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Giambattista Marino, chiamato anche Giovan Battista Marino e Giovanni Battista Marino, (Napoli, 14 ottobre 1569 – Napoli, 25 marzo 1625) è stato un poeta e scrittore, considerato il fondatore della poesia barocca, nonché il suo massimo esponente in Italia.
La sua opera principale è L’Adone. Poema composto da più di quarantamila versi, è considerato il capolavoro di Marino.
Presento una raccolta delle frasi e poesie più belle di Giambattista Marino. Tra i temi correlati Le frasi e i versi più celebri di Ludovico Ariosto.
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Le frasi e poesie più belle di Giambattista Marino
Io pretendo di saper le regole più che non sanno tutti i pedanti insieme; ma la vera regola, cor mio bello, è saper rompere le regole a tempo e luogo.
(Da una lettera a Girolamo Preti)
La poesia è detta pittura parlante, la pittura poesia taciturna.
(Dicerie sacre)
È del poeta il fin la meraviglia
(parlo de l’eccellente e non del goffo):
chi non sa far stupir, vada alla striglia!
(versi tratti da Le Murtoleide)
Amore
Volontaria follia, piacevol male,
stanco riposo, utilità nocente,
disperato sperar, morir vitale,
temerario timor, riso dolente.
Un vetro duro, un adamante frale,
un’arsura gelata, un gelo ardente,
di discordie concordi abisso eterno,
paradiso infernal, celeste inferno.
(in questi Versi, tratti da L’Adone, Giambattista Marino esprime gli ossimori dell’amore)
Perfido è ben Amor, chi n’arde il sente,
ma chi è che nol senta o che non n’arda?
(versi tratti dal Canto III – L’Adone)
Bacianne, Aminta mio!
Io bacio, se tu baci;
bacia, ch’io bacio anch’io:
facciam, facciam di baci
lunghe lunghe catene,
onde, dolce mio bene,
leghi e congiunga Amore
seno a sen, labro a labro e core a core.
(versi tratti dalla poesia Baci affettuosi e scambievoli)
Nn sole è nato, un sol che nel bel volto
porta la notte, ed ha negli occhi il giorno.
(versi tratti da La bella schiava)
Natura de le cose è dispensiera,
l’Arte condisce quel ch’ella dispensa.
(versi tratti dal Canto VII – L’Adone)
Morte induce ad amar l’alme canute,
Amor tragge a morir la gioventute.
(versi tratti dal Canto VI – L’Adone)
Son due fiaccole ardenti Amore e Sdegno,
che ’nfiamman l’alme di penosa arsura.
Stanno nel core, e turbano l’ingegno,
né da lor la ragion vive secura.
Son d’egual forza, ed emuli nel regno,
ma contrari d’effetto e di natura.
L’uno è dolce trastullo, e dolce affetto:
(versi tratti dal Canto XVIII – L’Adone)
Città senza signor, senza governo,
cade qual mole suol senza sostegno.
(versi tratti dal canto XVI – L’Adone)
Poi le luci girando al vicin colle,
dov’era il cespo che ‘ bel piè trafisse,
fermossi alquanto a rimirarlo, e volle
il suo fior salutar pria che partisse.
(Versi tratti da Elogio della Rosa – L’Adone)
Rosa, riso d’Amor, del Ciel fattura,
rosa del sangue mio fatta vermiglia,
pregio del mondo e fregio di natura,
de la Terra e del Sol vergine figlia,
d’ogni ninfa e pastor delizia e cura,
onor de l’odorifera famiglia,
tu tien d’ogni beltà le palme prime,
(Versi tratti da Elogio della Rosa – L’Adone)
Pianse al pianger d’Amor la mattutina
del re de’ lumi ambasciadrice stella
e di pioggia argentata e cristallina
rigò la faccia rugiadosa e bella,
onde di vive perle accolte in brina
potè l’urna colmar l’Alba novella,
l’Alba che asciugò col vel vermiglio.
(versi tratti dal Canto I – L’Adone)
Questi ed altri lamenti
gittava invan l’addolorata; ed era
presente al tutto Amor, che i dolci pianti
sorridendo asciugava.
(Idilli Mitologici)