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Costituita nel maggio 1910, la Nazionale italiana di calcio vanta oltre un secolo di storia sportiva colorata d’azzurro.
La Nazionale di calcio dell’Italia è tra le più titolate del mondo, avendo vinto quattro campionati mondiali (Italia 1934, Francia 1938, Spagna 1982 e Germania 2006) e due campionati europei (Italia 1968 e Europa 2020). Inoltre, ha conquistato un oro olimpico nel 1936.
Il giocatore italiano con il maggior numero di presenza nella Nazionale italiana è Gianluigi Buffon (176 presenze) mentre il giocatore che ha segnato più reti con la Nazionale è Gigi Riva (35 gol).
Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi sulla Nazionale italiana di calcio. Tra i temi correlati Frasi, citazioni e aforismi sul calcio e i calciatori.
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Frasi, citazioni e aforismi sulla Nazionale italiana di calcio
Quando si dice che la maglia azzurra è il punto di arrivo per ogni giocatore si dice solo la verità.
(Roberto Baggio)
La maglia azzurra è una cosa che ti si attacca alla pelle.
(Gigi Riva)
La Nazionale è come la mamma: ce n’è una sola.
(Antonio Cassano)
La maglia azzurra non si discute. E la Nazionale è un fiore che non si può lasciar appassire a scapito dei club perché rappresenta il calcio italiano.
(Luciano Spalletti)
Spagna 1982, l’urlo di Tardelli fu così bello, che nemmeno Munch avrebbe mai potuto riprodurlo.
(Anonimo)
Mi sono sentito campione del mondo nel momento in cui la zampa di Rossi cacciò nella porta del Brasile quel pallone che io avevo buttato nel mucchio, sul 2 a 2. E’ stato come un lampo: solo una supersquadra poteva reagire ad una mazzata del genere segnando ancora. Contro il Brasile, squadra di fenomeni veri, incredibili, ma presuntuosi. Perché sul 2 a 2 volevano vincere: e non potevano, contro quell’Italia.
(Marco Tardelli sul Mondiale in Spagna, 1982)
Eravamo tutti all’altezza di vincere un mondiale. E in campo non ho mai avuto un dubbio. Nemmeno quando Cabrini sbagliò il rigore: si ricominciò a giocare come niente fosse; anche nell’intervallo ci bastarono poche parole di Bearzot, che era certo anche lui, ormai, del successo.
(Marco Tardelli sul Mondiale in Spagna, 1982)
Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.
(Winston Churchill)
In un’Italia allo stremo, nel Paese delle Emergenze, dei Dissesti, della Corruzione, 15,5 milioni spalmati davanti alla tv per la Nazionale.
(Vittorio Zucconi, 14 giugno 2016)
L’amore per la nazionale assume una valenza diversa. È più stabile, meno incline a farci sentire traditi, se non dal risultato avverso. Gli azzurri saranno sempre azzurri, anche nell’inevitabile alternanza, nei cambi generazionali. Certo ameremo qualcuno più di altri, magari per un’emozione speciale che ci ha regalato. Ma alla fine li ameremo tutti.
(Riccardo Cucchi)
Nun te preoccupà, mo je faccio er cucchiaio.
(Francesco Totti, in occasione della semifinale degli Europei del 2000 Italia-Olanda, finita ai rigori)
Notti magiche
Inseguendo un goal
Sotto il cielo
Di un’estate italiana
E negli occhi tuoi
Voglia di vincere
Un’estate
Un’avventura in più.
(Gianna Nannini e Edoardo Bennato, canzone ufficiale del Campionato del Mondo 1990, svoltosi in Italia)
Nella storia dei Mondiali ci sono degli attaccanti con percorsi simili: penso a Paolo Rossi, a Schillaci. Tutti devono capire che uno può giocare solo una partita, ma può essere “la” partita.
(Cesare Prandelli)
Ho segnato molti goals all’Inghilterra e al Brasile, prima di addormentarmi, dopo una fuga sulla sinistra.
(Gesualdo Bufalino)
La maglia azzurra è speciale. Non ti identifichi in un club ma rappresenti la tua nazione, vivi delle emozioni in prima persona e le fai vivere a tutta la nazione, è qualcosa di impareggiabile. La tensione che si prova nel giocare in Nazionale non si prova nemmeno nelle partite più importanti.
(Giorgio Chiellini)
Baratterei 2-3 anni di vita per ritornare là, dove tutti noi sogniamo… Dove tutti noi vorremo arrivare… Rivedere un’Italia in festa, rivedere la gente orgogliosa della propria Nazionale, sarebbe il regalo più bello.
(Gianluigi Buffon)
Indossare la maglia azzurra è bellezza oltre il significato simbolico, stai rappresentando il tuo paese e non soltanto i tuoi tifosi, è una cosa bella di per sé, è bello sentirsi fasciati da quel colore.
(Alessandro Del Piero)
Italia-Germania è la partita, è come un derby. Quando chiudi gli occhi e sogni di diventare grande e vestire la maglia azzurra, di cantare l’inno, di segnare un gol ai Mondiali, di alzare la Coppa… L’avversario è sempre la Germania.
(Alessandro Del Piero)
Germania e Italia non è una partita. È un poema grondante sudore, passione, poesia, forza, coraggio, sofferenza e lacrime. E spesso piangono i tedeschi.
(Luigi Pellicone)
Non tutti gli italiani tifano per la Nazionale, mentre tutti gli italiani e il cinquanta per cento dei non italiani tifano Ferrari.
(Gianni Agnelli)
L’Italia non produce gioco: sa cavare invece i massimi risultati dal contro-gioco. Se gli avversari giocano bene, l’Italia vede immediatamente valorizzato il suo contro-gioco; se invece giocano male, anche l’Italia gioca male per non saper produrre un gioco suo proprio.
(Gianni Brera)
Penso che sia molto importante indossare il nostro colore, è la cosa più bella, e sarà molto bello anche per i nostri giocatori vedere i nostri tifosi colorati d’azzurro. È giusto essere orgogliosi: l’azzurro è un colore bellissimo e di potenza.
(Antonio Conte)
La nazionale affronta le qualificazioni come gli studenti italiani gli esami. Mettiamocela tutta e speriamo di passare.
(purtroppo, Twitter)
E niente. Questa prima persona plurale utilizzata un po’ da tutti quando gioca la nazionale mi imbarazza.
(anna_salvaje, Twitter)
Se nasci in Italia non sei italiano.
Prima devi dimostrare di tifare per la Nazionale e guardare Sanremo.
(Fragmentarius)
Arrivò la finale dei Mondiali del 1938, che l’Italia disputò contro l’Ungheria. Per Mussolini quella vittoria era una questione di Stato. Alla vigilia, i giocatori italiani ricevettero da Roma un telegramma di tre parole firmato dal capo del fascismo: VINCERE O MORIRE. Non ci fu bisogno di morire perché l’Italia vinse 4-2.
(Eduardo Galeano)
Ai Mondiali del 1966 parteciparono sedici squadre: dieci europee, cinque americane e, cosa rara, la Corea del Nord. Clamorosamente la formazione coreana eliminò l’Italia con il gol di Pak, un dentista di Pyongyang che faceva il calciatore solo nei ritagli di tempo. Nella selezione italiana giocavano niente meno che Gianni Rivera e Sandro Mazzola. Pierpaolo Pasolini diceva di loro che giocavano un calcio di buona prosa interrotta da versi folgoranti, ma il dentista li lasciò muti.
(Eduardo Galeano)
La difesa sballata, il centrocampo endemicamente fioco, l’attacco scomposto di gente molto sollecitata a impaurirsi. E dove credevamo di andare?
(Gianni Brera, dopo la sconfitta dell’Italia con la Corea nel 1966)
Nel Mondiale del 1970 il Brasile giocò un calcio degno della voglia di festa e della volontà di bellezza della sua gente. Nel mondo si era già imposta la mediocrità del calcio difensivo, con tutta la squadra dietro, il catenaccio sbarrato, e davanti solo uno o due giocatori a fare un solitario. Erano già stati proibiti il rischio e la spontaneità creativa. E quel Brasile fu una sorpresa: presentò una nazionale lanciata all’offensiva, che giocava con quattro attaccanti, Jairzinho, Tostão, Pelé e Rivelino, che a volte erano cinque e addirittura sei quando Carlos Alberto e Gerson arrivavano da dietro. In finale, quel rullo compressore polverizzò l’Italia. Un quarto di secolo dopo, una simile audacia sarebbe stata considerata un suicidio. Nel Mondiale del 1994 il Brasile ha vinto un’altra finale contro l’Italia. Vinse grazie ai rigori, al termine di centoventi minuti senza gol. Non ci fossero stati i rigori, le porte sarebbero rimaste inviolate per l’eternità.
(Eduardo Galeano)
Prima della partita, ho pensato: “è carne e ossa, come me”. Poi ho capito che mi sbagliavo.
(Tarcisio Burgnich, il difensore italiano incaricato di marcare Pelè)
Accadde nel Mondiale del 1978. L’Italia superò 1-0 la nazionale padrona di casa. La giocata del gol italiano disegnò sul campo un triangolo perfetto, dentro il quale la difesa argentina rimase persa più di un cieco in mezzo a una sparatoria. Antognoni fece scivolare la palla verso Bettega che l’appoggiò su Rossi che era di spalle e Rossi gliela restituì di tacco mentre Bettega si infilava in area. Bettega superò due giocatori e batté con un sinistro il portiere Fillol. Anche se nessuno ancora lo sapeva, la squadra italiana aveva già cominciato a vincere il Mondiale di quattro anni dopo.
(Eduardo Galeano)
Nel 1982 la Coppa fu dell’Italia. La nazionale italiana aveva cominciato male, zoppicando, pareggio dopo pareggio, ma venne fuori alla distanza grazie alla sua buona intelaiatura di squadra e alle raffiche puntuali di Paolo Rossi. Nella finale contro la Germania l’Italia si impose per 3-1.
(Eduardo Galeano)
Ricordo che durante i Mondiali di Spagna Tardelli non riusciva a prendere sonno la notte prima delle partite. Per rilassarsi veniva in camera nostra [oltre a Zoff c’era anche Gaetano Scirea]; la chiamava la “Svizzera” perché era il posto più tranquillo del ritiro.
(Dino Zoff)
Pareggiando, noi passavamo il turno e andavamo nel girone a tre con Argentina e Brasile. Con una vittoria molto larga pescavamo due avversari più morbidi, Belgio e Unione Sovietica. Il Camerun poteva solo vincere per qualificarsi, col pareggio andava fuori. Domanda. Perché mai due squadre dovrebbero accordarsi per un risultato che non serve a nessuna delle due? Se qualcuno di noi avesse pensato di combinare una porcheria a tutti i costi, avremmo comprato la vittoria con molti gol di scarto, non certo il pareggio. Quella partita finì uno a uno e ci destinò ad Argentina e Brasile, mentre al Camerun costò l’eliminazione, per una serie di motivi assolutamente banali.
(Enzo Bearzot sulla partita contro il Camerun ai Mondiali di Spagna)
(Marcello Lippi) [Sulla finale del campionato mondiale di calcio 2006] Arriviamo allo stadio e ho i crampi allo stomaco. Non so quante volte sono andato in bagno prima di scendere in campo: forse 30. Per rimediare alla temperatura che saliva poi, decido di ricorrere ad un vecchio ma efficacissimo rimedio: un cubetto di ghiaccio proprio lì in mezzo… Ma appena sento l’Inno, mi passa tutto. Mi carico, sono orgoglioso, orgogliosissimo di essere italiano.
(Gennaro Gattuso) [Sulla finale del campionato mondiale di calcio 2006] Si va ai rigori un’altra volta, ho una fifa incredibile e sono stremato. Resto fuori dal campo girato verso il pubblico, litigando con il quarto uomo che mi vuole fuori dai piedi. Grosso segna e corro verso Lippi, gli urlo in faccia: non chiedetemi cosa, di quella sera ricordo forse 10 minuti. Ho preso la coppa e le ho detto: ‘Quanti km mi hai fatto fare per venire da te
(Gennaro Gattuso)
Alza la coppa, capitano! Alzala alta al cielo, capitano, perché questa è la coppa di tutti gli italiani! Perché oggi grazie a voi abbiamo vinto tutti! Alzala alta perché oggi è più bello essere italiani!
(Fabio Caressa, dopo la vittoria della Nazionale italiana al Campionato Mondiale 2006)
(Roberto Mancini)
Davanti alla disfatta con la Svizzera ho pensato di essere in una puntata di “Scherzi a parte”. Mi è capitato di assistere a sconfitte, ovvio. In sport individuali può succedere che il tennista o il nuotatore di turno, proprio nel giorno della gara, a causa di un problema fisico o mentale, abbia una pessima prestazione. Ma in uno sport di squadra, con la possibilità di effettuare cinque sostituzioni su undici, la scena mi è sembrata inverosimile: i giocatori in campo hanno trasmesso la sensazione di frustrazione e umiliazione. Sembrava che neanche se ne accorgessero, perché in genere se sei in difficoltà magari ti fai prendere dalla foga agonistica, invece erano proprio amorfi non hanno mai dato l’impressione di metterci anima e cuore.
(Giovanni Malagò, Presidente del Coni, dopo la sconfitta della Nazionale italiana con la Svizzera agli Europei 2024)
La politica dovrebbe essere come la Nazionale: dovrebbero sempre giocare i migliori. Ma non è mai così, in nessuna parte del mondo.
(Michel Platini)
Per far capire cosa voleva dire lavorare in Nazionale, bisogna pensare alla pazienza di riempire una cisterna enorme goccia a goccia mentre con i club la riempivi in tre-quattro mesi.
(Arrigo Sacchi)
Mi manchi come mi manca il campionato di calcio quando c’è la sosta per la Nazionale.
(sempreciro, Twitter)
La nazionale di San Marino.
(Swanito75, Twitter)
La nazionale italiana è atterrata a Malpensa. Per la gioia di tutti gli ortofrutta della zona.
(FranAltomare, 2014)
Tu sei, per me, come la nazionale italiana ai mondiali del 2018. Non ci sei.
(Terza_nota, Twitter)