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Il Natale è un giorno speciale per tutti noi e in particolare per le persone che vivono la fede cristiana.
Come ricorda Papa Francesco il Natale è la memoria di un fatto concreto, la nascita di Gesù Cristo. Un Dio che nasce fra noi, un Dio che si fa uomo, all’apparenza semplicemente un neonato come milioni di altri. Il Signore dell’universo che sceglie le sembianze della creatura più indifesa, e nasce all’addiaccio, al freddo, come l’ultimo dei poveri.
Presento una raccolta delle più belle frasi sul Natale di Papa Francesco per capire il vero spirito del Natale e vivere in modo più spirituale questa festa.
Tra i temi correlati si veda Le frasi più belle per gli auguri di Natale e Le frasi più belle di Papa Francesco.
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Frasi sul Natale di Papa Francesco – Le 50 più belle
Il Natale è gioia, gioia religiosa, gioia di Dio, interiore, di luce, di pace.
La nascita di Cristo Salvatore rinnovi i cuori, susciti il desiderio di costruire un futuro più fraterno e solidale, porti a tutti gioia e speranza. Buon Natale!
Se vogliamo festeggiare il vero Natale, contempliamo questo segno: la semplicità fragile di un piccolo neonato. Lì sta Dio.
Fermiamoci davanti al Bambino di Betlemme. Lasciamo che la tenerezza di Dio riscaldi il nostro cuore.
Il mondo ha bisogno di tenerezza, bontà e mansuetudine.
Cerchiamo di ascoltare e di fare silenzio per lasciare spazio alla bellezza di Dio.
Il dono prezioso del Natale è la pace, e Cristo è la nostra vera pace. E Cristo bussa ai nostri cuori per donarci la pace, la pace dell’anima. Apriamo le porte a Cristo!
Bisogna vivere lo stupore e la meraviglia del Natale guardando a Gesù Bambino, sul cui volto sono impressi i tratti della bontà, della misericordia e dell’amore di Dio Padre
La nascita di Cristo Salvatore rinnovi i cuori, susciti il desiderio di costruire un futuro più fraterno e solidale, porti a tutti gioia e speranza. Buon Natale!
La nascita di Dio cambia il mondo. Non c’è posto per dubbi e indifferenza. Oggi il Figlio di Dio è nato: tutto cambia… Non siamo più soli e abbandonati.
Non possiamo rimanere inerti. Non ci è lecito restare fermi. Dobbiamo andare a vedere il nostro Salvatore deposto in una mangiatoia. Ecco il motivo della gioia e della letizia: questo Bambino è nato per noi, è dato a noi.
Il Natale è la sorpresa di un Dio bambino, di un Dio povero, di un Dio debole, di un Dio che abbandona la sua grandezza per farsi vicino a ognuno di noi.
Dio è innamorato di noi. Si fa piccolo per aiutarci a rispondere al suo amore.
Natale non è soltanto una ricorrenza temporale oppure un ricordo di una cosa bella. Il Natale è di più: noi andiamo per questa strada per incontrare il Signore. Il Natale è un incontro! E camminiamo per incontrarlo: incontrarlo col cuore, con la vita.
A Natale Cristo viene fra noi: è il momento propizio per un incontro personale con il Signore.
Come per i pastori di Betlemme, possano anche i nostri occhi riempirsi di stupore e meraviglia, contemplando nel Bambino Gesù il Figlio di Dio.
Custodiamo in noi la luce accesa a Natale, portiamola dappertutto, nella vita di ogni giorno.
In cielo non vale ciò che si ha, ma ciò che si dà.
Ma più che essere noi ad incontrare il Signore è importante lasciarci incontrare da Lui. Quando noi ci lasciamo incontrare da Lui, è Lui che entra dentro di noi, è Lui che ci rifà tutto di nuovo, perché questa è la venuta, quello che significa quando viene il Cristo: rifare tutto di nuovo, rifare il cuore, l’anima, la vita, la speranza, il cammino.
Oggi il Figlio di Dio è nato: tutto cambia. Il Salvatore del mondo viene a farsi partecipe della nostra natura umana, non siamo più soli e abbandonati.
Se noi pensiamo al Natale in un clima di consumismo, di vedere cosa posso comprare per fare questo e quest’altro, di festa mondana, Gesù passerà e non lo troveremo.
Il Natale spesso è una festa rumorosa: ci farà bene stare un po’ in silenzio, per sentire la voce dell’Amore.
Cerchiamo di vivere il Natale in maniera coerente col Vangelo, accogliendo Gesù al centro della nostra vita.
Liberiamo il Natale dalla mondanità che l’ha preso in ostaggio! Lo spirito vero del Natale è la bellezza di essere amati da Dio.
In una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e lusso, di apparenza e narcisismo, Gesù ci chiama a un comportamento sobrio, cioè semplice, equilibrato, lineare, capace di cogliere e vivere l’essenziale. In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio. Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia.
L’albero di natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita. Gli addobbi di natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita. La campana di natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire.
Quando pregherete a casa, davanti al presepe con i vostri familiari, lasciatevi attirare dalla tenerezza di Gesù Bambino, nato povero e fragile in mezzo a noi, per darci il suo amore. Questo è il vero Natale. Se togliamo Gesù, che cosa rimane del Natale? Una festa vuota. Non togliere Gesù dal Natale! Gesù è il centro del Natale, Gesù è il vero Natale! Capito?
Senza Gesù non c’è Natale; c’è un’altra festa, ma non il Natale. E se al centro c’è Lui, allora anche tutto il contorno, cioè le luci, i suoni, le varie tradizioni locali, compresi i cibi caratteristici, tutto concorre a creare l’atmosfera della festa, ma con Gesù al centro. Se togliamo Lui, la luce si spegne e tutto diventa finto, apparente.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri. Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco.
In questi giorni di Natale diamo spazio agli atteggiamenti e ai gesti che favoriscono la pace.
Nei volti dei bambini, specie quelli che nel mondo patiscono guerra, violenza e migrazioni forzate, riconosciamo il Bambino di Betlemme.
Il Natale è la festa dell’Incarnazione, del Dio che, come un Padre tenero, si fa piccolo e povero per salvarci.
Buon Natale! Oggi la Chiesa rivive lo stupore della Vergine Maria, di san Giuseppe e dei pastori di Betlemme contemplando il Bambino che è nato e che giace in una mangiatoia: Gesù, il Salvatore.
A tutti voi, rinnovo l’augurio di pace e di serenità: siano questi, per voi e per i vostri familiari, giorni in cui gustare la bellezza di stare insieme sentendo che Gesù è in mezzo a noi
La gioia del Natale è una gioia speciale; ma è una gioia che non è solo per il giorno di Natale, è per tutta la vita del cristiano. È una gioia serena, tranquilla, una gioia che sempre accompagna il cristiano.
A questo ci chiama il Natale: a dare gloria a Dio, perché è buono, è fedele, è misericordioso. In questo giorno auguro a tutti di riconoscere il vero volto di Dio, il Padre che ci ha donato Gesù. Auguro a tutti di sentire che Dio è vicino, di stare alla sua presenza, di amarlo, di adorarlo.
Con la nascita di Gesù è nata una promessa nuova, è nato un mondo nuovo, ma anche un mondo che può essere sempre rinnovato.
Natale è tempo per trasformare la forza della paura in forza per una nuova immaginazione della carità, per sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto.
Lui, Gesù bambino, è il Figlio di Dio che viene a salvarci. E’ venuto tra di noi per mostrarci il volto del Padre ricco di amore e di misericordia. Stringiamo, dunque, tra le nostre braccia il Bambino Gesù, mettiamoci al suo servizio: Lui è fonte di amore e di serenità. E sarà una bella cosa, oggi, quando torniamo a casa, andare vicino al presepe e baciare il Bambino Gesù e dire: “Gesù, io voglio essere umile come te, umile come Dio”, e chiedergli questa grazia.
Il presepe e l’albero toccano il cuore di tutti, anche di coloro che non credono, perché parlano di fraternità, di intimità e di amicizia, chiamando gli uomini del nostro tempo a riscoprire la bellezza della semplicità, della condivisione e della solidarietà.
Quanta gente nella sua vita mai ha sperimentato una carezza, un’attenzione di amore, un gesto di tenerezza. Il Natale ci spinge a farlo noi.
Come i Pastori di Betlemme di tanti anni fa, hanno riconosciuto il Figlio di Dio nato in una stalla, così anche voi sappiatelo riconoscere quando viene nel mistero dell’Eucaristia. La Notte del Natale illumini con la gioia e con la pace la vita di ciascuno di voi, delle vostre famiglie, delle persone a voi care e, in modo particolare, delle persone sole, dei sofferenti e dei senza tetto.
In questo mondo dove si adora tanto il Dio denaro che il Natale ci aiuti a guardare la piccolezza di questo Dio che ha capovolto i valori mondani. Vi auguro un Santo Natale, e felice: tanto felice Natale. Un abbraccio a tutti
Il Natale è gioia, gioia religiosa, gioia di Dio, interiore, di luce, di pace. Quando non si ha la capacità o si è in una situazione umana che non ti permette di comprendere questa gioia, si vive la festa con l’allegria mondana. Ma fra la gioia profonda e l’allegria mondana c’è differenza.
Il Natale è l’appuntamento con Dio che nasce nella povertà della grotta di Betlemme per insegnarci la potenza dell’umiltà. Infatti, è anche la festa della luce che non viene accolta dalla “gente eletta” ma dalla “gente povera e semplice” che aspettava la salvezza del Signore.
Nel mistero del Natale, accanto a Maria c’è la silenziosa presenza di san Giuseppe, come viene raffigurata in ogni presepe. L’esempio di Maria e di Giuseppe è per tutti noi un invito ad accogliere con totale apertura d’animo Gesù, che per amore si è fatto nostro fratello. Egli viene a portare al mondo il dono della pace.
Nel periodo natalizio ricordiamo l’infanzia di Gesù Bambino. Per crescere nella fede avremmo bisogno di contemplare più spesso Gesù Bambino. Certo, non conosciamo nulla di questo suo periodo. Le rare indicazioni che possediamo fanno riferimento all’imposizione del nome dopo otto giorni dalla sua nascita e alla presentazione al Tempio (cfr Lc 2,21-28); e inoltre alla visita dei Magi con la conseguente fuga in Egitto (cfr Mt 2,1-23). Poi, c’è un grande salto fino ai dodici anni, quando con Maria e Giuseppe va in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua, e invece di ritornare con i suoi genitori si ferma nel Tempio a parlare con i dottori della legge.
Come si vede, sappiamo poco di Gesù Bambino, ma possiamo imparare molto da Lui se guardiamo alla vita dei bambini. È una bella abitudine che i genitori, i nonni hanno, quella di guardare ai bambini, cosa fanno.
Contemplando Gesù Bambino, amore umile e infinito, diciamogli semplicemente: “Grazie, perché hai fatto tutto questo per me!
I pastori e i Magi ci insegnano ad alzare lo sguardo verso la stella e a seguire i grandi desideri del nostro cuore. Ci insegnano a non accontentarci di una vita mediocre, del “piccolo cabotaggio”, ma a lasciarci sempre affascinare da ciò che è buono, vero, bello…