Skip to main content
Frasi BelleL'aforisma in ItaliaNovità editoriali

Mario Laganà, Aforismi ed effetti collaterali

Annunci

Mario Laganà è nato in Egitto, al Cairo, nel 1952 ed è morto a Certaldo nel 2010. Genitori italiani, nonna greca, prozio boemo, è terzo di tre figli. Ha insegnato educazione musicale nelle scuole medie di Certaldo.

Nel 2002 ha pubblicato il libro di aforismi Tavole fuori testo, 366 aforismi e riflessioni per un anno bisestile. Nello stesso anno ha pubblicato il racconto Maud al quale sono seguiti, nel 2003, i racconti Francesca e Pof. Digressione fra onomatopee e acronimi. Nel 2006 ha pubblicato un’altra raccolta di aforismi intitolata Trenta denari (con sottotitolo Per trenta denari/ senza sensi di colpa/ Aforismi e altre dicerie), composta di 400 testi quasi tutti della misura di una riga. Nel 2007 ha scritto Aforismi ed Effetti collaterali e nel 2008 ha vinto la Prima edizione del Premio internazionale per l’aforisma Torino in Sintesi, nella sezione “Aforismi inediti”, con la raccolta Pensieri plebei.

Mario Laganà ha pubblicato tutte le sue opere in edizioni private distribuite presso amici e appassionati dell’aforisma. In un genere nascosto e riservato come l’aforisma questo non deve sorprendere il lettore. Sono molti infatti gli aforisti italiani, a partire dal ticinese Carlo Gragnani, che scelgono questa forma di pubblicazione. Qualche mese fa l’editore Celid ha però deciso di ripubblicare il libro Aforismi ed effetti collaterali, permettendo a un pubblico più ampio di conoscere la scrittura aforistica di Mario Laganà.

Il libro, con disegni in copertina del figlio Guido Laganà, ha una ampia introduzione del professore di Letteratura Italiana Gino Ruozzi che con Mario Laganà ha avuto in intenso scambio epistolare. Come scrive bene Gino Ruozzi nell’introduzione “Aforismi ed effetti collaterali è un’opera mista composta di testi di varie forme: aforismi, riflessioni, racconti. Sul piano formale mi viene da accostarlo a Diario Notturno di Ennio Flaiano (1956), uno dei libri migliori del secondo novecento. Certo c’è una differenza sostanziale: Flaiano aveva anticipato le sue riflessioni nel diario in pubblico stampato nei primi anni cinquanta su ‘Il Mondo’ di Mario Pannunzio; Laganà ha scritto nel silenzio di un’esistenza appartata eppure pubblica, a contatto quotidiano con la scuola, che è uno degli obiettivi della sua caustica satira sociale. Poche prose satiriche contemporanee mi sembra abbiano l’eleganza, la profondità, il pudore, il colpo giusto di queste di Laganà; è per questo che mi hanno ricordato, senza volere eccedere nel paragone, le prose di Flaiano e, più vicine a noi, quelle di Pontiggia, in particolare di Prima persona (2002).

L’aforisma di Laganà, quasi sempre condensato nello spazio di una riga, è ironico, lucido, tagliente, insofferente delle categorie e dei luoghi comuni dominanti, spesso insoddisfatto e pessimista sulle sorti del mondo. Presento qui di seguito una breve selezione tratta dal primo capitolo Schizzi a carboncino e sanguigne del libro Aforismi ed effetti collaterali (Celid, 2013):

Mario Laganà, Aforismi ed effetti collaterali

Mario_laganà_51bK-ymOjRL__SY445_

Pazzo è chi ha la grazia di dire il vero nel momento sbagliato.

Non ci sarà onestà finché qualcuno riterrà che possa essere utile.

La razionalità è un toccasana, ma in dosi eccessive genera ottusità.

Invocare lo spirito della democrazia è utile per trascurarne la materia.

E’ più facile affermare tante verità che non elaborare una buona menzogna.

Sapere di non sapere è stato il primo timido passo, ma ancora insuperato.

Non si sa se sia peggio non sapere come dire le cose o sapere come dire nulla.

Il Giudizio Universale dividerà gli uomini in due gruppi distinti: come sempre.

Si sta rivalutando Giuda, anche i politici corrotti hanno diritto a un patrono.

Quel che si potrebbe dire è già stato detto, e anche quel che non si dovrebbe dire.

Da più parti si pretende di umanizzare l’uomo, come se non fosse già maledettamente umano.

E’ inspiegabile che la parola felicità sia così insensatamente traducibile in tutte le lingue.

Sembra che i piccoli problemi soffrano di crisi di identità, fanno di tutto per diventare grandi.

Limitare i Peccati capitali al numero di sette è indice di scarsa fiducia nelle potenzialità umane.

Si misura il quoziente di intelligenza, sarebbe più realistico valutare quello di imbecillità.

Apprezziamo la scelta solitaria degli eremiti senza mai considerare che gli altri da cui fuggono siamo noi.

La maggior parte delle azioni non sono giustificate ma non bisogna allarmarsi finché non diventano ingiustificabili.

Si sprecano più energie per dimostrare di non essere stupidi di quelle che si impiegano per manifestare intelligenza.

Prima di darsi all’altruismo bisognerebbe verificare che non sia nocivo per se stessi, ma soprattutto che non lo sia per gli altri.

Poiché l’uomo ha stabilito gerarchie di valore persino fra gli organi del proprio corpo è difficile immaginare che possa sviluppare una genuina sensibilità democratica.

Gli onori e le sostanze tributate ai medici ma negate agli insegnanti indicano l’interesse sociale per la salute della mente.

La maledizione della Torre di Babele ha spezzato la monotonia: dire tutti le stesse idiozie, ma almeno in modo diverso.

La figura letteraria dell’idiota è sempre maschile, ma le femministe non se ne sono mai lamentate.

I comportamenti sono come le lingue straniere, se si apprendono da adulti tradiscono un accento.

La razionalità può correggere solo alcuni minuti frammenti della casualità della vita.

Le patologie sociali si diagnosticano facilmente, ma non rispondono alle terapie.

Comunque la si usi, arriva il giorno in cui si avverte che la vita è usata.

Resta da stabilire se la stupidità sia un’attenuante o un’aggravante.

Possiamo illuderci di cambiare i nostri colori, ma non le sfumature.

Tutte le scienze si prodigano per l’uomo, tranne l’Economia.

E’ più semplice far credere una cosa anziché farla capire.

La Storia è una grande scuola, senza allievi.

One Comment

  • Aforismi per certi versi morali (in senso descrittivo, non prescrittivo).
    Mi ricordano alcuni aforismi di George C. Lichtenberg, con quella punta di ironia che rende leggero ciò che di fatto non è.
    Autore elegante e notevole senz’altro.
    Grazie come sempre per la tua attività, che ci permette di conoscere autori meritevoli di ben altra diffusione rispetto all’attuale.