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Le frasi più belle di Jack Kerouac

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Jack Kerouac, (Lowell, 12 marzo 1922 – St. Petersburg, 21 ottobre 1969), è considerato uno dei maggiori e più importanti scrittori statunitensi del XX secolo, nonché “padre del movimento beat. Libero pensatore, visionario, filosofo e ribelle, nei suo scritti c’è una voglia di viaggiare insaziabile e un amore perpetuo per l’ignoto e l’avventura.

Presento una raccolta delle frasi più belle di Jack Kerouac. Tra i temi correlati si veda Le più belle frasi di Che Guevara, Frasi, citazioni e aforismi di Charles Baudelaire e Frasi, citazioni e aforismi sul viaggio, i viaggiatori e il viaggiare.

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Le frasi più belle di Jack Kerouac

Jack Kerouac

Una macchina veloce, l’orizzonte lontano e una donna da amare alla fine della strada.

Qual è la tua strada amico?… la strada del santo, la strada del pazzo, la strada dell’arcobaleno, la strada dell’imbecille, qualsiasi strada. È una strada in tutte le direzioni per tutti gli uomini in tutti i modi.

A me piacciono troppe cose e io mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all’altra finché non precipito. Questa è la notte e quel che ti combina. Non avevo niente da offrire a nessuno eccetto la mia stessa confusione.

Non usare il telefono
La gente non è mai pronta a rispondere
Usa la poesia

Sal, dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo.
– Per andare dove, amico?
– Non lo so, ma dobbiamo andare.

Le grandi cose non si compiono da parte di coloro che cedono alle tendenze e le mode e l’opinione popolare.

Ero un giovane scrittore e volevo andare lontano. Sapevo che a un certo punto di quel viaggio ci sarebbero state ragazze, visioni, tutto; sapevo che a un certo punto di quel viaggio avrei ricevuto la perla.

Le nostre valigie logore stavano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevano altro e più lungo cammino da percorrere. Ma non importa, la strada è vita.

C’è sempre qualcosa di più, un po’ più in là… non finisce mai.

Nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza.

Basta seguire la strada e prima o poi si fa il giro del mondo. Non può finire in nessun altro posto, no?

Raccogli una tazza d’acqua dall’oceano:
Lì mi troverai.

Un dolore mi trafisse il cuore, come succedeva ogni volta che vedevo una ragazza che mi piaceva andarsene in direzione opposta alla mia in questo mondo troppo grande.

A quel tempo danzavano per le strade come pazzi, e io li seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessano, perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»

Volevo procurarmi uno zaino completo, con il necessario per dormire, ripararmi, mangiare, cucinare, insomma cucina e camera da letto da portare in spalla, e andarmene chissà dove e trovare una solitudine perfetta e contemplare il vuoto perfetto della mia mente ed essere del tutto neutrale rispetto a qualunque idea e tutte.

Siedo scomposto su un mucchio di fieno
scrivo haiku
e bevo vino.

Forse la vita è questo…un battito di ciglia e stelle ammiccanti.

Oltre le strade sfavillanti c’era il buio, e oltre il buio il West. Dovevo andare.

Con addosso solo le mutandine da bagno, scalzo, con i capelli scarmigliati, nel buio rosso fuoco, sorseggiando vino, sputando, saltando, correndo… così si vive.

L’uomo non sta in nessun posto. Perché qua non è un posto, e io sono qua per testimoniarlo.

Mi svegliai che il sole stava diventando rosso; e quello fu l’unico preciso istante della mia vita, il più assurdo, in cui dimenticai chi ero – lontano da casa, stanco e stordito per il viaggio, in una povera stanza d’albergo, che non avevo mai visto, col sibilo del vapore fuori, lo scricchiolio del legno vecchio degli impiantiti, i passi al piano di sopra e altri rumori tristi – e guardai il soffitto alto e screpolato e davvero non riuscii a ricordare chi ero per almeno quindici assurdi secondi. Non avevo paura; ero semplicemente qualcun altro, uno sconosciuto, e tutta la mia vita era una vita stregata, la vita di un fantasma

So di essere un ventitreenne, so che faccio affidamento sui miei amici e sulla mia famiglia per i soldi, so che non c’è oro alla fine dell’arcobaleno, c’è solo merda e piscio. Ma sapere questo, mi rende libero!

Ecco qual è l’origine della solitudine umana: essere sperduti in un mondo troppo grande che ci divora tutti quanti a ogni istante.

Oh, mio Signore. Colpiscimi e risuonerò come una campana!

Dopo poco scese il crepuscolo, un crepuscolo color dell’uva, violetto sulle coltivazioni di aranci e sui lunghi campi di meloni; il sole del colore dell’uva spremuta, con squarci di rosso borgogna, i campi del colore dell’amore e dei misteri di Spagna. Infilai la testa fuori del finestrino e inalai grandi boccate di aria fragrante.Fu il momento più bello.

All’improvviso mi trovai a Times Square. Avevo fatto tredicimila chilometri su e giù per il continente americano, e adesso ero tornato a Times Square; e proprio all’ora di punta, anche, e ai miei occhi innocenti da vagabondo toccava di vedere l’assoluta follia e il fantastico, fragoroso viavai di New York con i suoi milioni e milioni di abitanti che sgomitano instancabili per qualche dollaro, l’allucinante sarabanda del prendi, arraffa, dai, sospira, muori, solo per essere sepolti in quelle orribili città funerarie dietro a Long Island City.

Qualcosa, qualcuno, uno spirito, inseguiva tutti noi nel deserto della vita, destinato a prenderci prima che potessimo raggiungere il paradiso.

Ogni giorno il mondo girava con un gemito e noi esploravamo sgomenti la notte.

Raggiungere il nirvana è come localizzare il silenzio

Possono fare dei vestiti che durano in eterno. Ma preferiscono fare roba scadente così tutti sono obbligati a lavorare e timbrare il cartellino e a organizzarsi in tristi sindacati e ad agitarsi mentre la grande rapina continua a Washington e a Mosca.

Victor procedette ad arrotolare la canna più grossa che si sia mai vista. Arrotolò (usando carta marrone da sacchetto) il corrispondente di un enorme sigaro Corona. Era gigantesco. Dean lo fissava con gli occhi a palla. Victor lo accese tranquillamento e lo passò in giro. Tirare una boccata era come chinarsi su un camino e inspirare. Scendeva in gola in una gran vampata di calore.Trattenemmo il fiato e poi lo lasciammo andare quasi simultaneamente. Di colpo eravamo strafatti. Il sudore ci si gelò sulla fronte e all’improvviso fu come essere sulla spiaggia di Acapulco.

Adesso considera un po’ questi qua davanti. Hanno preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove devono dormire stanotte, quanti soldi per la benzina, il tempo, come ci arriveranno… e in tutti i casi ci arriveranno lo stesso, capisci. Però hanno bisogno di preoccuparsi e d’ingannare il tempo con necessità fasulle o d’altro genere, le loro anime puramente ansiose e piagnucolose non saranno in pace finché non riusciranno ad agganciarsi a qualche preoccupazione affermata e provata e una volta che l’avranno trovata assumeranno un’espressione facciale che le si adatti e l’accompagni, il che, come vedi, è solo infelicità, e per tutto il tempo questa aleggia intorno a loro ed essi lo sanno e anche questo li preoccupa senza fine.

Viviamo per desiderare, e cosi farò anch’io, e balzerò giù da questa montagna sapendo tutto alla perfezione o non sapendo tutto alla perfezione pieno di splendida ignoranza in cerca di una scintilla altrove.

C’è la città chiamata Los Angeles anche se nessuno riesce a vedere che cosa possa averci a che fare con gli angeli

Quella strada del passato si srotolava confusamente di fianco a noi come se la tazza della vita si fosse rovesciata e ogni cosa fosse impazzita.

E per un istante raggiunsi l’estasi che avevo sempre desiderato conoscere: consisteva nell’entrare di netto nelle ombre eterne superando il tempo cronologico e nell’osservare stupefatto da lontano lo squallore del regno mortale, nella sensazione della morte che mi incalzava spingendomi ad andare avanti, con un fantasma alle spalle che la incalzava a sua volta, e correvo verso un trampolino dal quale si tuffavano gli angeli per lo volare nello spazio sacro del vuoto della non-creazione, nel potente e inconcepibile fulgore che si sprigionava dalla luminosa Essenza della Mente, con gli innumerevoli regni dell’oblio che si aprivano nel magico firmamento del paradiso.

Dove vai, tu, America, la notte, nella tua piccola macchina scintillante?

Tutto quello che è stato predicato dai greci in poi è sbagliato. Non si arriva da nessuna parte con la geometria e i sistemi geometrici di pensiero. È tutto qui!

Se non scrivo quello che vedo effettivamente accadere su questo globo infelice racchiuso nei contorni del mio teschio penserò che il povero Dio mi abbia mandato sulla terra per niente.

Forse che Blacky è meno uomo perché non si è mai sposato e non ha avuto figli e non ha obbedito all’ingiunzione della natura di moltiplicare cadaveri di se stesso?

Mi dimetto dal tentativo di essere felice.

Non mi tolse gli occhi di dosso; era innamorata di qualcosa, probabilmente di me, probabilmente dell’amore.

I grandi alberi possenti con i loro artigli sotto i marciapiedi trafiggono il cielo tanto in alto che sono come argento perduto Lassù, la gente cammina tra i lampioni oltrepassando massicce basi di tronchi di qualcosa di vivo e non dedicano a ciò mai nemmeno un pensiero.

Dopo una dozzina di passi ci girammo, perché l’amore è un duello, e ci guardammo per l’ultima volta.

Restammo sdraiati sulla schiena a guardare il soffitto e a chiederci cosa avesse avuto in mente Dio quando aveva fatto la vita così triste.

Meglio dormire libero in un letto scomodo che dormire prigioniero in un letto comodo.

Stavo meravigliosamente bene e il mondo intero mi si apriva davanti perché non avevo sogni.

Ero giunto dall’oscurità del grande mondo, in barca, in autobus, in aereo, in treno, fermo, la mia ombra immensa che attraversava i campi, e il bagliore ardente delle locomotive dietro di me mi rendeva onnipotente sulla terra della notte, come Dio.

Neal tirò fuori le altre foto. Mi resi conto che quelle erano le uniche istantanee che i nostri figli avrebbero guardato un giorno con stupore, convinti che i loro genitori avessero vissuto una vita tranquilla, ordinata, come quella delimitata dalle inquadrature delle foto, alzandosi al mattino per camminare fieri sui marciapiedi della vita, senza nemmeno immaginare l’aspra follia e ribellione della nostra esistenza reale, della nostra notte, l’inferno, l’insensata strada d’incubo. E tutto dentro un vuoto senza principio e senza fine. Pietose forme d’ignoranza.

Se cerco di girarmi l’universo si gira con me e dall’altra parte dell’universo non va affatto meglio.

Sembra che io abbia una costituzione che non regge l’alcol e ancor di meno l’idiozia e l’incoerenza.

Fottere (“Fuck”) è una parola oscena che ha un suono limpido.

Il cielo è blu perché tu vuoi sapere perché il cielo è blu.

“Se non mi do una mossa subito sono spacciato” mi dico, spacciato come negli ultimi tre anni di disperazione ubriaca, una disperazione fisica e spirituale e metafisica che non si può imparare a scuola per quanti libri si leggano sull’esistenzialismo o sul pessimismo, per quante tazze di ayahuasca visionaria si bevano, per quanta mascalina si prenda, per quanto peyote si ingurgiti.

La sensazione di quando ti svegli con il delirium tremens la paura di una morte misteriosa che ti gronda giù dalle orecchie come le grevi ragnatele dei ragni nei paesi caldi, la sensazione di essere un mostro di fango piegato in due che geme sottoterra nella melma fumante trascinando chissà dove un lungo fardello ustionante, la sensazione di stare fino alle caviglie in una pozza di sangue di porco bollente, puah, di essere immerso fino alla vita in un gigantesco pentolone di lavatura di piatti marrone e unta senza più nemmeno una traccia di sapone – La faccia che ti vedi nello specchio è talmente stravolta e deformata dal dolore che non riesci nemmeno a piangere per una cosa così orrenda, così perduta, nessun rapporto con la perfezione di prima e perciò nessun rapporto con le lacrime o altro.

Se fai anche solo una meditazione vera sai per sempre che non esiste nulla di meglio. Il resto è ignoranza, preoccupazione e inquietudine mentale.

Il mondo è troppo vecchio perché noi possiamo parlarne con le nostre parole nuove.

La felicità consiste nel realizzare che è tutto un grande strano sogno.

Ma ve lo dico io, non c’è niente di più brutto delle strade vuote all’alba in una città americana tranne l’essere gettati ai coccodrilli nel Nilo al solo scopo di far sorridere i sacerdoti dei gatti.

E sempre galleggia la rosa, che amanti perduti ma intrepidi hanno gettato giù da ponti fatati a sanguinare nel mare, a inumidire le opere del sole per poi tornare di nuovo, tornare di nuovo…

Sono solo un pagliaccio depresso esattamente come chiunque altro.

Le università non sono altro che scuole di galateo per la non-identità middleclass che normalmente trova la sua migliore espressione fuori dei confini dell’università nelle schiere di ville da ricchi con prato e TV in ogni salotto dove tutti guardano la stessa cosa e pensano la stessa cosa nello stesso momento.

Avevo appena superato tutto un anno di castità basata sulla personale convinzione che la lussuria è la causa diretta della nascita la quale è la causa diretta del dolore e della morte e veramente senza esagerare ero giunto al punto di considerare la lussuria offensiva e addirittura crudele

Io sono Cattolico e non posso commettere suicidio, ma intendo bere me stesso a morte.

Cos’è il Buddhismo?
Un piccolo, folle
singhiozzo d’uccello.

Sono sceso dalla mia torre d’avorio,
E non ho trovato alcun mondo.

Siamo circondati dalla vita, non ce la faremo mai a capirla, così ci concentriamo a tracannare scotch dalla bottiglia.

Tutta la vita è un paese straniero.

Cos’è quella sensazione che si prova quando ci si allontana in macchina dalle persone e le si vede recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi? – è il mondo troppo grande che ci sovrasta, è l’addio. Ma intanto ci si proietta in avanti verso una nuova folle avventura sotto il cielo.

Se si possiede un tappeto si possiede troppo.

Fu da cattolico […] che un pomeriggio andai nella chiesa della mia infanzia (una delle tante), Santa Giovanna d’Arco a Lowell, Mass., e a un tratto, con le lacrime agli occhi, quando udii il sacro silenzio della chiesa (ero solo lì dentro, erano le cinque del pomeriggio; fuori i cani abbaiavano, i bambini strillavano, cadevano le foglie, le candele brillavano debolmente solo per me), ebbi la visione di che cosa avevo voluto dire veramente con la parola “Beat”, la visione che la parola Beat significava beato.

Quando si è giovani si ha voglia di piangere, quando si è vecchi si ha voglia di morire.

Se non ci può essere amore tra gli uomini che ci sia almeno amore tra gli uomini e Dio.