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Michael Jordan è stato il protagonista indiscusso di alcuni dei momenti più indimenticabili della storia della pallacanestro. Le sue acrobazie e il suo “sesto senso cinestetico” hanno rivoluzionato la Nba. Prima dei contratti milionari, delle dirette televisive e del valzer degli sponsor, in pochi seguivano sui media le partite dell’NBA, soprattutto fuori dagli Stati Uniti. Poi arrivò lui. Da quel momento cambiò tutto: fu l’inizio di una nuova era, quella del talento e del genio di quel numero 23
Soprannominato Air Jordan e His Airness per le sue qualità atletiche e tecniche, è stato eletto nel 1999 “il più grande atleta nordamericano del XX secolo” dal canale televisivo sportivo ESPN. Negli anni ha acquisito molta fama sul campo che lo ha reso un’icona dello sport, al punto da spingere la Nike a dedicargli una linea di scarpe da pallacanestro chiamata Air Jordan, introdotta nel 1984.
Il regista Spike Lee disse: “Michael Jordan è stato il migliore di tutti i tempi, perché è stato un giocatore completo. Non c’era nulla che non potesse fare in campo: tirare, passare, andare a rimbalzo, difendere“. Che sia stato il migliore o no, non c’è dubbio che sia stato il personaggio più carismatico e coinvolgente nell’intero mondo sportivo degli anni novanta. Era probabilmente il più famoso americano al mondo, e in molte remote parti del globo era più famoso del presidente degli Stati Uniti o di qualunque star del cinema o del rock.
Melissa Isaacson del Chicago Tribune lo descrisse in questo modo: “Se Michael Jordan non è infallibile, è comunque la prova più valida che abbiamo che nulla è impossibile“.
Henry Edward, un sociologo dell’università di Berkeley, disse: “Se dovessi mostrare a un alieno l’epitome del potenziale umano, della creatività, della perseveranza e dello spirito, presenterei sicuramente Michael Jordan“. Jason Williams dei Nets lo definì: “Un Gesù con un paio di Nike“. Larry Bird rivelò: “Penso sia semplicemente Dio travestito da Michael Jordan“. E lo scrittore Scott Turow disse: “Michael Jordan gioca a basket meglio di come chiunque altro al mondo faccia qualunque altra cosa“.
Sul sito della NBa, nella voce riguardante la biografia di Michael Jordan, si può leggere: “Per acclamazione, Michael Jordan è il più grande cestista di tutti i tempi“.
Jordan ha giocato come guardia tiratrice, con un’altezza dichiarata di 198 cm e con un peso che in carriera è oscillato tra i 90 e i 100 kg.
La famiglia e la giovinezza
Michael Jeffrey Jordan (conosciuto anche con le sue iniziali MJ) nacque il 17 febbraio 1963 nel quartiere di Brooklyn a New York. Sua madre, Deloris, era una impiegata di banca. Suo padre, James, era un ottimo meccanico (si diceva che sapesse riparare qualsiasi cosa) diventato poi manager della General Electric. Quarto di cinque figli, ebbe due fratelli: James Jr. (noto come Ronnie) e Larry e due sorelle Deloris, detta Sys e Roslyn.
Poco dopo la nascita di Michael, la famiglia si trasferì nuovamente, questa volta a Wilmington, nella Carolina del Nord. Jordan fu spronato alla competizione fin dalla più tenera età. Fu il padre James a costruire un campo da basket nel loro cortile. Michael idolatrava suo fratello Larry, e i due spesso giocavano uno contro uno fino a tarda notte. Michael voleva vincere ogni partita a cui giocava.
Il giovane Michael frequentò la Emsley A. Laney High School. Ricordato come un ragazzo estroverso, non eccelleva nello studio. Dopo aver provato con il baseball, si dedicò alla pallacanestro, giocando per i Laney High School Buccaneers; dopo due anni tra le giovanili, provò a entrare in prima squadra, ma l’allenatore, Clifton “Pop” Herring, lo escluse, nonostante Jordan fosse considerato il miglior giocatore delle giovanili preferendogli Harvest Leroy Smith jr. perché era più alto. L’episodio dell’esclusione dalla prima squadra servì a Michael Jordan per migliorarsi.
All’inizio del suo quarto anno al liceo raggiunse i 190 cm ed entrò in prima squadra dove indossò per la prima volta il numero 23, come omaggio a suo fratello Larry. Michael Jordan chiuse la stagione con 24,6 punti e 11,8 rimbalzi a partita.
Il quinto e ultimo anno di liceo, aiutò la Laney a migliorare il proprio record, anche se la corsa al titolo si arrestò in semifinale playoffs contro la New Hanover High School del futuro giocatore NBA Kenny Gattison. In quell’anno, Jordan fu considerato dagli addetti ai lavori uno dei liceali d’America più promettenti.
Durante un raduno di basket nell’estate del 1980, Jordan attirò l’attenzione del leggendario allenatore Dean Smith dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill. Michael firmò la sua lettera di intenti con la scuola nel 1981, rifiutando altre offerte.
Carriera universitaria
Michael Jordan si iscrisse alla North Carolina nel 1981 e presto diventò un membro importante della squadra di basket dell’università. La sua squadra universitaria, la UNC, vinse il campionato NCAA Division I nel 1982, con Jordan che segnò il canestro finale che sconfisse la Georgetown University. Micheal Jordan mise a segno il tiro vincente a 15 secondi dal termine della partita, contribuendo così alla conquista del titolo. A fine partita, negli spogliatoi, Jordan rispose così a un giornalista che lo stava intervistando: “Davvero non ho avvertito alcuna pressione. Era un tiro come un altro“.
In realtà, quel tiro gli cambiò in positivo la carriera, perché la UNC aspettava il titolo da tanto tempo. Se prima di quella finale Micheal Jordan era considerato come un giocatore molto forte ma comunque al pari di tanti altri, da quel momento la percezione che i tifosi avevano di lui cambiò. Come ricorda lui stesso “prima il mio nome era Mike, tutti mi chiamavano Mike Jordan, ma dopo il tiro ero diventato Michael Jordan“.
Carriera professionistica
Michael Jordan iniziò la sua carriera professionistica nel basket quando venne scelto dai Chicago Bulls nel 1984. In quella stagione aiutò i Chicago Bulls a raggiungere i playoff, segnando una media di 28,2 punti a partita. Nel 86/87 divenne il primo giocatore dai tempi di Wilt Chamberlain a segnare più di 3.000 punti in una sola stagione. Verso la fine degli anni ’80, i Chicago Bulls iniziarono a diventare una squadra da non sottovalutare e Jordan era una componente determinante del successo della squadra.
I Bulls arrivarono alle finali della Eastern Conference nel 1990. Nel 1991 Michael Jordan vinse il suo primo titolo NBA con i Bulls (sconfiggendo in finale i Los Angeles Lakers), per poi ripetersi con altri due successi nel 1992 e nel 1993, aggiudicandosi un three-peat. Dopo la morte di suo padre nel 1993 (fu assassinato mentre faceva un pisolino dentro la Lexus rossa del figlio), Michael tentò la carriera nel baseball professionistico, sognata fin da ragazzo: “Voglio dimostrare di poter primeggiare anche in un’altra disciplina“, disse Jordan, ma l’amore del padre appena scomparso per questo sport fu probabilmente la motivazione più forte che spinse Jordan a ritirarsi dalla pallacanestro per dedicarsi alla sua nuova carriera. Nonostante la grande aspettativa del pubblico nei confronti del campione, Jordan ottenne nel baseball risultati abbastanza modesti.
Jordan tornò ai Bulls nel 1995 e li condusse alla vittoria di un altro three-peat (1996, 1997 e 1998). Nella stagione 95-96 segnò una media di 30,4 punti a partita per portare i Bulls a un record di 72 vittorie nella stagione regolare. Si ritirò una seconda volta nel 1999 (“Sono in pensione al 99,9%. Naturalmente, resta sempre quello 0,1%…!) per poi tornare nei Washington Wizards dal 2001 al 2003, per poi ritirarsi definitivamente. Durante la sua carriera professionistica rappresentò anche la nazionale di pallacanestro degli Stati Uniti d’America, vincendo quattro medaglie d’oro, tra cui due ai Giochi olimpici di Los Angeles 1984 e Barcellona 1992.
La maglia numero 23
Jordan è famoso soprattutto per aver indossato il numero 23 durante la maggior parte della sua carriera. Una volta disse che il numero era un riferimento al fratello Larry, che giocava alla Laney High School e indossava il 45 e aspirava a essere forte la metà di quanto fosse Jordan. Il 23 è la metà del 45 arrotondata per eccesso ed è anche per questo che Jordan ha indossato tale numero.
La canotta numero 23 di Michael Jordan è stata ritirata dai Chicago Bulls e dai Miami Heat, anche se Michael non ha mai giocato per quest’ultima. Fu desiderio del coach degli Heat, Pat Riley, fare un tributo a Jordan nella sua ultima gara a Miami nella stagione 2002-2003, innalzando al soffitto un banner raffigurante per una metà la canotta dei Bulls e per l’altra quella dei Wizards.
Premi e riconoscimenti
Nel 1988, Michael Jordan ricevette il suo primo MVP Award dalla NBA, un riconoscimento che avrebbe vinto altre quattro volte, nel, 1991, 1992, 1996, 1998.
Nell’aprile 2009, Jordan ricevette uno dei più grandi riconoscimenti del basket: è stato inserito nella “Naismith Memorial Basketball Hall of Fame”. Partecipare alla cerimonia di insediamento è stata una vicenda dal sapore agrodolce per Jordan perché essere presente all’evento significava che “la tua carriera nel basket era completamente finita“, spiegò.
Il 22 novembre 2016 Jordan venne insignito dal presidente USA Barack Obama della medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile statunitense.
Statistiche e record
Ecco un riepilogo delle medie e dei totali della carriera NBA di Michael Jordan, secondo Basketball Reference (Jordan commentando questi dati disse: “Nella Nba di oggi, meno fisica e con queste regole, andrei in lunetta spesso e potrei segnare 100 punti in una partita“).
Medie della sua carriera
Minuti: 38,3
Percentuale tiri su campo: 0,497
Percentuale tiri da 3 punti: 0,327
Percentuale tiri liberi: 0,835
Rimbalzi offensivi per partita: 1.6
Rimbalzi difensivi per partita: 4.7
Assist per partita: 5.3
Palle rubate per partita: 2.3
Blocchi per partita: 0,8
Falli personali per partita: 2.6
Punti per partita: 30,1
Totali della sua carriera
Partite: 1.072
Partite iniziate: 1.039
Minuti: 41.011
Canestri realizzati: 12.192 su 24.537 tentativi
Canestri da 3 punti realizzati: 581 su 1.778 tentativi
Tiri liberi realizzati: 7.327 su 8.772 tentativi
Rimbalzi offensivi: 1.668
Rimbalzi difensivi: 5.004
Rimbalzi totali: 6.672
Assist: 5.633
Palle rubate: 2.514
Blocchi: 893
Falli personali: 2.783
Punti: 32.292
Mogli e figli
Nel 1989, Michael Jordan sposò Juanita Vanoy. La coppia ebbe tre figli: Jeffrey, Marcus e Jasmine. Dopo 17 anni di matrimonio, divorziarono nel dicembre 2006.
Il 27 aprile 2013 si sposò con la modella cubana Yvette Prieto, di 15 anni più giovane, a Palm Beach, in Florida. Nel 2014 la coppia ebbe due gemelle di nome Victoria e Ysabel.
I due figli di Jordan e Juanita, Jeffrey e Marcus, giocano entrambi a basket al college e sognano di arrivare in NBA.
Frasi celebri di Michael Jordan
Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.
[I’ve missed more than 9000 shots in my career. I’ve lost almost 300 games. 26 times, I’ve been trusted to take the game winning shot and missed. I’ve failed over and over and over again in my life. And that is why I succeed.]
Posso accettare la sconfitta, tutti falliscono in qualcosa. Ma non posso accettare di rinunciare a provarci.
[I can accept failure, everyone fails at something. But I can’t accept not trying.]
Non ho mai badato alle conseguenze dello sbagliare un tiro importante. Perché? Perché, quando pensi alle conseguenze pensi sempre ad un risultato negativo.
Passo dopo passo. Non conosco altra maniera per raggiungere i successi.
Per imparare ad avere successo, devi prima imparare a fallire.
Il talento fa vincere le partite, l’intelligenza e il lavoro di squadra fanno vincere un campionato.
Alcune persone vogliono che accada, alcune desiderano che accada, altri lo fanno accadere.
Devi aspettarti grandi cose da te stesso, prima ancora di farle.
Più sudi in allenamento, meno sanguini in battaglia!
Allenati come se non avessi mai vinto. Gioca come se non avessi mai perso.
So che la paura rappresenta un ostacolo per alcune persone, ma è un’illusione per me. Le sconfitte mi hanno sempre motivato a fare meglio la volta successiva.
Se ci si arrende una volta diventa un’abitudine. Mai arrendersi!
Mai dire mai, perché i limiti, come le paure, spesso sono solo un’illusione.
Il campo da basket per me, durante una partita, è il posto più pacifico che io possa immaginare. Sul campo da basket, non mi preoccupo di niente. Quando sono là, nessuno mi può disturbare.
Quando entro in campo, non devo pensare a nient’altro. Se ho un problema al di fuori del basket, so che dopo aver giocato la mia mente sarà più lucida e potrò trovare una soluzione migliore. È come una terapia. Mi rilassa e mi permette di risolvere i problemi.
Ogni volta che mi sento stanco mentre mi sto esercitando e allenando, chiudo gli occhi per vedere quella foto, per vedere quella classifica con su scritto il mio nome. Questo di solito mi motiva a lavorare ancora.
L’insegnamento è un regalo, anche quando il tuo insegnante è il dolore.
Tutti noi voliamo. Una volta che si lascia la terra, si vola. Alcune persone volano più a lungo rispetto ad altri.
Anche quando sarà vecchio e grigio di capelli, quando non sarò più in grado di giocare, amerò ancora questo gioco.
I miei eroi sono e sono stati i miei genitori. Non riesco a vedere qualcun altro come eroe.
La squadra Charlotte Hornets
Nel 2023 Michael Jordan ha venduto ufficialmente la sua quota di maggioranza nella squadra NBA degli Charlotte Hornets il 3 agosto. La squadra è stata venduta per una cifra stimata di 3 miliardi di dollari, più di 10 volte i 275 milioni di dollari con cui l’aveva acquistata nel 2010. Gli Hornets sono arrivati ai playoff solo tre volte. “Sono entusiasta del futuro della squadra e continuerò a supportare l’organizzazione e la comunità nel mio nuovo ruolo negli anni a venire”, ha affermato Jordan, che ha mantenuto una quota di minoranza nella nuova compagine azionaria.