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Francesco Tullio Altan, più noto semplicemente come Altan (Treviso, 30 settembre 1942), è un fumettista, vignettista e autore satirico italiano.
Altam è autore di celebri vignette di satira politica che sono comparse su riviste come Linus, L’Espresso, Panorama e ultimamente con il quotidiano La Repubblica. Su Altan ha scritto Stefano Benni: “Altan ha la ferocia di Beckett, la grazia di Keaton, l’imprevedibilità di Totò”.
Presento una raccolta delle frasi più belle e divertenti di Altan. Tra i temi correlati si veda Woody Allen, Frasi e aforismi su sesso, dio, donne e psicoanalisi, Le frasi e battute più belle di Totò e Le frasi più belle e divertenti di Malfalda.
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Le frasi più belle e divertenti di Altan
C’è il boom della comunicazione: tutti a comunicare che stanno comunicando.
Con la crescita zero il Paese invecchia. Tra un po’ avremo un pensionato a carico di ogni disoccupato.
È impressionante la violenza con cui riusciamo a fottercene di tutto.
Sono ottimista. Il bicchiere lo vedo mezzo pieno. Di merda.
Noi farfalle si vive un giorno solo, e quando son le sei di sera si han già le palle piene.
Questo deprecabile razzismo da stadio sta rovinando l’immagine di milioni di razzisti per bene.
Questi giovani d’oggi non credono a niente: noi, alla loro età, eravamo pieni di delusioni.
La giustizia è uguale per tutti. Non è colpa nostra se non tutti sono uguali.
Anno bisestile: una giornataccia in più del solito.
Basta. Esigo le mie dimissioni.
Il vantaggio di un disoccupato in più, è uno scioperante in meno.
La tristezza è che quando finisce un’epoca ne comincia subito un’altra.
Che la vita è una merda passi. Ma che una debba anche godersela, è un po’ troppo.
Ci sono dei momenti storici che a uno gli piacerebbe di poter dire: io non c’ero.
Non vedo l’ora che si sblocchi lo stallo, così precipitiamo da qualche parte.
Cresce il conflitto di interessi fra me e la realtà circostante.
Da piccola temevo il futuro e nessuno mi ha avvisato che non sarebbe mai arrivato.
Vorrei tornare al proporzionale, alla lira, all’Urss e ai miei vent’anni.
È record: ogni telefonino possiede un italiano.
È una vita che nascondo la testa. E adesso mi avvisano che era merda, non sabbia.
Lavoro usurante: fare il cittadino in un paese dove vige il Vaticano.
L’italiano è un popolo straordinario. Mi piacerebbe tanto che fosse un popolo normale.
E’ Natale. Sono indeciso se sentire un grande senso di fratellanza o andare a sciare a Cortina.
Forse è ora che l’umanità si dimetta.
Come legge elettorale proporrei il sorteggio.
Pensiamo ai bisogni degli Italiani. Il bisogno di paura prima di tutto.
Mi piacerebbe sapere chi è il mandante di tutte le cazzate che faccio.
Il progresso umano è come la digestione: prima o poi dà i suoi frutti.
Insomma, per dirla in soldoni: chi più ne ha, più ne detrae.
Il futuro non lo voglio più. Portatemi il conto e basta.
Mi interessano le donne che pensano. Quelle che non pensano, non mi fanno venire in mente niente.
Un Paese sottosviluppato dovrebbe avere manodopera a basso costo, sennò cosa lo sottosviluppiamo a fare?
Mi piace il giorno dei morti: vado al cimitero e mi sento qualcuno.
Non sarà che tutti muoiono perché è gratis?
Ognuno ha il suo prezzo. Io ho anche lo sconto.
Attenzione ai pagliacci, possono diventare feroci.
Speriamo che mi venga un attacco di panico. Così posso reagire allo sconforto.
Non dico come voto. Non voglio rovinarmi la sorpresa.
Per ora non mi hanno arrestato neanche un conoscente: morirò onesto, ma sconosciuto.
Il Paese ha bisogno di riforme. Ma anche le riforme avrebbero bisogno di un Paese.
Adoro i referendum: si vota ma non si elegge nessuno.
Cambiano i padri, ma la madre della recessione è sempre incinta.
Sono ottimista: un giorno la terra servirà a concimare un pianeta lontano.
Sono tempi orribili: si stava meglio quando gli altri stavano peggio.
Basta precariato. Voglio essere sfruttata a tempo indeterminato.
Non so da dove vengo. Non so chi sono. So che voglio andare su youtube.
Sono un pessimista felice. Le cose vanno peggio di ogni più rosea previsione.
Uno nasce, e poi muore. Il resto sono chiacchiere.
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Altan – Vignette e dialoghi in due battute
– La figlia: Mi racconti una fiaba?
– Il padre: No. Ti racconto una balla, così ti abitui.
– Dice che, dopo il voto, taglia le tasse.
– Digli che lo votiamo, dopo le elezioni.
– Questa crisi durerà anni.
– Finalmente un po’ di stabilità.
– Di nuovo i sacrifici. E a chi gli toccherebbe farli? A noi!
– E’ una roba delicata, non si può mica farglieli fare a della gente che non ha pratica.
– Lei è un coglione.
– Maledizione, un’altra fuga di notizie.
– In famiglia siamo pessimisti.
– Beata lei. Noi non abbiamo più niente da perdere.
– Disoccupazione giovanile in aumento, onorevole.
– Ma Dio bono, non invecchiano mai?
– Lei pensa prima di parlare?
– Mai, sennò perdo il filo.
– Mi hanno dato un due in latino.
– Finalmente un po’ di meritocrazia.
– Papà, che cos’è la politica?
– Zitto e governa.
– Abbiamo l’acqua alla gola. E’ ora di muoversi.
– In su o in giù?
– Il mondo è cambiato. Dobbiamo capirlo.
– Calma. Devo ancora finire di capire quello vecchio.
– Nella storia noi italiani abbiamo fatto cose straordinarie
– Per due o tre secoli possiamo riposarci
– Si allarga la forbice tra poveri e ricchi
– Mi stai diventando sentimentale?
– Mi sta venendo lo stress, Cipputi
– Non dirmelo. Stamattina mi sono visto nello specchio e mi sono messo a gridare che c’era un comunista in bagno.
– Quando andiamo noi operai in TV cala l’ascolto.
– Manca la suspence. Lo sanno tutti che alla fine lo prendiamo nel di dietro.
– Mamma, perché il babbo lavora mentre noi siamo in vacanza?
– Perché così dopo può rinfacciarmelo.
– Peggio di così non possiamo andare.
– Dai: ancora uno sforzo e ci riusciamo!
– Sono pieno di speranze.
– Un dito in gola e te ne liberi.
– Prima massaia: Caspita, quanto mangiate!
– Seconda massaia: Sa com’è, abbiamo il water nuovo.
– I ladri sono ladri!
– Lei non può criminalizzare così un’intera categoria.
– Ci aspetta un futuro di merda.
– Sempre che riusciamo ad aumentare la produttività.
– Sono nato e morirò di sinistra.
– E allora sbrigati, fin che c’è.
– Dove va?
– All’estero, a farmi prendere un po’ per il culo.
– Ah! se il tempo si fermasse, caro.
– Brava, così la banca smette di pagarci gli interessi.
– Depresso?
– Magari! Infelice.
– Mio nipotino ha tre anni e già crede in Dio.
– Che tenero opportunista.
– C’è sempre una prima volta per fare cazzate.
– Però non c’è mai l’ultima.
– Babbo! Dio mi ha creato a sua immagine e somiglianza.
– Secondo me somigli a un amante di tua mamma di nome Bergonzoni.
– C’è un altro uomo?
– Se proprio vogliamo contare anche te, sì.
– Per carnevale mi vesto da pagliaccio.
– Vuoi farti riconoscere?
– Ciao. Ci vediamo domani.
– Finalmente un po’ di ottimismo.
– Come ci giudicheranno i posteri?
– Se tutto va secondo i nostri piani gli lasciamo cose molto più drammatiche di cui preoccuparsi.
– Ho diritto di ricercare la felicità.
– Se la trovi te ne compro un pezzo.
– In Dio ci crede?
– Eccome! tutti i giorni je dico: aò!
– È ora di rivalutare la merda.
– E quando mai è stata svalutata?
– Padre: Sempre lì a rincoglionirti con la TV, eh?
– Figlio: “Ci hai l’invidia perché te ti sei dovuto rincoglionire con la radio.
– È pieno di gente che non arriva alla fine del mese.
– Accorciamo i mesi?
– Con l’effetto serra si sciolgono i ghiacci, e andiamo tutti sott’acqua.
– E la terra sarà la Venezia dell’universo!
– È un mondo senza futuro.
– Finalmente possiamo rilassarci!
– Ho tutto, eppure sono infelice, Luisa.
– È la vita. C’è gente che non ha niente eppure è infelice uguale.
– Gli umani sono tutti feroci e sanguinari?
– No: per fortuna ci sono anche quelli svogliati.
– Ho diritto alla speranza.
– Tenga presente che la sua speranza finisce dove comincia la mia.
– I veri uomini si vedono nei momenti difficili, Luisa.
– A quanto pare viviamo momenti facilissimi io e te.
– Gli italiani sono troppo individualisti, Gaetà.
– E chi se ne frega? Cazzi loro.
– Ho rubato, corrotto, concusso e mentito.
– La pianti di vantarsi e venga al dunque.
– C’è un nuovo ordine mondiale.
– Ecco perché non si trova più niente.
– Basta con le guerre in nome di Dio.
– Finalmente un’apertura agli atei.
– Ho un’erezione, Luisa.
– Proprio quest’anno che sono così occupata?
– Il bebè: da chi mi porti?.
– La cicogna: Che te ne frega, tanto sono tutti stronzi uguale!
– Lei è un parassita della società!
– Buon segno: vuol dire che è ancora viva.
– Lei è dalla parte del torto.
– Ingenuo. È il torto che è dalla mia parte.
– E il revisionismo sulla resistenza?
– Non possiamo permetterci il lusso di un passato decente senò al confronto risultiamo delle merde.
– Mi spieghi cos’è il fascismo?
– Se hai un attimo di pazienza te lo potrai godere dal vivo.
– Ma in questo mondo conta solo il profitto?
– Ma no! C’è anche il lucro.
– Mamma, il papa ribadisce: no ai rapporti prematrimoniali.
– E tu dagliela a un uomo sposato.
– Ricordati: dobbiamo fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi.
– Bravo, e dove li troviamo i soldi?
– Ci vuole più competitività.
– Non vale: l’ho detto prima io.
– Mi chiedo a cosa ti serve possedere il famoso pene.
– Non so. Ce lo tramandiamo di padre in figlio.
– Mi vergogno di essere italiano.
– Beato lei: io mi vergogno di essere.
– Papà, dobbiamo amarci l’un l’altro.
– Già, e poi cosa dirà la gente!
− Tra noi vige un rapporto di odio-amore, capito?
− Spiegami meglio la seconda parte.
– Poteva andare anche peggio.
– No.
– Nessuno mi ricatta.
– E’ il dramma dell’emarginazione.
– Questi giovani escono dalla scuola che non sanno un tubo!
– È una misura cautelativa, in caso vengano catturati dal nemico.
– Non le rimorde di essere un evasore?
– Non più: ho delocalizzato la coscienza.
Lui e lei a letto.
– Lui: L’amore non ha età.
– Lei: E’ vero: eri pessimo già a 20 anni.
– Siamo sull’orlo del baratro.
– Goditi il panorama.
– Perché i tagli alla cultura?
– Per proteggervi, meno ne sapete meglio è per voi.
– Sono nata col parto indolore mamma?
– Sì. Ne approfitto per ricordarti che è l’unica soddisfazione che mi hai dato, a tutt’oggi.
– Sono turbato, sgomento, confuso.
– Incazzarsi mai?
– Sono stitico, babbo.
– Sbagli: tutti devono dare il loro contributo alla società.
– Sorellina, la mamma ha deciso di lasciare il babbo.
– Non a noi, spero.
– Lei è un efferato delinquente.
– Dia tempo al tempo e diventerò una simpatica canaglia.
– Una parola e sarò tua, Aldo!
– La proprietà è un furto!
– Suo marito è già impotente?
– E chi lo sa?
– Tu ci credi all’aldilà?
– No. Ma neanche tanto all’aldiqua.