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Frasi e aforismi di Peter Handke

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Nato a Griffen in Austria il 6 dicembre 1942, Peter Handke è attualmente considerato il più grande autore vivente di lingua tedesca. Nel 2019 è stato insignito del premio Nobel per la Letteratura. Sceneggiatore per il cinema, nel 1987 ha curato i dialoghi de Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders.

Narratore, drammaturgo, saggista, poeta, reporter di viaggio, Peter Handke è anche uno scrittore di aforismi e frammenti che trascrive nei suoi diari. Gli aforismi di Peter Handke sono piccole illuminazioni registrate dalla mente e trascritte dalla penna sul foglio bianco. Ogni frase si tramuta in un’epifania, in un momento rivelatore.

Presento una raccolta di frasi e aforismi di Peter Handke. Tra i temi correlati Gli aforismi più belli di Karl Kraus, Le frasi e gli aforismi più belli di Elias Canetti e Le frasi e gli aforismi più belli di Emil Cioran.

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frasi e aforismi di Peter Handke

Il peso del mondo, (edizione Garzanti 1977)

Appendere davanti a casa mia un cartello con l’ammonimento: “Attenzione, in questa casa si legge!”.

Felicità – e contemporaneamente la sensazione, terrorizzante, che si tratti solo di un’eccezione.

L’eterno oblio quotidiano, irritante, subentra già un attimo dopo la percezione.

Non riesco mai a rimanere solo – c’è sempre qualcun altro che mi disturba: la mia mano, il dorso del naso, il mio sudore, i mie piedi freddi…

James Joyce poteva contare su un vocabolario di 30.000 parole; ecco perché è lo scrittore più significativo del secolo

La casalinga: “Ciò che più mi stanca è questo andare avanti e indietro, arrestarsi, voltarsi e rivoltarsi – se solo una volta potessi andare dritta, per ore e ore!”

Le sue “scoperte”: “Ho scoperto un nuovo ristorante!”

Alcune persone adoperano la parola «pensieri» solo per le loro preoccupazioni («Ho tanti di quei pensieri»).

Basta con la memoria! Voglio che ogni cosa sia bella già fin d’ora e non solo nel ricordo che ne avrò.

Pian piano il silenzio esterno della sera si tramuta nell’interiore calore del corpo.

Tanto estraneo può diventare solo ciò che si ama alla follia.

In un vecchio film di Jean Renoir piccole nuvole bianche passavano velocemente dietro Notre-Dame. E io pensai: più di quarant’anni fa, quelle nuvole sono dunque passate per di là

Un’idea della morte; una grossa mela che tieni per il picciolo, silenziosamente, a lungo, finché non vieni a sapere delle leggi di gravità

L’idea che nell’ultimo attimo di vita, pur di assumere una qualunque posizione, si ritraggano le gambe al corpo, proprio come gli abitanti di Pompei di fronte all’eruzione del Vesuvio

Arieggiare l’appartamento con l’aiuto di uno sciame di bambini, che lo percorrono per un intero pomeriggio in lungo e in largo

De-pensarsi, de-respirarsi, mentre si giace nel sole, finché non vi sia nulla di me, e tutto si perda nel vento e nel sole; nulla, tranne un piccolo punto di dolore. Mentre ero steso al sole, le mani mi sono scivolate fuori dalle tasche; ho spalancato gli occhi, ed essi sono stati invasi da un uniforme biancore; poi li ho rinchiusi e improvvisamente ho scoperto, scintillante nell’oscurità verdastra, la Costellazione dell’Orsa Maggiore. Ho cessato di respirare, non c’era più nessuno tranne me

Bei momenti, quando per almeno per un paio d’ore non vi sono che gli oggetti, non v’è che la loro presenza; il freddo, il calore, l’ombra delle nuvole, i cartelloni pubblicitari dei films: né paura né euforia

La sessualità come forma estrema di inimicizia.

Una coppia sposata che dice sempre “noi”; che non vi rinuncia nemmeno all’atto di formulare giudizi: “Questo non ci è piaciuto!”. La particolare spietatezza di questo “noi”.

Qualcuno che si interrompa nel bel mezzo del coito per esclamare sinceramente: “Ora non so proprio più come andare avanti”.

Come fanno le altre persone a sopportare le loro colpe quotidiane, i loro quotidiani fallimenti? Eppure, ovunque, volti dall’espressione perfettamente contenuta

Lei disse: “Sono rimasta amica di tutti gli uomini che ho amato!”, e io pensai subito: “Bene, con me questo orrore non deve aver luogo!”

Domanda alla casalinga: “Cosa le viene in mente alla parola ‘Torta di mele’?” – La casalinga: “Briciole sul pavimento”

Il mio passato: quando è stato bello, rammento la situazione; quando è stato brutto, rammento me stesso

Un giorno nel quale non si prende coscienza del proprio corpo, non lo si ascolta, non lo si vede, non lo si odora: e non si prova alcun senso di privazione

L’elemento del ridicolo nella sessualità: utilizzare una tecnica.

Poco fa ho avuto la sensazione che ogni minuto in cui si è soli ci sfugga qualcosa che non si recupererà più.

È noioso mangiare ciliegie che non hai raccolto tu stesso, arrampicandoti sull’albero.

Essere privo di bagaglio, desiderare di esserne privo, la gioia delle mani libere, «nient’altro che uno spazzolino da denti»

Guardare su in cielo, osservare il passaggio delle nuvole e pensare: no, non mi suiciderò mai e poi mai!

Il mito di Narciso: come se non fosse proprio la lunga e attenta contemplazione della propria immagine allo specchio a darci la forza e la schiettezza per osservare a lungo gli altri.

La certezza che, quando sono gentile, non possa accadermi nulla.

La mia grandezza: la solitudine.

Scartare qualcosa e gettare via, invece dell’involucro, il contenuto.

Solo dopo che ho deposto da una parte i giornali e i loro avvenimenti reali, sono nuovamente libero, guardandomi intorno e sospirando di sollievo, di avvertire ciò che «davvero accadde»

Spesso, dopo essere stato insieme a qualcuno, mi sento orgoglioso di non aver rivelato nulla di me.

Spesso provo la sensazione di essere l’impiegato di me stesso.

«Vendicarsi della creazione»: quel desiderio di stonare con tutta l’anima.

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Alla finestra sulla rupe, di mattina (e altri momenti e luoghi 1982-1987, edizione Garzanti, 2003)

Il verbo adatto alla gioia: cominciare.

A volte basta mostrarsi per aiutare: per essere di aiuto. “Mostrarsi”. Mostrati!

Probabilmente rimangono giovani solo i ribelli (notte, vento).

Un’espressione greca antica per l’unione degli amanti: “E avvenne la cosa più grande”.

Io vivo di ciò che gli altri ignorano di me.

Ogni casa dovrebbe avere una stanza per profughi.

Condannato alla velocità; graziato alla lentezza.

Nel crepuscolo, il contorno di un uccello sedeva davanti alla finestra come una favola che non volesse essere disturbata.

La gioia del camminare; la linea diventa freccia.

E’ la gioia ad aprire una strada in me, o è l’idea di una strada che mi apre alla gioia?

Amore: far qualcosa di amorevole; l’amore inoperoso non esiste.

Su quasi tutto ciò di cui la ragione parla o si esprime, il cuore, ovvero “il petto”, non dice né sì né no: non dice proprio niente. Ed è per questo appunto che la ragione parla “solo per parlare”, senza effetto e irrealmente.

Non suggerire niente, ma “contagiare” benevolmente la gente.

Soltanto fuori casa riesco a riflettere su ciò che ho fatto in casa.

Avvertì di nuovo con le labbra, come una perla, il battito del suo cuore sul collo, e pensò: “Dunque non sono una cattiva persona”.

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Di notte, davanti alla parete con l’ombra degli alberi (edizione Settecolori, 2022)

Una volta era un genio. E adesso? – È un esperto, che decadenza!

Il linguaggio è un mistero per i più.

C’è un respiro da panico; un respiro da contemplazione; un respiro infantile; un respiro senile; un respiro di veglia; un respiro di stanchezza; un respiro da sonno; un respiro da gioco.

Una rabbia «fruttuosa» non esiste. Niente è più infruttuoso della rabbia.

Nessuno è sicuro di poter scrivere (eccetto Georges Simenon, forse).

Il fogliame che gira vorticando in un turbine di vento: la ruota dell’Altro Tempo.

Al mare: certe onde non mantengono quello che promettono. Altre invece…

L’ideale degli ideali: ricettività.

L’umana bellezza è solo quella che dà; che dona; che distribuisce; e divide.

Il mio patrono: il santo protettore della risoluta inutilità.

Giro il mio mantra: la matita nel temperino.

Il fatto che tu abbia trovato il tuo ritmo non significa che tu abbia trovato la tua gioia.

Restano solo le oche selvatiche a unire i continenti?

Io leggo ciò che legge me.

Congedarsi una buona volta dalla brama, dalla brama di avere, di possedere, di trovare, di superare, di primeggiare («teneramente ci si vuole congedare»)

«La lettura unisce!»? Sì, ma non ai contemporanei?

«Mantengo la calma». Sì, ma non la mia

Amore carnale: penetrare ciò che accade.