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Nel cortile di Montecitorio, anche se non verdeggia un prato, spuntano margherite multicolori. Eccone un mazzetto.
Fiorin fiorello
di Dino Basili
Comprensibile imitare Napoleone o Lord Byron, Seneca o Checco Zalone. Ma che gusto c’è a scimmiottare i punkabbestia?
Macché vergogna. Il rossore è dovuto al sacco in cui avevano infilato le mani. Era bollente.
La demagogia racconta che l’impossibile non esiste e lascia inerte gran parte del possibile.
Sentinelle orbe sbirciano nel tunnel: l’unica luce è quella dell’ottimismo obbligatorio.
Difendono in modo ostinato un punto piccolo piccolo: evitino almeno di farne un puntiglio.
Paperi & papere. I quiproquo nascondono malamente il grave disagio di qua.
Il plurale maiestatico è la maggiore risorsa della mosca cocchiera.
Gli oratori mettevano sul banco l’orologio, perfino la clessidra. In tempi grami è raccomandato il bilancino. Pesando le parole si risparmia.
Tizio “gela” Caio, Sempronio “è gelato” da Pallino. Cronaca frettolosa. In verità, Caio e Sempronio sono “congelati” e saranno bolliti nelle prossime settimane.
Dagli ai fannulloni, oggi chiamati fancazzisti. Priorità? Ridurre all’impotenza gli scaldapoltrone che pretendono ulteriori spazi. Per il trionfo del fancazzismo supremo.
Non è un’aureola. Si è scattato il selfie mentre aveva la bandiera europea dietro la testa, proprio in modo che sei stelle lo incoronassero.
I romani-doc mangiavano le uova come antipasto, di qui il proverbiale “inizio ab ovo”. Espressione ormai imprecisa. Si finisce con la frittata.