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Frasi BelleL'aforisma in Paraguay

L’aforisma in Paraguay, I “metaforismi” di Augusto Roa Bastos

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Augusto Roa Bastos nasce nel 1917 ad Asuncion in Paraguay (Roa Bastos definirà il Paraguay “un’isola circondata dalla terra”. Questo perché una superficie compresa tra il 30 e il 40% del Paraguay è costituita principalmente da acqua). Augusto Roa Bastos è considerato il più grande scrittore paraguayano (quando muore nel 2005, vengono proclamati tre giorni di lutto nazionale). Poeta postmodernista in El naranjal ardiente (1960; L’aranceto in fiamme), Roa Bastos si è imposto come uno dei più originali narratori della sua generazione con i 17 racconti di El trueno entre las hojas (1953; Il tuono tra le foglie) e i romanzi Hijo de hombre (1960; Figlio d’uomo), Yo, el Supremo (1974; Io, il Supremo) e El Somnámbulo (1976; Il Sonnambulo), che in modi diversi, ma sempre con eccezionale potenza narrativa, mettono a fuoco il dramma storico del Paraguay sotto la dittatura (per diversi anni lo scrittore fu esule prima in Argentina e poi in Francia).

Augusto Roa Bastos

Roa Bastos pubblica nel 1996 i Metaforismos, una selezione – come è scritto nella seconda di copertina – di pensieri tratti dalle sue opere principali, da abbozzi incompiuti o distrutti, ma anche da appunti e lettere ad amici lontani (pare che tra gli scritti inediti di Roa Bastos ci sia anche una raccolta di aforismi in guaranì, la seconda lingua del Paraguay dopo lo spagnolo. L’epopea tragica dei guaranì al tempo della colonizzazione spagnola e portoghese è del resto uno dei temi riccorrenti dell’opera di Roa Bastos).

“Metaforismos” è un termine molto originale e anche molto denso. Come scrive Augusto Roa Bastos in uno dei suoi metaforismi, “metafora e aforisma, fondendosi in metaforismi, tessono la condensazione di un pensiero breve, conciso, laconico, catartico, dagli occhi sfaccettati, che permettono di registrare la realtà del mondo e dell’essere umano simultaneamente, da tutti gli angoli e per tutto il tempo”. Mentre in un altro metaforisma, citando Wallace Stevens, Roa Bastos scrive: “La metafora crea una nuova realtà a partire dalla quale la realtà d’origine ci sembra irreale”.

Nei metaforismi di Roa Bastos sono numerose anche le riflessioni sul linguaggio, sulla scrittura, sulla capacità o l’incapacità delle parole di dire una nuova realtà: “Scrivere non significa trasformare il reale in parola, ma far sì che la parola diventi reale” oppure”Si possono girare le parole in tutti i sensi, si scrive sempre la medesima storia”, “La parola dice la verità una sola volta; pronunciata due volte la nega già” oppure “L’autore è quello che conosce meno la propria opera. Se egli la conoscesse l’avrebbe scritta in un altro modo, o non l’avebbe affatto scritta” oppure “Tutta l’umanità appartiene a un solo autore e sta dentro un solo volume”, citando in quest’ultimo caso John Donne (Eric Courthés, il maggiore studio della scrittura aforistica di Augusto Roa Bastos, ha scritto un importante saggio sulla “transtestualità”  dell’autore paraguayano “Non si inventa niente. Solamente qualche leggera variazione in relazione a quello che è già stato detto e scritto, letto e obliato”).

Riporto qui di seguito una selezione di metaforismi di Augusto Roa Bastos. Mentre del colombiano Nicolás Gómez Dávila, nato pochi anni prima di Roa Bastos, la casa editrice Adelphi sta pubblicando una selezione dell’immenso materiale aforistico tratto dagli Escolios (in particolare presso Adelphi è uscito, a cura di Franco Volpi, In margine a un testo implicito nel 2001 e Tra poche parole nel 2007, ambedue tratti da Escolios a un texto implícito del 1977), del paraguayano Roa Bastos in italiano non c’è praticamente nulla. 

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Augusto Roa Bastos, Metaforismos

 

I fatti compiuti non cessano mai di cambiare.

Si ha sempre tempo per avere più tempo.

Scrivere non significa trasformare il reale in parola, ma far sì che la parola diventi reale.

Attraverso la scrittura l’incredulo cerca nell’impossibilità del mondo il miracolo del possibile.

L’autore è quello che conosce meno la propria opera. Se egli la conoscesse l’avrebbe scritta in un altro modo, o non l’avebbe affatto scritta.

Quale rivoluzione può liberare i popoli che amano l’oppressione? Solo i liberi possono essere liberati.

La specie umana è in procinto di raggiungere quel limite imprecisabile tra il suo apogeo e la sua estinzione.

Tutti gli eroi delle cause giuste sono morti giovani. Gli anti-eroi sono condannati alla longevità.

Non c’è rinnegato più sottile di colui che cambia classe sociale.

La memoria del presente è la più ingannevole. Non si è mai dentro il tempo presente.

La parola dice la verità una sola volta; pronunciata due volte la nega già.

La lettura è infinitamente anteriore alla scrittura.

Emmanuel Kant, che non abbandonò per un solo giorno la sua città natale, è l’esempio perfetto di pellegrino immobile del pensiero universale.

L’arte è coscienza in cerca di forme non coscienti di se stesse.

Il malato mentale mi guardava fissamente con l’espressione di certi uccelli che non hanno altro viso.

Si nasce talmente vecchi che nascendo si è già dentro la morte.

Anche il tempo è sferico. Si può arrivare al futuro avanzando nel passato.

Ricordarsi è de-nascere, rimettere la testa nell’utero materno, in contromano.

Il poeta non canta le cose come furono, ma come avrebbero dovuto essere. Lo storico non racconta le cose come dovrebbero essere, ma come non furono.

Un autore non scrive qualsiasi libro. Scrive solo quelli che vuole leggere e che non trova da nessuna parte. Allora si può dire che l’autore scrive, ma anche che è scritto.

Ciascun uomo vive nel proprio miracolo, finché Dio non decide di ritirargli la fiducia senza preavviso.

Era una vecchia anima che era arrivata al suo termine in un corpo che cominciava appena a vivere. Ah se le anime potessero essere trapiantate.

La bellezza è multipla e nessuna assomiglia all’altra. Solo la bruttezza è unica, ed è per questo che è atroce, per accumulazione di se stessa.

“Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo” scriveva Voltaire al Principe Federico di Prussia il 28 novembre 1770. Appena un secolo più tardi, Stendhal scrisse: “La solo giustificazione di Dio, è che non esiste”.

Attraverso la fessura di un giorno possono scomparire interi secoli.

Gli scrittori e gli artisti cercano sempre i loro precursori nel futuro.