Skip to main content
Frasi BelleViaggi

Frasi e aforismi sul lago Maggiore e le isole Borromee

Annunci

Il nome Maggiore deriva dal fatto che è il più grande tra i laghi della zona piemontese e lombarda, ma fra i laghi italiani è il secondo per superficie dopo il lago di Garda.
Nel lago Maggiore sono presenti molte isole. Le più famose sono le isole Borromee, tra cui ricordiamo Isola Bella, Isola Madre e Isola dei Pescatori.

Il lago Maggiore e le Isole Borromee hanno incantato scrittori e artisti come Stendhal, Goethe, Flaubert, Wagner e altri ancora. Al Lago Maggiore sono ambientate la parte conclusiva del romanzo Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro e una parte del romanzo Addio alle armi di Ernest Hemingway.

Presento una raccolta di frasi e aforismi sul lago Maggiore e le Isole Borromee. Tra i temi correlati Frasi, citazioni e aforismi sul lago e Frasi, citazioni e aforismi sul viaggio, i viaggiatori e il viaggiare.

**

Frasi e aforismi sul lago Maggiore e le isole Borromee

Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore.
(Stendhal)

Niente al mondo può essere paragonato al fascino di queste giornate trascorse ai laghi nei boschi di castagni cosi verdi, che sembrano immergere i loro rami nell’acqua.
(Stendhal)

Mi sembra che le Isole Borromee stimolino il senso di bellezza ancor più di san Pietro. Il panorama che si gode da quelle isole può essere messo a confronto solo con quello del golfo di Napoli, ed è molto più toccante.
(Stendhal)

Paradiso terrestre. Alberi con foglie d’oro, dorate dal sole… È il posto più sensuale che io abbia mai visto sulla terra. La natura vi affascina con mille strane seduzioni, e ci si sente in uno stato totalmente voluttuoso e totalmente squisito.
(Gustave Flaubert, descrivendo l’Isola madre)

Forse la verità dipende da una passeggiata intorno al lago.
(Wallace Stevens)

Ma queste che vedo sono bellezze reali, oppure incanti di sogno o di fiaba?
(Richard Wagner, descrivendo il lago Maggiore)

Qui, sulle terrazze-giardino dell’Isola Bella,… ho goduto una magnifica mattina della tarda estate; e per la prima volta ho sentito il mio spirito pienamente appagato e colmo della speranza di un nuovo e armonioso futuro.
(Richard Wagner)

Il lago Maggiore e la zona che lo circonda – sia svizzera che italiana – è un’oasi che, credo a ragione, non abbia eguali nelle regioni di laghi alpini. Debbo confessare però che neppure sulla Riviera dei Fiori vi è tanta dovizia di piante esotiche come sulle rive del lago Maggiore.
(Gazzettino, 1954)

San remo ha il suo Casinò; Monaco la sua Rocca; Nizza la Promenade, ma nessuno ha le Isole Borromee o qualcosa di bello, di pregevole, di mistico, di umanamente grandioso come tali Isole.
(Gazzettino, 1954)

Sul Verbano la pace è più vera, la vita è più sincera, si è più vicini a Dio e si sentono meno le bassezze del mondo.
(Gazzettino, 1954)

Spesso la sorpresa viene suscitata nell’anima perché questa non riesce a conciliare ciò che vede con ciò che ha visto. In Italia c’è un grande lago, che viene chiamato Lago Maggiore: è un piccolo mare, le cui rive sono interamente selvagge. In mezzo al lago, a quindici miglia dalla riva, ci sono due isole di un quarto di lega di circonferenza, dette “Borromee”, che sono, a mio parere, il luogo più incantevole del mondo. L’anima è sorpresa da questo contrasto romanzesco, rievocando con diletto i prodigi dei romanzi, nei quali dopo aver superato rocce e paesi aridi, ci si ritrova in luoghi fatati.
(Montesquieu)

L’albergo era molto lussuoso. Percorsi i lunghi corridoi, scesi le ampie scale, attraversai i saloni fino al bar. Conoscevo il barman e mi sedetti su un alto sgabello e mangiai mandorle salate e patatine. Il Martini era fresco e pulito.
(Ernest Hemingway, descrivendo il Grand Hotel des Iles Borromées)

Remai verso l’Isola Bella e mi avvicinavo ai muraglioni, dove l’acqua diventava improvvisamente più fonda e si vedeva il muro di roccia scendere obliquo nell’acqua, e poi risalii verso l’Isola dei Pescatori, dove c’erano barche tirate in secco e uomini che rammendavano reti.
(Ernest Hemingway, Addio alle armi)

Goethe, che aveva ammirato tante volte il Verbano in vedute appese nello studio di suo padre a Francoforte, e se n’era riempito gli occhi e la fantasia a Weimar in casa sua, quando, arrivato a Baveno, poté vederlo in tutto il suo splendore, si indispettì quasi furiosamente contro i pittori che non avevano reso tutta la bellezza.
(Agostino Queirolo)

Adesso che l’ho vista non posso non scrivere di Stresa; e con Stresa, del lago Maggiore. È – e chi è passato anche fugacemente da queste parti può ben sapere quanto io dica il vero – uno spettacolo armonioso di fusione tra spirito e natura.
(Piercarlo Carta Del Re)

Le tre isole in miniatura, emergenti dalle acque lacustri, sembravano nate da un divertimento del Creatore. Viste dall’alto formano un quadro dell’irreale dove al fantasia è corsa a briglia sciolta a vincere il suo quotidiano confronto con la realtà.
(Piercarlo Carta Del Re)

A Stresa la sera ci corre innanzi più svelta dell’ora; è una sera fresca e dorata con la luce del sole che si ritrae in cima ai monti, gli ulivi che entrano nel grigio e il lago che crepita negli ultimi riflessi della sua madreperla.
(Carla Perotti)

Il palazzo è d’uno stile barocco, pesante e goffo. Ma in una sala che conduce al giardino sono sette arazzi bellissimi, con iscrizioni latine… Gli arazzi rappresentano animali in foreste, di grande stile: leoni, pantere, liocorni, struzzi, camaleonti, testuggini, serpenti.
(Gabriele D’Annunzio, descrivendo gli interni del palazzo di Isola Bella)

Davanti al palazzo disabitato è una terrazza in mezzo a cui sorge una palma gigantesca. I crisantemi sfioriscono lungo i balaustri, nel calore lento. Una gran pace e un profondo oblio. L’acqua mormora come un murmure marino, su la ghiaia della riva inferiore”.
(Gabriele D’Annunzio, descrivendo i giardini dell’Isola Madre)
Centocinquanta anni fa, queste isole erano solo delle nude rocce, quando il conte Vitaliano Borromeo ebbe l’idea di trasportarvi della terra, contenerla, come in una scatola, per mezzo di muri e pilotis. Una volta terminata questa operazione, in questo terreno artificiale egli seminò oro come il contadino semina il frumento, e da esso spuntarono alberi, paesi e palazzi. Fu il magnifico capriccio di un milionario che, come Dio, voleva avere un mondo creato da lui stesso.
(Alexandre Dumas)

L’Isola dei Pescatori è un affascinante scherzo che assomiglia ad un piccolo villaggio, ed ha qualche casa, qualche strada, una chiesa, un prete e alcuni bambini del coro. Le reti, che formano la ricchezza dei suoi duecento abitanti, sono sospese davanti ad ogni porta.
(Alexandre Dumas)

L’Isola Madre sembra un mazzo di verzure in un grande vaso d’acqua. E’ coltivata con pini, cipressi e platani; le sue spalliere sono coperte di limoni, aranci e melograni. I vialetti sono popolati da fagiani, pernici e pavoni, Al riparo dal freddo da ogni lato e aperta a tutti i raggi del sole, è sempre verde, anche quando le montagne circostanti sono bianche per le nevi d’inverno.
(Alexandre Dumas)

Avanzando verso l’Isola Bella, si vedono le sue dieci terrazze sovrapposte che escono dalle acque. Se non è la più bella delle isole di questo arcipelago, è certamente la più singolare. Tutto, marmo e bronzo, è lavorato nello stile di Luigi XIV… Siamo approdati e abbiamo camminato nel mezzo di esotici e preziosi fiori che, venedo dalle colonie, si sono acclimatati in questa felice condizione.
(Alexandre Dumas)

L’Isola Madre, dice uno dei suoi adoratori, Camille Mauclair, è ancora più bella dell’Isola Bella. Il suo castello è chiuso e solitario. I suoi giardini sono un miracolo. Le barche vi approdano in silenzio; si va in visita parlando a mezza voce. Ci sono magnolie immense come querce, canfore che sembrano dorate da un eterno autunno, eriche arboree, enormi banani, giganteschi rododendri e alberi del pane. Non una statua, nient’altro che natura, ma natura esuberate che fa pensare all’India. Fagiani dorati si muovono liberamente sul verde velluto dei prati. Pavoni attraversano i sentieri. E sempre, tra gli alberi e tra le siepi, l’immutabile e maestoso azzurro dell’acqua e del cielo, la prospettiva delle montagne di ametista, le cime lontane che dominano Como e Lugano all’orizzonte. Si desidererebbe fermarsi, sedersi, sognare, inebriarsi sull’illusione adorabile di poter vivere là…
(Camille Mauclair)

Da Laveno, si vede il suo largo specchio immobile, variegato qua e là e damaschinato a guisa di corazza da innumerevoli maglie, sotto uno sprazzo di sole che riesce a lacerare una densa volta di nubi; e la brezza lievissima sospinge alla riva ondicelle quasi impercettibili. […] Al levar del sole, si noleggia una barca, e nella vaporosità diafana dell’alba si attraversa il lago. Esso è largo quanto un braccio di mare, e le sue ondulazioni d’un azzurro plumbeo rilucono debolmente. Una bruma fumosa avvolge cielo ed acqua col suo grigiore. Poi, a poco a poco, si assottiglia, dilegua, e dalle sue maglie ormai diradate si sente filtrare la vivida luce con un gradevole tepore. Si fila così per due ore nella monotona e molle soavità dell’aria appena schiarita, mossa dalla brezza come dall’aleggiare lieve d’un ventaglio di piume; poi, ad un tratto, il velo di vapori si rompe: allora, non si vede più altro intorno che azzurro e luce; sotto, l’acqua simile a un grande manto di velluto increspato, e in alto, il cielo unito come una conca di zaffiro ardente.
(Hippolyte Taine)

La stazione era fiorita, e il nome frusciò come uno strascico di seta. Il lago, in fondo alla breve china, era così nitido che gli occhi si slargavano a guardarlo.
(Giuseppe Antonio Borghese su Stresa)