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Le frasi più belle e profonde di Elie Wiesel

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Il 30 settembre 1928 nasceva a Sighetu Marmației, in Romania, lo scrittore Elie Wiesel, rumeno naturalizzato statunitense, di origine ebraica.

Elie Wiesel (che muore a New York il 2 luglio 2016) è stato un superstite dell’Olocausto.
In molti libri, tra i quali La notte, racconta la sua personale esperienza di prigioniero e superstite nei campi di concentramento di Auschwitz, Buna e Buchenwald. Nelle prime pagine del libro La notte scrive: “Ciò che affermo è che questa testimonianza, che viene dopo tante altre e che descrive un abominio del quale potremmo credere che nulla ci è ormai sconosciuto, è tuttavia differente, singolare, unica”.

Nel 1986 Elie Wiesel viene insignito del Premio Nobel per la Pace. Il Comitato Norvegese dei Premi Nobel lo definisce il “messaggero per l’umanità”.

Presento una raccolta delle frasi più belle e profonde di Elie Wiesel. Tra i temi correlati Frasi, citazioni e aforismi di Primo Levi, Le più belle frasi di Liliana Segre e Frasi, citazioni e aforismi sull’Olocausto e la Shoah.

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Le frasi più belle di Elie Wiesel

L’opposto dell’amore non è odio, è indifferenza. L’opposto dell’arte non è il brutto, è l’indifferenza. L’opposto della fede non è eresia, è indifferenza. E l’opposto della vita non è la morte, è l’indifferenza.

L’indifferenza, per me, è la personificazione del male.

Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato.

Chi ascolta un superstite dell’Olocausto diventa a sua volta un testimone.

Volevano ad ogni costo uccidere l’ultimo ebreo sul pianeta. Oggi ci si potrebbe chiedere: perché la memoria, perché ricordare, perché infliggere un dolore tale? In fondo per i morti è tardi ma per i vivi no. Se non si può annullare il tormento, si può invece sperare, riflettere, prendere coscienza.

Ci possono essere momenti in cui siamo impotenti a prevenire l’ingiustizia, ma ci non ci deve mai essere un momento in cui manchiamo di protestare.

Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

L’umanità? L’umanità non si interessa a noi. Oggi tutto è permesso, tutto è possibile, anche i forni crematori.

Io mi pizzicai la faccia: ero ancora vivo? Ero sveglio? Non riuscivo a crederci. Com’era possibile che si bruciassero degli uomini, dei bambini, e che il mondo tacesse? No, non poteva essere vero. un incubo..

Omicidio a sangue freddo e cultura non si escludono a vicenda. Se l’Olocausto ci ha dimostrato qualcosa, è che una persona può amare la poesia e comunque uccidere i bambini.

Se con l’Olocausto Dio ha scelto di interrogare l’uomo, spetta a questi rispondere con una ricerca che ha Dio per oggetto

Mai credersi soli, mai pensare che la nostra tragedia sia esclusivamente nostra.

Gli uomini non sono più umani, la vita non è più santa. Le parole sono vuote — vuote di verità, vuote di fede.

Poiché ricordo, dispero. Poiché ricordo, ho il dovere di respingere la disperazione.

L’ultimo giorno era stato il più micidiale: eravamo saliti in cento in quel vagone e scendemmo in dodici, fra cui io e mio padre. Eravamo arrivati a Buchenwald.

Non ci diedero nulla da mangiare. Vivevamo di neve, al posto del pane. I giorni assomigliavano alle notti, e le notti depositavano nella nostra anima la feccia della loro oscurità.

Cercai di distinguere chi viveva ancora da chi era morto, ma non c’erano differenze.

Un giorno riuscii ad alzarmi, dopo aver raccolto tutte le mie forze. Volevo vedermi nello specchio che era appeso al muro di fronte: non mi ero più visto dal ghetto. Dal fondo dello specchio un cadavere mi contemplava. Il suo sguardo nei miei occhi non mi lascia più.

Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti.
Dietro di me udii il solito uomo domandare:
-Dov’è dunque Dio?
E io sentivo in me una voce che gli rispondeva:
-Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca…

I miei occhi si erano aperti, ed ero solo al mondo, terribilmente solo, senza Dio, senza uomini; senza amore né pietà. Non ero nient’ altro che cenere, ma mi sentivo più forte di quell’ Onnipotente al quale avevo legato la mia vita così a lungo.

– Sia benedetto il nome dell’Eterno!
Ma perché, ma perché benedirlo? Tutte le mie fibre si rivoltavano. Per aver fatto bruciare migliaia di bambini nelle fosse? Per aver fatto funzionare sei crematori giorno e notte, anche di sabato e nei giorni di festa? Per aver creato nella sua grande potenza Auschwitz, Birkenau, Buna e tante altre fabbriche di morte?…

E io pensavo: “Sì, l’uomo è più forte, più grande di Dio. Quando fosti deluso da Adamo ed Eva Tu li scacciasti dal Paradiso. Quando la generazione di Noè non Ti piacque più, facesti venire il Diluvio. Quando Sodoma non trovò più grazia ai Tuoi occhi, Tu facesti piovere dal cielo il fuoco e lo zolfo. Ma questi uomini qui, che Tu hai tradito, che Tu hai lasciato torturare, sgozzare, gassare, bruciare, che fanno? Pregano davanti a Te! Lodano il Tuo Nome!”

Coloro che non conoscono affatto la storia si espongono a che ricominci…

Il genere umano deve ricordare che la pace non è il dono di Dio alle sue creature; la pace è il dono che ci facciamo gli uni con gli altri.

In ultima analisi, il solo potere al quale un uomo deve aspirare è quello che egli può esercitare su se stesso.

Nessuno è tanto capace di gratitudine quanto uno che è emerso dal regno della notte.

Mi spiegava con grande insistenza che ogni domanda possedeva una forza che la risposta non conteneva più.

Ci dovrebbe essere un comandamento biblico “Non devi odiare”.

Ogni persona è dotata di strani poteri. Ogni uomo, ogni donna e ogni bambino può modificare il cammino della storia.

Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.

Scrivere non è come nel dipingere, dove aggiungi colore ad una tela. Non è ciò che metti sulla tela quello che viene visto dal lettore. Scrivere è più simile ad una scultura dove togli qualcosa ad un blocco di marmo informe, togli per rendere il lavoro finale visibile. Anche quelle pagine che hai rimosso in qualche modo restano.

Cosa significa realmente il misticismo? Significa un modo per avere conoscenza. È vicino alla filosofia tranne per il fatto che nella filosofia il metodo di indagine è orizzontale, mentre nel misticismo è verticale.