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Baruch Spinoza (Amsterdam, 24 novembre 1632 – L’Aia, 21 febbraio 1677) è stato un filosofo olandese, ritenuto uno dei maggiori esponenti del razionalismo del XVII secolo e precursore dell’Illuminismo.
Su Baruch Spinoza, Albert Einstein disse: “Credo nel Dio di Spinoza che si rivela nell’armonia di tutto ciò che esiste”.
Presento una raccolta delle frasi più belle e famose di Baruch Spinoza. Tra i temi correlati si veda 200 Frasi, citazioni e aforismi di Albert Einstein, Le frasi più belle e famose di Immanuel Kant e Frasi, citazioni e aforismi di Arthur Schopenhauer.
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Le frasi più belle e famose di Baruch Spinoza
Essere ciò che siamo e divenire ciò che siamo capaci di divenire è l’unico scopo della vita.
Non deridere, non compiangere, non disprezzare, ma comprendere le azioni umane.
L’amore di una cosa eterna e infinita nutre l’anima di pura gioia, questo è ciò che si deve desiderare e ricercare con tutte le nostre forze.
Con quanta imprudenza molti cercano di levar di mezzo un tiranno senza essere in grado di eliminare le cause che fanno del principe un tiranno…
La strada che porta alla conoscenza è una strada che passa per dei buoni incontri.
Per quanto sottile tu tagli, ci saranno sempre due lati.
Non si desiderano le cose perché sono belle, ma è perché le si desiderano che sono belle.
Se vuoi che il presente sia diverso dal passato, studia il passato.
Non stupirti delle nuove idee; una cosa non cessa di essere vera solo perché non è accettata da molti.
Il bene supremo dell’anima è la conoscenza di Dio.
Nella misura in cui la mente vede le cose nel loro aspetto eterno, partecipa all’eternità.
L’occasione arriva solo a colui che è ben preparato.
Gli uomini non nascono civili, lo diventano.
In una libera Repubblica è lecito a chiunque di pensare quello che vuole e di dire ciò che pensa.
La salvaguardia della libertà di pensare esige una completa laicità dello Stato.
Chi conosce il vero uso del denaro e regola la misura della ricchezza in base alle proprie esigenze, vive contento di poche cose.
Nella vita pratica siamo costretti a seguire ciò che è più probabile; nel pensiero speculativo siamo costretti a seguire la verità.
Falso è il vanto di chi pretende di possedere, all’infuori della ragione, un altro spirito che gli dia la certezza della verità.
Certamente l’esistenza umana sarebbe molto più felice se negli uomini la capacità di tacere fosse pari a quella di parlare. Ma l’esperienza insegna fin troppo bene che gli uomini non governano nulla con maggiore difficoltà che la lingua.
Non c’è speranza senza paura, e paura senza speranza.
Noi sentiamo e sappiamo di essere eterni.
L’essere di un essere è di perseverare nel suo essere.
E’ meglio insegnare le virtù che condannare i vizi.
Il dolore è il passaggio a uno stato di minore perfezione.
Io vorrei avvisarvi che non attribuisco alla natura la bellezza o la deformità, l’ordine o la confusione. Solo in relazione alla nostra immaginazione possiamo chiamare le cose belle o brutte, ben ordinate o confuse.
La stessa cosa può essere al tempo stesso buona, cattiva o indifferente.
Niente in natura è casuale. Una cosa appare casuale solo attraverso l’incompletezza della nostra conoscenza.
Le cause finali della natura sono finzioni umane.
Se Dio agisce per un fine, egli allora necessariamente appetisce qualcosa che gli manca.
Dio non ha passioni e non prova alcun affetto di letizia o di tristezza.
La virtù e la potenza della natura sono la stessa virtù e potenza di Dio.
Se anche potessimo trarre qualche conclusione dai miracoli, in nessun modo se ne potrebbe inferire l’esistenza di Dio. Infatti, poiché il miracolo è un fatto limitato e non esprime mai se non una certa e limitata potenza, è certo che noi da tale effetto non possiamo inferire l’esistenza di una causa la cui potenza sia infinita.
La superstizione è sostenuta esclusivamente dalla speranza, dall’Odio, dall’ira e dall’inganno, dato che essa trae la sua origine non dalla ragione, ma dalla sola sensibilità e per di più da una appassionata sensibilità.
Se gli uomini potessero dirigere tutte le loro cose con sagge e ferme decisioni, oppure se la fortuna fosse loro sempre favorevole, non sarebbero soggetti ad alcuna superstizione. Ma, poiché spesso si trovano in difficoltà tali che non sanno prendere alcuna decisione, e poiché di solito, a causa degli incerti beni della fortuna che essi desiderano smoderatamente, fluttuano miseramente tra la speranza e il timore, il loro animo è quanto mai incline a credere qualsiasi cosa.
Tra la fede, ossia la teologia, e la filosofia non c’è alcuna relazione, ovvero affinità, cosa che chiunque conosca lo scopo e il fondamento di queste due discipline non può ignorare. Lo scopo della filosofia, infatti, non è altro che la verità, mentre quello della fede, come abbiamo abbondantemente dimostrato, non è altro che l’ubbidienza e la pietà.
Per Bene intendo ogni genere di Gioia e qualunque cosa inoltre conduce ad essa e soprattutto ciò che soddisfa un desiderio, qualunque esso sia.
La via che conduce alla virtù felice sembra difficilissima, tuttavia essa può essere trovata. E senza dubbio dev’essere ben difficile ciò che si trova così raramente. Come potrebbe mai accadere, infatti, se la salvezza fosse a portata di mano e si potesse trovare senza grande fatica, che essa fosse trascurata quasi da tutti? Ma tutte le cose eccellenti sono tanto difficili quanto rare.
Temo l’odio dei teologi, perché sostengo in quest’opera che Dio coincide con la natura, e attribuisco a Dio cose che nella tradizione filosofica sono state sempre considerate effetti o creature, mentre io, ritengo che queste cose appartengano alla stessa natura di Dio.
Tutte le cose e le azioni esistenti nella Natura sono perfette.
La sostanza che intendiamo essere per sé sommamente perfetta e nella quale non concepiamo assolutamente nulla che implichi un qualche difetto o limite di perfezione, si chiama Dio.
Dio è causa di tutte le cose e agisce per assoluta libertà della volontà.
Qualunque cosa sia, è in Dio, e senza Dio nulla può essere, o essere concepito.
Io ho di Dio e della Natura un’opinione ben diversa da quella che i cristiani moderni sembrano professare.
Quanto poi a ciò che alcune Chiese aggiungono, e cioè che Dio ha assunto forma umana, io ho espressamente dichiarato che non so cosa vogliano dire; anzi, a voler dire il vero, mi sembra che esse parlino un linguaggio non meno assurdo di chi mi dicesse che il cerchio ha rivestito la natura del quadrato.
Se il triangolo avesse la possibilità di parlare, direbbe allo stesso modo che Dio è eminentemente triangolare.
Io non presento Dio come giudice.
Nessuna delle cose che non sono in mio potere mi è tanto cara quanto stringere amicizia con uomini sinceramente amanti della verità.
Noi non possiamo immaginare Dio, ma soltanto comprenderlo.
Non presumo di aver trovato la filosofia migliore, ma so di intendere quella che è vera.
Quanto più uno è ignorante tanto più è audace e pronto a scrivere.
La voglia di comprendere è la prima e unica base della virtù.
Conoscere bene è la condizione per agire bene.
Nessuno viene conquistato dall’adulazione più dell’orgoglioso, che vorrebbe essere primo e non lo è.
Per natura siamo così fatti che facilmente crediamo alle cose nelle quali speriamo e difficilmente a quelle che temiamo, così che di esse sentiamo più o meno del giusto.
I filosofi concepiscono gli affetti che si dibattono in noi, come vizi nei quali gli uomini cadono per colpa loro, sicché sono soliti deriderli, compiangerli, biasimarli o (quelli che vogliono sembrare più santi) detestarli del tutto. Così facendo, dunque, credono di rendere un servizio a Dio e attingere il culmine della sapienza, quando sanno lodare in mille modi una natura umana che non esiste da nessuna parte, e maledire quella che esiste realmente. Costoro, infatti, concepiscono gli uomini non per ciò che sono, ma per come vorrebbero che fossero, sicché quasi sempre hanno scritto una satira invece che un’etica e non hanno mai concepito una politica che fosse di qualche utilità, ma che è piuttosto una chimera o che potrebbe funzionare in Utopia.
La società è di grande utilità, anzi assolutamente necessaria,non solo per vivere in sicurezza rispetto ai nemici, ma anche per essere esonerati da molte cose. Se, infatti, gli uomini non volessero aiutarsi reciprocamente l’un l’altro, mancherebbero loro sia la capacità sia il tempo per fare, nei limiti di quanto è in loro potere, ciò che serve al loro sostentamento e alla loro conservazione.
La natura umana non sopporta una costrizione totale, e nessuno, come dice Seneca tragico, conservò a lungo il potere fondato sulla violenza: soltanto un potere moderato si mantiene.
In qualunque tipo di Stato le leggi devono essere istituite in modo che gli uomini siano frenati non tanto con la paura, quanto con la speranza di qualche bene che desiderano in modo particolare, poiché in questo modo faranno con passione il proprio dovere.
Nello Stato democratico le assurdità devono essere temute di meno. Infatti è quasi impossibile che la maggior parte di un’assemblea, se è numerosa, convenga su qualcosa di assurdo.
Le accademie che vengono fondate col denaro pubblico sono istituite non tanto per coltivare le capacità naturali degli uomini quando per limitarle.
L’uomo libero, che vive secondo ragione, non è mosso dalla paura della morte, ma cerca direttamente il bene, e, quindi, a nessuna cosa pensa meno che alla morte; e la sua sapienza è una meditazione non della morte, ma della vita.
Gli uomini sono ben lungi dal poter essere facilmente guidati dalla ragione; ciascuno è sospinto dai suoi personali impulsi al piacere e gli animi spessissimo sono a tal punto dominati dall’invidia, dalla collera che nessun posto resta per la capacità di riflettere e giudicare.
L’uomo diretto dalla ragione è più libero nella Città in cui vive secondo il decreto comune che non nella solitudine in cui obbedisce soltanto a se stesso.
Se i filosofi vogliono chiamare spettri le cose che ignoriamo, io non avrò nulla in contrario, perché vi è un’infinità di cose che mi sono nascoste.
Siccome la parte migliore di noi è l’intelletto, è certo che se vogliamo cercare ciò che ci sia veramente utile, dobbiamo, sopra tutto, sforzarci di perfezionare il più possibile l’intelletto stesso, perché nella perfezione di esso deve consistere il nostro sommo bene.
Chi se non un disperato o un folle, sarebbe disposto a separarsi alla leggera dalla ragione e a spregiare le arti e le scienze negando a quella la possibilità di raggiungere la certezza?
Dicesi schiavitù l’incapacità umana di dominare gli affetti.
È dell’uomo desiderare che anche gli altri gioiscano del bene di cui noi godiamo, non di costringere gli altri a vivere secondo il nostro modo di pensare.
Il volgo chiama miracoli o opere di Dio gli eventi straordinari della natura.
Chi detiene il potere ha bisogno che le persone siano affette da tristezza.
Nessuno può essere costretto dalla violenza o dalle leggi ad essere felice; per conseguire tale stato sono invece necessari un’amorevole e fraterna esortazione, una buona educazione e soprattutto un personale e libero giudizio.
Niente accade in contrasto con la natura.
L’anima e il corpo sono una sola e unica cosa.
La Natura unisce in se tutte le cose; quindi la Natura unisce in se Dio e l’uomo.
L’amore è il mezzo attraverso il quale l’uomo può elevarsi al sommo bene.
L’amore può e deve fare da tramite ai fini della perfezione. Che resta sempre Dio.
L’uomo non è che una parte della natura.
Chi fa il bene perché ha la vera cognizione del bene e dell’amore, agisce con libertà e con animo retto. Chi, invece, fa il bene per timore del male, agisce in maniera servile e sotto la coazione del male, e vive, così, sotto il dominio degli altri.
La pace non è l’assenza di guerra, è una virtù, uno stato mentale, una disposizione alla benevolenza, confidenza, giustizia.
Un uomo libero agisce sempre in buona fede e non ricorre all’astuzia.
Se qualcosa dovesse accadere in natura che non conseguisse dalle leggi naturali, necessariamente contraddirebbe a quell’ordine che Dio per l’eternità stabilì in natura mediante le universali leggi naturali; sarebbe perciò contro la natura e contro le sue leggi, e di conseguenza la credenza in esso ci porterebbe all’ateismo.