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Antonio Machado (Siviglia, 26 luglio 1875 – Collioure, 22 febbraio 1939), è considerato uno dei più importanti poeti spagnoli.
Presento una raccolta delle frasi e poesie più belle di Antonio Machado. Tra i temi correlati si veda Le più belle poesie di Federico García Lorca, Le più belle frasi e citazioni di Pablo Neruda e Le più belle frasi e poesie di Pedro Salinas.
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Le frasi e poesie più belle di Antonio Machado
Dentro il cuore
avevo la spina di una passione;
riuscii a strapparla un giorno
Non sento più il mio cuore.
Ogni amore è fantasia;
inventa l’anno, il giorno,
l’ora e la sua melodia;
inventa l’amante e anche
l’amata. Non è una prova
contro l’amore che l’amata
non sia mai esistita.
Sul cammino bianco,
alberi che nereggiano stecchiti;
sopra i monti lontani sangue ed oro…
Morto è il sole…
Che cerchi, poeta, nel tramonto?
Tra vivere e sognare
c’è una terza cosa
Indovinala….
Oltre il vivere e il sognare
c’è quello che importa:
svegliarsi.
Frustano il giardino di limoni
le raffiche di febbraio.
Non dormo per non sognare.
La tua verità?
No, la Verità,
vieni con me a cercarla.
La tua, tienitela.
La magnifica fiducia
a te, Natura, e pace chiedo,
la mia tregua di paura e di speranza,
un chicco di allegria, un mare d’oblio.
Viandante, sono le tue orme
la strada, nient’altro;
Viandante, non sei su una strada,
la strada la fai tu andando.
Mentre vai, si fa la strada
e girandoti indietro
vedrai il sentiero che mai
più calpesterai.
Viandante, non hai una strada,
ma solo scie nel mare.
Estate, gioventù, tripudio di colori.
Vivo carminio del labbro assetato…
Violento
rosso dei garofani inebrianti.
Io amo i mondi lievi,
sottili, gentili
come bolle di sapone.
Mi piace vederle quando si colorano
di giallo e carminio, volare
sotto il cielo azzurro, tremare
d’improvviso, poi rompersi.
Converso con l’uomo che sta sempre con me,
chi parla da solo spera un giorno di parlare a Dio.
Oh, padre mio, ancora
ti vedo e il tempo non ti ha cancellato!
Ormai sono più vecchio di te, padre mio, quando mi baciavi.
Ma nel ricordo
sono ancora il bimbo che tu prendevi per mano.
Tanti anni sono passati senza che ti ricordassi, padre mio!
Dove sei stato tu in tutti questi anni?
La tua anima sarà un falò
nell’azzurro inverno intirizzito
per attendere l’amata primavera.
Il vino è talvolta una scala di sogno.
I tuoi occhi mi ricordano
le notti dell’estate,
nere notti senza luna,
in riva al mare salato,
e scintillare di stelle
del cielo nero e basso.
Che ciascuno parli di sé meglio che può, con questa avvertenza al suo prossimo: se per caso lei capisce qualcosa di quello che dico, può star certo che io l’intendo in un altro modo.
Dall’uscio di un sogno mi chiamarono…
Era la buona voce, amata voce.
– Dimmi: verrai a veder l’anima con me?…
Giunse al mio cuore una carezza.
– Sempre con te… Ed avanzai nel sogno
per una lunga e nuda galleria
sentendo il tocco della veste pura
e il pulsar dolce della mano amica.
Di tutta la memoria vale solo il dono illustre di evocare i sogni.
Una laguna sembra
il largo fiume tra la bianca nebbia
della mattina. Per i monti viola
passa un’altra chimera.
Se io fossi un poeta
galante, canterei
agli occhi vostri un canto così puro
come sul marmo bianco l’acqua chiara.
Solitudine, mia compagna sola,
dea del prodigio, che hai voluto farlo
non richiesta!, di dare la parola
alla mia voce, dimmi: con chi parlo?
Rifuggo ormai la chiassosa brigata
e senza amici solo pena c’è
con te, signora, nel viso velata,
sempre velata se parli con me.
Dicono che l’uomo non è un uomo se non ascolta il suo nome dalle labbra di una donna.
Lo scetticismo, lungi dall’essere, come molti credono, un’ansia di negare tutto, è al contrario l’unico mezzo per difendere alcune cose.
È bene sapere che i bicchieri ci servono per bere; il male è che non sappiamo a che cosa serve la sete.
Quelli che sono sempre di ritorno da tutto sono quelli che non sono mai andati da nessuna parte.
Che fare allora? Tessere il filo che ci danno, sognare il nostro sogno, vivere; solo così potremo operare il miracolo della creazione.
Ha l’uomo quattro cose
che non servono nel mare:
ancora, timone e remi,
e paura di naufragare.
Ho creduto spento il mio focolare,
e ho attizzato la cenere…
Mi son bruciato la mano.
Ho scoperto il segreto del mare meditando su una goccia di rugiada.
Moneta che sta in mano
bisogna serbar, forse;
ma quella che è nell’anima
se non si dà si perde.
No, che non dorme il mio cuore.
È ben desto il cuore, è desto.
Non dorme né sogna: è intento,
aperti gli acuti occhi,
a lontani segni ascolta
agli orli del grande silenzio.
Io vado sognando strade nella sera.
Il mare è un sogno sonoro
sotto il sole d’aprile.
Cantavano i bimbi
ingenue canzoni
di un qualcosa che passa
e che mai arriva
la storia confusa
e chiara la pena.
Versava la fonte
le sue eterne leggende:
sbiadita la storia,
narrava la pena.
Beato chi dimentica la ragione del viaggio e nella stella, nel fiore, nelle nuvole, lascia la sua anima.
Soltanto si perde ciò che si conserva, soltanto si guadagna ciò che si dà.
Sotto tutto quello che pensiamo c’è quello in cui crediamo, l’estremo velo del nostro animo.
Le idee appartengono a tutti e ci sono imposte dall’esterno; le intuizioni sono sempre nostre.
Oh, riposare nell’azzurro del giorno
come riposa l’aquila nel vento,
sopra la montagna fredda,
sicura delle sue ali e del respiro!
Fuggi da palchi, pulpiti, piattaforme e piedistalli. Non perdere mai il contatto con il terreno; perché solo così avrai un’idea approssimativa della tua statura.
Non esiste nessuno così affezionato al suo volto che non accarezzi l’idea di presentarne un altro al mondo.
Impara a dubitare e finirai col dubitare del tuo stesso dubbio; in questo modo Dio ricompensa lo scettico e il credente.
Oscuro perché prestino attenzione.
Chiaro, chiaro come l’acqua, perché nessuno capisca.
Non fidarti delle parole: in questa vita troverai molte persone che vivono male e parlano bene.
Comincio a credere, anche a rischio di cadere nel paradosso, cosa non di mio gradimento, che l’artista deve amare la vita e odiare l’arte. Il contrario di ciò che ho pensato fino ad ora.
Solo raccomando di non leggere mai i miei versi ad alta voce. Non sono fatti per essere recitati, ma perché le parole creino rappresentazioni.
Io vedo la poesia come un’incudine di costante attività spirituale, non come un laboratorio di formule dogmatiche rivestite di immagini più o meno brillanti
Un uomo consacrato alla poesia a me pare che non sarà mai un poeta. Perché il poeta non otterrà mai la poesia dalla poesia stessa. Creare è ottenere una cosa da un’altra, convertire una cosa in altra, e la materia sopra la quale si opera non può essere l’opera stessa. Così, un’ape consacrata al miele — e non ai fiori — sarà piuttosto un parassita, e un uomo consacrando alla poesia e non alle mille realtà della sua vita, sarà il più grave nemico delle muse.
E quando verrà il giorno dell’ultimo mio viaggio,
e salperà la nave che non tornerà mai più,
mi vedrete a bordo leggero di bagaglio,
e quasi nudo, come i figli del mare.
(Antonio Machado. L’epitaffio è tratto da una sua poesia)