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Ingeborg Bachmann, nota anche come Ruth Keller (Klagenfurt, 25 giugno 1926 – Roma, 17 ottobre 1973), poetessa, scrittrice e giornalista austriaca, è stata fra le più grandi figure letterarie e poetiche del ‘900.
Presento una raccolta delle frasi e poesie più belle di Ingeborg Bachmann. Tra i temi correlati Le frasi e poesie più belle di Paul Celan e Le frasi e poesie più belle di Marina Cvetaeva.
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Le frasi e poesie più belle di Ingeborg Bachmann
Dove non c’è più niente da migliorare, niente di nuovo da vedere né pensare, nulla più da correggere, nulla più da scoprire e da progettare, il mondo è morto
Non ci sarà un mondo nuovo senza un nuovo linguaggio.
Amo. Fino all’incandescenza io amo,
E ne ringrazio biblicamente il cielo.
L’ho imparato in volo.
Il sole non scalda, senza voce è il mare.
Le tombe sono pacchi di neve, che nessuno scioglie.
Ogni istante possiede dolci abissi.
Abbozzi di puro tempo.
La nostra società è talmente malata che fa diventare malato l’individuo e l’individuo in questa società alla fine si dice che muore, ma questo non è vero perché ognuno di noi alla fine è stato ucciso.
Scrivere significa vivere di uno strano lavoro che non si può pretendere che la società ritenga utile e necessario.
Non appena si sta in un luogo per un certo tempo, si appare sotto troppe forme.
Se avessimo la parola, se possedessimo il linguaggio, non avremmo bisogno di armi.
Se sono io, lo è un altro ed è a me uguale.
Più nulla per me voglio. Io voglio naufragare.
A voi, parole, orsù, seguitemi!
Anche se già ci siamo spinti avanti,
fin troppo avanti, ancora si va
più avanti, si va senza fine.
Sparire devo,
mi dicono, laggiù,
e spinta, non sparisco
ancora, voglio volare
una volta ancora sulla
terrazza.
E adesso mi chiedo chi sono, chi sono io per te dopo tanti anni?Un prodotto della fantasia oppure una realtà che non coincide più con il prodotto della fantasia. Perchè per me molto è accaduto e vorrei essere quella che sono, oggi, e tu oggi, ti accorgi di me? Proprio questo non so e sono disperata.
(Lettera a Paul Celan)
Esserci, sì, questo noi possiamo e ne abbiamo il diritto. Esserci – l’uno per l’altro.
E anche se sono soltanto poche parole, alla breve, una lettera, una volta al mese: il cuore saprà vivere.
(Lettera a Paul Celan)
Perché nulla può impedire che una parte di me sia sempre vicino a te e una parte di te sia sempre vicino a me.
(Lettera a Paul Celan)
Che io, tuttavia, ti ami, è diventato da allora un fatto mio personale. Non cercherò comunque, come fai tu, in un modo o nell’altro, con questo o quel rimprovero, di chiudere con te, di dimenticarti o di respingerti dal mio cuore, so già che non ci riuscirò mai, ma non perderò per questo nemmeno un briciolo del mio orgoglio, quando tu un giorno sarai orgoglioso di aver acquietato il ricordo di me come un ricordo di qualcosa di malvagio!
(Lettera a Paul Celan)
Vedo… osservo spesso nella gente una rassegnazione che mi spaventa.
Non assumo droghe. Io mi faccio di libri.
Ci sono dei singhiozzi, sono in una gola, non vanno né avanti né indietro, l’irreparabile è accaduto
Questa donna ama in modo così straordinario che dall’altra parte nulla può corrisponderle. Per lui lei è un episodio nella sua vita: per lei, lui è colui che trasforma il mondo che lo fa bello.
L’amore ha un trionfo e la morte ne ha uno,
il tempo e il tempo che segue.
Noi non ne abbiamo.
Solo tramontare intorno a noi di stelle. Riflesso e silenzio.
Ma il canto sulla polvere dopo,
alto si leverà si di noi
Dagli italiani ho imparato qualcosa ma è difficile dire che cosa. Perché da loro si può imparare soltanto dopo avere buttato via ogni idea che ci siamo fatti prima. Non sono le bellezze, né gli alberi di aranci, nemmeno la splendida architettura, ma il modo di vivere. Qui ho imparato a vivere.
C’è stato un momento preciso che ha distrutto la mia infanzia. L’entrata delle truppe di Hitler a Klagenfurt. Fu qualcosa di così orrendo che il mio ricordo inizia con questo giorno, con un dolore troppo precoce, così intenso come forse dopo non l’ho più provato.
La verità è la ragione degli uomini.
Passando da un uomo all’altro un corpo femminile deve disabituarsi e riabituarsi a cose del tutto nuove. Ma un uomo va avanti tranquillamente con le sue abitudini.
Può succedere che si ricavi più gioia da un lettore inesperto che da uno di routine, smaliziato, perché a quello inesperto si possono ancora aprire gli occhi.
Le parole sono quello che sono, vanno già bene così, ma il modo in cui noi le mettiamo e le usiamo, raramente va bene. E quando va male, esse ci uccideranno.”
Si dovrebbe essere soltanto e unicamente uno straniero per riuscire a sopportare un luogo come Klagenfurt più a lungo di un’ora, o per vivere qui per sempre. Soprattutto non sarebbe lecito essere cresciuti qui ed essere io, e poi ritornarci ancora
Non c’è l’Austria come paese, non c’è mai stato. E ciò che oggi chiamiamo così porta quel nome perché in qualche trattato è stato deciso così.
L’unico significato delle news, probabilmente, è che esse devono sparire, come la spazzatura nella tromba dello scarico.
L’uomo è un essere oscuro, è padrone di sé solo nelle tenebre e di giorno ritorna alla schiavitù.
Se una parola confina con me, la lascio fare.
Se la Boemia è ancora sul mare, torno a credere ai mari.
E se credo ancora al mare, allora spero nella terraferma.
Se sono io, allora è ognuno, che è tanto quanto me.
La guerra non viene più dichiarata,
ma proseguita. L’inaudito
è divenuto quotidiano. L’eroe
resta lontano dai combattimenti. Il debole
è trasferito nelle zone del fuoco.
Anche nella capitolazione c’è ancora speranza, e la speranza dell’uomo non cessa, non cesserà mai.