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Jean Baudrillard (nato a Reims il 27 luglio 1929 e morto a Parigi il 6 marzo 2007), filosofo, sociologo, critico culturale e fotografo, è stato tra i più importanti teorici e critici della postmodernità. È noto soprattutto per le sue analisi dei media, della cultura contemporanea e della comunicazione tecnologica,
Presento una raccolta di frasi e aforismi di Jean Baudrillard. Tra i temi correlati Frasi e citazioni di Claude Levi Strauss e Le frasi più belle di Jacques Attali.
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Frasi e aforismi di Jean Baudrillard
Ciò che chiamiamo “morire” è finire di nascere e ciò che chiamiamo “nascere” è cominciare a morire. “Vivere” significa morire vivendo. Non aspettiamo la morte: viviamo perpetuamente con essa.
Alcune donne sognano di conquistare un uomo. Altre, più rare, sognano di perderlo.
L’umanità attende che l’intelligenza artificiale la salvi dalla sua naturale stupidità.
Gli intellettuali sono destinati a sparire con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale com’è avvenuto per gli eroi del cinema muto con l’invenzione del sonoro. Siamo tutti dei Buster Keaton.
Comunicare? Comunicare? Solo i vasi comunicano.
È nel consumo dell’eccesso, del superfluo, che l’individuo, come la società, sente non solo di esistere, ma di vivere.
Oggi la noia è siderale: è la noia di poter fare tutto, di godere di tutto, di aver viaggiato tutto lo spazio e di trovarsi nel punto inerte attorno al quale tutto ruota.
Seni in silicone che non cedono mai, anche quando sono in posizione orizzontale.
Il pensiero siliconato, quello che non crolla mai e che resta in piedi da solo, in qualsiasi contesto.
La capacità di stupire della fotografia è assai superiore a quella della scrittura. È raro che un testo possa offrirsi con la stessa istantaneità, con la stessa evidenza di un’ombra, di una luce, di una materia, di un dettaglio fotografico.
La fotografia ha un carattere ossessivo, narcisistico, estatico. È un’attività solitaria.
Qualunque siano la violenza, la velocità, il rumore che lo circondano, la fotografia restituisce l’oggetto all’immobilità e al silenzio.
La nostra cultura del significato sta crollando sotto un eccesso di significato, la cultura della realtà sta crollando sotto un eccesso di realtà, la cultura dell’informazione sta crollando sotto un eccesso di informazione.
La seduzione rappresenta la padronanza dell’universo simbolico, mentre il potere rappresenta solo la padronanza dell’universo reale.
La donna non è in una posizione di desiderio, è in una posizione molto superiore di oggetto del desiderio.
Essere sedotti significa essere distolti dalla propria verità. Sedurre significa distogliere l’altro dalla sua verità.
La catastrofe è l’emergere di qualcosa che non funziona più secondo le regole, o secondo regole che non conosciamo e che potremmo non conoscere mai.
Le prigioni esistono per nascondere il fatto che è la società nel suo insieme, nella sua banale onnipresenza, a essere carceraria.
È difficile porre rimedio alla nostra tristezza perché ne siamo complici.
È difficile porre rimedio a quello degli altri perché ne siamo prigionieri.
La cosa triste dell’intelligenza artificiale è che non ha artificio e quindi non ha intelligenza.
Non c’è niente di più misterioso di una TV che funziona in una stanza vuota.
La maggior parte dell’arte contemporanea si appropria della banalità, dello spreco e della mediocrità come valore e ideologia.
Se Dio esiste, non c’è bisogno di crederci. Se ci si crede, vuole dire che l’evidenza del suo esistere è morta.
Il momento più commovente è quello in cui una donna si toglie le scarpe e rimpicciolisce improvvisamente davanti a noi. Diventa meravigliosamente minuscola, e allo stesso tempo il suo viso cambia. Essa inaugura l’intimità nella sua forma più seducente.
L’Africa ha l’Aids − L’America del Sud ha la droga − l’Islam ha il terrorismo − il Terzo mondo ha il debito. Gli unici successi occidentali sono i virus elettronici e il crack della borsa.
L’informazione può dirci tutto. Ha tutte le risposte. Ma sono risposte a domande che non abbiamo mai posto, e che certamente non si pongono nemmeno.
La gloria presso il popolo, ecco ciò a cui bisogna aspirare. Niente varrà mai quanto lo sguardo sperduto della salumiera che ci ha visto in televisione.
Le statistiche sono una forma di realizzazione del desiderio, proprio come i sogni.
Parlare della morte fa ridere la gente, con una risata forzata e oscena. Parlare di sesso ormai non provoca nemmeno più questa reazione: il sesso è legale, solo la morte è pornografica.
Non sono né un filosofo né un sociologo e non ho seguito né il loro percorso accademico né il loro approccio istituzionale. Studio sociologia all’università, ma non mi identifico con la sociologia né con la filosofia. Sono felice di dirlo, sono un teorico; metafisico, al limite; moralista, non lo so. Il mio lavoro non è mai stato accademico, né è diventato letterario.
Le cose visibili non finiscono nell’oscurità e nel silenzio, svaniscono in ciò che è più visibile del visibile: l’oscenità.
Né viltà, né coraggio sono senza affettazione. Neppure amore. I sentimenti non sono mai veri, giocano con il loro specchio.
Niente riempie meglio la mano di un seno.
La novità è in un certo senso il periodo sublime dell’oggetto e può in certi casi raggiungere l’intensità, se non la qualità, dell’emozione amorosa.
Un giudizio negativo vi soddisfa ancora più di un elogio, a patto che vi si senta la gelosia.
Una mobilità meravigliosa, incantevole, una vivacità aerea: il gatto. Ogni seduzione è felina. Come se le apparenze si mettessero a funzionare da sole e a concentrarsi senza fatica.
Felinità delle apparenze. Niente se ne scatena, tutto vi s’incatena. Perché la felinità non è altro che la concatenazione suprema del corpo e del movimento.
La legge della seduzione è prima di tutto quella di uno scambio rituale ininterrotto, di un’escalation senza interruzione, di chi seduce e di chi è sedotto, perché la linea di demarcazione che definirebbe la vittoria dell’uno e la sconfitta dell’altro è illeggibile e perché non c’è limite a questa sfida di lasciarsi sedurre ancora di più,
Il tempo libero può essere costituito da tutte le attività ludiche con cui lo riempiamo, ma è prima di tutto la libertà di sprecare il proprio tempo, di “ucciderlo” eventualmente, di sprecarlo invano.
Il pubblicitario di successo è maestro di una nuova arte: l’arte di rendere vere le cose affermando che lo sono. È maestro della tecnica delle profezie che si autoavverano.
La pubblicità è una parola profetica nella misura in cui non ci dà comprensione o apprendimento, ma piuttosto speranza.
Il miracolo dell’uomo non è forse d’aver inventato, con la plastica, una materia nondegradabile − interrompendo così il ciclo che, attraverso la putrefazione e la morte, trasferiva dall’una all’altra tutte le sostanze del mondo?
La funzionalità non qualifica quello che si adegua a uno scopo, ma quello che si adegua a un sistema: la funzionalità è la facoltà di integrarsi in un insieme.
Le masse sono silenziose come le bestie, e il loro silenzio vale il silenzio delle bestie. Possiamo sondarla fino alla morte (e la sollecitazione incessante a cui è sottoposta, l’informazione, equivale alla tortura sperimentale, quella degli animali nei laboratori), non dice dove sta la verità: a sinistra, a destra? né cosa preferisce: rivoluzione, repressione? È senza verità e senza ragione.
Il piacere della televisione o di una seconda casa viene vissuto come “vera” libertà, nessuno lo vive come alienazione, solo l’intellettuale può dirlo dal profondo del suo idealismo moralizzatore, ma ciò lo designa al massimo come un moralista alienato.
Il lavoro (anche nella forma del tempo libero) invade tutta la vita come repressione fondamentale, come controllo, come occupazione permanente in luoghi e tempi regolati.
Noi viventi non siamo mai nudi: lo sguardo, la voce sono già ornamenti. Siamo nudi soltanto nella vergogna, quando il linguaggio fa difetto. Anche i morti non andavano mai nudi durante il grande sonno. La donna non dorme mai nuda: ha sempre con sé un gioiello, un fard, una crema, un pensiero che la protegga dall’abisso del sonno.
Si può sostenere che l’era del consumo, essendo il culmine storico dell’intero processo di produttività accelerata sotto il segno del capitale, è anche l’era dell’alienazione radicale. La logica della merce si è diffusa e oggi governa non solo i processi lavorativi e i beni materiali, ma anche l’intera cultura, la sessualità, le relazioni umane, perfino le fantasie e gli impulsi individuali.
Per l’indigeno, tutto il corpo è volto, cioè promessa e prodezza simbolica, al contrario della nostra nudità, che è solo strumentalità sessuale.
L’uomo moderno trascorre sempre meno tempo della sua vita nella produzione lavorativa, ma sempre di più nella continua produzione e innovazione dei propri bisogni e del proprio benessere.
La vera immortalità è quella dell’infanzia e dell’adolescenza, quando non si crede mai che un giorno si morirà.
Ciò che è da temere non è la catena psicologica della violenza, ma la catena tecnologica della violenza.
Con la realtà virtuale e tutte le sue conseguenze, siamo arrivati all’estremo della tecnologia, alla tecnologia come fenomeno estremo.
L’apparente divisione tra tempo di lavoro e tempo libero, quest’ultimo che inaugura la sfera trascendente della libertà, è un mito. Questa grande opposizione, sempre più fondamentale a livello vissuto dalla società dei consumi, resta tuttavia formale.
L’amore parla molto, è un discorso. Si dichiara, e spesso culmina in questa dichiarazione in cui finisce: atto linguistico altamente ambiguo, quasi indecente
Oggigiorno esiste una vera e propria fascinazione per il virtuale e per tutte le sue tecnologie. Se esiste davvero una modalità di scomparsa, sarebbe una scelta – oscura, ma deliberata – della specie stessa: quella di clonarsi corpo e anima in un altro universo, di scomparire come specie umana in senso stretto per perpetuarsi in una specie artificiale che avrebbe attributi molto più efficienti, molto più operativi.
Di eventi mondiali, ne abbiamo avuti tanti, dalla morte di Diana ai Mondiali di calcio – come di eventi violenti e reali, guerre e genocidi. E invece di eventi simbolici di portata mondiale, cioè non semplicemente diffusi su scala mondiale ma tali da mettere in difficoltà la mondializzazione stessa, neppure uno. Per tutta la lunga stagnazione degli anni Novanta, abbiamo avuto lo “sciopero degli eventi”, per riprendere la battuta dello scrittore argentino Macedonio Fernández.
Se tutti gli enigmi sono risolti, le stelle si spengono. Se tutto il segreto è restituito al visibile, e più che al visibile, all’evidenza oscena, se ogni illusione è restituita alla trasparenza, allora il cielo diventa indifferente alla terra.