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Su internet ho trovato un articolo davvero illuminante in cui Wojciech Wiercioch parla dell’aforistica polacca contemporanea “Współczesna aforystyka polska”. Sottoscrivo riga per riga quello che afferma, tanto che potrebbe essere il manifesto del mio blog. Wojciech Wiercioch è uno scrittore polacco di aforismi, un cultore e collezionista di aforismi, (è presidente della “Associazione Aforistica Polacca”, “Stowarzyszenia Aforystów Polskich” ed è stato anche fondatore e co-organizzatore del concorso aforistico “S.J. Lec” che si tiene ogni anno nella città di Nowy Targ), ed ha infine un bellissimo blog sull’aforisma che si chiama Labyrint Prowokacji all’indirizzo http://wwwiercioch.blog.onet.pl/
In questo articolo, che ho dovuto tagliare riportando solo i pezzi più importanti, Wojciech Wiercioch fa delle riflessioni sull’aforistica polacca che sottoscrivo punto per punto tanto esse sono attuali e riferibili anche ad altri contesti (tra cui, ahimè, quello italiano).
La prima parte è dedicata al rapporto (anzi al non-rapporto) tra genere aforistico e critica letteraria ed editoria. Riporto solo alcuni pezzi davvero illuminanti dell’articolo (“tutto il mondo è paese” direbbe il proverbio):
“Stanislaw Jerzy Lec ha raggiunto una fama transnazionale, i suoi pensieri sono stati tradotti in 18 lingue, è diventato la lettura favorita di artisti, scienziati e politici. Questa opera è stata riconosciuta come uno dei libri dell’anno negli Stati Uniti e ha ottenuto delle eccellenti recensioni sulla stampa tedesca (Die Wlet, Die Zeit). I suoi aforismi sono citati in antologie prestigiose come The Oxford Dictionary of Modern Quotations, The Concise Dictionary of Quotations, The Wordsworth Book of Humorous Quotations (onore che non è stato riservato ad altri autori polacchi).(…)
“Gli aforisti polacchi sono conosciuti e rispettati in numerosi paesi, eppure la critica letteraria polacca non ha mai considerato gli aforisti e il genere aforistico “se non come qualcosa che non è degno di nesuna attenzione e recensione” – dice Marian Dobrosielski”. (…)
“Una volta ho parlato con un poeta ed editore. Mi ha posto la domanda: “Come chiama lei… come si dice?”. Io gli ho chiesto spiegazioni, ma ben presto la parola gli è passata dalla mente… e ha cominciato a parlare delle mie “bazzeccole” (Nota di Aforisticamente “in polacco “fraszki” vuol dire anche componimenti brevi in forma epigrammatica). Un’altra volta sono andato da un editore di una rivista letteraria di Cracovia. Il direttore editoriale M. ha preso in mano il mio manoscritto di aforismi e mi ha detto: “Noi non possiamo pubblicare questi aforismi”. Io sono rimasto sorpreso e gli ho chiesto se esisteva un aforista contemporaneo che potesse pubblicare. Egli mi ha risposto “Sì” e ha aggiunto “l’autore è Lec”. Io l’ho informato che Lec è morto da parecchi anni, e ho cercato di fargli uscire dalla bocca un nome più recente. Nessun nome gli è venuto in mente. Più tardi ho posto la domanda nelle redazioni di altri editori e riviste letterarie. L’effetto è stato simile. L’unico che mi ha dato una risposta pertinente è stata “Akant” (Nota di Aforisticamente: trattasi di una rivista letteraria polacca che riporta aforismi) – Ho realizzato che queste persone (che muovono la nostra letteratura!), non hanno nessuna idea sulle ultime realizzazioni dell’aforistica moderna (non solo di quella polacca, ma anche di quella straniera – per esempio Berdjaev, Canetti, Cioran, Laub). E’ davvero sorprendente che i “formatori della nostra opinione” conoscano Leśmian, Tuwim e Przyboś e non abbiano mai sentito parlare di Biedrzycki, Chyczyński, Świetlicki, Wencel e confondano Józef Baran con Marcin Baran. Ignoranti essi non potrebbero occupare il ruolo che ricoprono nelle edizioni e nelle sezioni culturali dei diversi giornali. Ma l’ignoranza dell’aforistica contemporanea (Brudzinski, Kisielewski Bułatowicz, Grabosz, Bilic, Slominski, Regulski, Majewski) non è un ostacolo per loro”. (…)
“I volumi degli aforisti non possono dunque contare sulle recensioni, i premi letterari, le menzioni nelle enciclopedie né hanno un posto nella storia letteraria. Non possono pensare di conquistare il mercato letterario interno nè di ricevere una promozione al di fuori delle frontiere. Marcel Reich-Ranicki ha detto in un’intervista che i polacchi muovono all’assalto dell’Europa, tentando di sommergerla con un’ondata di narrativa derivativa e poco originale (le idee nate in Occidente vengono ritoccate dai letterati polacchi ed esportate quale prodotto destinato a scuotere il mondo). Ma la critica tedesca ha dichiarato esplicitamente che l’ultimo libro che ha fatto furore nel mercato dell’Ovest, erano le Riflessioni di Lec – e che questo è il solo genere letterario con cui i polacchi possono conquistare l’Europa”.
“Umberto Eco, nei suoi numerosi saggi, ha passato in rassegna i casi più importanti della letteratura mondiale. Quale posizione ha preso, per esempio sulla narrativa polacca? Nessuna! Come se non ci fosse! Contrariamente Lec è considerato dal semiologo italiano come uno dei più grandi scrittori del XX secolo!” (…)
“Qualcuno potrebbe obiettare a un tale argomento dicendo che ad eccezione di Lec non c’è un’alta qualità in tutta l’aforistica polacca. Mi si consenta di dissentire, facendo uso di questa specie di metafora. Gli autori di spicco non sono isole solitarie nel mare – ma sono piuttosto i vertici di un iceberg, una piccola punta di esso, che emerge al di sopra del livello, ma non è il corpo principale nel mare dell’oblio. Perchè ci siano brillanti scrittori, ci deve essere un intero esercito di scrittori meno illustri e abbastanza nella media. Nessuna delle palme può fiorire e dare i suoi frutti se intorno c’è un deserto culturale. Anche Lec non fa eccezione – è il vertice della catena montuosa, che ha cominciato a mettere le sue basi fin dal XVII secolo. Quindi cerchiamo di ricordare i nomi (ignorati dagli storici della letteratura e dagli autori di enciclopedie), che hanno posto le fondamenta dell’aforistica polacca. Jan Żabczyc, Alojzy Żółkowski, Kazimierz Brodziński, Stefan Witwicki, Jan Fedorowicz, Adolf Dygasiński e altri. Successivamente, nei due decenni (1918-1939) si sono sviluppate non comuni personalità: Aleksander Świętochowski, Kazimierz Przerwa-Tetmajer, Feliks Chwalibóg, Karol Irzykowski, Adolf Nowaczyński, Ludwik Hirszfeld, Henryk Elzenberg, Stanisław Czosnowski, Stefan Napierski. Sono stati loro che hanno creato il terreno dal quale è cresciuto Stanislaw Jerzy Lec!”
A proposito dell’aforisma polacco contemporaneo Wojciech Wiercioch scrive
“SJ Lec ha sollevato il genere a vette altissime (e lo portato oltreconfine), ha creato un fermento intellettuale, ha piantato l’amore di molti paradossi nella mente dei giovani scrittori. Ha trovato i suoi successori, che possono fare diventare l’aforisma uno dei generi letterari più importanti del ventunesimo secolo”.
Ma attenzione scrive ancora Wojciech Wiercioch:
“Senza dubbio, abbiamo molti aforisti mediocri che cercano di ricoprire con una luce brillante frasi di seconda mano. Ma questo non significa che non esistano giovani autori di talento. Io dico brutalmente: mancano piuttosto coloro che dovrebbero separare il loglio dal grano, mancano critici che non hanno potuto e voluto promuovere i giovani talentuosi (ignorando i perdenti)”.
Nella seconda parte dell’articolo, Wojciech Wiercioch racconta il suo lavoro di collezionista di aforismi. Quello che emerge è che in nessun altro genere letterario lo scrittore di aforismi è così nascosto, così invisibile. In un mondo dominato dai bestsellers e dagli scrittori che sono diventati delle celebrità, la ricerca dell’aforisma perfetto diventa una vera e propria indagine investigativa in piccole cittadine, presso editori di nicchia e riviste locali sconosciute. Ne so qualcosa anch’io con il mio blog, quando scopro in modo del tutto casuale delle vere e proprie perle nascoste nell’abisso della letteratura.
“Dopo numerosi anni ho finalmente creato la mia collezione aforistica. All’inizio ho acquistato delle antologie e dei volumi, poi ho cominciato a selezionare (mettendo in evidenza, riscrivendo, tagliando) aforismi di fonti differenti. Ho scoperto che nel nostro paese centinaia di autori producono regolarmente delle frasi brevi e all’occasione le pubblicano. Ho deciso di integrare con altre informazioni, ho creato l’associazione aforistica polacca “Stowarzyszenie Aforystów Polskich”, ho organizzato a Nowy Targ il Concorso Letterario Polacco Stanisław Jerzy Lec, ho recuperato gli indirizzi degli scrittori di aforismi dagli organizzatori della Satyrbia (Nota di Aforisticamente: altre premio letterario dedicato all’aforisma giunto nel 2010 alla undicesima edizione). Ho scritto delle lettere agli editori che pubblicano questo genere letterario e, ideando la rivista culturale “Futurum” (Nota di Aforisticamente, Wiercioch è stato redattore nel 2003-2004), sono entrato in contatto con nuovi autori e ho partecipato a vari eventi culturali. (…) Ho voluto veramente cercare il più grande numero di aforisti perduti o dimenticati (non è stato un compito facile perchè molti di essi vivono in piccoli paesi, pubblicano presso editori di nicchia e riviste locali). Sono stato a caccia di forme brevi e concise. Ho stabilito numerosi e fiorenti contatti. Non avevo intenzione di occuparmi della pubblicazione di almanacchi e antologie (sul mercato polacco è un compito per i maniaci e i disperati); ho deciso di concentrarmi sulla produzione mia. Volevo però che autori bravi potessero emergere in un contesto più ampio. Ho deciso quindi di condividere la mia base dati con curatori di antologie ed editori. In particolare è stata prolifica la mia collaborazione con Włodzimierz Masłowski, al quale ho facilitato il contatto con numerosi autori”.
Beh, che dire? I mie complimenti a Wojciech Wiercioch!