Skip to main content
Frasi Belle

Scrittori di aforismi su Twitter, olli_gu

Annunci

Nella sezione Scrittori di aforismi su Twitter l’articolo di oggi è dedicato a @olli_gu (Olimpia). Nella breve nota biografica che mi ha inviato, l’autrice scrive di sé: “Sono architetto, amo follemente la progettazione e in generale tutto ciò che posso decostruire, scardinare, reinventare. Sono consapevole della farsa in cui siamo capitati nascendo e ho la predisposizione naturale a non tormentarmici più di tanto, ma a riderci su. Sono sempre pronta ad appassionarmi, ossessionarmi e struggermi l’anima anche per grandi boiate”.

@olli_gui è iscritta a Twitter nel gennaio 2015. “Vorrei avere aperto questo account per sperimentare sesso virtuale, stalkerare i vip e altre amenità. Purtroppo la banale verità è che ho scoperto di divertirmi a fissare le cose che mi passano per la testa. Non ho un blog e non ho mai scritto su nessun altro social, però ho un po’ sempre disegnato fumetti dove prendo in giro me, i miei amici, la mia famiglia.
Invece su twitter non uso immagini, per ora. In futuro non so, si vedrà”.

olli_gu

@olli_gu è autrice nuova, che scrive su Twitter da pochi mesi con una insolita padronanza della scrittura breve. Nella foto del suo profilo c’è l’immagine di una donna (con il viso nascosto dai lunghi capelli) che si appoggia a un muro e sotto appare la scritta “So appoggiarmi ai muri con un certo stile”.

Il muro è sicuramente un sostegno (quasi il correlativo oggettivo del divano) su cui si appoggia la sua personalità. Una personalità svampita (“il talento di ignorare lo stendino coi vestiti asciutti da due settimane”), multitasking (“sono multitasking: posso praticare fino a cinque ossessioni contemporaneamente”), priva del senso dell’orientamento (“Presto una puntata di chi l’ha visto per tutti quelli a cui ho dato indicazioni stradali”), ironica (“sono perfetta in tutte le farse”), in perenne bilico tra l’autostima bassa (“al terzo biscotto inzuppato che si spezza e cade nella tazza, la mia autostima è compromessa”) e la coscienza di essere dio (“metto un bastone a interrompere questa fila di brave formichine laboriose, così tanto per fare. Sembro dio nella sua giornata tipo). Ma appoggiata a questo muro c’è anche (in una curiosa dicotomia rispetto all’inettitudine) una personalità erotica e passionale e peccatrice (“per favore mi potresti seguire’ solo se intendi nel bagno del locale, dopo che ci siamo mangiati con gli occhi per almeno tre minuti” e “è inutile, oramai il pensiero di te mi si insinua tra le cosce e la follia” o “per dirti se hai buongusto, io ti devo prima leccare” o “forse esiste un mondo parallelo di uomini oggetto e vibratori da amare” (si vedano anche calembour come “sono una persona perpene”, “mi piace pensare in glande”, “ansimarsi fortissimo”). Insomma, come scrive l’autrice, “mi compiaccio di come in un corpo tanto delicato sia riuscita a coltivare un’anima tanto torbida”.

Questo muro che circonda anche visivamente la timeline dell’autrice è – metaforicamente – anche un punto d’appoggio, una linea per pensare il mondo in modo diverso, una “siepe” oltre la quale vedere un universo nuovo. Nei suoi tweet – che vengono ironicamente definiti “frasette” – l’autrice si diverte a prendere i tanti mattoncini che compongono il muro e a ricombinarli in modo differente, rispetto alla realtà quotidiana. “Tutto mi piace di più se sfuocato, scomposto, asimmetrico. Figuriamoci le persone” scrive in un tweet e l’operazione che @olli_gu è proprio quella di scomporre le cose, renderle asimmetriche, capovolgerle all’insegna del paradosso e dell’improbabile. Perché in fondo la forma breve altro non è che un modo di far saltare i passaggi intermedi del pensiero e della logica e presentarci la verità in un modo nuovo e inatteso. Cosa che @olli_gu sa fare molto bene, nonostante scriva da poco su Twitter.

Presento una raccolta di tweet di @olli_gu

**

@olli_gu, Tweet scelti

Presto una puntata di chi l’ha visto per tutti quelli a cui ho dato indicazioni stradali.

sono multitasking, posso praticare fino a cinque ossessioni contemporaneamente.

Voglio tatuarmi ‘devi resistere’ sul fegato.

qui siamo tutte strane creature mitologiche: metà noi, metà quello che gli altri immaginano di noi.

il mio uomo ideale deve avere senso dell’erotismo, dell’umorismo, dell’alcolismo.

dafne, che si trasformò in un albero di alloro per non darla ad apollo, pioniera assoluta delle fighe di legno.

rispondere con gentilezza agli arroganti è una delle grandi soddisfazioni dell’esistenza.

i capelli lunghi sono fondamentali; quando dico una cazzata posso correre via ondeggiandoli come una principessa disney inseguita nel bosco.

al terzo tentativo di parcheggio se l’auto rimane sempre a un metro dal marciapiede vuol dire che ci tiene tanto ed è giusto lasciarla così.

pensate siano scritte per voi le due righe di oroscopo in fondo al settimanale, figuriamoci i tweet.

bello quando chi arriva in ritardo è mortificatissimo e tu lo perdoni con plateale magnanimità, ma in realtà sei arrivata un secondo prima.

non c’è riparo e mi stai piacendo a dirotto.

l’unico metodo scientifico per fare le fotocopie fronte retro è a tentativi.

lo stendino coi vestiti asciutti da due settimane continua a fissarmi; l’arroganza va ignorata.

tutto sotto controllo, mi sembra un progetto un tantino ambizioso.

un po’ mi dispiace per chi sta qui con nome e cognome che non può avere il brivido dell’identità segreta come nella tradizione dei supereroi.

mi alzo solo per la profonda stima che nutro nei confronti dei biscotti.

adesso esco e mi faccio le prime due domande che trovo.

dietro ogni grande parcheggio c’è una grande botta di culo.

sei milioni di anni fa cosa gli è venuto in mente all’uomo di mettersi in piedi, non sentiva come si sta bene stesi?

se il mondo non andasse alla rovescia sarebbero i libri a scegliere noi.

quando dormiamo tutte le nostre pic e tutti i nostri nick si ritrovano su un prato a bere e mangiare.

la conversazione delle mani sotto al tavolo.

non dovremmo cominciare le giornate con un gesto repressivo come domare la bellezza dei capelli spettinati.

tanto lo so che le miriadi di persone in giro alle sette di mattina sono comparse messe solo per farci credere che sia una cosa normale.

a volte, nonostante la fretta, devi saperti fermare e ascoltare due tizi che litigano in strada per capire se c’ha ragione lui o lei.

ammiro chi decide di fare il genitore, io da quando do le briciole agli uccellini sul davanzale soffro di stress da responsabilità.

sentiamoci più sesso.

nasci, cresci, senti la tua voce registrata, muori.

quella malattia per cui se non fotografi le cose, queste non esistono.

sono così altruista da vergognarmi spesso per gli altri.

potresti spostarti un po’ in là che la tua morale mi fa ombra?

quanta erezione in un solo abbraccio.

se faccio sesso con due uomini sto solo bivaccando, no?

mio nonno sapeva bestemmiare duro per venti minuti senza prendere fiato.
e lì cominciai ad amare il talento, la passione e la poesia.

‘per favore mi potresti seguire’ solo se intendi nel bagno del locale, dopo che ci siamo mangiati con gli occhi per almeno tre minuti.

il defollow è l’addio di persone che stiamo annoiando, una fortuna che dovrebbe capitarci anche nella vita vera mannaggia

ho peccato in pensieri, parole, opere e sottomissioni.

il tasto ‘invio’ e la sua irreversibilità tra le sciagure dei nostri tempi.

brevetterò l’app che vi avvisi di girarvi quando incrociate un bel culo.
l’APP PERO’.

il talento di ignorare lo stendino coi vestiti asciutti da due settimane.

penso a tutte le volte che nei film ordinano da bere, poi si alzano e vanno via dopo un sorso.
è una cosa che mi agita molto.

vi lascerò le caramelle e mi prenderò gli sconosciuti.

dio non è stato furbo con me.
bastava mi facesse le tette grosse e avrei creduto in lui per sempre.

la mia personalità si è formata nel periodo in cui facevo fidanzare la mia barbie col tyrannosaurus rex

altro che tette e culi, qui dentro i veri coraggiosi sono quelli che postano la propria faccia.

sono perfetta in tutte le farse.

mettetele voi le etichette su tutte queste infinite forme d’amore se ci riuscite.

e siamo sempre lì ad aggirarci, come turisti, tra le rovine e i resti delle nostre tragedie.

per dirti se hai buongusto, io ti devo prima leccare.

magari ne discutiamo faccina a faccina.

voglio darti quell’emozione forte, da coriandoli in faccia.

accollisti anonimi.

non ho mai pensato in vita mai a questo ‘gliela do’, ma sempre di questo ‘me lo prendo’.

mi dichiaro colpevole di volerti ogni oltre ragionevole dubbio.

la fitta di quando ci si riconosce negli occhi la voglia di farci di tutto.

penso a quei tweet bellissimi che per un solo istante non vengono mai intercettati e rimangono lì, immacolati e magnifici.
come certe vite.

non posso essere morigerata, anche solo per la bruttezza della parola.

un bel mazzo di narcisismi.

parliamoci fake to fake.

ci sono felicità che ti si incastrano tra lo stomaco e il cuore, un po’ di traverso sulla strada del respiro.

metto un bastone a interrompere questa fila di brave formichine laboriose, così tanto per fare.
sembro dio nella sua giornata tipo.

parto avvantaggiata rispetto alla maggior parte delle persone grazie alla mia innata e naturale assenza di senso di colpa.

non tengo di tutto nella borsa, ci abito dentro.

followami, defollowami, rifollowami, bloccami, silenziami, defollowami, followami ancoraaa sì sì sììììììììììì.

la paura vera sono quelli con tipo 15758 following e 15758 follower.

credere nella vostra esistenza è un atto di fede profondissimo.

affronterò questa giornata col sorriso su tutte le labbra.

Tutto mi piace di più se sfuocato, scomposto, asimmetrico.
Figuriamoci le persone.

salvaguardiamo la nostra irrecuperabilità.

ogni volta che incrocio la polizia sono sicura di avere sei birre in corpo, polizze scadute da anni, bambini morti nel bagagliaio.

quelli che dicono di avere un mondo meraviglioso dentro di sé, ogni tanto lo ruttano fuori uno scoiattolo?

sig. twitter m’incarta qualche follower che me lo porterei a casa?

si diventa quello che ci insegnano nei tempi morti, quando non si preoccupano di educarci.
‘ci si forma su scarti di saggezza’

è inutile, oramai il pensiero di te mi si insinua tra le cosce e la follia.

sei un po’ troia’ mi offende tantissimo. un po’? un po’??? ma come cazzo ti permetti??

il vero uomo mi apre il barattolo della marmellata, poi se ne bulla un quarto d’ora tastandosi il bicipite.

i letti come le persone.
più sono disfatti e stropicciati, più mi piacciono.

io e il mio pc siamo una famiglia.

mi danno l’anima, ma io non la voglio.

siamo flusso di sangue pompato.
lo sappiamo sempre, ma a volte lo sappiamo di più.

quando due fidanzati fissano una data, mi piace immaginarli immobili per mesi davanti al calendario.

ho ritagliato uno spazio solo per noi e lo uso come segnalibro.

alla casa di riposo spiegavo alla nonna che essere asociali su twitter è motivo di vanto, mentre lei sorrideva fissando il vuoto.

tutti quelli che in questi mesi hanno creduto ci fosse un uomo dietro la mia pic, sono invitati a vedermi parcheggiare.

volevo avvisare la scienza che a forza di cercarmi il punto G, me ne sono trovati circa una ventina.

nessun essere umano si merita di trovare il sacchetto dei biscotti vuoto la mattina.

senza lunghi capelli setosi da muovere sulla schiena nuda, com’è possibile sopportare l’esistenza?

‘facciamolo dolcemente’, solo se mi stai estraendo il dente del giudizio.

in me il senso di colpa è pari a zero e quello del peccato tende all’infinito.
non c’è che dire, sono stata bilanciata da dio.

forse esiste un mondo parallelo di uomini oggetto e vibratori da amare.

avere proprietà di linguaggio offusca la mia mignottaggine, è un problema.

mi compiaccio di come in un corpo tanto delicato sia riuscita a coltivare un’anima tanto torbida.

tu spingimi più in basso e io ne sarò all’altezza.

non possiamo essere amici se non inzuppi i biscotti due alla volta.

a sbalzo o in appoggio, la struttura architettonica della tetta è comunque opera di grande bellezza.

sono così aggressiva che se mi rubi il parcheggio sotto il naso, ti chiedo scusa chè non mi tolgo di mezzo abbastanza in fretta.

tutta questa gente reale che si mette continuamente in mezzo tra me e voi, va eliminata.

alla casa di riposo, spiego alla nonna che oggi la gente ama fotografare quello che mangia.
lei sorride serena alla sua lasagna frullata.

mi sono ubriacata di un pensiero denso, fermo, di colore rosso rubino e quando mi guardano devo abbassare gli occhi perchè lo si vede tutto.

strappare sorrisi con la ceretta.

devi sapermi prendere dappertutto, ma anche in giro.

immagini che scuotono tutto e fanno macerie, senza produrre alcun boato.

al terzo biscotto inzuppato che si spezza e cade nella tazza, la mia autostima è compromessa.

oggi in DM mi hanno detto che sono un fake e che mi terranno sotto osservazione finchè non scopriranno la mia vera identità.
io ho paura.

esistono solo cretini, imbecilli stupidi e matti.
la persona normale è quella che mescola in modo ragionevole tutte queste componenti.

se volevo farmi notare nascevo refuso.

mi fissi violando la logica degli sguardi codificati, continua pure.

cerco di non superare gli ostacoli per non fargli venire i complessi.

ciao, ti va un cazzè?

sono una persona perpene.

mi piace pensare in glande.

ansimarsi fortissimo.

alle cinque e mezza di mattina la tl è immobile e io posso immaginarvi tutti a letto, tutti rimboccati, tutti belli, tutti innocenti.

pensavo a questi tre mesi su twitter e a quante volte mi avete fatto battere il cuore, le mani e la testa contro il muro.
<3

io twitto di nascosto, quindi scusate se quando entra il mio fidanzato vi nascondo nell’armadio.

se esiste un principio ordinatore universale perché non passa mai per il mio armadio?

certo che qui con i luoghi comuni ci costruiscono regioni, nazioni e imperi universali.

ho una diffidenza atavica verso i prodotti da ‘agitare prima dell’uso’.
con le sane e dovute eccezioni, s’intende.

la maturità si misura dalla quantità di ex amici con cui riesci a rimanere amante.

chi siamo? da dove veniamo? perchè i clienti con meno soldi pagano sempre puntuali e quelli con più soldi pagano sempre.. mai?

oggi il dentista mi ha così scavato, trapanato e sventrato la bocca che s’è formato un gruppetto di anziani a commentare.

prima o poi dovrò postare un selfie perchè sto diventando gelosa di tutte le me stesse che state immaginando.

-qual’è la materia in cui vai meglio a scuola?
-in fantasia.
(cit. mio nipote 6enne)

così tanta gente affannata a raggiungere i propri obbiettivi fotografici.

mi sono rasata tutti i consigli superflui.

si sta come sui tacchi
i piedi
dopo ore

se quando mi chiedono cosa sto leggendo per prima cosa penso a voi, forse è l’ora di darsi una regolata.

se c’è un tipo fuori dall’ordinario quello è il mio armadio.

oggi userò tutte le mie carte di discredito.

l’onnipotenza domotica e clienti che dal cellulare vogliono comandare luci, tapparelle, sciacquone, la moglie, il vicino stronzo, la nasa.

ho pensato che con la caduta di ieri sarei potuta morire e voi non avreste più saputo niente di me e mi sono dispiaciuta tantissimo per voi.

chissà come sarà fiera la nonna quando le dirò che mi copiano i fakebot.

devo reperire qualche archeologo volontario per lo svuotamento della mia borsa.

prometto di trollerare le idee altrui.

mi devo inventare una fiducia indelebile come l’odore di questo ospedale.

situazione sentimentale:
le farfalle sono uscite un attimo dallo stomaco e mi stanno sollevando la gonna.

quando mi sporco di grafite le mani, gli avambracci, i gomiti, il collo e il retro delle ginocchia, so di essere nel giusto.

il mio vecchietto del bar è così torbidissimamente genuino che se gli apro un account, twitstar in dieci giorni. <3

leggo i segni del cuscino sulla faccia per predire il futuro.