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Noam Chomsky, nato a Filadelfia il 7 dicembre 1928 è considerato uno tra i più grandi intellettuali viventi.
Noam Chomsky ha anche pubblicato importanti studi nel campo della linguistica, e a lui si deve l’elaborazione di un originale e fecondo programma di ricerca nel campo della linguistica teorica noto come “Grammatica Generativa”.
Presento una raccolta delle frasi più belle di Noam Chomsky sulla democrazia, il potere, le multinazionali e la manipolazione dei cittadini.
Tra i temi correlati si veda Le frasi più belle e celebri di Zygmunt Bauman, Frasi, citazioni e aforismi sulla folla e la massa e Frasi, citazioni e aforismi sulla democrazia.
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Le frasi più belle di Noam Chomsky sulla democrazia, il potere, le multinazionali e la manipolazione dei cittadini
La vera istruzione è insegnare alla gente a pensare da sola.
L’istruzione non è memorizzare che Hitler ha ucciso 6 milioni di ebrei. L’istruzione è capire come è stato possibile che milioni di tedeschi comuni fossero convinti che fosse necessario farlo. L’istruzione è anche imparare a riconoscere i segni della storia quando si ripete.
La manipolazione dei media fa più danni della bomba atomica, perché distrugge i cervelli.
La propaganda è in democrazia quello che il randello è in uno stato totalitario.
La massa non sa cosa sta succedendo nel mondo.
E non sa neanche di non saperlo.
Per ottenere il controllo sociale è necessario portare il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti.
Nella fabbrica del consenso, si stimola il pubblico a essere favorevole alla mediocrità.
Finché la maggioranza della popolazione è passiva, apatica, deviata verso il consumismo o l’odio per i più deboli, i potenti potranno fare ciò che vogliono e coloro che sopravviveranno saranno lasciati a contemplare il risultato.
Per far accettare una misura inaccettabile basta applicarla gradualmente, col contagocce, per mesi ed anni consecutivi.
Tutto diventerà normalità anche la privazione della libertà.
La democrazia è un sistema nel quale cittadini sono spettatori e non attori. Ad intervalli regolari, hanno il diritto di mettere una scheda nell’urna, di scegliere nella classe dei capi qualcuno che li diriga. Fatto ciò, devono tornarsene a casa, badare ai fatti propri, consumare, guardare la televisione, far da mangiare e soprattutto non devono disturbare il manovratore. Questa è la democrazia.
Spesso la gente sa benissimo come vanno le cose, eppure non si ribella… Non è il fatto di non sapere che impedisce una rivolta popolare. Non si ribella perché costa troppo. Chi prende l’iniziativa di cambiare l’ordine delle cose rischia di pagarlo carissimo
Le multinazionali hanno acquisito un potere notevole e hanno un ruolo preponderante nella vita economica, sociale e politica. Negli ultimi vent’anni, la politica dello Stato ha teso ad accrescerne il diritto a spese della democrazia. È il cosiddetto neo-liberismo: il trasferimento del potere dei cittadini ad enti privati.
Durante la campagna elettorale del 1998 (negli Stati Uniti) per esempio, il 95% dei candidati eletti aveva speso più degli avversari. Quasi tutto il denaro veniva dal mondo degli affari, in altre parole il settore privato si era comprato il 95% del congresso. Ma non si chiama corruzione.
I paradisi fiscali esistono soltanto perché i Paesi ricchi lo vogliono. E lo vogliono perché le grandi aziende possano derubare la cittadinanza in tutta impunità. Questo è il ruolo dello Stato: fare in modo che i ricchi diventino ancora più ricchi.
Due delle maggiori case farmaceutiche americane, Eli Lilly e Smihkline Beecham, sono state accusate di aver causato la morte di 80 persone per aver messo in vendita farmaci accompagnati da fogli illustrativi ingannevoli. Sono state condannate a pagare $ 80.000 per la morte di 80 persone. Ma se qualcuno uccide 80 persone per strada, finisce dritto nel braccio della morte.
L’idea di base che attraversa la storia moderna e il liberalismo moderno è che il pubblico debba essere emarginato. Il pubblico in generale è visto soltanto come una massa di ignoranti ed esclusi che interferiscono, come un bestiame disorientato.
Per chi ha il Potere, i reati sono quelli che commettono gli altri.
Nella nostra epoca, i padroni del mondo sono le conglomerate multinazionali, le enormi istituzioni finanziarie, gli imperi commerciali e così via. La vile massima che li guida è: “Tutto per noi e niente per gli altri”.
Uno dei motivi per cui il capitalismo sembra avere successo è che ha sempre potuto contare su una manodopera schiavizzata, che corrisponde alla metà della popolazione.
Se non sviluppiamo una cultura democratica costante e viva, in grado di far responsabilizzare i candidati, questi non faranno ciò per cui li abbiamo votati. Mettere una scheda nell’urna e poi tornarsene a casa propria non cambierà le cose.
Il potere è sempre più concentrato in istituzioni irresponsabili.
Quando un cambiamento viene effettuato in maniera sufficientemente lenta e graduale sfugge alla coscienza, e non suscita nessuna reazione, nessuna opposizione.
Se una società ruota attorno al potere esercitato dalla ricchezza privata, è inevitabile che ne assorba i valori, ossia l’avidità e il desiderio di ottenere il massimo guadagno personale a spese degli altri. Ora, se a fondarsi su quel principio è una società globale, allora essa punta dritto verso la distruzione di massa.
Il quadro del mondo che si presenta alla gente non corrisponde nemmeno minimamente alla realtà, perché la verità di ogni cosa rimane sotterrata sotto un ammasso di bugie.
Non si può più controllare la gente con la forza e, quindi, per non farle comprendere che sta vivendo in una condizione di alienazione, oppressione, subordinamento, è necessario manipolare la sua coscienza.
C’è sempre stato un divario tra le scelte politiche e la volontà popolare, ma ora ha raggiunto dimensioni astronomiche. Oggi lo si può percepire chiaramente.
Il potere non vuole affatto ascoltatori in grado di decidere partecipare; ciò che desiderano è un popolo passivo di consumatori e spettatori della politica, una comunità di persone così frazionata e isolata da essere incapace di unire le proprie limitate risorse e trasformarsi in una grande forza indipendente, in grado di intaccare il loro potere.
Una libertà senza opportunità è un dono avvelenato e il rifiuto di offrire tali opportunità è un crimine.
Non c’è nulla nei principi della democrazia che dica che ricchezza e potere debbano essere talmente concentrati da far diventare la democrazia un inganno.
Flessibilità è una parola che suona bene, così come riforme, e quindi si presume che sia una cosa buona. Ma in realtà flessibilità significa precarietà. Vuol dire andare a dormire senza sapere se al mattino avrai ancora il tuo posto di lavoro. Naturalmente, qualsiasi economista sarà in grado di spiegarvi che si tratta di una buona ricetta per l’economia, e infatti lo è se si tratta di aumentare i profitti, ma non per migliorare il tenore di vita della gente.
In uno Stato – che sia democratico oppure totalitario – i governanti devono fare affidamento sul consenso. Si devono assicurare che i governati non comprendano che sono loro, in realtà, ad avere il potere. Si tratta del principio fondamentale del governo.
Ci sono, per la prima volta nella storia dell’umanità, seri rischi che mettono a repentaglio un’accettabile sopravvivenza della specie. Due di questi sono particolarmente pressanti. Uno ce lo portiamo dietro dal 1945. In qualche modo è un miracolo se fino ad ora l’abbiamo scampato. È la minaccia della guerra nucleare e delle armi atomiche.
L’altra, ovviamente, è la catastrofe ambientale.
Non c’è un pianeta B. Se distruggiamo questo pianeta e lo stiamo facendo, è la fine.
Sarebbe forse saggio provare a guardare la specie umana dall’esterno. Per la prima volta nella storia dell’umanità, infatti, abbiamo sviluppato la capacità di annientare noi stessi.
Non possiamo ignorare che siamo In un momento unico della storia umana. Per la prima volta le decisioni che prenderemo determineranno la sopravvivenza o meno della specie. Non era così in passato. Oggi lo è.
Se non crediamo nella libertà d’espressione per le persone che disprezziamo, non ci crediamo affatto.
Prima degli anni settanta, le banche erano banche. Facevano quello che delle banche dovevano fare in un’economia capitalistica di Stato. Per esempio, prendevano dai vostri conti correnti i fondi inutilizzati e li trasferivano per scopi potenzialmente utili, come aiutare una famiglia a comprare una casa o a mandare il figlio all’università, o a cose del genere. Negli anni settanta tutto questo è cambiato radicalmente. Fino ad allora non c’erano state crisi finanziarie.
Per tutta la passata generazione sono state messe in atto politiche che hanno portato a un’estrema concentrazione della ricchezza nelle mani di una minuscola frazione della popolazione. Infatti, la distribuzione della ricchezza è letteralmente in mano al decimo superiore dell’1% della popolazione, una frazione così minuscola che non può neanche essere censita – bisogna fare un’analisi statistica per poterla rilevare. Questa parte della società ne ha tratto grandi benefici. Essa è costituita principalmente dal settore finanziario – amministratori di fondi speculativi, amministratori delegati di grandi gruppi finanziari e così via.
La concentrazione della ricchezza porta quasi automaticamente alla concentrazione del potere politico, che a sua volta si traduce in leggi che favoriscono naturalmente gli interessi di coloro che le formulano.
Certamente tutti dicono di essere a favore della pace. Hitler diceva che era per la pace. Tutti sono per la pace. La domanda è: quale tipo di pace?
Se le leggi Norimberga fossero attuate ancora oggi, ogni presidente americano del dopoguerra sarebbe stato impiccato.
Siamo progettati per apprendere lingue basate su un insieme comune di principi che potremmo chiamare grammatica universale
La lingua non è oggi peggiore rispetto a ieri. È più pratica. Come il mondo in cui viviamo.
Il linguaggio umano sembra essere un fenomeno unico, senza analogie significative nel mondo animale.
Una multinazionale è più vicina al totalitarismo di qualunque altra istituzione umana.
Non possiamo ignorare che siamo In un momento unico della storia umana. Per la prima volta le decisioni che prenderemo determineranno la sopravvivenza o meno della specie. Non era così in passato. Oggi lo è.
Leggere un libro non significa solo sfogliare le pagine. Significa riflettere, individuare le parti su cui tornare, interrogarsi su come inserirle in un contesto più ampio, sviluppare le idee. Non serve a niente leggere un libro se ci si limita a far scorrere le parole davanti agli occhi dimenticandosene dopo dieci minuti. Leggere un libro è un esercizio intellettuale, che stimola il pensiero, le domande, l’immaginazione.
L’attentato al World Trade Center è stato atroce, ma non rappresenta nulla di nuovo: violenze di questo tipo sono frequentissime, solo che in genere accadono altrove.
Non ci può essere alcuna reale libertà o democrazia, finché gli uomini che lavorano in un’impresa non controllano anche la sua gestione.
Dove la società è governata da un’élite privilegiata, devono venire create delle barriere per evitare che coloro che ne sono fuori comprendano la realtà.
Se dai per scontato che non esista alcuna speranza, farai in modo che non ci sia speranza. Se dai per scontato che esista un istinto verso la libertà, farai in modo che ci sia un’opportunità di cambiare le cose.
Ciò che io ho sempre considerato l’essenza dell’anarchismo è la convinzione che si debba richiedere all’autorità una prova di assunzione di responsabilità, e che l’autorità debba essere smantellata nel caso in cui non dimostri che può assumersi quella responsabilità.
Internet ci garantisce l’accesso istantaneo a ogni sorta di idee, opinioni, prospettive, informazioni. Questo ha ampliato i nostri orizzonti o li ha ristretti? Credo entrambe le cose. Per qualcuno li ha ampliati. Se sai che cosa stai cercando e sai come procedere in modo ragionevole, puoi allargare la tua prospettiva, ma se ti approcci a internet in modo disinformato, l’effetto può essere l’opposto.
Questa è la tecnica standard per la privatizzazione: togli i fondi, assicurati che le cose non funzionino, fai arrabbiare la gente, e lo consegnerai al capitale privato.
L’ascesa di quello che viene chiamato “fondamentalismo islamico”, è in larga misura un effetto del crollo delle alternative nazionaliste laiche che sono state screditate e distrutte.
Questa è la nostra definizione di un democratico in ogni parte del mondo: chiunque si attenga senza discutere alle direttive economiche imposte dall’Occidente.
Comunque le si valuti, le teorie neoliberiste compromettono istruzione e salute, aumentano le disuguaglianze e riducono le quote di reddito destinate ai lavoratori
Il ruolo del Parlamento è di approvare senza chiedere troppe spiegazioni, quella del popolo di stare a guardare: preferibilmente da un’altra parte.
Potremmo dire che i cittadini devono essere “spettatori” e non “attori” della scena politica, con la sola eccezione delle poche occasioni in cui sono chiamati a scegliere tra i leader che si candidano rappresentare il potere effettivo.
Se abbandoniamo il terreno politico per addentrarci in quello economico, la situazione cambia: qui, dove si determina in larga misura la sorte della società, la popolazione subisce un’esclusione totale
Il fatto che negli Stati Uniti il governo non detenga un rilevante potere di controllo sulla stampa non significa però che la stampa sia concretamente libera; significa soltanto che può essere libera se sceglie di esserlo, ma può anche scegliere di non esserlo…… In fin dei conti, i principali media fanno parte del settore imprenditoriale che domina l’economia e la vita sociale.
se l’intelligenza umana si impegnasse ad ideare tecnologie rispettose delle esigenze dei lavoratori, invece di fare il contrario, avremmo la soluzione. Oggi si presenta un problema inverso: come adattare agli essere umani un sistema tecnologico ideato per altri obiettivi, e cioè perché ne benefici unicamente la produzione
Essere un “intellettuale” non ha praticamente nulla a che vedere con il lavoro della mente: sono due cose diverse. Ho il sospetto che molte persone nelle loro botteghe artigiane, nelle loro officine di autoriparazioni e così via facciano altrettanto – se non di più – lavoro intellettuale di molta gente che sta all’università. Nel mondo universitario esistono vaste aree in cui il lavoro definito “erudito” non è altro che lavoro impiegatizio; e non credo che il lavoro impiegatizio sia intellettualmente più impegnativo che riparare il motore di un’automobile
La globalizzazione non è un fenomeno naturale, ma un fenomeno politico concepito per raggiungere obiettivi ben precisi.
Parlare in modo complicato, utilizzare parole difficili sta a segnalare che si fa parte dei privilegiati, si viene invitati ai convegni, coperti di onori. Ma bisogna chiedersi se tutti quei discorsi hanno un contenuto, se non si riesce a dire la stessa cosa con parole semplici. È quasi sempre possibile.
E’ insidioso è invocare la «rivoluzione» in un’epoca in cui non esistono neppure i germi di nuove istituzioni, per non parlare della consapevolezza morale e politica che potrebbe portare ad una modificazione sostanziale della vita sociale. Se ci sarà una «rivoluzione» nell’America di oggi, si tratterà indubbiamente di una spinta verso una qualche varietà di fascismo.
È un assioma che nessun esercito perde mai una guerra; i soldati coraggiosi e i generali onniscienti sono pugnalati alla schiena da civili traditori