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Nella sezione Scrittori di aforismi su Twitter l’articolo di oggi è dedicato a @slidhr (Odette De Crécy). Nella breve nota biografica che mi ha inviato, l’autrice scrive di sé: “Non amo parlare di me, preferisco fluire distrattamente attraverso parole sovrappensiero e lucidi frammenti che lascio cadere sui chiaroscuri dei miei impulsi, forse perché mi piace l’immediatezza di un dettaglio colto nel caos e al contempo l’ambiguità del frainteso. Odette De Crécy, enigmatico personaggio proustiano, ne è la sintesi. Sono scivolata su twitter nel marzo 2013, con disinvolta diffidenza, ma poi ho iniziato un viaggio diverso nel momento in cui ho imparato a leggermi (ero la mia voce fuori campo). Ed è stato come prendermi per mano. E mi è piaciuto”.
I tweet di @slidrh nascono “in un battito irregolare, nella sbavatura di un colore primario, in tutto ciò che decide di rimanere senza promesse”. Essi sono note a margine della logica, “flussi di incoscienza”, “pensieri randagi”, che si divertono a a tratteggiare disarmonie, “sproporzioni emozionali”, “leggere incoerenze”. Come scrive bene l’autrice “bisogna essere uno scarabocchio sul mondo, di quelli che mettono a soqquadro le simmetrie, così poco audaci”, perché alla fine anche nelle menti “ubriache di logica” si trovano sempre esemplari di lucida follia.
Lo stile dell’autrice sembra simile a linee di confine che si aprono dinnanzi ad altre linee, folgorazioni che rimandano ad altre folgorazioni, In perenne bilico tra la trattazione discorsiva e l’abisso ineffabile dei margini della pagine (la marginalità è una immagine che ricorre spesso nei suoi tweet “Mi piacciono i margini, le parti estreme che contengono tutto ma non lo sanno ancora”), @slidhr non muove dal senso, ma dalla sua indecifrabilità (“mi trovi nelle note a margine di un passo che non comprendi”) e alla logica convenzionale del linguaggio (“Parole, feroci convenzioni pronte a dare un nome a tutto, a bisbigliarti bugie e inventare nuovi mondi. Ma più belle quando indietreggiano”) sembra preferire il caos irregolare della pelle (“La pelle ne sa sempre di più. Lei, la figlia zingara della ragione, l’amante infedele del cuore”) e del sottopelle (“Quando perdo un po’ di me stessa vado a cercarmi sottopelle”).
Quella di @slidrh è una scrittura bordeline (“Seduta all’ultimo banco, rumorosa e dissidente”), che cammina con passo incauto sul ciglio della vita e delle emozioni (“è nei passi falsi che impariamo a camminare”), pronta a rovesciare regole, pensieri ponderati e persino punteggiature. Perché per fortuna, in un mondo dove vige troppo consenso, esiste ancora “la logica del caos”, in cui anime fragili e impavide, “anime di specie diversa e razza sconosciuta”, anime “ancorate alle nuvole”, riescono a dare voce alle loro emozioni e ai loro “pensieri fluidi” e “randagi”.
Presento una selezione di tweet di @slidhr. Da tempo continuo a interrogarmi sulle asimmetrie di follower su Twitter, e sicuramente l’autrice è uno degli esempi più marcati di questa asimmetria: 2250 follower sono davvero un po’ pochi per il suo talento.
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@slidhr, Tweet scelti
In fondo, è nei passi falsi che impariamo a camminare.
La pelle ne sa sempre di più. Lei, la figlia zingara della ragione, l’amante infedele del cuore.
La prudenza ha i tacchi bassi. E la vita ha bisogno di storte per vederci chiaro.
Le emozioni le voglio contromano.
Come quando sei ad un passo dal sole e pretendi la luna.
Presentimenti. Femminili capolavori ingegneristici.
Mi piace la punteggiatura, crea sonorità e discordanze tra parole e impulsi, ma senza è come ritornare bambini. E corri con i lacci sciolti.
Ho smesso di cadere dalle nuvole. Ho imparato a stringerle.
Non è una buona idea è sempre un inizio perfetto.
Il broncio di una donna è un religioso rituale da decodificare con sapiente maestria
Il cuore è sempre in cima alla lista dei sospettati.
C’è troppa punteggiatura nella ponderazione. Preferisco il flusso d’incoscienza.
Quei sorrisi che sono riserve di luce e poco importa se ti bruci un po’ le ali.
Esserci. Il migliore punto di vista.
Emanciparsi dal consenso è la forma più audace di libertà.
È stata legittima difesa, disse il cuore alla ragione in lacrime.
Non familiarizzo mai con l’erba del vicino, non s’intona col disordine delle mie nuvole.
La respirazione corretta è a piene passioni.
I sogni che non ce la fanno, quelli veri, ci riprovano.
Nei punti di non ritorno ho fatto i ricami migliori.
Ci sono sempre troppi padroni alla mensa del consenso.
Le parole sono trappole e fingerti morto non servirà a nulla
Se è passione la mangio con le mani
Mi piacciono le parentesi, sanno frapporsi senza invadere.
Mai consultare la mente in caso di sovradosaggio di emozioni.
È che su certe vite mi aspetto un giro.
La stupidità è sempre molto ostinata, non lascia quasi mai le cose a metà
Gli occhi che preferisco stanno sempre dalla parte dei rivoltosi
La rivoluzione in cui credo nasce sempre da uno sguardo.
Troviamo sempre degli ottimi motivi logici per non capire.
Il moto ondoso della passione lo riconosci dall’odore. È la mareggiata più violenta dei sensi.
I presupposti migliori restano gli occhi.
Il peso delle parole è sempre nella leggerezza con cui le maneggiamo.
La vera salita inizia sempre nel momento in cui sei stremato e pensi di avercela fatta.
Sul piedistallo solo se senza rete. Voglio tensione per certi avanspettacoli.
Per accedere alla sua stanza più bella devi conoscerne i demoni. Il vero viaggio inizia oltre la botola.
La tana del lupo è in tutte le cose che non fai per l’approvazione di un pubblico troppo distratto per ascoltare la tua vera voce.
Non soffiare sulle mie nuvole, potrei cadere.
Sono un libro aperto. Ma mi trovi nelle note a margine di un passo che non comprendi.
Del diavolo temo sempre l’avvocato
Parole, feroci convenzioni pronte a dare un nome a tutto, a bisbigliarti bugie e inventare nuovi mondi. Ma più belle quando indietreggiano.
Nei pressi resta pur sempre un altrove.
Mi piacciono le parole che trattengono il respiro prima di spogliarsi, prima della sublime nudità di una resa.
Fuori luogo è uno dei posti più visitati
La peggiore ossessione è voler avere un’opinione su tutto.
Chissà come s’intrattengono le cose trattenute
Chissà perché le pessime idee hanno sorrisi bellissimi
È che talvolta gli incubi danno una mano ai sogni.
Non prenderla alla lontana. Sono miope.
I dolori di giovani vertebre
Per me due dita di banalità con un ricciolo di ordinarietà, liscio e poco in voga, grazie.
Ho trovato un’occasione. Chissà chi l’ha persa.
Se è a dirotto non chiedermi il permesso.
Se te la canti e te la suoni, che almeno sia rock.
Mi piacciono i margini, le parti estreme che contengono tutto ma non lo sanno ancora.
Scarto solo caramelle e maestri di vita
Raccontarsi in una bugia può rivelare fin troppo
Per caso. Modalità confortevole.
Ti disinnamori di un’ossessione quando non ne sopporti più l’odore
Gli incubi li voglio molto cattivi, altrimenti mi affeziono
Se alcune cose le lascio a metà è solo perché sanno esattamente dove andare
Parto sempre dai passi falsi per capire chi sei
Sono le cose sbagliate che mi vengono a cercare. Io mi limito solo ad essere ospitale.
Smetto quando voglio è già l’anticamera del baratro
Mi piacciono gli emozionauti, sono loro che viaggiano nello spazio senza alcuna riserva di ossigeno.
Addento favole crude perché voglio sentirne il rumore quando le mastico
Provocami con una distorsione sensoriale
Certi colori non vanno diluiti. Mai.
Potremmo colorare anche le ombre. Ma non lo sapremo mai.
Sul piedistallo solo se sei capace di scendere da solo
Se è a strapiombo non puoi limitarti a sporgerti.
Una donna sa sempre quello che vuole anche se sembra cambiare idea almeno una dozzina di volte al minuto. Si chiama tecnica del logorio.
Continuo a preferire le anime borderline, quelle che con doloroso passo incauto hanno imparato a camminare sul ciglio della vita.
È difficile perdonare la crudeltà degli odori. Loro sanno sempre come farti male.
Mi piacciono le persone scontrose, hanno quell’onestà affettiva che se ne frega dei filtri
Meno male che ci sono le cattive compagnie a riportarmi sulla buona strada
Il fatto è che non mi fido di tutta questa luce perché ho sempre bisogno di un dettaglio del chiaroscuro
Il momento giusto è sempre randagio
La sacralità dei fianchi nudi va profanata con devozione
Mi perdo sempre agli incroci della disciplina forse perché preferisco il rigore del mio caos, quello in cui scelgo il colore del giorno
La valigia ideale è la curiosità
Conoscere una persona è un viaggio che inizia dalle spigolosità, da quegli angoli che custodiscono le spine più belle
Quando perdo un po’ di me stessa vado a cercarmi sottopelle
Le ali mi piacciono spettinate dal maestrale
Il sé lo preferisco solo egosostenibile
Non è mancanza di fiducia ma ci sentiamo decisamente meglio con un colpo in canna
In fondo le fiabe sono porte colorate sulle nostre paure
L’indipendenza emotiva è la forma di emancipazione viscerale che più spaventa l’altro
Le stanze più belle del cuore sono sempre in disordine e sporche di coraggio
Mi piace il silenzio di chi capisce che non è vitale avere un’opinione su tutto
Mi piace sbirciare nelle menti ubriache di logica, ci trovo sempre esemplari di lucida follia
Dei passi falsi mi è simpatica l’onnipotenza che li precede
Il fatto è che alcune certezze dovrebbero bere un po’ di paradosso
Seduto all’ultimo banco, rumoroso e dissidente, studia solo quello che gli piace ed è un vero leader. Come non amarlo? Il cuore
Non mi rassicurano le sintesi. Non sopravvive quasi nulla dell’originale.
Se vuoi stupirmi devi farlo senza rete
La verosimiglianza ha il gusto speziato della probabilità