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Peppino Impastato (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978), è stato un giornalista e attivista italiano, membro di Democrazia Proletaria e noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra.
Peppino Impastato viene assassinato il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani. Dopo anni e tentativi di depistaggio, il 5 marzo 2001 la Corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole del’omicidio e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L’11 aprile 2002 il boss Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Peppino Impastato. Alcune frasi di Peppino Impastato sono tratte dal programma radiofonico “Onda pazza” dell’emittente Radio Aut (giornale di controinformazione radiodiffuso) dove Peppino Impastato denuncia le attività illecite del boss Gaetano Badalamenti (deriso con il nome di “Tano seduto”).
Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi sulla mafia, Frasi, citazioni e aforismi sull’omertà, Le frasi e citazioni più celebri di Paolo Borsellino e Le frasi e citazioni più celebri di Giovanni Falcone.
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Le frasi più belle di Peppino Impastato
Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!
La mafia uccide, il silenzio pure.
Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione a rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.
Siamo nei paraggi del maficidio di mafiopoli.
(Peppino impastato a Radio Aut)
Così arrivammo al centro di Mafiopoli, la turrita città piena di gente, che fa per professione l’ingannapopoli.
(Peppino impastato a Radio Aut)
Il grande capo, Tano seduto, si aggira come uno sparviero nella piazza, mentre la commissione edilizia è riunita. Si aspetta il grande verdetto.
(Peppino impastato a Radio Aut)
A Mafiopoli si coltiva un ortaggio speciale: il mafio: incrocio tra carciofo, pallone gonfiato e lupara.
(Peppino impastato a Radio Aut)
Ascoltiamo adesso l’inno nazionale di Mafiopoli [suono dello scarico del cesso] (Peppino impastato a Radio Aut)
Costruiremo tanto belle cose, dei seminterrati, 600 metri quadrati di seminterrati, parola di Tano seduto.
(Peppino impastato a Radio Aut)
Il progetto Z11 è passato. Per Don Tano seduto non esistono ostacoli. Ci sarà anche un porticciolo, in costruzione, dove approderanno tutte le puttane dei nostri amici e da dove le nostre merci potranno partire indisturbate.
(Peppino impastato a Radio Aut)
Gli aerei cambieranno rotta. Al limite costruiremo un tunnel. La mia grotta artificiale si adatta molto al progetto: la scaviamo ancora e vi facciamo passare gli aerei. Ma adesso spostiamoci a casa mia per festeggiare l’avvenimento. I miei metodi funzionano sempre (spari) ah, ah, ah.
(Peppino impastato a Radio Aut)
A mafiopoli ci saranno due liste elettorali: una dei degenti cronici dei dc composti da dottori, medici, infermieri, ospedalieri in genere, e una di uccellacci e volanti, svolazzatori… La prima lista dei degenti-degenerati porterà come simbolo una croce rossa su una lupara. La lupara colpisce e ferisce, la croce rossa cura.
(Peppino impastato a Radio Aut)
La nostra lista sarà denominata “ospedale da campo” e porterà come simbolo una croce rossa che campeggia su una lupara. E un bisturi. Ma siamo ancora indecisi sul bisturi.
(Peppino impastato a Radio Aut)
Tra le due liste, tra la lista degli ucccellacci e dell’ospedale da campo, ci sarà un intesa sotterranea, gli inglesi dicono un’intesa underground.
(Peppino impastato a Radio Aut)
Don Tano seduto è commosso: in questo momento sta recitando un atto di dolore per tutti i peccati che ha commesso, affinché venga perdonato dalla santa Dc e dal popolo fratello di Mafiopoli…
(Peppino impastato a Radio Aut)
Ma a Mafiopoli è primavera, è primavera elettorale. Le margheritine abbondano, le rose sorridono, i fiori impazzano. Oh, che atmosfera! ma al di là della stagione, al di là della primavera ci sono gli uomini di tutte e per tutte le stagioni a Mafiopoli.
(Peppino impastato a Radio Aut)
I traffici sono tanti e tali che non si possono coprire. Non si può coprire con una foglia una nave che trasporta chi sa che cosa, che fuma, non si può coprire con una foglia. E si può coprire un porto con una foglia? E sì, non si può, non si può, non si può.
(Peppino impastato a Radio Aut)
– Sì, sono sempre gli argomenti con i quali il grande capo Tano Seduto ha imposto la sua legge.
– Ma che fa’ ti lamenti? Bada… bada…
– Bada a come ti lamenti
(Peppino impastato a Radio Aut)
Ed ecco Il buono, il brutto e il cattivo.
Chi sarà il buono, ma son tutti buoni? Chi sarà il cattivo? Ma il cattivo fra loro non esiste, il cattivo è sempre al di fuori di loro.
(Peppino impastato a Radio Aut)
Onda pazza è una trasmissione satiro-schizo-politica sui problemi locali
(Peppino impastato a Radio Aut)
Onda pazza. Non ci fate caso. E’ tutta pazza.
(Peppino impastato a Radio Aut, alla fine del programma Onda pazza, sulle note di “Facciamo finta che tutto va ben”)
Arrivai alla politica nel lontano novembre del ’65, su basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire a una condizione familiare ormai divenuta insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, con connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo codice comportamentale. E’ riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività.
Passavo, con continuità ininterrotta da fasi di cupa disperazione a momenti di autentica esaltazione e capacità creativa: la costruzione di un vastissimo movimento d’opinione a livello giovanile, il proliferare delle sedi di partito nella zona, le prime esperienze di lotta di quartiere, stavano lì a dimostrarlo. Ma io mi allontanavo sempre più dalla realtà, diventava sempre più difficile stabilire un rapporto lineare col mondo esterno, mi racchiudevo sempre più in me stesso. Mi caratterizzava sempre più una grande paura di tutto e di tutti e al tempo stesso una voglia quasi incontrollabile di aprirmi e costruire.
Nessuno ci vendicherà:
la nostra pena non ha testimoni.
Il comunismo non è oggetto
di libera scelta individuale
né vocazione artistica:
è una necessità
materiale e psicologica.
Seduto se ne stava
e silenzioso
stretto a tenaglia
tra il cielo e la terra
e gli occhi vuoti
fissi sull’abisso.
Passeggio per i campi
con il cuore sospeso
nel sole.
Il pensiero,
avvolto a spirale,
ricerca il cuore
della nebbia.
Un mare di gente
a flutti disordinati
s’è riversato nelle piazze,
nelle strade e nei sobborghi.
È tutto un gran vociare
che gela il sangue,
come uno scricchiolio di ossa rotte.
Non si può volere e pensare
nel frastuono assordante;
nell’odore di calca
c’è aria di festa.
Fresco era il mattino
E odoroso di crisantemi.
Ricordo soltanto il suo viso
Violaceo e fisso nel vuoto,
il pianto delle donne,
il singhiozzo della campana,
e una voce amica:
“è andato in paradiso
a giocare con gli angeli,
tornerà presto”.