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Poesie sulla morte, le 20 più commoventi

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Quando ci troviamo ad affrontare il difficile momento del lutto e il dolore sembra impossibile da esprimere, lascia che i grandi della letteratura ti diano una mano e forniscano quel conforto di cui hai bisogno.

Queste 20 poesie sulla morte, scritte da autori conosciuti e meno conosciuti, possono donare sollievo e portare un po’ di pace all’anima in lutto. Tra i temi correlati si veda 200 Frasi, citazioni e aforismi sulla morte.


Poesie sulla morte, Le 20 più commoventi

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1) Mary Elizabeth Frye, Non stare sulla mia tomba a piangere

Non stare sulla mia tomba a piangere.
Non sono lì, non dormo.
Sono mille venti che soffiano.
Sono il diamante che scintilla sulla neve.
Sono la luce del sole sul grano maturo.
Sono la dolce pioggia autunnale.
Quando ti svegli nel silenzio del mattino,
io sono il rapido impeto
di uccelli silenziosi in volo circolare.
Sono le morbide stelle che brillano di notte.
Non stare accanto alla mia tomba e non piangere:
Non sono li. Non sono morto.

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2) Henry Scott Holland, La morte non è niente

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro
lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato,
quello che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce,
non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato
che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace

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3) Fernando Pessoa, La morte è la curva della strada

La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.

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4) Wystan Hugh Auden, Elegia per J.F.K.

Quando muore un uomo giusto,
Compianto ed elogio,
Dolore e gioia sono una cosa sola.
Perché dunque, perché lì,
Perché allora è morto e piangiamo?
Il cielo non risponde.
Quello che è stato è stato:
Quello che è destinato a diventare
Dipende da noi.
Ricordando la sua morte,
Come scegliamo di vivere
Ne deciderà il significato.
Quando muore un uomo giusto,
Compianto ed elogio,
Dolore e gioia sono una cosa sola.

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5) Christina Rossetti, Ricordami

Tu ricordami quando sarò andata
lontano, nella terra del silenzio,
né più per mano mi potrai tenere,
né io potrò il saluto ricambiare.
Ricordami anche quando non potrai
giorno per giorno dirmi dei tuoi sogni:
ricorda e basta, perché a me, lo sai,
non giungerà parola né preghiera.
Pure se un po’ dovessi tu scordarmi
e dopo ricordare, non dolerti:
perché se tenebra e rovina lasciano
tracce dei miei pensieri del passato,
meglio per te sorridere e scordare
che dal ricordo essere tormentato.

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6) Dietrich Bonhoeffer, La bellezza del passato

Non c’è nulla che sostituisce l’assenza
di una persona cara.
Più bello e pieno è il ricordo,
più difficile è la separazione,
ma la gratitudine regala
nel dolore, una gioia tranquilla.
Si indossa la bellezza del passato
come un dono prezioso in sé.

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7) Padre Giacomo Perico, Se mi ami non piangere (questa poesia è stata erroneamente attribuita a Sant’Agostino)

Se mi ami non piangere!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo
dove ora vivo; se tu potessi vedere e sentire
quello che io vedo e sento
in questi orizzonti senza fine
e in questa luce che tutto investe e penetra,
tu non piangeresti se mi ami.
Qui si è ormai assorbiti
dall’incanto di Dio e dai riflessi
della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo,
quanto piccole e fuggevoli, al confronto!
Mi é rimasto
un profondo affetto per te;
una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Ora l’amore che mi stringe
profondamente a te,
è gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo
nella serena ed esaltante attesa,
tu pensami così!
Nelle tue battaglie,
nei tuoi momenti
di sconforto e di stanchezza,
pensa a questa meravigliosa casa,
dove non esiste la morte,
dove ci disseteremo insieme
nel trasporto più intenso,.
alla fonte inesauribile
dell’amore e della felicità.
Non piangere più
se veramente mi ami!

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8) Rainer Maria Rilke, Autunno

Le foglie cadono, cadono come da lontano,
come se giardini lontani
stessero appassendo nel cielo;
cadono con un gesto di diniego.
E nelle notti, la terra pesante cade
da tutte le stelle nella solitudine.
Tutti cadiamo. Questa mano cade.
E guardate gli altri: è in tutti loro.
Eppure c’è Uno che tiene questa caduta
infinitamente dolce nelle sue mani.

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9) Carlo Bramanti, Credo

Credo che nessuno muoia
credo che l’anima in realtà
divenga un’ombra
e al culmine del suo vagare
si adagi ai piedi
d’un fiore non visto.
Quei fiori gialli
di cui son piene
le campagne
quando fai ritorno a casa
e vorresti che lei
esistesse.

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10) Khalil Gibran, La Morte

Ora vorremmo chiederti della Morte.
E lui disse: Voi vorreste conoscere il segreto della morte,
ma come potrete scoprirlo
se non cercandolo nel cuore della vita?
Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno,
non può svelare il mistero della luce.
Se davvero volete conoscere lo spirito della morte,
spalancate il vostro cuore al corpo della vita,
poiché la vita e la morte sono una cosa sola,
come una sola cosa sono il fiume e il mare.
Nella profondità dei vostri desideri e speranze,
sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;
e come i semi sognano sotto la neve,
il vostro cuore sogna la primavera.
Confidate nei sogni,
poiché in essi si cela la porta dell’eternità.
La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore
davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.
In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia
poiché porterà l’impronta regale?
E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?
Che cos’è morire, se non stare nudi nel vento
e disciogliersi al sole?
E che cos’è emettere l’estremo respiro
se non liberarlo dal suo incessante fluire,
così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio?
Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.
E quando avrete raggiunto la vetta del monte,
allora incomincerete a salire.
E quando la terra esigerà il vostro corpo,
allora danzerete realmente.

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11) Fabrizio Caramagna, La morte di un bambino

La morte di un bambino toglie senso al mondo.
Noi siamo preparati alla morte dei grandi,
ma non alla morte di un bambino.
Dio, nella sua ingiustizia imperscrutabile,
sa essere ingiusto anche con gli angeli.

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12) Alfred Tennyson, Attraversando la secca (traduzione di Fabrizio Caramagna)

Il tramonto e la stella della sera,
e un chiaro richiamo per me!
E che non ci siano lamenti a riva,
quando prenderò il largo.
E che la marea, pur in movimento,
sembri addormentata,
troppo quieta per emettere suoni e schiuma,
quando ciò che attinge dalle profondità sconfinate
ritornerà indietro.
Crepuscolo e campane della sera,
e poi la notte!
Che non ci sia tristezza al momento dell’addio,
quando mi imbarcherò;
perché sebbene la corrente potrà trasportarmi
lontano dai nostri limiti di Tempo e di Spazio,
spero di vedere in viso il mio Timoniere
quando avrò superato la secca.

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13) Fëdor Ivanovič Tjutčev, Pacificazione primaverile

Oh non mettetemi
nella terra umida!
Nascondetemi, seppellitemi
Nella folta erba!
Che il respiro del vento
Faccia ondeggiare l’erba,
Che di lontano un flauto canti,
Che luminose e placide le nubi
Fluttuino sopra di me!

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14) Alfonsina Storni, Cancellata

Il giorno in cui morirò, la notizia
seguirà le solite procedure,
da un ufficio all’altro con precisione
dentro ogni registro verrò cercata.
E là molto lontano, in un paesino
che sta dormendo al sole su in montagna,
sopra il mio nome, in un vecchio registro,
mano che ignoro traccerà una riga.

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15) Emily Dickinson, Poiché non potevo fermarmi per la morte

Poiché non potevo fermarmi per la morte –
Lei gentilmente si fermò per me –
La carrozza non portava che noi due –
E l’Immortalità –
Procedemmo lentamente – non aveva fretta
Ed io avevo messo via
Il mio lavoro e il mio tempo libero anche,
Per la Sua Cortesia –
Oltrepassammo la scuola, dove i bambini si battevano
Nell’intervallo – in cerchio –
Oltrepassammo campi di grano che ci fissava –
Oltrepassammo il sole calante –
O piuttosto – lui oltrepassò noi –
La rugiada si posò rabbrividente e gelida –
Perché solo di garza, la mia veste –
La mia stola – solo tulle –
Sostammo davanti a una casa che sembrava
Un rigonfiamento del terreno –
Il tetto era a malapena visibile –
Il cornicione – nel terreno –
Da allora – sono Secoli – eppure
Li avverto più brevi del giorno
In cui da subito intuii che le teste dei cavalli
Andavano verso l’eternità.

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16) George Gordon Byron, Epitaffio a un cane

In questo luogo
giacciono i resti di una creatura
che possedette la bellezza
ma non la vanità
la forza ma non l’arroganza
il coraggio ma non la ferocia
E tutte le virtù dell’uomo
senza i suoi vizi.
Quest’elogio, che non sarebbe che vuota lusinga
sulle ceneri di un uomo,
è un omaggio affatto doveroso alla Memoria di
“Boatswain”, un cane che nacque in Terranova
nel maggio del 1803
e morì a Newstead Abbey
il 18 novembre 1808.

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17) John Donne, Morte, non essere troppo orgogliosa (traduzione di Fabrizio Caramagna)

Morte, non essere troppo orgogliosa.
Se anche qualcuno ti chiama terribile e possente,
tu non lo sei affatto: perché quelli che pensi di travolgere
in realtà non muoiono, povera morte, né puoi uccidere me.
Se dal riposo e dal sonno, che sono altro che tue immagini,
deriva molto piacere, molto più dovrebbe derivarne da te,
con cui proprio i nostri migliori se ne vanno, per primi,
tu che riposi le loro ossa e ne liberi l’anima.
Tu sei schiava del destino, del caso, dei re e dei disperati,
e convivi con la guerra, il veleno e ogni malattia,
l’oppio e l’incanto ci fanno dormire altrettanto
e molto meglio del colpo che ci sferri.
E allora perché tanta superbia? Perché tanta superbia?
Trascorso un breve sonno, ci sveglieremo per l’eternità,
e la morte non sarà più, Morte tu morirai.

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18) Edgar Allan PoeAnnabel Lee

Or son molti e molti anni
che in un regno in riva al mare
viveva una fanciulla che col nome
chiamerete di ANNABEL LEE:
e viveva questa fanciulla con non altro pensiero
che d’amarmi e d’essere amata da me.
Io ero un bimbo e lei una bimba,
in questo regno in riva al mare;
ma ci amavamo d’un amore ch’era più che amore
io e la mia ANNABEL LEE
d’un amore che gli alati serafini in cielo
invidiavano a lei ed a me.
E fu per questo che -oh, molto tempo fa-
in questo regno in riva al mare
un vento soffiò da una nube, raggelando
la mia bella ANNABEL LEE;
così che vennero i suoi nobili parenti
e la portarono da me lontano
per rinchiuderla in un sepolcro
in questo regno in riva al mare.
Gli angeli, non così felici in cielo come noi,
a lei e a me portarono invidia –
oh sì! E fu per questo (e tutti ben lo sanno
in questo regno in riva al mare)
che quel vento irruppe una notte dalla nube
raggelando e uccidendo la mia bella ANNABEL LEE.
Ma molto era più forte il nostro amore
che l’amor d’altri di noi più grandi-
che l’amor d’altri di noi più savi-
e né gli angeli lassù nel cielo
né i demoni dentro il profondo mare
mai potran separare la mia anima dall’anima
della bella ANNABEL LEE:
giacché mai raggia la luna che non mi porti sogni
della bella ANNABEL LEE;
e mai stella si leva ch’io non senta i fulgenti occhi della bella ANNABEL LEE:
e così, nelle notti, al fianco io giaccio
del mio amore – mio amore – mia vita e mia sposa,
nel suo sepolcro lì in riva al mare,
nella sua tomba in riva al risonante mare.

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19) Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

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20) Angelo Maria Ripellino, Dove ci incontreremo dopo la morte?

Dove ci incontreremo dopo la morte?
Dove andremo a passeggio?
E il nostro consueto giretto serale?
E i rammarichi per i capricci dei figli?
Dove trovarti, quando avrò desiderio di te, dei tuoi occhi smeraldi,
quando avrò bisogno delle tue parole?
Dio esige l’impossibile,
Dio ci obbliga a morire.
E che sarà di tutto questo garbuglio di affetto,
di questo furore? Sin d’ora promettimi
di cercarmi nello sterminato paesaggio di sterro e di cenere,
sui legni carichi di mercanzie sepolcrali,
in quel teatro spilorcio, in quel vòrtice
e magma di larve ahimè tutte uguali,
fra quei lugubri volti. Saprai riconoscermi?

Fabrizio Caramagna

Nato a Torino nel 1969, Fabrizio Caramagna è scrittore e studioso di aforismi. Le sue frasi sono presenti ovunque, sui social, in radio, nelle mostre, nei libri.