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Paul Verlaine (nato a Metz il 30 marzo 1844 e morto a Parigi l’8 gennaio 1896) è uno dei più importanti poeti della letteratura moderna. Figura del poeta maledetto, viene riconosciuto come il maestro del Simbolismo.
Nel 1873 Paul Verlaine ha una relazione tumultuosa con Arthur Rimbaud. Nel momento in cui Rimbaud lo vuole lasciare, Verlaine, ubriaco, gli spara due colpi di pistola, ferendolo leggermente a un polso. Verlaine è condannato a due anni di prigione. Sebbene Rimbaud avesse dichiarato di non voler denunciare il suo compagno per essere stato ferito, Verlaine viene ugualmente condannato per il reato di sodomia.
Presento una raccolta delle Poesie più belle di Paul Verlaine. Tra i temi correlati Le poesie più belle di Arthur Rimbaud e Le poesie più belle e famose di Charles Baudelaire.
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Le poesie più belle di Paul Verlaine
Amami, perché, senza te, niente posso, niente sono.
Bacio. Primula nel giardino delle carezze.
(Il bacio)
O ricordo, ricordo: che cosa vuoi da me?
Ah, quale buon profumo spandono i primi fiori!
Come suona incantevole sul labbro dell’amata
il suo primo sì, come suona incantevole!
(Nevermore)
Che cos’hai fatto tu,
tu che piangi
e non smetti di piangere,
che cos’hai fatto, dimmi,
della tua giovinezza?
E coloro i quali son felici
in questa vita, presto invidieranno
noi che infinitamente ci ameremo.
(Alla mia adorata Mathilde Mauté de Fleurville)
Ho paura d’un bacio
come di un’ape.
Soffro e veglio
senza trovare pace:
ho paura d’un bacio!
(A poor young shepherd)
I lunghi singhiozzi
dei violini
d’autunno
mi lacerano il cuore
d’un languore
monotono.
Pieno d’affanno
e stanco, quando
l’ora batte
io mi rammento
remoti giorni
e piango.
E mi abbandono
al triste vento
che mi trasporta
di qua e di là
simile ad una
foglia morta.
(Canzone d’autunno)
Prendi l’eloquenza e torcile il collo!
C’è condanna peggiore
di non sapere perché,
senz’odio, e senz’amore,
ha un cuor tanto dolore.
(Senza amore e senza odio)
Questa valle è triste e grigia:
una fredda nebbia la opprime;
come fronte di vecchio l’orizzonte è rugoso;
uccello, gazzella,
prestatemi il vostro volo; lampo, portami via!
in fretta, presto.
(Aspirazione)
Noi, angeli e uomini, troppo abbiamo sofferto
per questo conflitto tra il Peggio e il Meglio.
(Una volta e adesso)
L’arte non vuole lacrime e non transige,
ecco in due parole la mia poetica: è fatta
di grande disprezzo per l’uomo e di lotte
contro l’amore stridulo e la stupida noia.
(Versi Aurei)
Un’alba estenuata
sparge per i campi
la malinconia
dei soli morenti.
(Tramonti)
Dell’agrifoglio sono stanco
dalle foglie laccate,
del lustro bosso e dei campi
sterminati, e poi
di ogni cosa, ahimé!
Fuorché di voi.
(Spleen)
Uniti dal più forte, dal più caro legame,
e inoltre ricoperti di una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
per noi ha stabilito, cammineremo insieme
la mano nella mano, con l’anima infantile
di quelli che si amano in modo puro, vero?
(Noi saremo)
Calmi nella penombra
che gli alti rami spargono
penetriamo il nostro amore
di questo silenzio profondo.
(In sordina)
Va’, canzone, vola
davanti a lei, e dille
che nel mio cuore fedele
s’è acceso un raggio di gioia,
(Va’ canzone)
Niente è cambiato. Ho rivisto tutto: l’umile
pergola di vite selvatica con le sedie di vimini…
Ancora la fontana che mormora argentina,
e il vecchio pioppo col suo lamento eterno.
Come allora palpitano le rose: come allora
i grandi gigli orgogliosi si dondolano al vento.
Ogni allodola che va e viene, la conosco.
(Dopo tre anni)
La vostra anima è un paesaggio squisito.
(Chiaro di luna)
L’Arte non è sbriciolare la propria anima;
è di marmo o no, la Venere di Milo?
Ah! i convegni amorosi! le prime amanti!
l’oro dei capelli, l’azzurro degli occhi, il fiore delle carni
(Voto)
Oh la donna dall’amore tenero e ardente,
dolce, pensosa e bruna, e mai stupita,
e che a volte vi bacia in fronte, come un bimbo!
(Voto)
Perché vogliamo la sfumatura ancora,
non Colore, ma solo la sfumatura!
Oh! la sfumatura solo accoppia
il sogno al sogno e il flauto al corno!
(Arte poetica)
Il pianoforte baciato da una fragile mano
vagamente riluce nella sera rosa e grigia.
(Il pianoforte)
Deponi la tua fronte sulla mia, la tua mano nella mia,
e fammi giuramenti che romperai domani,
e piangiamo fino all’alba ,mia piccola focosa!
(Stanchezza)
Don Chisciotte, vecchio paladino, gran vagabondo,
invano la folla assurda e vile ride di te:
la tua morte fu un martirio e la tua vita un poema,
e i mulini a vento avevano torto, mio re!
(A Don Chisciotte)
Il cielo così pallido e gli alberi così gracili
sembran sorridere ai nostri abiti chiari
che ondeggiano leggeri
con noncuranza e movimenti d’ali.
(La passeggiata)
Non credo in Dio, e abiuro e rinnego
ogni pensiero, e quanto alla vecchia ironia,
l’Amore, vorrei proprio non sentirne più parlare.
Stanca di vivere, paurosa della morte, simile
al vascello perduto, prigioniero del flusso e del riflusso,
salpa l’anima mia per orrendi naufragi.
(L’angoscia)
Calmi nella penombra
che gli alti rami spargono
penetriamo il nostro amore
di questo silenzio profondo.
(In sordina)
E mi ricordo, e mi ricordo
delle ore e degli incontri,
ed è il migliore dei miei beni.
(Streets)
Rido dell’Arte, rido dell’uomo, dei versi.
(L’angoscia)
Nel vecchio parco gelido e deserto
due spettri hanno evocato il passato.
– Ricordi la nostra estasi d’allora?
– E perché vuoi che la ricordi?
(Colloquio sentimentale)
L’amore tuo diffonde il suo vigore in tutto il mio essere, come un vino.
La morale migliore in questo mondo dove i più pazzi sono i più savi di tutti, è ancora di dimenticare l’ora.
Sul tuo giovane seno
lascia posare il mio viso.
(Green)
Se la Speranza brilla come un filo
di paglia nella stalla, perché temi
la vespa ebbra del suo volo folle?
(Se la speranza brilla come un filo)
I tacchi alti lottavano con le lunghe gonne
di modo che, secondo il terreno e il vento
talvolta balenavano polpacci, troppo spesso
intercettati, e noi amavamo l’ingannevole gioco.
(Gli ingenui)
Sono l’Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti dove danza
il languore del sole in uno stile d’oro.
(Languore)