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Luis Sepúlveda (Ovalle, 4 ottobre 1949 – Oviedo, 16 aprile 2020) è stato uno scrittore e regista cileno, stroncato dal coronavirus dopo due mesi di ricovero nella clinica di Oviedo.
“La letteratura che vale è quella che riesce a dar voce a chi non ha voce” scrive Luis Sepúlveda in una delle sue opere.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Luis Sepúlveda. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e poesie di Jorge Luis Borges, Le più belle frasi e citazioni di Pablo Neruda, Frasi, citazioni e aforismi di Paulo Coelho e Le frasi più belle di Isabel Allende.
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Le frasi più belle di Luis Sepúlveda
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Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (Historia de una gaviota y del gato que le enseñó a volar, 1996)
E se tutto questo è un sogno, che importa. Mi piace e voglio continuare a sognare.
[Y si todo esto es un sueno, qué importa. Me gusta y quiero seguir sonandolo.]
«Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante» miagolò Zorba.
«Ah sì? E cosa ha capito?» chiese l’umano.
«Che vola solo chi osa farlo» miagolò Zorba
È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile.
Forse non sa volare con ali d’uccello, ma ad ascoltarlo ho sempre pensato che voli con le parole.
Zorba rimase a contemplarla finché non seppe se erano gocce di pioggia o di lacrime ad annebbiare i suoi occhi gialli di gatto nero grande e grosso, di gatto buono, di gatto nobile, di gatto del porto.
Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali.
Miagolare l’idioma degli umani è tabù. Così recitava la legge dei gatti, e non perché loro non avessero interesse a comunicare. Il grosso rischio era nella risposta che avrebbero dato gli umani. Cosa avrebbero fatto con un gatto parlante? Sicuramente lo avrebbero chiuso in una gabbia per sottoporlo a ogni genere di stupidi esami, perché in genere gli umani sono incapaci di accettare che un essere diverso da loro li capisca e cerchi di farsi capire.
Disgraziatamente gli umani sono imprevedibili. Spesso con le migliori intenzioni causano i danni peggiori.
Ti leggerò una cosa di un poeta che si chiama Bernardo Atxaga. Dei versi di una poesia intitolata “I gabbiani”:
“Ma il loro piccolo cuore
-lo stesso degli equilibristi-
per nulla sospira tanto
come per quella pioggia sciocca
che quasi sempre porta il vento,
che quasi sempre porta il sole”
Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro ancora si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia.
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Storia di un gatto e del topo (Historia de Mix, de Max y de Mex, 2012)
Nessun uccello vola appena nato, ma arriva il momento in cui il richiamo dell’aria è più forte della paura di cadere e allora la vita gli insegna a spiegare le ali.
La libertà è uno stato di grazia e si è liberi solo mentre si lotta per conquistarla.
I veri amici condividono anche il silenzio.
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Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza (Historia de un caracol que descubrió la importancia de la lentitud, 2018)
Le lumache sapevano di essere lente e silenziose, molto lente e molto silenziose, e sapevano anche che quella lentezza e quel silenzio le rendevano vulnerabili, molto più vulnerabili di altri animali capaci di muoversi rapidamente e di lanciare grida d’allarme. Per evitare che la lentezza e il silenzio le impaurissero preferivano non parlarne, e accettavano di essere come erano con lenta e silenziosa rassegnazione.
C’era una lumaca che, pur accettando una vita lenta, molto lenta, e tutta sussurri, voleva conoscere i motivi della lentezza.
La tartaruga, masticando gli ultimi petali delle margheritine, le disse che se lei non fosse stata una lumaca dall’andatura lenta, molto lenta, se invece della sua lentezza avesse avuto il volo veloce del nibbio, la rapidità della cavalletta che copre a salti enormi distanze, o l’agilità della vespa che ora c’è ora non c’è perché è più veloce dello sguardo, forse non sarebbe mai stato possibile quell’incontro di esseri lenti come una tartaruga e una lumaca.
Disgraziatamente gli umani sono imprevedibili. Spesso con le migliori intenzioni causano i danni peggiori.
Il ricordo di quegli alberi che non ci sono più mi pesa così tanto che non posso volare.
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Patagonia Express. Appunti dal sud del mondo (Patagonia express. Apuntes de viaje, 1995)
Io potevo tornare in Cile, ma rimanevo in Europa. Loro potevano tornare a Buenos Aires, ma restavano in Patagonia. La chiacchierata con gli amici mi confermò ancora una volta che uno è del posto in cui si sente meglio.
In questa terra mentiamo per essere felici. Ma nessuno di noi confonde la bugia con l’inganno.
I cileni per esprimere una sensazione di grande benessere dicono: sono più felice di un cane con le pulci.
Un professore della parte argentina mi ha raccontato una storia insuperabile. Uno dei suoi alunni aveva scritto sull’orologio: “L’orologio serve a pesare i ritardi. Anche l’orologio si guasta, e così, allo stesso modo in cui le auto perdono olio, l’orologio perde tempo.”
Lessi i suoi formidabili libri di racconti e i suoi romanzi quando ero bambino, e dalla loro lettura nacque il desiderio di viaggiare, di essere una specie di nomade, il prurito alla pianta dei piedi che mi spinge a vedere che diavolo si nasconde dietro l’orizzonte, a sapere come vivono, sentono, amano, odiano, mangiano e bevono, le genti di altre terre.
E si perse in Patagonia, in questa parte del mondo dove non si fanno domande e il passato è semplicemente una faccenda personale.
Quel suono interminabile di pietre che si sgretolano a causa del violento sbalzo di temperatura è la migliore dimostrazione che anche il silenzio si può ascoltare.
La morte inizia quando qualcuno accetta di essere morto.
E là sotto, in una laguna, una miriade di fenicotteri aspettava il temporale. Dall’alto, fermi su una zampa con la testa nascosta sotto un’ala, sembravano un mare di cotone rosa.
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Il potere dei sogni (El poder de los sueños, 2004)
Nella mia lingua, lo spagnolo, che unisce e dà identità culturale a quasi cinquecento milioni di persone, la parola PAZ, pace, ha solo tre lettere, ma sono lettere contundenti e granitiche. E’ una parola che amiamo perché l’abbiamo detta e scritta per secoli senza ottenere, e non per colpa nostra, che fosse la luce che illumina la nostra vita. Ma continuiamo a insistere proprio perché sappiamo che la parola pace è uno dei grandi gioielli dell’universalità umana.
La memoria, questo meraviglioso meccanismo che ci rende umani perché decide e seleziona i ricordi.
L’ironia è un grande esercizio di intelligenza che non dev’essere confuso con la viltà del sarcasmo.
Forse in un lontano futuro qualche studioso delle comunicazioni scoprirà i motivi per cui ci vengono lesinate le informazioni, ci vengono rubate conoscenze, ci viene negato quello che dovremmo sapere.
Centinaia di quiz che danno all’analfabetismo della gente una dignità “intellettuale”.
I luoghi comuni sono la maledizione della lingua: dalla loro comoda posizione di eufemismi, dissimulano ignoranze madornali.
La parola scritta è la grande depositaria dei sogni.
Mi considero un sognatore, ho pagato un prezzo abbastanza alto per i miei sogni, ma sono così belli, così pieni e intensi, che ogni volta tornerei da capo a pagarlo.
I dittatori hanno sempre un uomo di paglia alfabetizzato, un pennivendolo che, da un’ipotetica posizione al di là del bene e del male, fa da «intellettuale organico» al servizio del despota, sia con la voce sia con il silenzio.
Conosco molti paesi da “terzo mondo” e posso assicurare che la loro cultura sociale non consente di abbandonare un nonno alla sua sorte, in un miserabile campo di concentramento con giardino, legato al letto perché non dia fastidio all’ora della telespazzatura. Al contrario, i nonni muoiono nelle loro povere case, ma circondati dall’amore dei parenti, perché quella gente da “terzo mondo” apprezza l’utile esperienza degli anziani.
Mi sorprendo sempre, tutto mi sorprende, vivo in uno stato di continua sorpresa, proprio perchè sono uno scrittore latino-americano. Mi sorprendono le parole e il loro potere di fondare realtà.
Oggi non esiste più il caffè Zurich, nè l’orologio; perfino il tempo oggi è diverso, frettoloso, estenuante, in definitiva disgustoso, perché è il tempo di chi ha come massima: “Mi dispiace, non ho tempo”.
Le mie storie sono scritte da un uomo che sogna un mondo migliore, più giusto, più pulito e generoso. Le mie storie sono scritte da un cileno che sogna di veder realizzato in questo paese il sogno più bello, quello di sederci tutti con fiducia alla stessa tavola, senza la vergogna di sapere che gli assassini di coloro di cui sentiamo la mancanza non ricevono il giusto castigo.
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Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (Un viejo que leía novelas de amor, 1989)
I coloni rovinavano la foresta costruendo il capolavoro dell’uomo civilizzato: il deserto.
Nessuno riesce a legare un tuono, e nessuno riesce ad appropriarsi dei cieli dell’altro nel momento dell’abbandono.
Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere.
Una femmina impazzita di dolore è più pericolosa di venti assassini messi insieme.
Dell’amore sapeva quello che dicevano le canzoni, specialmente i ballabili… Secondo i ballabili, l’amore era come la puntura di un tafano invisibile, ma ricercato da tutti.
Desideravano vederlo,averlo accanto,ma volevano anche sentire la sua mancanza,la tristezza di non potergli parlare,e il salto di gioia che il cuore faceva loro in petto quando lo vedevano ricomparire.
Ma soprattutto gli piaceva immaginare la neve.
L’aveva vista, da bambino, come una pelliccia d’agnello distesa a seccare sui bordi del vulcano Imbabura, e a volte gli sembrava una stravaganza imperdonabile che i personaggi dei romanzi la calpestassero senza preoccuparsi di insudiciarla.
Aveva sentito dire spesso che con gli anni arrivava la saggezza, e l’aveva aspettata, fiducioso, che questa saggezza gli disse quello che più desiderava: la capacità di guidare la direzione dei ricordi per non cadere nella trappola che questi spesso gli tendevano.
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La lampada di Aladino e altri racconti per vincere l’oblio (La lámpara de Aladino y otros cuentos para vencer al olvido, 2008)
La morte è l’unica opera umana che tocca la perfezione, e a noi è vietato vederla.
La polizia è un promemoria del peccato originale.
Ci piaccia o no, portiamo tutti inscritta nel nostro codice genetico la meccanica della fuga in avanti.
Le parole sono come il vino: hanno bisogno di respiro e di tempo perché il velluto della voce riveli il loro sapore definitivo.
Gli amici non muoiono e basta: «ci» muoiono, una forza atroce ci mutila della loro compagnia e poi dobbiamo continuare a vivere con quei vuoti nelle ossa.
Tutti cominciammo a guardare in fondo al bicchiere, cercandovi le parole per riconoscere una delle verità più tristi, quella che ci insegna la cosa peggiore dei cinquantanni, e cioè che a quell’età cominciano a morirci gli amici.
A volte il vino è la manifestazione liquida del silenzio.
Volevo ridere, ma a volte gli ordini del cervello si confondono, si incrociano, entrano in cortocircuito, qualcosa va storto nell’alchimia della vita, qualcosa erte mi scosse in uno spasmo per poi farmi scoppiare a piangere.
Fermati, come il cavallo che intuisce l’abisso negli zoccoli, sii saggio, fermati.
Le mani sono l’unica parte del corpo che non mente. Calore, sudore, tremito e forza. È quello il linguaggio delle mani.
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La frontiera scomparsa (La frontera extraviada, 1994)
Ho imparato da te che le amicizie si costruiscono ben strette con la malta degli intimi dolori che non hanno bisogno di parole.
Una nota canzone cilena dice: due estremi ha la strada e a tutte e due qualcuno mi aspetta.
la fregatura è che questi due estremi non delimitano una strada lineare, ma piena di curve, meanbri, buche e deviazioni che invariabilmente ti portano da nessuna parte.
Mio nonno ammazzava il tempo nello stesso modo: si infilava in bocca un po’ di zucchero, lo inumidiva con un sorso d’acqua, e subito sputava il miscuglio. Poi metteva un piede leggermente sollevato su quella dolce trappola e aspettava che arrivassero le mosche. E allora, ciaf.
«Ma Gerardo! Come puoi essere così cattivo?» lo rimproverava la nonna.
«È un favore che faccio all’umanità. Se queste bestiacce si evolvono, diventano o preti o militari», rispondeva il nonno.
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L’ombra di quel che eravamo (La sombra de lo que fuimos, 2009)
La libertà è uno stato di grazia e si è liberi solo mentre si lotta per conquistarla.
E’ tutto bello nel paese dei ricordi, non ci sono imprevisti nè terremoti e persino la pioggia è piacevole nel paese dei ricordi.
Non so cosa pensare di Robin Hood, era inglese e la storia m’insegna che non ci sono inglesi dotati di tanta nobiltà d’animo. Se rubava ai ricchi per dare ai poveri aderisco alla sua causa, ma penso che ci abbiano tradotto male la storia e che il tipo si chiamasse Hobin Rood e rubasse ai poveri per dare ai ricchi, un’abitudine molto anglosassone.
Cercare una fidanzata in internet è molto semplice. Ci sono siti come “scarpettedicristallo”, ti registri, scrivi un annuncio del tipo: «Uomo maturo molto romantico cerca compagna », indichi le tue preferenze e aspetti. Puoi anche tagliare corto e guardare fra le inserzioni già pubblicate. Sai chattare? Due consigli: non credere a tutto quello che vedi, di solito le foto sono di ragazze vent’anni più giovani e ben diverse per altezza e peso. L’altro consiglio è: inventati un nick decente, ci sono tipi che si chiamano «25cmd’acciaio» oppure «èmaschiohadettol’ostetrica » e sono sicuro che vanno sempre in bianco.
Sono l’ombra di quel che eravamo, ma finché c’è luce esisteremo” mormorò prima di chiudere la porta.
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Il mondo alla fine del mondo (Mundo del fin del mundo, 1991)
Il mare è un ristagno di pace violenta.
Le distanze fanno male solo quando sono associate a dei ricordi.
Quando una nazione ricca installa una discarica di rifiuti chimici o nucleari in un paese povero sta saccheggiando il futuro di quell’agglomerato umano, perché se i rifiuti sono, come dicono, “inoffensivi”, per quale ragione non hanno installato la discarica sul proprio territorio?
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Varie
C’ho fatto l’abitudine. E poi la vera saggezza è sapere quando le cose finiscono. Soprattutto uno scrittore deve sapere quando dire basta. Non ripetersi. Perché scrivere deve essere un gesto libero e non una condanna
(Luis Sepúlveda, parlando della paura della morte)
Le biografie degli uomini coerenti sono brevi.
(Il generale e il giudice)
Scrivo perché amo la mia lingua e in lei riconosco la mia unica patria. E poi si scrive per gli altri. Si scrive, come diceva il mio amico Osvaldo Soriano, per abitare nel cuore della gente migliore.
In un angolo del campo di concentramento, a un passo da dove si innalzavano gli infami forni crematori, nella ruvida superficie di una pietra, qualcuno, chi?, aveva inciso con l’aiuto di un coltello forse, o di un chiodo, la più drammatica delle proteste: «Io sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia».
(Le rose di Atacama)
La letteratura che vale è quella che riesce a dar voce a chi non ha voce.
(Ingredienti per una vita di formidabili passioni)
Dobbiamo esercitare un controllo permanente sul potere e non permettere che anche solo una delle nostre domande rimanga senza risposta. E sono molte le domande che abbiamo.
(Ingredienti per una vita di formidabili passioni)
L’America Latina confina a nord con l’odio, e non ha altri punti cardinali.
(Una sporca storia)
L’ultima rivoluzione rimasta in sospeso è quella dell’immaginario: dobbiamo essere capaci di immaginare in quale mondo e società vogliamo vivere, e se vogliamo essere cittadini o consumatori.
(Intervista)
La felicità è un diritto umano. Allo stesso modo in cui ho combattuto, più che per l’idea di libertà, per non dimenticare che sono un uomo libero: quando difendo il diritto alla felicità, lo faccio per non dimenticare che io sono stato e sono immensamente felice.
(Intervista)
Il volto umano non mente mai: è l’unica cartina che segna tutti i territori in cui abbiamo vissuto.
(Diario di un killer sentimentale)
La pace interiore la dà il fare al momento giusto il proprio dovere.
(Ultime notizie dal sud)
Alle spalle dobbiamo avere solo la chitarra e i ricordi.
(Ultime notizie dal sud)
Ci troviamo davanti a un vero scontro frontale tra le grandi multinazionali e gli stati. Questi subiscono gravi interferenze nelle loro fondamentali decisioni politiche, economiche e militari da parte di organizzazioni mondiali che non dipendono da nessuno Stato, non rispondono delle loro attività a nessun governo e non sono sottoposte al controllo di nessun parlamento e di nessuna istituzione che rappresenti l’interesse collettivo.