né un’atmosfera che susciti l’evocazione di storie torbide e drammatiche. E’ una città chiara, di luce tenue e di delicata geometria. Chi vi passeggia non sente l’incombenza del tragico e neppure l’impudica e sgomentante ostentazione della magnificenza architettonica, come in certe città italiane dove la bellezza confina spesso con il panico.
(Antonio Tabucchi)
Forse il punto più bello della città è la piazza dei Cavalieri, con il palazzo vasariano e la torre di Ugolino che oggi ospita la grandiosa biblioteca della Scuola Normale. Qui, lontano dai frettolosi turisti che di Pisa vogliono solo portare via l’immagine della torre pendente, la cifra della città è rimasta intatta; i visitatori che vi si spingono non hanno l’aria inebetita dei forzati delle vacanze e guardano intorno in modo umano; ci sono ancora gruppetti di persone vestite in modo normale che parlano in modo naturale. Le cose sembrano avere ancora, nonostante tutto, un’anima.
(Antonio Tabucchi)
In Pisa il prato smeraldino della Piazza dei Miracoli assume sembianze di una morbida coltre, di un cuscino nel quale il passo affonda e dal quale le candide architetture del Duomo, del Battistero e del campanile sbocciano con lo spicco e la virginea spontaneità di fiordalisi affrontati. La lunga nuda parete del Camposanto, appena grafita da una lieve cadenza di arcate cieche, fa da argine al prato e da uniforme fondale ai tre protagonisti della monumentale partita a scacchi che le architetture vi giocano
(Ezio Bacino)
Per caso, quella sera, c’era la luna. (Anzi, non per caso: c’era perché ci doveva essere). Al chiaro di luna la torre era così bella, pendeva con tanta grazia, che il professore rimase lì estatico a rimirarla e intanto pensava: – Ah, come sono belle, certe volte, le cose sbagliate! -.
(Gianni Rodari)
La torre di Pisa… E se avesse ragione lei?
(Walter Valdi)
La Tour Eiffel si aggrappa al suolo con tutte le sue gambe come se fosse stata raggiunta dalla notizia dei problemi di equilibrio della Torre di Pisa.
(Fabrizio Caramagna)
– Servizio torri sgomberare!
– Che succede?
– Ma come cosa succede? Ma che le pare normale? ‘un lo vede come pende?
(Dal film Amici miei atto II)
Ci sono persone che fanno solo finta di sostenerti.
– La Torre di Pisa –
(Darioloc81, Twitter)
Pendo dunque sono.
(La Torre di Pisa)
(egyzia, Twitter)
La torre di Pisa è convinta che le sia caduto qualcosa e si sporge a guardare.
(Fabrizio Caramagna)
Se vedi tutto storto o sei un pessimista o sei la Torre di Pisa.
(rattodisabina, Twitter)
Non è la Torre di Pisa che pende, è l’Italia che è storta.
(Dlavolo, Twitter)
“Segui la tua inclinazione” mi disse la Torre di Pisa, mentre la luna storta, dal cielo, ci sorrideva.
(strafui, Twitter)
La Torre Pendente è molto interessante, e la vista che si gode alla sua sommità è superba: i campi perfetti che si estendono fino a Livorno ed al mare, la Corsica in distanza, montuosa e granitica, gli Appennini in file frastagliate con le loro candide ville luccicanti tra frammenti di nuvole, tratti dell’Arno e del Serchio risplendenti verso Firenze, e, infine, la cattedrale, che, sotto, appare vasta e impressionante.
(John Ruskin)
Il turista non se ne avvede, scopre la meraviglia e la riconosce. Solo a chi le vive dentro tutti i giorni Pisa consente lo stupore della sua docile inclinazione, del suo tremolio vacuo, del suo declino. La torre è il simbolo più vistoso, ma l’erba del Camposanto e le piccole intime vie che dal lungarno costeggiano chiese, scuole, istituti, regge defunte fino all’Ospedale di santa Chiara, sole avvertono la pendenza misteriosa e segreta di questa dolcezza che è già una china nel cuore.
(Alfonso Gatto)
La piccolezza delle dimensioni, la squisita esecuzione e proporzione della costruzione giustificano, forse, l’ingenua esclamazione di una finissima signora inglese molto ricca che di fronte alla chiesa della Spina disse a suo marito: “Ti prego, amore, comprami questo piccolo oggetto bellissimo e portiamolo con noi, desidererei metterlo nel nostro giardino”.
(Marguerite Blessington)
Questa malinconia la assaporiamo, come ho già detto, sulla piazza del Campo Santo di Pisa, ai piedi del Duomo, di fronte ad uno spicchio di orizzonte, circondato da un muro merlato, da una chiusura senza finestre del cimitero che superano alcuni cipressi e da una facciata di palazzo. L’erba spunta dalle pietre del selciato, la Torre pendente s’inclina come se stesse per cedere, la cattedrale e il battistero gonfiano le loro cupole; non una voce arriva in questo luogo fatto apposta per coloro che apprezzano la bellezza della morte.
(Paul Bourget)
Pochi di noi possono aver avuto un’infanzia così infelice dal contatto con le arti come colui che, tra i suoi passatempi occasionali, abbia avuto quello di esaminare meticolosamente qualche modello d’alabastro della Torre pendente sotto un’urna di vetro in un salottino. Pisa e i suoi monumenti, in altre parole, sono stati astutamente volgarizzati, ma è straordinario vedere come essi siano sopravvissuti bene al trattamento. Il fascino del luogo è infatti di alto livello e solo parzialmente adombrato dalla famosa singolarità del suo campanile
(Henry James)
La luna splendeva nel cielo quando giungemmo nella vicinanze di Pisa, e , per molto tempo, potemmo vedere aldilà della mura, la Torre pendente, tutta inclinata in quella luce incerta, l’originale, indistinto nell’ombra delle vecchie illustrazioni dei libri di scuola che mostravano le “meraviglie del mondo”. Come la maggior parte delle cose collegate ai ricordi scolastici dell’infanzia, era troppo piccola rispetto al ricordo, e lo sentiti assai distintamente. Non era affatto alta come mi era stato promesso: era un altro dei numerosi inganni orditi da Mr.Harris, il libraio all’angolo di St. Paul’s Churchyard a Londra. La sua torre era opera dell’immaginazione, e questa era la realtà, e in confronto all’altra era una modesta realtà. Tuttavia era assai bella, assai originale e altrettanto inclinata quanto l’aveva rappresentata l’Harris
(Charles Dickens)
Nostra spiaggia pisana,
amor di nostro sangue,
vita di sabbie e d’acque
silvana e litorana,
o ferma creatura
nella qual si compiacque
un’arte che non langue
non trema e non s’offusca
(Gabriele D’Annunzio)
“Fermo sul ponte marmoreo”, diceva Shelley, “lancia il tuo sguardo, se non rimarrai accecato, sul suo fondo ardente come il fuoco; poi segui le graziose curve dei palazzi sul Lung’Arno, la cui prospettiva è dominata dalla massiccia torre-prigione (erroneamente chiamata di Ugolino) intravista nella scura prospettiva, e dimmi se qualcos’altro può superare un tramonto a Pisa”
(Lord Byron)